Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: BlueWhatsername    03/09/2013    10 recensioni
" Lui la squadrò, prendendola poi per un polso, con fare esplicito.
- E dunque... Ti sei fatta tutta questa strada a piedi solo per dirmelo? - le chiese, mentre le loro labbra erano di nuovo così vicine da sfiorarsi, gli occhi di lui che faceva la spola tra la bocca di Jamie e le sue lunghe ciglia scure. "
**
Idee momentanee, hope you'll like it! :)
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve gente! :D
Lo so, dovrei piantarla di intasare questo fandom, ma proprio... Non ci riesco.
Yay (?).
Ergo, questa è una sciocchezzuola molto senza senso, ma... Boh.
AH, IMPORTANTE. Dedicata alla fluffy (she knows). Boh, così, mi andava. <3
Bye xxx 








<< Harold Edward Styles, stasera non esci e la questione è chiusa. >>
<< Ma mam… >>
<< Non mi hai sentito?! >> tuonò la donna, rimanendo voltata verso il lavandino e usando uno di quei classici toni a cui nemmeno Attila avrebbe saputo ribattere << E fila in camera prima che io decisa di proibirti anche le uscite della prossima settimana. >>
Il ragazzo strinse le labbra, tentando con tutto se stesso di non emettere suono.
O sibilo.
Sua madre aveva un udito eccezionale, e questo lo dimostrava il fatto che riuscisse a sentire un borbottio anche da un piano all’altro della casa.
Si volse, sbattendo cordialmente la porta della cucina, imboccando poi le scale con talmente tanta velocità da rischiare di prendere in pieno qualche mobile.
Entrò in camera, facendola schioccare prepotentemente contro i cardini, dando oltretutto un calcio alla cassettiera lì vicino.
E l’urlo di sua madre non tardò a farsi sentire, come al solito.
Chiuse a doppia mandata, imprecando, mentre si toglieva le Converse e le lanciava nell’angolo.
Si tolse anche la giacca nera che aveva comprato per l’occasione e la lanciò sulla sedia davanti alla scrivania, seguita a ruota dai jeans e dalla maglietta, la sua maglietta preferita che aveva deciso di indossare apposta.
Ed ora che si era denudato non si sentiva meglio, anzi.
Era un perfetto coglione, solo con le mutande ed i calzini, fermo impalato in mezzo alla proprio stanza con le braccia conserte.
Con uno scatto di rabbia mollò con un calcio al bordo del letto, prendendo in pieno contro le povere dita e rischiando di fratturarsele.
Si portò una mano alla bocca, nel tentativo di non urlare per il dolore, pure se farlo per la rabbia era una voglia anche maggiore.
Si accasciò a sedere, mentre si massaggiava il piede dolorante e ringhiava, tra sé e sé, su quanto diamine fosse ingiusta sua madre.
Solo perché aveva preso una C in chimica non poteva impedirgli di uscire.
Non quando Jamie aveva accettato di uscire con lui.
Il mondo era così ingiusto, accidenti.
Dopo anni e anni di tentativi, finalmente Jamie aveva deciso di lasciargli un appuntamento, e proprio quando lui poteva uscire con lei sua madre rovinava tutto.
Peggio non avrebbe potuto fargli, lei e quelle sue punizioni del’ultimo minuto.
Ed il professore proprio quella mattina doveva metterglielo quel voto?
Inconcepibile.
Qualcuno lassù doveva avercela con lui.
O non gli avrebbe impedito di vedere Jamie.
La sua dolce e frizzante Jamie.
