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Autore: Kat Chan    09/03/2008    9 recensioni
[AGGIORNAMENTO del 05/07/2011 circa lo stato della storia, nel profilo.]
L x Misa. Un momento nel tempo. Un incontro avvenuto per caso. Il fato capovolto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Misa Amane
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Rewrite



Disclaimer: Death Note appartiene a Tsugumi Ohba e a Takeshi Obata. Io non sono nessuno dei due.

Nota dell'autrice: Questa fic è stata scritta originariamente per la community dei 30 Kisses di Livejournal. Non so ancora se il mio claim per L/Misa verrà accettato. Anche se così non dovesse essere continuerò comunque questa storia, perché penso che sia un'idea divertente, e semplicemente non c'è abbastanza amore L/Misa in giro. Si tratta di un'AU [più che altro una what if ndT], e gioca con l'idea di una Misa che incontra L prima di Light. Ancora con me? Bene. Andiamo.



Theme 22: Cradle ~ Culla

Se c'era una cosa che Misa non faceva mai era piangere. Piuttosto, preferiva stare così immobile da far pensare a chi le stesse accanto che avesse smesso di respirare, fissava il vuoto di fronte a sé e serrava i pugni così forte da lasciarsi qualche taglio a forma di mezzaluna sui palmi delle mani. Ma non piangeva. Sua madre le aveva sempre detto che aveva un aspetto orribile quando piangeva.

E Misa-Misa doveva essere sempre carina e allegra.

O almeno, questo era ciò che continuava a ripetersi. Fintanto che rimaneva concentrata su quel pensiero le voci smorzate attorno a lei diventavano meno rilevanti. Meno irritanti.

Quando la notte prima era rincasata, ad accoglierla c'erano state le sirene della polizia e un nastro giallo e qualcuno che le intimava di allontanarsi da casa sua. Un furto con scasso andato male, avevano detto. A quell'ora i suoi genitori dovevano trovarsi in casa, e sebbene in cuor suo sapesse già la risposta, non riuscì a non porre quella domanda, sperando di sbagliarsi.

“Dove sono i genitori di Misa?”

Gli ufficiali che erano sul luogo si erano lanciati delle occhiate nervose, a disagio, prima di concedere alla giovane donna uno sguardo compassionevole. E quella era stata una spiegazione più che eloquente.

Adesso, a distanza di ore dall'omicidio, Misa era seduta in una fredda stanza del commissariato di polizia. Le avevano detto che forse avrebbe avuto bisogno di protezione. Era una modella emergente abbastanza famosa, dopotutto. Anche se per il momento aveva fatto soltanto un paio di copertine c'era sempre la possibilità che lo scassinatore fosse uno stalker. In un certo senso quell'idea la faceva infuriare più di ogni altra cosa, perché era come se la polizia la stesse accusando indirettamente dell'accaduto. Sapeva che non erano quelle le loro intenzioni, davvero, ma era questo che percepiva il suo cuore, era questo il sapore che aveva sentito sulla lingua le poche volte che aveva aperto bocca per parlare con quegli ufficiali che non ne volevano sapere di lasciarla in pace.

Aveva perso il conto del tempo che era rimasta su quella dura sedia di legno. Cominciava a non importarle più. A non importarle più di nulla. L'insensibilità era un piacevole cambiamento, e la abbracciò come se fosse una vecchia amica.

Qualcuno aveva accennato che sarebbe arrivato un detective. Il mormorio che percorreva l'ufficio era a causa sua. Dagli stralci e dai pezzetti di conversazione che Misa aveva raccolto, anche lui era emergente e abbastanza famoso nel suo campo. Un genio, si vociferava, che di solito non si disturbava per semplici casi di scasso e omicidio. Ma pareva fosse un fan di Misa-Misa, e per questo si era offerto volontario per dare una mano. Era un'ottima cosa, le disse un ufficiale, con un sorriso incoraggiante. Adesso, avrebbero sicuramente acciuffato il colpevole!

Misa si costrinse a sorridere a sua volta, ma tacque, e poi tornò alla sua catena di pensieri. A meno che questo investigatore geniale non fosse riuscito a riportare in vita i suoi genitori, non arrivava proprio a capire come quella fosse un'ottima cosa.

