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Autore: Unrest    03/09/2013    2 recensioni
“Devo pagare un caro prezzo per quello che ho commesso. Devo pagare per le mie colpe, riuscirò mai a porvi rimedio?”
[tratto dal capitolo 44 del manga]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Un po' tutti, Yuki Sakurai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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 Scrissi questa oneshot  subito dopo aver terminato capitolo 45 del manga (“Due Ragazzi Scomparsi”) infatti il pezzettino iniziale è tratto dallo stesso;
 dato che l’autrice non si sbriga a pubblicare qualcosa di nuovo, qualcosa che parli un po’ della storia che Sairi e Yuki hanno alle spalle (perché è PALESE che c’era qualcosa tra di loro, diavolo, ma cosa? T-T), ho deciso di inventarmi e pubblicare questa cosa, che naturalmente non si avvicina minimamente alla bellezza di Uragiri, ma ok.  E’ giusto una sorta di ipotesi, se vi va (magari anche di farvi quattro risate) leggetela e scrivetemi cosa ne pensate,mi fareste molto felice !














 
 
Madness





 
“Dove vai?”
Sairi si girò di scatto e si ritrovò a due metri di distanza l’ultima persona che si  sarebbe voluto vedere davanti in quel momento.
“Ria, non eri andata a letto?”
La ragazza non rispose, ma restò a fissarlo immobile, cercando di non tradire alcuna emozione.
“Vuoi… raggiungere Yuki, non è così?”
Sairi spalancò gli occhi. Ria era stata sempre brava a leggere ogni suo pensiero, ma mai si era sentito più allo scoperto di quella notte, e mai si era sentito più imbarazzato.  Sforzò una risata.
“Yuki? Ma di che cosa parli? Sono solo preoccupato per Shusei e Tohko, lo sai. Una settimana esatta fa partivano per la gita a Kyoto, ed è da un paio di giorni che non abbiamo più loro notizie, e non mi sembra giusto che Takashiro mi abbia lasciato qui a non fare niente. Vorrei.. solo aiutare gli altri nelle ricerche, tutto qui.”
Ria abbassò la testa, e il suo viso venne nascosto da una cascata di riccioli castani. Poi scosse piano la testa.
“Non devi mentirmi. Me lo avevi promesso. Se tu fossi rimasto ancora vicino a Yuki… avresti finito per stare molto male”
Sairi fece un passo indietro. Non voleva  far star male la sua partner, ma come fare se lei riusciva a percepire ogni sua menzogna?
Certo che voleva raggiungere Yuki, e anche se tutto ciò fosse stato insensato e stupido voleva… voleva ancora…
Prese un respiro e chiuse gli occhi. Poi si avvicinò a Ria, e le sollevò il viso toccandole il mento.
“A volte-sussurrò- mi sembra di impazzire”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
Sairi sbattè le palpebre, come dopo essersi risvegliato da un lungo sogno, e mosse gli occhi  per dare un’occhiata in giro. Non riuscì a distinguere molto, dato che la foresta in cui sembrava essere finito era avvolta da una pesante nebbia. Era supino, disteso su qualcosa di freddo e duro. Non ricordava come era finito lì, e non appena cercò di muovere la schiena per mettersi seduto fu travolto da un senso di vertigini talmente intenso che lasciò perdere e rimase immobile. Sentì qualcosa premere sul suo petto.
“Sairi? Sei sveglio!”
Anche se nella sua mente regnava il caos più assoluto, al ragazzo bastarono quelle poche parole per capire a chi appartenessero.
“Yuki” sussurrò piano.
La ragazza si sporse e finalmente Sairi la vide; i suoi lineamenti perfetti, i suoi occhi e i suoi lunghi capelli a solleticargli le guance.  Era stata lì per tutto quel tempo, ad aspettare che lui si svegliasse? 