Sempre così allegra e spensierata, non c’era stata volta, a scuola, che non l’avesse vista aiutare qualcuno in difficoltà.
Era così spigliata e socievole, costantemente circondata di amiche – costantemente circondata di ragazzi, meglio – e sorridente, mai con un broncio o una smorfia.
Harry aveva sempre pensato che fosse una ragazza carina, ma quando l’aveva vista in costume, solo alla festa di Joshua di la settimana prima, aveva dovuto concordare con se stesso che era davvero una cosachenemmenoinunmilionedianniavrebbesaputospiegarsi.
Era stata come una visione, peggio di un fulmine dritto in testa.
Quando l’aveva vista col suo bikini azzurro, terribilmente appariscente sulla sua pelle chiara, quasi argentea per le luci collocate in quel giardino, attorno alla piscina, i lunghi capelli scuri sciolti sulle spalle e quel modo tutto suo di camminare sul bordo, nemmeno volesse trovare un punto giusto in cui l’acqua fosse meno fredda, si era sentito nettamente deglutire, pure se la saliva gli era poi passata per il condotto sbagliato.
Quando aveva appoggiato timidamente un piede nudo lungo il pelo dell’acqua, le unghie smaltate di verde, ed era scoppiata in una risatina nervosa, mentre le sue amiche la incitavano a tuffarsi e le ridevano dietro, dicendole che era la solita fifona di sempre.
In quel momento… Beh, in quel momento si era sentito bene.
Di un bene strano, in realtà.
L’aveva osservata ridere, spostarsi i capelli da una spalla all’altra, e poi tuffarsi, mentre le sue amiche ancora ridevano e schiamazzavano, schizzando acqua ovunque.
Quella sera c’era tanta gente alla festa di Joshua, ma una solo persona era riuscita ad abbagliare tutto il resto, invitati e luci, persino i lampioni sulla strada.
E quella era stata Jamie.
Quando dopo l’aveva vista uscire dalla dependance del festeggiato con un semplice vestito a pieghe di un verde acqua e un paio di sandali, i capelli mossi e ancora umidicci, si era sentito sorridere, d’istinto, ed andare da lei era stato ancora più facile del previsto.
Parlarle, anche, e poi offrirle un pessimo tè al limone, che lei aveva preferito di gran lunga agli alcolici su quel tavolo.
Harry ricordava di averle preso la mano, ad un certo punto, e di aver riso con lei, per una stupida questione legata a non si ricordava bene cosa che coinvolgesse un qualche invitato, fino a ritrovarsi con le sue mani sulle spalle e con le labbra contro le sue.
Il bacio di Jamie era stato così timido ed accennato che guardare in quegli occhi scuri, dopo, era stato più difficile del previsto.
Le loro labbra avevano fatto uno schiocco leggero nel silenzio ovattato, con i rumori della festa a qualche metro da loro, quasi avevano fatto fatica a separarsi.
Ed Harry non si era stupito quando l’aveva baciata di rimando, stringendola così forte per la vita da sollevarla anche da terra.
E gli sarebbe piaciuto rifarlo se solo sua madre lo avesse lasciato uscire.
Sbuffò, sollevandosi in piedi di scatto, le dita ancora dolenti per la botta presa.
<< Harry? >>
Quella voce lo costrinse a mettersi sull’attenti, quasi non stesse respirando.
<< Harry… >> e fu costretto a sorridere, nonostante la rabbia.
E nonostante il male pulsante al piede, certo.
 
