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Autore: Umiko_chan    03/09/2013    4 recensioni
«Una volta, Harry aveva raccontato loro di quella notte, quando aveva trovato quello strano specchio a Hogwarts. ‘Specchio delle Brame’, lo aveva chiamato, e George si era sempre chiesto cosa mai avrebbe potuto vedere se vi si fosse specchiato, quale fosse il suo desiderio più profondo. Ora lo sapeva: nello specchio non avrebbe visto altro che se stesso, e non perché non desiderasse altro nella sua vita. George non era felice, affatto; ma la cosa che più bramava in assoluto era identica a lui, e non sarebbe più tornata.»
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: George Weasley, Ginny Weasley, Molly Weasley, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Mirror of Erised.

 "When it's time to live or let die,
and you can’t get another try,
something side this heart has died:
you’re in ruins…”

 

 

Il fragore delle porcellane che s’infrangevano sul pavimento riecheggiò tra le pareti della Tana, contribuendo a svegliare chi ancora non era stato raggiunto dal profumo delle uova e delle salcicce che scoppiettavano in padella.
  Molly Weasley osservava il disastro con le palpitazioni a mille per lo spavento. Chissà come, la credenza era esplosa, e il suo prezioso servito di piatti (che usava solo ed esclusivamente per le occasioni più importanti) era schizzato fuori come impazzito, volando verso la parete e finendo inevitabilmente in cocci con un incredibile fracasso.
  Non ci volle molto prima che la sorpresa si trasformasse in rabbia. Non le riusciva difficile immaginare chi avesse infatuato i piatti, la stessa persona che appena la settimana prima aveva incantato i suoi bellissimi gerani perché spruzzassero acqua a chiunque tentasse di innaffiarli e potarli.

  «GEORGE WEASLEY!»
  Quelle urla finirono per attirare nella spaziosa cucina una Ginny piuttosto assonnata, che mai aveva visto sua madre tanto irritata.
  «Che cosa diavolo è successo?»

  «E me lo chiedi?!», sbottò la donna, facendo riferimento ai piatti irrimediabilmente distrutti che coprivano il pavimento e fulminando la figlia con lo sguardo. «Il mio preziosissimo servito, guarda com’è ridotto! Questa volta tuo fratello non la passa liscia, nossignore!»

  Quelle parole fecero rabbrividire il povero George, che si era rintanato sul tetto di casa Weasley per sfuggire alle ire della madre. Era ben consapevole che quello scherzo l’avrebbe spedita fuori dai gangheri e che, molto probabilmente, si sarebbe giocato il pranzo. Nonostante tutto, però, non poteva non sorridere.

  Teneva le braccia all’indietro per sorreggere la schiena appena inclinata, e lasciava che il calore di quello splendido sole mattutino lo pervadesse fino alle ossa. Poteva sentire il tepore delle tegole sotto i palmi delle mani aperti. Chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalla brezza che gli scompigliava i capelli rossi.

  «È stato fantastico, vero?», mormorò, malinconico. «La mamma mi ucciderà, ma ne è valsa la pena.»
Fece una piccola pausa, concedendosi il tempo di un sospiro.
  «Quante volte ci abbiamo provato, a far fuori quei piatti! Avevamo promesso che lo avremmo fatto insieme, ricordi? Dovevamo fare un sacco di cose, io e te.»

  Sorrideva tristemente, George. Ora, con l’immagine del fratello vivida nella mente, anche il pensiero dello scherzo appena fatto aveva perso ogni entusiasmo.
  Fred non sarebbe dovuto morire, quella notte. A George piaceva pensare che fosse tutto un enorme scherzo, seppur di cattivo gusto. Un incubo da cui presto si sarebbe svegliato.

  Sentiva la nostalgia travolgerlo come un fiume in piena, e non poteva fare niente per evitarla. Il suo cuore smise di battere per un attimo, prima di riprendere il suo consueto ritmo, e in quell’attimo George pensò d’esser morto anche lui.
  Ma alla fine, morto o vivo, che importava? Niente era più lo stesso, senza Fred. Gli scherzi non lo divertivano come una volta, le sue battute non facevano più ridere. La Tana era diventata silenziosa e irrimediabilmente triste.