Le mattonelle sporche del pavimento della stanza che stava guardando furono improvvisamente nascoste da due piedi nudi e da un paio di jeans sformati. Era una visione così bizzarra che Misa si ritrovò a squittire di sorpresa, prima di alzare lentamente la testa. Due occhi neri la salutarono; erano cerchiati da solchi scuri dovuti alla mancanza di sonno che li facevano sembrare ancora più grandi di quanto già non fossero. Una massa di capelli disordinati, anch'essi neri, sferzò l'aria mentre il ragazzo di fronte a lei chinava il capo di lato, mordicchiandosi il pollice e fissandola intensamente. Nell'altra mano stringeva una tazza di caffè che stava picchiettando col mignolo.

Misa non riuscì a non inarcare un sopracciglio, avvertendo distintamente che il tizio strano stava cercando di spogliarla con gli occhi. Pervertito!

“Misa-san,” la chiamò; aveva una voce strana, ma piacevole. “Come si sente?”

Beh, che domanda intelligente! Non sapeva chi fosse, ma era chiaramente un idiota. Però rispose lo stesso il più gentilmente possibile, “Misa sta bene.”

“Davvero?” Lui si curvò in una posizione a uncino, tanto che adesso per guardarla doveva tenere la testa alzata. “Io sono Ryuuzaki. Aiuterò con le indagini.”

Lo guardò incredula. “Lei è il detective?”

Lui le sorrise, un sorriso strano, quasi bramoso, che le fece chiudere di più le gambe sotto la gonna. “Esatto. Sono un grandissimo fan di Misa-Misa. Perciò, io…” Prese un sorso del suo caffè, e il suo viso si contorse di disgusto. Girò un po' la testa, e domandò a nessuno in particolare: “Scusate, potrei avere un po' di zucchero?”

“Quanto?” chiese un'ufficiale donna che stava già andando a riempire il proprio bicchiere.

“Tutto.” Quando l'ufficiale si voltò, stupita, Ryuuzaki sorrise, quasi a volersi scusare. “Per favore?”

“Lo zucchero fa ingrassare,” affermò Misa, sentendo il bisogno di dire qualcosa, qualsiasi cosa. All'improvviso, stare zitta stava cominciando a darle fastidio.

“Ma ha un buon sapore,” osservò lui. “E a volte è più importante quello.”

“La mamma di Misa diceva che faceva male, e che non ne si deve mangiare molto. La mamma di Misa non sbagliava mai.”

Lui sembrava pronto a ribattere, ma si fermò quando notò l'espressione tesa del suo volto. “Le madri di solito hanno ragione,” fu la sua risposta definitiva.

Misa annuì con ardore. “I genitori di Misa erano brave persone. Erano bravi.”

“Ne sono sicuro.” Il suo sorriso era sparito, gli occhi si erano svuotati del tenue divertimento di poco prima.

“Il loro anniversario è – era il mese prossimo. Misa stava risparmiando per regalare loro una vacanza.” Non sapeva perché glielo stesse raccontando; però era bellissimo sfogarsi. Era come se ad ogni parola la tensione e la pressione stessero lentamente lasciando il suo petto. “In un posto bello e caldo. A mamma piacevano i posti caldi.”

Lui non stava parlando più, capì. Adesso la stava solo facendo parlare, e si ritrovò improvvisamente a volergli dire tutto. Solo per farlo uscire e liberarsene. Così, continuò. In un'unica, lunga e dolorosa declamazione gli raccontò di quanto i suoi genitori amassero andare ai festival ogni anno, insieme, chiamandoli “appuntamenti”, e gli raccontò di tutte le volte che tornavano a casa con un po' troppo sakè nelle vene, ma andava bene anche così perché comunque l'abbracciavano e le davano il bacio della buonanotte. Gli raccontò di tutte le volte che sue padre la chiamava principessa, e gli raccontò di tutte le volte che sua madre le aveva detto che le trecce le stavano bene. Gli raccontò di suo padre, che aveva una motocicletta mezza rotta che voleva riparare da anni, e di sua madre, che aveva paura che ci si facesse male.

Gli raccontò del giorno prima, in cui Misa sarebbe dovuta tornare a casa prima per cenare con loro, e invece aveva trascorso l'intero pomeriggio con i suoi amici, dimenticandosi della promessa. E gli raccontò di quando se n'era ricordata e si era sentita in colpa e imbarazzata, e di quanto si fosse preoccupata della loro possibile reazione sulla via di casa, e del fatto che non fosse riuscita a contattarli dal cellulare che le avevano comprato.

“Anche Misa avrebbe dovuto morire,” concluse, la voce così bassa che a malapena riuscì a udirla lei stessa.

