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Autore: queerasme    09/03/2008    9 recensioni

Lei: asociale ed indolente pulzella, la maggior parte delle volte davvero scontrosa, irritante oltre ogni dire e fastidiosamente vanagloriosa. Imbarazzantemente goffa, oltremodo saccente, immancabilmente sarcastica e sotto, sotto (ma davvero molto sotto) vagamente romantica.

Lui: affascinante e carismatico dongiovanni con il pallino per la matematica. Testardo più d’un mulo e determinato davvero oltre l’immaginabile. forse solo un po’ arrogante, casinista in maniera piuttosto molesta e tutto sommato approssimativamente divertente.

Che c’entrano questi due?

Oh, centrano eccome. Mettiamo il caso che Lei abbia qualche vago problema con le equazioni, e facciamo contemporaneamente finta che Lui sia alla ricerca di qualche nuova emozione per scacciare via la noia. Bene, ipotizziamo poi che Lui abbia avuto, l’anno prima, una fugace storia con la  migliore amica di Lei, finita non tanto in amicizia, e che per solidarietà Lei gli abbia giurato odio e disprezzo per un periodo indefinito. Supponiamo che gli amici di Lui detestino gli amici di Lei, e che gli amici di Lei non possano soffrire gli amici di Lui. Figuriamoci però, che ora Lei sia disperata, inciampi in uno zaino cospiratore e non veda nessun altra soluzione e mettiamo poi il caso che Lui in un momento di leggerezza sottovaluti la pericolosità di Lei e senza nemmeno accorgersene cada in un baratro senza uscita...

Dopo di che ficchiamo fra i due l’immancabile Altro, che Lei conosce da una vita, a cui vuole un bene incredibile e che sembra davvero fatto apposta per lei...

Che ne esce?

Un casino totale.

Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ho tentato di usare l’Html, anche se non ci capisco un gran chè... in ogni modo speriamo che col tempo ci prenda un po’ più la mano...

In ogni caso... è la prima storia che scrivo, quindi se avete consigli, critiche o suggerimenti sappiate che non aspetto altro!! xD

Vi lascio al mio delirio....

 

 

Rebecca

 

 

 

Rebecca  ha lunghi capelli, rossi davvero oltremisura, un paio d’occhiali troppo grandi in costante bilico sulla punta del naso, vagamente aquilino, le guance scavate e il mento a punta. È alta più o meno come dovrebbe essere alta una ragazza della sua età,  piuttosto esile di corporatura, ma per nulla atletica.

Certamente non è una di quelle classiche bellezze che tolgono il fiato non appena fanno il loro ondeggiante ingresso in una stanza, capaci col loro sinuoso avanzare di monopolizzare l’attenzione di tutti gli esemplari di sesso maschile presenti nella suddetta stanza. Tuttavia Rebecca è, a detta di chi la conosce bene (davvero pochi), una persona piuttosto interessante.

Per lo più è una giovincella incredibilmente imbranata e scontrosa, che preferisce avere nelle orecchie le cuffie del suo fidato mp3, piuttosto che il noioso ciarlare dei suoi simili. Simili fra enormi virgolette, naturalmente, come ci tiene sempre a sottolineare lei. Le risulta piuttosto difficile sopportare le frivolezze della maggior parte dei suoi coetanei e a volte, mentre storce il nasino nell’udire certe irripetibili oscenità, può dare la sensazione d’essere vagamente presuntuosa. Fa parte di quella categoria di persone etichettate solitamente come secchioni, oppure sfigati, che di solito la gente normale tende a rifuggire, come fossero appestati e, tanto per darvi un’idea di che razza di persona insana è, Rebecca, di questo, va assolutamente fiera. Ha l’impeccabile media dell’otto e mezzo fin dal primo anno di liceo e non si fa scrupoli a sventolo in faccia a chiunque le paia opportuno. La maggior parte delle volte si ritiene più competente degli insegnati stessi e non si da nemmeno la pena di seguire le lezioni, impiegando invece le ore scolastiche in più soddisfacenti attività, quali immergersi nella lettura di qualche avvincente romanzo, o altre cose di questo genere.

Le uniche persone al mondo che s’astine dall’apostrofare acidamente sono Cris, Val e Tom, i suoi tre migliori amici.

Cris un affascinante biondino, che è praticamente quello che sarebbe stato Rebecca se fosse nata maschio. La nostra cordiale fanciulla non si è mai presa una cotta in vita sua, ma è quasi sicura che se mai il pargolo col pannolone dovesse scagliarle contro uno dei suoi dardi velenosi sarebbe Cris il fortunato baricentro delle sue attenzioni.

Val, bè, Val è esattamente quel classico tipo bellezza che toglie il fiato non appena fa il suo ondeggiante ingresso in una stanza, capace, col suo sinuoso avanzare di monopolizzare l’attenzione di tutti gli esemplari di sesso maschile presenti nella suddetta stanza. Diciamo che è uno spirito libero, a cui piace quasi insanamente divertirsi e che certi benpensanti potrebbero etichettare come ragazza facile, ma oramai la sensuale pulzella ha imparato a non prestare troppa attenzione a queste voci infamanti.