“Che  succede?” Sairi dovette fare uno sforzo immenso per mettere insieme quelle due parole.
“Sono così felice che tu ti sia svegliato. Eri ridotto malissimo, ma vedi…”
“Mi hai curato?”
Yuki sorrise.
“Sì. Va meglio?”
Sairi tossì.
“Dovevo essere messo molto male.”
Lo sguardo di Yuki si fece serio.
“Reiga è tornato.”
A quelle parole Sairi trasalì.
“Perché non ricordo nulla?”
Yuki sforzò una risata, che suonò preoccupata e triste allo stesso tempo.
“Ti ho già detto, eri messo davvero male. Sei stato colpito da… un opast molto potente. Ma devi stare tranquillo, ora. Va tutto bene.”
“E gli altri?”
“Se la stanno cavando. Devi risposare.”
Sairi la guardò negli occhi. Sì, era sinceramente preoccupata per lui, questo lo capiva anche dal suo sguardo. Tuttavia, lui  non avrebbe mai voluto lasciare i suoi compagni; anche se non riusciva a reggersi in piedi e di sicuro non sarebbe riuscito a fare un passo contando sulle sue forze, stare lì disteso inerme lo faceva sentire inutile. Chissà chi stava  avendo la meglio, chissà se Takashiro avrebbe avuto bisogno del suo aiuto…
“Non tormentarti. Ti ho già detto che il signor Takashiro e gli Zweit stanno benone.”
Sairi non riuscì a trattenere una risata.
“E tu da quando riesci a leggere nel pensiero della gente?”
Proprio in quel momento sentirono dei passi avvicinarsi. Erano passi lenti, che non lasciavano trapelare alcuna fretta, né alcuna ansia…
Sairi capì da subito che quei passi non appartenevano a nessuno degli Zweit, tantomeno a Takashiro, e se c’era qualcosa che anche in quelle condizioni potesse fare , era capire da che direzione  il nemico stesse  arrivando. Sembrava proprio che quello stesse per giungere alle spalle d Yuki.
Sairi andò a tastoni alla ricerca della sua spada. Non poteva far nulla in quello stato, ne era perfettamente conscio, ma mai avrebbe permesso a qualcuno di sfiorarla, l’avrebbe protetta anche a costo di morire. E,nella migliore delle ipotesi, da un momento all’altro avrebbe trovato la forza sufficiente per  alzarsi.
“Stai tranquillo, lui non è qui per farci male.” Sussurrò la ragazza, regalandogli uno dei sorrisi più belli e sinceri.
“…Lui?”
Fu proprio in quel momento che dalle spalle della ragazza fece capolino una figura, alta e minacciosa.
 Sairi, quasi senza nemmeno accorgersene, riuscì a trovare le ultimissime forze per spingersi abbastanza in avanti per mettersi seduto, ma venne immediatamente  travolto da un senso di vertigini che lo fece riversare sul fianco, tra spasmi di dolore.
“Ti ho detto di non sforzarti, stupido!” urlò Yuki preoccupata affrettandosi a soccorrerlo.
Sairi continuava a tenere gli occhi fissi su quella figura. Non gli era del tutto sconosciuta: era sicuro di aver già visto quegli occhi argentei, quei lineamenti duri e quei capelli corvini…
“Sta bene?” chiese lo sconosciuto, probabilmente riferendosi a lui. Non lo aveva nemmeno degnato di uno sguardo, teneva gli occhi fissi soltanto su Yuki, come se non sapesse guardare oltre quella dolce chioma.
“No. Ci è andato davvero vicino…”
Sairi sentì una fitta al fianco, ma non trovò la forza per lamentarsi, né per emettere qualunque suono.
“Sarà meglio che lo porti io, di là ora è tutto a posto.”
“Dici sul serio?” All’improvviso il tono di Yuki si era riempito di gioia.
Sairi percepì un lieve accennò del capo del ragazzo.
“Grazie a Dio.”
“Vi stanno aspettando.”
“Ma quindi, tu hai deciso…”
La voce di Yuki si fece sempre più fievole, e l’immagine davanti ai suoi occhi cominciò a distorsi, poi scomparì del tutto. E Sairi cadde in un lungo incubo.
 

