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Autore: Mistryss    04/09/2013    4 recensioni
"Il giovane gatto si appoggiò al davanzale, la coda alzata si muoveva pigramente a destra e sinistra compiendo movimenti circolari, mentre sul volto compariva un sorrisetto furbo.
- Non trovi che sia una splendida notte di luna? – domandò per poi proseguire senza attendere una risposta. – Perché non usciamo a giocare? – le propose.
La gatta sbatté un paio di volte le palpebre, perplessa.
- Cosa? Non ci penso nemmeno!"
Una picola one shot sulla canzone "Ah, it's a wonderful cat life!", basandomi sull'originale e sulla versione di 96neko e Len =D Parla semplicemente dell'incontro fra Len, il randagio, e Gumi, la gatta domestica.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gumi, Len Kagamine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una bella serata estiva, il cielo era sereno; si potevano vedere le stelle brillare assieme alla luna e una leggera brezza rinfrescava l’aria. Una giovane gatta dal pelo candido come la neve era seduta davanti alla finestra aperta di una stanza con lo sguardo rivolto verso l’esterno. All’improvviso, una voce attirò la sua attenzione.
- Guarda guarda che bella micetta abbiamo qua... Hai davvero un gran bel pelo, sai?
Abbassò lo sguardo: in giardino, sotto il davanzale, c’era un giovane gatto meticcio. Nessun collare, pelo sporco e arruffato e qualche graffio sul muso: palesemente un gatto randagio.
I gatti hanno una particolarità: negli occhi gli uni degli altri si vedono antropomorfizzati, mentre agli occhi degli umani appaiono semplicemente come felini.
La gatta aveva l’aspetto di una giovane dai capelli corti color verde prato con un paio di candide orecchie feline sulla nuca e una morbida coda bianca. Indossava un vestito bianco con un giubbino verde scuro a cui aveva abbinato delle lunghe calze bianche e delle scarpette dello stesso colore del giubbino. Il gatto randagio invece aveva le sembianze di un ragazzino biondo con gli occhi azzurri e orecchie e coda di color marrone scuro. Indossava una maglietta marroncina abbinata a un grosso gilet e dei pantaloncini entrambi di una tonalità di marrone più scura. Al collo portava una cravatta gialla, e i capelli erano legati in un piccolo codino.
Il giovane gatto si appoggiò al davanzale, la coda alzata si muoveva pigramente a destra e sinistra compiendo movimenti circolari, mentre sul volto compariva un sorrisetto furbo.
- Non trovi che sia una splendida notte di luna? – domandò per poi proseguire senza attendere una risposta. – Perché non usciamo a giocare? – le propose.
La gatta sbatté un paio di volte le palpebre, perplessa.
- Cosa? Non ci penso nemmeno! – sbottò guardando con sdegno e sospetto il suo interlocutore.
- Come no?! – ribatté lui sconcertato. – Eddai! – insistette. – Vieni! Ci divertiremo!
- Non ti conosco nemmeno, perché dovrei? -
- Perché? – ripeté lui staccandosi dal davanzale mentre il sorrisetto si allargava, e lui alzava il dito indice, assumendo un’aria saccente. – Perché si è gatti una volta sola! Ed è per questo che mi voglio divertire. Tu no?
- Io?
- Già, tu! – le si avvicinò, e mise il dito fra il suo collo e il collare arancione che aveva al collo, tirandolo leggermente. – Però questo collare che indossi sembra imprigionarti, privarti della tua libertà di andare dove vuoi e quando vuoi. – le disse in tono dispiaciuto, quasi come se quel collare fosse segno di un qualche spreco. – Se vuoi... – aprì la bocca, i lunghi canini in mostra si avvicinarono al collo della gatta bianca, che sorpresa per alcuni istanti non riuscì a muoversi: nessun gatto aveva mai osato avvicinarsi così tanto! - ...potrei strappartelo a morsi. – sussurrò sensuale.
La giovane d’un tratto s’irrigidì, un brivido le percorse la schiena, e schifata allontanò il suo corteggiatore spingendolo lontano da sé con le mani.
- S-stai lontano da me! – gli disse cercando di mascherare il suo rossore con un’espressione incollerita. Sospirò cercando di calmarsi, quindi posò il suo sguardo attento sul randagio. – Comunque... dipende da che cosa tu intenda per “divertimento”.