Tom, invece è cavalleresco giovanotto, perdutamente innamorato di Val da circa una vita e mezzo. Naturalmente questa cotta segretissima è nota a tutto il mondo, tranne che, ovviamente, alla bella Val, che sebbene si vanti di continuo d’essere perfettamente in grado di comprendere anche ad occhi chiusi la contorta psiche maschile, non si sognerebbe nemmeno da lontano i milioni di sospiri che il povero Tom spende per lei.

Quel giorno i quattro se ne stavano seduti in classe attendendo “impazienti” l’inizio delle lezioni.

« Mi segui Bec?» la mano di Val invase con una certa prepotenza il suo campo visivo

« Ti seguo Val.» rispose la rossa alzando gli occhi dal libro che stava leggendo

« Davvero?» non pareva molto convinta.  « Che ho detto?»

« Che ieri tu e Luca siete stati al telefono tutta la sera. Esaltante, davvero, perdona se non mostro il dovuto entusiasmo ma ho un principio di mal di testa, presagio pessimo, a mio dire, sai?»

Val roteò gli occhi, poi si lasciò scivolare di nuovo nel suo racconto. « È così sexy... »

« Sexy?» Tom storse il naso. « Ma se sembra un carlino!»

« Ma tu non lo vedi con gli occhi dell’amore!» replicò lei fingendosi sognante molto più del dovuto, e portandosi una mano alla fronte in un gesto teatrale.

« Tsè!» fece Tom scettico

«Cris!» urlò Val notando che l’attenzione del biondo era completamente assorbita dal pesante tomo che aveva davanti.

« Che c’è? » sobbalzò lui, colto di sorpresa.

« Cris, mi hai ascoltato solo un pochino?»

« Ehm... si... »

« Che ho detto?» chiese di nuovo Val.

« Hai detto... » Cris fece vagare lo sguardo in cerca d’aiuto fra gli amici. Le labbra di Bec si mossero silenziosamente a mimare la parola Luca. « Oh, parlavi di Luca» rispose il giovanotto, sorridendo grato alla rossa.

Val scosse la testa, ma non andò oltre, perché sulla soglia s’era affacciata l’imponente e grigia figura del prof d’italiano.

La mattina proseguì calma e piatta come al solito.

Le prime due ore le impiegarono per un tema a sorpresa, poi filosofia, inglese ed infine matematica, dove una buona mezz’ora andò sprecata per la consegna del compito in classe svolto la lezione precedente.

« Ho preso sette! Ho preso sette!» cantilenò Val, soddisfatta di se.

« Sette meno. » precisò Cris, spiando il voto da sopra la sua spalla.

« È uguale!» replicò la bella, aggiungendo poi un gesto poco educato con la mano destra.

« A te come è andato Bec?»

« Non me l’ha ancora consegnato...» rispose lei un po’ in ansia.

Il tempo passava, ed il numero degli studenti in trepidante attesa si faceva sempre più sparuto. Quando alla fine la pila di compiti appoggiati sulla cattedra si prosciugò del tutto Rebecca cominciò a sospettare che il prof si fosse dimenticato di lei...

« Prof, scusi, non mi ha ancora chiamato...» protestò alzandosi in piedi.

« Oh! Pioppi! Scusa, mi devo essere scordato il tuo compito a casa... mi perdonerai spero» la risposta fu accompagnata da uno sguardo talmente penetrante che Bec pensò non fosse il caso d’approfondire troppo la questione, così si rimise seduta, a protestare per quell’indecenza con i suoi amici, che annuivano solidali ogni volta gliene pareva il caso.

La campanella suonò puntuale all’una meno dieci e nemmeno mezzo secondo dopo la classe si era già completamente svuotata.

« Pioppi... » stava per sgusciare via anche lei quando la voce dell’insegnate la chiamò.

« Si? » fece girandosi.

Il professore fece scivolare sulla cattedra, con una certa circospezione, un foglio protocollo oltremodo ingombro di segni rossi.

« Pioppi, questo è il tuo compito.»

« Il mio compito?» domandò avvicinandosi con riluttanza per esaminare meglio il foglio

« Sì. Non te l’ho dato prima perché capisco che possa essere un po’ imbarazzante, per te.» fece una pausa per esaminare la faccia della ragazza, e per cercare le parole giuste con cui darla la notizia. « Ehm... Hai preso... Hai preso cinque... »

« Cinque?» ripeté incredula la rossa

« Sì, Pioppi. Ma ti propongo un accordo... Pioppi?»

« Sto bene, sto bene... » lo rassicurò lei, rialzandosi a fatica, dopo essersi accasciata a terra, per via dello shock.

« Dicevo... Un accordo. Se nel prossimo compito Prendi almeno sette farò finta che questo» e fece un segno quasi schifato in direzione del compito di Bec « non sia mai esistito»

« Oddio, grazie!» miagolò riconoscente « Gli giuro che prenderò sette. Glielo giuro su Jim Morrison. Grazie. Sette. Glielo giuro...»

 

Ecco, ora il problema era come.

  
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