Gli ci volle qualche secondo per mettere completamente  a fuoco la stanza in cui si trovava.
Non ricordava come fosse finito lì, ne chi ce lo avesse portato.  Era disteso su un letto, il suo corpo sepolto sotto delle leggere lenzuola  bianche e, giudicare dal raggio di sole che entrava dalla finestra, doveva essere pomeriggio inoltrato. Per quanto tempo era rimasto fermo in quella posizione? Il corpo era indolenzito, e quando tentò di muovere un indice sentì la mano riempirsi di formicolii.
Girò la testa da un lato, e respirò a fondo. Conosceva quella stanza, quelle pareti spoglie e candide, quelle tende a fiori e quel pavimento di marmo di cui solo posando lo sguardo poteva sentirne la freddezza.
 E, soprattutto, conosceva bene quell’odore che impregnava il cuscino. Come non riconoscere dopotutto, l’odore dei capelli di Yuki.
Yuki…”
Sairi ruotò la testa dall’altro lato, e quasi ebbe un sussulto quando si vide davanti quella  figura seduta su una sedia, intenta a studiarlo quasi senza interesse.
“Vedo con piacere che hai deciso ad aprire gli occhi”, disse.
“Tu…”
Sairi lo aveva riconosciuto. Era stata l’ultima persona che aveva visto prima di perdere i sensi, quell’uomo alto, sinistro, dallo sguardo glaciale. Se si trovava nella stanza di Yuki significava che qualcuno lo avesse fatto entrare, pertanto non doveva essere un nemico, a dispetto della sua miacciosa apparenza esteriore.
“Ancora tu? Si può sapere chi diavolo sei?” Sairi si scostò adagio il lenzuolo, ma l’uomo lo fermò con un gesto della mano.
“Non muoverti. Ti sei svegliato dopo tanto tempo”
Possibile che quell’essere  si stesse preoccupando per lui? A Sairi venne da ridere.
“Ma che stai dicendo. Che ci fai qui? Dov’è  Yuki?”
A quel nome, il volto dell’estraneo sembrò impensierirsi all’improvviso, come se gli fosse venuto in mente qualcosa a cui non voleva pensare da tempo.
“Yuki è…”
“Ma che sorpresa, sei sveglio, Sairiii!”
Prima che il ragazzo potesse rendersene conto, una ragazza gli era saltata addosso, avvolgendolo con  le braccia.
“E’ davvero piacevole trovarsi una ragazza bella come te addosso, Tohko, però stai quasi per strangolarmi”
“Oh, mi dispiace, mi sono fatta prendere troppo dall’emozione” La ragazza lo lasciò e si accucciò vicino al letto, senza spostargli lo sguardo da dosso. In quel momento vide entrare dalla porta anche Tsukumo e il signor Takashiro.
“Ben risvegliato, Sairi. Come ti senti?” chiese l’uomo sistemandosi gli occhiali. Era una delle poche volte in cui sorrideva, doveva essere davvero lieto dalla notizia del suo risveglio.
“Bene, la ringrazio di essermi preoccupato per me. Che ne è stato della battalia?”
“Non preoccuparti per quella, ora. L’importante è che tu stia bene.”
“Hotsuma? E Shusei?”
“Stanno bene, li ho già informati del tuo risveglio. Arriveranno qui a momenti” annunciò Tsukumo sgranocchiando un bastoncino di cioccolata. 
“E… lui?”
Sairi spostò lo sguardo sulla figura seduta alla sua destra, come per indicarlo.
Takashiro prese parola.
“Ma certo, voi non avete ancora avuto modo di conoscervi. Lui è Luka, un nostro alleato.”
“Alleato?”
“Nuova recluta, possiamo dire” rise Tohko.
Anche con tutti quegli sguardi puntati addosso, Luka non si era mosso di un centimetro, come se la cosa non lo riguardasse.
All’improvviso Sairi si ricordò di chi fosse realmente quell’uomo, e quasi scattò in piedi. L’ultima volta che lo aveva visto era ridotto troppo male per poterlo distinguere, ma ora ricordava con chiarezza.
“Io… rammento di averlo visto dalla parte di Reiga nell’ultima battaglia. Lui è…”
“…stai parlando del mio fratello gemello.” lo interruppe Luka.
“Non hai motivo di preoccuparti, Sairi, davvero. Luka è buono- Tohko sorrise -Hai fame?” chiese infine, come per cambiare argomento
Sairi restò ancora un momento a fissare l’uomo alla sua destra, indeciso se credere o no a quanto aveva detto, poi fece un cenno di no con il capo.
“Dov’è Yuki?”
Le parole gli uscirono così, quasi senza che lui se ne accorgesse. Ma solo allora si accorse che c’era qualcosa che non andava, perché Tohko smise di sorridere, Tsukumo si bloccò, con lo spuntino ancora  a mezz’aria, e persino Takashiro abbassò lo sguardo, scuotendo lieve il capo.
“Cos’avete tutti? Dov’è Yuki?” chiese più forte Sairi, il cuore che gli batteva a mille. Mai li aveva visti così.
“Volete rispondermi o no, dannazione? Dov’è Yuki?”urlò il ragazzo con quanto più fiato aveva in gola.
Solo allora Takashiro capì che era inutile continuare quel silenzio, e prese parola schiarendosi la voce.
 