 
 
 
Mi alzo in piedi alla velocità della luce, poco mi importa se devo travolgere qualcuno all’uscita dalla classe, devo parlare con lei.
<< Ehy Jamie! >> dico, spintonando anche qualche povero ragazzetto del primo anno << Jamie! >>
Quasi non scivolo, inciampando nei miei stessi piedi, finendo per poco contro una ragazzina bassina che si allontana con sguardo terrorizzato.
Ridacchio, sistemandomi distrattamente i capelli, mentre Jamie mi fissa, soffocando una risata con una mano.
Cristo, quant’è bella.
Oggi i suoi capelli scuri sono sciolti sulle spalle, gli occhi grandi e neri hanno un velo leggero di ombretto verde, perché ho come la vaga impressione che sia il suo colore preferito?
Il suo zaino è verde, il suo astuccio ha le stampe di animali e anche quelli sono verdi, la sua borsa ha le rifiniture in verde.
Lei mi fa diventare verde, quando fissa qualcuno che non sono io.
Harry Styles geloso, direi che è un record, questo.
Oh beh, ma Jamie non è mai stata come le altre, lei ha sempre avuto quel… Come si dice?
Boh, vabbeh, quel ‘perché’ di speciale.
A partire da quando mi fissa così, ridacchiando sommessamente per la mia figura di idiota.
<< Devi dirmi qualcosa, Styles? >>
E l’occhiata che mi rivolge è carica di significati.
E sottintesi.
<< Beh… >> sorrido, appoggiandomi all’armadietto, rischiando oltretutto di scivolare ancora << …. Vedi, io… >>
<< Se è per il bacio alla festa di Joshua, io… >>
Oh, è questo, secondo lei?
Nah, e chi è dispiaciuto d’averla baciata, insomma!
Jamie è così…
<< O per quello di questa mattina all’entrata? >> la interrompo io, facendola arrossire brutalmente: beh, non ho mica dimenticato questo particolare, io, anche perché è stata lei a baciare me, e per la seconda volta.
Certo, il bacio a casa di Joshua è stato bello, ma quello di stamattina ancora di più.
Mi piace la sua sfacciataggine che ogni tanto fa capolino fra i suoi sorrisini, ed anche il modo in cui mi guarda, pure se lei pensa che io non me ne accorga.
Cos’ha di così particolare perché io mi ci impunti così?
Mi sistemo meglio lo zaino in spalla, attendendo che parli.
E quando si volta a fissarmi, sorride, con le guance rosse e – ci scommetto – infuocate.
<< Styles, era solo un bacio… >> mormora allora, scoppiando a ridere alla faccia che metto su, un misto tra un bradipo ed una mummia.
Ride più forte, quando si allontana, la gonna le scivola così liscia lungo i fianchi e le gambe da sembrare acqua.
Le corro dietro, mettendole un braccio attorno alle spalle, cosa a cui lei risponde con un’occhiata curiosa.
<< Andrews, non sei simpatica, ok? Io ti bacio e tu… >>
<< Io ho baciato te! >> mi ricorda lei, conficcandomi un indice nella guancia, di sicuro ha puntato una delle fossette.
Mugugno, fintamente imbronciato e lei ride ancora di più, tappandosi la bocca con la mano.
Dio, è così carina quando lo fa, gli occhi immensi e scuri le si assottigliano, brillano.
<< Senti, ma… >> comincio, quando abbiamo varcato il cancello della scuola.
Ci siamo fatti tutto il cortile appiccicati, lei non ha spostato il mio braccio ed io l’ho tenuta fin troppo stretta.
Mi sento tanto Beckham alla finale di campionato, non so se rendo bene l’idea.
E c’è anche qualcosa nel mio stomaco che intona cori da stadio, direi che è perfetto.
<< … Ma? >> ammicca lei, sorridendo, le guance rosa diventano ancora più accese, mi verrebbe voglia di morderle.
Mi passo una mano tra i capelli, spostandoli indietro con un gesto distratto del polso.
<< Esci con me. >> dico, schietto << Domani sera. >> e me lo programmo anche, l’appuntamento.
Sono matto, ho seri problemi.
Jamie rimane ferma a scrutarmi, si morde una guancia con i denti, si nota benissimo da questa mezza smorfia che ha in faccia, è così bella, Cristo Santo.
<< Ok! >> farfuglia poi, e mi molla un pugno su una spalla, mentre si sposta i capelli dalla fronte con aria disinvolta che in realtà poco le appartiene, non in questo momento almeno << Ti chiamo? >>
Inarco un sopracciglio << E come? >> bisbiglio, ironico, pure se sto quasi rischiando uno svenimento.
Jamie mi ha detto di sì, sì, !
Lei mi scruta da sotto le ciglia scure, poi ridacchia, estraendo un pennarello dalla borsa.
Si morde un labbro mentre mi afferra un braccio e ci scribacchia qualcosa in fretta, la mano le trema, mi fa quasi il solletico.
<< Chiamami tu! >> dice, sobbalzando poi quando un clacson squilla nella nostra direzione << Arrivo! >> urla, alzando una mano; si sistema una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio, poi mi dà un buffetto su una guancia passando di nuovo il dito nella fossetta, e se ne va.
Rimango fermo come uno stoccafisso mentre i cori da stadio nel mio stomaco sono diventati vere e proprie standing ovation.
E Beckham un centro così non l’ha mai fatto.
Ne sono sicuro.
 
 
 