  Ora George sentiva sua madre singhiozzare sulla spalla di Ginny, e non certo per il suo prezioso servito. Piangeva per chi, quel servito, non aveva potuto farlo a pezzi, per quel figlio che non sarebbe più tornato a casa per la cena.
  Una volta, Harry aveva raccontato loro di quella notte, quando aveva trovato quello strano specchio a Hogwarts. ‘Specchio delle Brame’, lo aveva chiamato, e George si era sempre chiesto cosa mai avrebbe potuto vedere se vi si fosse specchiato, quale fosse il suo desiderio più profondo. Ora lo sapeva: nello specchio non avrebbe visto altro che se stesso, e non perché non desiderasse altro nella sua vita. George non era felice, affatto; ma la cosa che più bramava in assoluto era identica a lui, e non sarebbe più tornata.

 
Il sole si era alzato velocemente nel cielo terso, illuminando il giardino di casa Weasley. Gli gnomi si imboscavano ancora nella solita siepe, cercando malamente di non farsi notare. Le loro vecchie Tornado erano lì, appoggiate alla staccionata, l’una accanto all’altra. George decise che le avrebbe spostate al più presto, prima che si danneggiassero sul serio.
  Si alzò, scuotendosi la polvere dai jeans, prima di infilarsi in uno dei comignoli, collegato direttamente con la camera dei gemelli. Atterrò nel camino con un tonfo, il ché non fece che peggiorare le cose. Ignorò la fuliggine e scese in cucina, senza il minimo entusiasmo. Il suo stomaco brontolava rumorosamente, ma non se ne curò.
  Sua madre era seduta su una delle numerose sedie, e si reggeva la testa con la mano. Ginny le accarezzava i capelli, tentando di consolarla. Ron, seduto di fronte a lei, le mormorava frasi d’incoraggiamento, tentando in malo modo di farla sorridere.
 
«Mamma...», borbottò, avvicinandosi cautamente al tavolo già apparecchiato. Nessuno aveva osato toccare il cibo, però, che iniziava a freddarsi. Il pavimento era ancora cosparso di schegge di porcellana che nessuno si era preso la briga di ripulire. George estrasse la bacchetta e la agitò: i cocci si radunarono immediatamente in un angolo.
  Molly alzò gli occhi lucidi e arrossati, puntandoli in quelli azzurrissimi del figlio. Singhiozzò ancora una volta.
«Fred», sussurrò, tra le lacrime che erano tornate a rigarle le guance.
  Anche Ron rivolse un’occhiata al fratello, e nei suoi occhi George lesse una profonda tristezza. Dovevano essere forti, per la mamma. Non potevano permettersi di crollare, per nessuna ragione, o sarebbe stata la fine.
 
«Io sono George, ma’», mormorò il gemello, armandosi del sorriso più sincero che riuscì a tirar fuori. «Possibile che tu riesca ancora a scambiarci?»
  Molly si alzò, asciugando le lacrime con la manica del pullover. Tirò a sé il figlio, ridendo e piangendo allo stesso tempo. Lo strinse forte, sperando che anche Fred, ovunque fosse, sentisse il calore di quell’abbraccio. E quasi lo percepì, il tocco delicato di una mano sulla schiena, che la confortava e la spingeva ad andare avanti. Doveva lottare, per Bill, Charles, Percy, Ron e Ginny. Per George, che le sussurrava all’orecchio che andava tutto bene. Ed era vero... più o meno.

«Dimenticavo: voi due siete in guai seri. Nessuno distrugge il mio prezioso servizio e se ne va impunito.»

 

 

 

Direi che è proprio il caso di presentarsi. Sono Umiko e, be’, sono nuova del Fandom.
Questa storia è stata un vero e proprio salto nel buio, e necessita di un minimo di note. Come prima cosa, mi scuso per eventuali errori - non tanto di sintassi, quanto di contenuto. Ho iniziato a leggere i libri da pochissimo (sono appena a ‘La camera dei segreti’, che è in fase di ultimazione), quindi per la morte di Fred mi sono basata sulle poche cose che il film lascia intendere. Spero non ci siano dettagli fuori posto, e di non aver strafatto con i caratteri dei personaggi.
Spero vi sia piaciuta, più che altro. Fatemi sapere, critiche e correzioni sono sempre ben accette, purché costruttive.
Alla prossima, dunque. E, magari, vedrò di scrivere qualcosa di un po’ più allegro.

   
 
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