Takashiro aveva parlato così piano, con un tono così basso che Sairi in un primo momento aveva fatto fatica a distinguere le parole, ma solo dopo si pentì di avere ascoltato.
Rimase immobile a lungo, troppo spaventato da quelle parole per potersi a muovere, troppo spaventato soltanto per pensare a qualcosa. Nella mente continuava a sentire la stessa frase che Takashiro aveva detto un minuto prima, e sebbene continuasse a ripetersi non riusciva ancora a dargli un senso.
“E’ stato necessario farlo, per il bene di tutti…è stata lei a supplicarlo”
Strinse i pugni così forte da ficcarsi le unghie nella carne e sentire male.
“E’… stata lei a supplicare di farlo” ripetè piano.
“Dispiace tantissimo a tutti, Sairi; se tu l’avessi vista con i tuoi occhi…”
Fu un attimo. Sairi scattò verso quel ragazzo così velocemente che né Tohko né Tsukumo risucirono a vederlo subito. Ma Luka lo aveva bloccato per i polsi, e lo guardava dritto negli occhi, con quello sguardo distaccato e impassabile di sempre.
“Tu l’hai ammazzata! Io ti…Tu l’hai…”
“Smettila, Sairi!” Tohko cercò di spingerlo indietro tirandolo per la maglia, ma solo con l’intervento di Tsukumo riuscirono a spostarlo da Luka.
“Calmati, hai capito? Luka non centra niente.” Tsukumo cercò il suo sguardo, ma Sairi continuava a guardare l’opast dietro un velo di lacrime.
“Luka,ti prego di uscire da questa stanza” ordinò Takashiro. L’opast obbedì.
“Perché? Perché lo trattate come se fosse uno di noi? È stato lui ad amazzarla, lo capite o no?” gridò  Sairi.
“Non lo capisci?- Tohko lo stava ancora tenendolo stretto per le spalle - Yuki gliel’ha chiesto! Come poteva tradirla? Lui la ama! E’ per questo che ha mantenuto la promessa di ucciderla”
Sairi scosse forte la testa, incapace di trattenere le lacrime. Era solo un brutto incubo, non poteva essere successo davvero. Yuki non poteva averlo lasciato. La Yuki che conosceva non lo avrebbe mai fatto.
“Io devo andare da lei, io devo…”
 Stava impazzendo, ne era sicuro. Era tutto un incubo, e tra qualche istante si sarebbe svegliato tra le braccia di Yuki.
Stava impazzendo.
Anche lui.
 
 

 
  
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