Il biondo sorrise allegro, allargando le braccia quasi a volerle mostrare tutto ciò che si trovava oltre quella finestra.
- Il bello di essere gatti randagi è che tutto può diventare divertente! – spiegò ridendo. – Ad esempio, posso mettermi a dare la caccia ai piccioni!
La verde assunse un’espressione schifata, ma l’altro non la notò e proseguì.
- Oppure posso rubare e mangiare del buon pesce fresco, appena pescato! – le disse. - Le corse che si fanno per sfuggire ai pescatori e al pescivendolo a volte sono un po’ pericolose, - ammise - ma si può dire che rendano poi il pesce più buono.
Ora l’espressione di lei era fra il disgustato e il preoccupato: quella storia delle corse per sfuggire agli umani non le piaceva.
- E mentre gli umani lavorano, si può stare su qualche tetto a rilassarsi e dormire. – concluse con un gran  sorriso.
Uno strano sorriso si fece largo sul volto di lei, che aprì la bocca per parlare, ma fu interrotta nuovamente dal ragazzino, che saltò su a molla come se stesse cercando di prendere un grillo.
- Ah! E poi, se vieni con me ti posso presentare qualche amico! – distese il braccio e indicò oltre il cancello dell’abitazione, davanti al quale la gatta poté notare altre due figure. Uno aveva i capelli lunghi viola legati in una coda, e indossava un kimono color melanzana, l’altro invece li aveva corti e blu, e indossava una t-shirt e una sciarpa azzurra intorno al collo.
Il gatto le porse la mano con un vivace sorriso sulle labbra.
- Avanti, salta giù dalla finestra e vieni con noi! – la invitò.
La gatta sorrise dolcemente, sporgendosi un poco sul davanzale.
- Cielo, sei proprio un gatto testardo, eh? – gli disse affabile. – Certo che hai degli occhi davvero belli, al buio brillano davvero intensamente! – lo adulò, e lui non poté fare a meno di arrossire per quel complimento. – Certo ci metti entusiasmo nelle tue parole, le usi bene, fai sembrare le cose interessanti... – si sporse poco oltre il davanzale con aria complice.
Che l’avesse convinta? Pareva proprio di sì.
- Tuttavia non sono certo così sciocca come credi, e non ci casco. Ragion per cui, stai lontano da me! – gli intimò decisa per poi ritrarsi e chiudere le tende, lasciando il biondo a bocca asciutta.
- Eh?! Ma perché dici così?! Cosa ti ho fatto di male? Anzi! Cosa ci trovi di male nella vita da randagio? – le chiese incalzante, attendendo una risposta da oltre quella tenda rosata.
La sentì sospirare sonoramente, quindi le tende si aprirono e la gatta fece la sua ricomparsa.
- Vuoi proprio saperlo? – domandò. – Come dici tu, si è gatti una volta sola, no? – disse incrociando le braccia. – Beh, è per questo che io voglio farmi accudire e coccolare. – gli spiegò per poi toccare il suo collare. – E questo collare che tu mi vorresti strappare a morsi, - e sottolineò quest’ultima parte con una nota di disgusto nella voce. – è di marca. Probabilmente non ne potresti nemmeno comprendere il valore!
Il randagio la osservò confuso, con l’indice sotto la bocca.
- Marca? Valore? Sono cose che si mangiano? – le domandò innocente.
La giovane si batté la mano sul volto e sospirò: quel gatto era davvero ignorante! Lo osservò dall’altro in basso, e riprese la parola.
- A differenza tua, io sono carina! Invece che del disgustoso pesce crudo, posso mangiare cibo di qualità, e invece che stare a dormire sui tetti, ho un morbido letto tutto per me. – affermò con un sorriso, felice della sua condizione di gatta domestica. – Certo, ogni giorno devo essere lavata dalla testa ai piedi, ma è un piccolo prezzo da pagare in cambio di tutto questo.
Il biondo all’idea del bagno rabbrividì: l’acqua proprio non gli piaceva! La gatta bianca però lo distolse subito dal quel pensiero.