 
<< Che ci fai qua? >> bisbigliò Harry, affacciandosi alla finestra della sua camera, sperando che nessuno lo vedesse.
Jamie si calò il cappuccio della felpa enorme che portava, passando nervosamente con la punta della sua Converse bianca sull’erba, qualche metro sotto il davanzale di lui.
<< Non dovevamo uscire? >> la interpellò Harry, sempre più costernato.
<< Questo lo domano io a te! >> rimbeccò lei, asciutta << Che ci fai mezzo nudo lassù?! >>
Il ragazzo si osservò: maledizione, era ancora in mutande e calzini.
E non doveva essere un bello spettacolo.
Jamie, d’altro canto, stava giusto pensando che degli occhi così belli e così verdi erano difficili da trovare in giro, specie se tanto luminosi, anche se a quell’ora e a quella distanza.
E dei capelli così scompigliati ma lucidi anche, con quel modo tutto loro di stare in piega, pure la mattina alle otto.
Si morse un labbro, sostenendo il suo sguardo.
<< Sono venuta a dirti che non posso uscire stasera, Harry! >> bisbigliò poi, anticipando qualsiasi parola da parte sua.
<< Non potevi mandarmi un messaggio?! >> esclamò lui, scandalizzato.
<< Volevo vederti… >> si sentì mormorare Jamie, senza avere comunque il coraggio di fissarlo negli occhi.
Harry sbuffò, acciuffando di scatto un paio di pantaloncini e una t-shirt ed infilandoseli, per poi uscire sul davanzale.
Jamie lo squadrò senza capire, prima che lui si sporgesse con convinzione verso il tubo del discendente.
<< No! Harry, che caz… >>
Ma lui non la ascoltò, aggrappandosi al rame come ad un muro di cemento, sentendosi tanto un cretino mentre il suo scivolamento verso il basso sembrava più la discesa goffa di un qualche strano insetto.
Bella figura del cazzo, campione.
Represse quella vocina acida, rimettendosi in piedi in tutta calma, passandosi le mani tra i capelli.
Jamie lo squadrava con un labbro tra i denti, il viso pulito a parte un leggero filo di ombretto verde, la felpa che aveva indosso troppo grande per lei, le copriva fino al ginocchio.
Le si avvicinò, ignorando l’umidità che trapelava dall’erba attraverso i suoi calzini, fingendo che non fosse solo un gran cretino, ma anche una persona seria.
<< Avresti potuto farti male… >> constatò lei, pensierosa.
<< Volevo vederti… >> ribatté lui, prendendole il viso tra le mani.
Il contatto con le sue labbra a cuoricino le fece girare la testa, ma seppe aggrapparsi alle sue spalle, mentre lui la stringeva morbidamente dietro la schiena.
<< Nemmeno io posso uscire stasera… >> confessò il ragazzo, quando trovò la forza di staccarsi da lei.
<< Non potevi mandarmi un messaggio?! >> lo scimmiottò Jamie, beccandosi un leggero solletico ai fianchi.
Gli allacciò le braccia al collo, respirando forte il suo profumo di caramello e zucchero a velo.
<< Styles, che disastro come prima appuntamento… >> sussurrò lei dopo un po’, squadrandolo negli occhi e lasciando che lui le baciasse la punta del naso.
Risero, divertiti, mentre l’arietta della sera si alzava, portando via i freschi profumi di primavera, lasciando spazio alle calde atmosfere della notte.
<< Andrews, sai… >>
<< Tu mi piaci, Harry. >>
Sentì un tuffo al cuore, mentre si distanziava da lei e le poggiava le mani sulle spalle, per assicurarsi di poterla fissare per bene negli occhi.
Jamie sostenne il suo sguardo, mentre il verde degli occhi del ragazzo sembrava variare come le acque di uno stagno, verde, acquamarina, grigio, era ammaliante, la stava confondendo, screziato, abbagliante, trasparente.
<< Cos’hai detto, Andrews? >>
Jamie deglutì, mordendosi l’interno della guancia, le mani le sudavano così tanto da darle quasi fastidio.
<< Mi piaci, Harry. >> ripetè poi, decisa << E forse… >>
<< … Ma se nemmeno mi hai mai guardato, in questi anni! Io… >>
<< … Eri troppo preso a guardarmi il culo per renderti conto che io cercavo di guardarti negli occhi! >> esclamò lei, spintonandolo giocosamente indietro, scoppiando a ridere.
Lui la squadrò, prendendola poi per un polso, con fare esplicito.
<< E dunque… Ti sei fatta tutta questa strada a piedi solo per dirmelo? >> le chiese, mentre le loro labbra erano di nuovo così vicine da sfiorarsi, gli occhi di lui che faceva la spola tra la bocca di Jamie e le sue lunghe ciglia scure.
Lei inclinò il viso, strusciandosi contro la sua guancia.
E quel suo sorriso era meglio di qualsiasi cosa, lì dove anche il suo si stava formando, poco prima che le loro bocche si sfiorassero.
Ancora, e a lungo.

 
  
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: BlueWhatsername