“I tuoi genitori avrebbero voluto una cosa del genere?” chiese, in modo quasi colloquiale, mentre si voltava verso l'ufficiale di polizia che aveva fatto ritorno con il contenitore delle confezioni di zucchero. Ne afferrò una manciata, ignorando il lampo di nausea che attraversò il viso della donna. Cominciò ad aprirle, versando generosamente l'addolcente nel suo caffè con la naturalezza di un esperto. “Non posso dire di conoscere benissimo i genitori, ma di solito non vogliono che i loro figli muoiano.”

Lei trasalì. “Beh, no – loro non… Però, io…” Si era messa a studiare i movimenti che faceva per addolcire il caffè per non doversi concentrare sul suo viso inquisitorio, ma si accorse che adesso tutto si era come velato. Asciugarsi gli occhi risolse solo temporaneamente il problema, e quando Misa abbassò le mani le trovò umide. Stava piangendo. Aveva fatto del suo meglio per non cedere alle lacrime, ma alla fine non ci era comunque riuscita.

In qualche modo, questo la fece piangere ancora di più. Non poteva riavere i suoi genitori, non poteva non sentirsi persa, non poteva fermare quella rabbia che stava montando nel suo petto… Non poteva impedire a quelle lacrime calde di rigarle le guance.

Al momento, poteva soltanto emettere qualche rumoretto pietoso e aggrapparsi alla gonna, frustrata.

Ryuuzaki la stava scrutando, imbarazzato. Consolare le persone non era chiaramente il suo forte. Con non poca esitazione le posò una mano sulla spalla. “Um, Misa-san?”

Con un singhiozzo lei si gettò in avanti e gli avvolse le braccia attorno alle spalle, riuscendo a farlo crollare all'indietro. Lui si riebbe poco prima di finire completamente steso sulla schiena, ma gli rimaneva comunque un'idol che gli piangeva addosso con la faccia premuta nell'incavo tra il suo collo e la spalla. Lanciò un'occhiata alla sua sinistra e si accorse che lo sfogo della ragazza gli aveva rovesciato anche il caffè. Si accigliò, costernato. L'aveva pure zuccherato benissimo.

Un altro fragoroso singulto riportò la sua attenzione a Misa. Era difficile ignorare una ragazza che non solo gli si era praticamente sdraiata addosso, ma gli respirava pure impetuosamente sulla maglia, che fosse sua intenzione o meno. Soprattutto quando quella ragazza era anche il motivo per cui comprava riviste che non leggeva mai veramente solo per avere quella paginetta con lei in una gonnellina rosa pieghettata.

Eppure, doveva fare qualcosa. Stavano dando spettacolo, e non gradiva l'attenzione di tutti i presenti che erano riusciti ad attrarre. Inoltre, gli dava fastidio vedere qualcuno così devastato. Nessuno aveva il diritto di rovinare la vita di un'altra persona. Si sarebbe assicurato di trovare il responsabile, così lei non avrebbe più dovuto piangerci su.

“Misa-san,” bisbigliò, e solo per le sue orecchie. “Troverò l'assassino. Te lo prometto.”

Lei non disse nulla per qualche minuto, ma il suo pianto cominciò piano piano ad affievolirsi. Finalmente, con un respiro tremante, sussurrò, “Lo ucciderai?”

Lui non esitò, né sobbalzò. La vendetta era un normale istinto delle vittime, dopotutto. “No. Ma lo porterò alla giustizia.”

“Lo preferirei morto,” ammise lei, cupamente. Si allontanò, il volto arrossato per il pianto. “Ma… Misa si accontenterà della giustizia.”

Lui annuì, esibendo nuovamente quel suo strano sorriso. “E giustizia ti darò.”



Nota della traduttrice: okay. Prima traduzione su Death Note e su un fandom non di Final Fantasy, e anche primo incarico da “forum” che accetto. Ho addirittura ceduto a EFP per questa fic. Tutti elementi che già da soli dovrebbero far capire come Rewrite meriti X3
Non so con quanta frequenza aggiornerò, ma aggiornerò presto. Grazie per aver letto, e grazie ancora di più per gli eventuali commenti che lascerete: ogni recensione verrà tradotta e inviata all'autrice. Ringrazio inoltre Aurora (_Akuro_) per avermi fatto conoscere questa fic (è stata sua la segnalazione) e per avermela betata :D

Youffie
   
 
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