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Autore: RedFrekle Loves Macca    03/09/2013    0 recensioni
Rebecca è una giovane musicista che ha subito la perdita dei genitori in un disastroso incidente d' auto. Sarà nonna Giulia ad occuparsi di lei fino a quando, una malattia stroncherà la sua vita.
In questo mondo così vuoto e triste, che sembra non volerle più bene, Rebecca trova conforto nella musica dei suoi idoli, i Beatles e in un oggetto particolare che la nonna le ha lasciato in eredità: un orologio d' oro, che le cambierà la vita.
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: George Harrison, John Lennon , Nuovo personaggio, Paul McCartney , Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto ciò che nonna Giulia mi ha lasciato è un orologio da taschino placcato in oro risalente al 1800.
Sopra vi è inciso un disegno simile a un grande rosone, si apre a scatto, le lancette e i numeri sono molto consumati ma  funziona ancora anche se qualche volta il meccanismo si inceppa. Non ho idea del perché me l’ abbia lasciato, ricordo solo che poco prima di morire mi accarezzò la guancia con le sue dita nodose e tremanti per la malattia e, con voce fioca mi sussurrò delle parole che tra loro mi sembravano sconnesse: “ Tesoro, l’ orologio è il viaggio. La rosa è la porta.”
Ho provato a scrostare più volte quel rosone sull’ orologio pensando che sotto potesse esserci nascosta una foto, un biglietto ma nulla, non facevo altro che rovinarlo così lasciai perdere e mi convinsi che la mia povera nonna stava solo delirando prima di andarsene via per sempre.
Ora sono sola. Sola nella mia camera abbracciata al mio cane di pezza, Pongo, che mi guarda coi suoi occhi vacui. Non ho più nessuno che si occupi di me, né un fratello o sorella, né un parente vicino … i miei genitori sono morti, mia nonna è morta e mi chiedo se non sia morta anch’io.  Le pareti della mia stanza sembrano dilatarsi al tal punto da farmi credere di essere un puntino perso sull’ isola verde che si staglia nel mare blu stampato sulla mia coperta e, in questo mondo così vuoto, grigio e triste che si è formato intorno a me, gli unici capaci di salvarmi dallo squallore nel quale è caduta la mia vita, sono i Beatles. E’ stato mio padre che mi ha trasmesso la passione per la loro musica:  da piccola, mi cullava sulle note di “And I love her”, “Little child” e “All my loving”. E’ stato lui a insegnarmi gli accordi della chitarra all’ età di sei anni e così, ho deciso di diventare una chitarrista professionista.
La mia chitarra si chiama Linda  e ora mi guarda nella speranza che io la suoni ma, dal tragico giorno dell’ incidente, non ho più la forza di farlo. Tutto ciò che posso fare è chiudere gli occhi, abbracciare Pongo, mettere su un vinile e isolarmi da questo mondo che sembra non volermi più bene.
Ma facciamo un passo indietro.
In una tranquilla mattinata di sole, decido di scendere in strada a rilassarmi un po’, dopotutto anch’ io merito uno sprazzo di felicità o quantomeno di benessere.
E’ il 20 Dicembre, nonostante il vento freddo che si staglia nel cielo blu intenso, il sole sulla pelle mi scalda il cuore e il tintinnare delle campanelle poste sulle porte dei negozi scosse dai passanti alla disperata ricerca di un regalo, mi fa stare bene.  Decido di prendere un regalo anche per me, me lo merito e all’ angolo della strada, c’è  proprio quello che cerco: un negozio di vinili antichi a basso prezzo, si chiama “L’ angolo dei sogni danzanti” e davanti a un negozio che si chiama così, non puoi non fermarti a dare un’ occhiata. Il proprietario è un uomo anziano, molto simpatico che mi mostra un’ intera collezione di dischi dei Beatles e io mi innamoro di una copertina rovinata di “Across the Universe”, lo faccio incartare e lo porto a casa con me.
Non avrei mai immaginato che quel vecchio vinile avrebbe cambiato la mia vita.
Appena tornata a casa, mi scrollai il freddo da dosso con una bella cioccolata calda e subito dopo, tirai fuori dal mio pacchetto regalo il vinile appena comprato.  Non appena la punta metallica del giradischi toccò la superficie ruvida dell’ LP, accadde qualcosa di strano: la mia borsa cadde bruscamente dalla sedia e Felix, il mio gatto, saltò giù dal divano correndo spaventato nella mia camera. Tolsi subito il disco per vedere cosa fosse successo, arrivata in camera mi accorsi che quello stupido gatto nero aveva fatto a pezzi la mia tazza preferita e tentava di nascondere i cocci sotto al letto: “La pagherai, gattaccio”, urlai. Come al solito, si nasconse sotto al letto ma stavolta, nella penombra delle coperte, sul pavimento freddo notai un biglietto: “ Cara Rebecca, tieni l’ orologio con cura. Potrai viaggiare per l’ universo. Se lo vorrai, negli anni sessanta sarai. Non ho la forza per spiegarti, ma sono certa che un giorno capirai.”
“Un altro biglietto delirante della nonna”, pensai. Però, che coincidenza! Poco fa stavo ascoltando proprio “Across the Universe” e se la nonna volesse realmente dirmi qualcosa? Ma no, è solo una stupida coincidenza, dissi fra me e me, ma mi sbagliavo.
Ed eccomi qui, nella mia stanza vuota con l’ orologio della nonna  in una mano,Pongo nell’ altra e il vinile che aspetta solo di farmi sentire la sua “voce”. Sono le tre del mattino e ho bisogno dei Beatles e del ricordo dei miei cari per sentire un po’ di calore in questa gelida notte invernale.  Non appena la punta del giradischi tocca nuovamente la superficie del vinile, si sprigiona dalla mia mano un’ energia così forte che mi costringe a gettare l’ orologio d’ oro per terra che, per magia apre una specie di porticina posizionata sul disegno del rosone. Non credendo ai miei occhi, me li stropiccio più volte credendo di stare sognando ma invece no! Era tutto vero, una porticina sul rosone si era aperta e una luce rosa- violastra invade la stanza.
Improvvisamente, mi ricordo del biglietto della nonna e senza nemmeno rendermene conto esprimo il desiderio di ritornare negli anni sessanta. La luce si fa più accesa, mi acceca, la musica di “Across the Universe” continua a risuonare nella stanza con intensità sempre maggiore, sembra che le pareti della camere stiano tremando e prima che io riesca a capire cosa mi succede, vengo risucchiata letteralmente in quell’ orologio.
 
  
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