- Per quanto riguarda te, poi! – gli disse puntandogli il dico contro. – Qualcuno da cui tornare ce l’hai? – chiese retorica. – Un giorno potresti anche finire sotto un’auto! – sospirò. – E a quel punto tanti saluti...
Il randagio incrociò le braccia e mise il broncio, guardando dall’altra parte per qualche istante, mentre sulle labbra l’espressione mutava in un sorriso col quale si voltò verso la sua interlocutrice.
- Quanto sei carina! Questo tuo comportamento, forte ma che allo stesso tempo ti spinge a preoccuparti degli altri mi fa impazzire! – le disse adulandola a sua volta. – Sai, sento che mi sto innamorando sempre di più di te.... – affermò tornando a usare quel tono di voce sensuale di prima.
In risposta lei si mise a giocherellare con una ciocca di capelli con un sorrisetto divertito in volto.
- Le tue sono davvero belle parole... sei molto carino a dirlo, ma questo non ti basterà se vuoi conquistare il mio cuore.
E tutte le speranze del povero ragazzo andarono in frantumi. Abbassò il capo, abbattuto e sconfitto e si lasciò andare sul davanzale. Era da tempo che la spiava e osservava da lontano, sognando il giorno in cui sarebbe finalmente riuscito a parlarle. Il momento era finalmente arrivato, e lui aveva cercato di risultare interessante, figo, e magari anche sexy, ma ora come ora date le risposte ricevute gli sembrava di essere un vero idiota. Davvero un bel lavoro. Alzò gli occhi al cielo, osservando le numerose stelle che splendevano nella volta, e dopo alcuni minuti di silenzio, riprese a parlare.
- Sai, ho un sogno. – le raccontò senza guardarla. – Mi piacerebbe andarmene da questa città, un giorno. Vorrei viaggiare fino al Polo Nord per poter vedere l’aurora boreale con i miei occhi. – si voltò verso di lei. – Se tu venissi con me mi farebbe davvero piacere. – le confessò per poi passarsi una mano dietro la nuca, ridacchiando imbarazzato. – Però è un sogno un po’ stupido, non credo si realizzerà mai...
Lei scosse la testa con un sorriso.
- Io non penso che sia un sogno stupido, anzi, è molto bello. – ammise la verde, per poi rattristarsi un poco. – Io a differenza tua non ho uno stile di vita che si possa cambiare tanto facilmente... – spiegò con un sorriso mesto. Ma per evitare di contagiare con quell’atteggiamento anche il suo interlocutore, tornò a sorridere. – E poi, non posso certo lasciare sola quella persona speciale che si prende cura di me!
Uno scintillio comparve negli occhi del biondo, che curioso si avvicinò alla gatta.
- Una persona speciale? Chi è? Chi è? – chiese.
- Non sono affari tuoi! – fu la risposta.
Il gatto brontolò qualcosa come un “va beh, allora me ne vado” e senza aggiungere altro si allontanò attraverso il giardino, interrompendo la conversazione a metà e lasciando alla finestra la gatta, che lo osservò sconcertata.
- Ehi! Ma che fai?! – lo chiamò.
Lui si voltò noncurante.
- Tu che dici? Me ne torno a casa! – per quanto la sua casa fosse la strada. Si allontanò di nuovo, ma la voce della gatta lo fermò nuovamente.
- Aspetta! – lo chiamò. Quando si voltò proseguì. – Non mi hai ancora detto il tuo nome... io sono Gumi.
Per il biondo fu una situazione inaspettata: gli stava chiedendo il nome! Ma lui credeva di non interessarle! Evidentemente si sbagliava, e non poteva essere più felice di così. Abbassò lo sguardo leggermente imbarazzato, quindi rispose.
- Io sono Len.
- Beh Len, che ne dici di venirmi a trovare anche domani? – propose Gumi con un leggero imbarazzo e sciogliendosi infine in un caldo sorriso. – Io ti aspetterò qui.





 

Beeeh, niente. Questa one shot senza troppe pretese è finita, spero vi sia piaciuta! La coppia GumixLen non mi è mai interessata particolarmente, ma questa canzone è bellissima, e alla fine dopo almeno un paio d'anni che la ascolto, non ho resistito a scriverne una fan fic XD
Detto ciò, qualunque consiglio e/o critica (purché educata) è sempre ben accetta!

  
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