Storia partecipante al contest "Il miglior personaggio maschile"
Autore: nica89
(_Nica89_ su efp)
Fandom: Hunger
Games
Rating: giallo
Pacchetto/i scelto/i: 3-
un personaggio muore, 18- un personaggio
si sacrifica per qualcuno
Note dell'autore: La
storia è stata
ispirata dalla canzone Reach for me now, soprattutto per quel che
riguarda
l’ultima parte della one-shot. Questo è il link
con il testo della canzone e il
video. http://lyricstranslate.com/it/cirque-du-soleil-reach-me-now-lyrics.html
Fino
alla fine
È
strano come i cattivi presagi si avverino sempre. È da
questa mattina che
un’insistente sensazione m’invade e mi stringe il
cuore. Certo, le fogne di
Capitol City non sono un luogo che ispiri chissà quali
pensieri positivi, ma
quello che provo va ben al di là della ragionevole paura che
deriva dalla
nostra situazione attuale.
Stiamo
scappando da un branco d’ibridi, non ho tempo per permettermi
di pensare a cosa
potrebbe succedere se qualcuno rimanesse indietro, sono troppo
concentrato nel
mettere il più velocemente possibile un piede davanti
all’altro senza far
scattare qualche trappola, per poter pensare ad altro.
Un
bagliore dorato si staglia improvvisamente davanti a noi. Vedo Katniss
continuare la sua corsa e d’istinto la strattono
all’indietro, verso di me, per
impedirle di rimanerne vittima. Per Messalla, invece, non
c’è scampo e noi non
possiamo fare nulla, se non rimanere immobili ad osservarlo, mentre il
fascio
di luce lo corrode lentamente.
Sento
alle mie spalle qualcuno che preme per farci muovere. Nella confusione,
sento
la voce di Peeta che ci esorta a non fermarci. Nonostante il
depistaggio, il
ragazzo ha ragione: non possiamo fare più niente per il
nostro compagno, e non
abbiamo tempo per la compassione, se vogliamo uscire da
quest’inferno.
Rapidamente
aggiriamo il raggio letale, ma ad attenderci c’è
uno squadrone di pacificatori.
Mi volto per guardare indietro e trovo la conferma ai miei timori:
siamo
bloccati tra loro e il baccello Tritacarne. Non abbiamo tempo di
pensare a una
soluzione alternativa, possiamo solo aprire il fuoco contro i soldati
di
Capitol City.
Quando
riusciamo a farne fuori una buona parte, qualcosa prende il loro posto,
o
meglio, li travolge, per poter arrivare al loro vero obiettivo:
Katniss.
Dobbiamo uscire da queste fogne, se vogliamo avere anche solo una
speranza di
poter portare avanti la nostra missione. Freneticamente riusciamo ad
aggirare
il baccello e iniziare la nostra fuga verso la superficie; ci infiliamo
in uno
stretto cunicolo, attraverso il quale arriviamo a un ballatoio che
sovrasta la cloaca
principale.
Con
gli ibridi alle calcagna non possiamo permetterci di riorganizzare le
file e
coprire la ritirata, così iniziamo a sparare contro gli
ibridi. Grazie alle
frecce di Beete, Gale riesce a far saltare il ponte, offrendoci qualche
secondo
di vantaggio, ma è difficile sperare che il fiume di liquami
possa ostacolare
questi mostri, creati col solo obiettivo di uccidere Katniss, e tutti
quelli
che li separano dal loro fine. Anche se fondamentale,
l’esplosione del ponte
non è sufficiente.
Sento
la voce di Gale ordinare di ritirarsi. Forse è troppo tardi,
forse abbiamo
sprecato troppo tempo prezioso a cercare di uccidere questa invenzione
di
Capitol City. È qui che mi rendo conto che non riusciremo a
rivedere tutti la
luce del sole.
Volto
la testa per vedere chi sta ancora coprendo la fuga e mi accorgo che
Katniss
sta continuando a scagliare frecce nei corpi degli ibridi.
«Katniss, sali!» le urlo, ma lei sembra non
riuscire a reagire ai nostri
comandi.
«Peeta, Cressida, portatela via!» grido ancora e,
fortunatamente, i due mi
danno ascolto.
Dover
affidare la vita della Ghiandaia Imitatrice a Peeta non è la
scelta più sicura,
ma sembra che il ragazzo sia il più lucido tra tutti noi,
nonostante tutto.
Vedo Gale voltarsi, per controllare che Katniss sia sulla scaletta e
che stia
effettivamente risalendo in superficie. È un attimo, un
istante di troppo per assicurarsi
che lei sia al sicuro; gli basta questa breve esitazione per essere
colpito
dagli artigli di uno degli ibridi.
Infilzo
il mio tridente nel corpo di quella creatura, già fiaccato
da diversi colpi di
fucile, uccidendolo. Gale sanguina, ma riesce a rimettersi in piedi e
continuare a lanciare frecce che colpiscono i vari bersagli.
So
che quello che sto per fare mi condannerà, ma se
c’è ancora qualcuno che può
aiutare Katniss a porre fine a tutto questo è proprio lui.
Se lui dovesse
morire qui sotto, lei crollerebbe e neppure la sua sete di vendetta
potrebbe
darle la forza di continuare. Così, mi faccio forza e
pronuncio la mia condanna
a morte:
«Gale,
sali».
«Cosa?» mi domanda, sorpreso da
quell’ordine. Forse si aspettava di dover
resistere ancora, prima di poter salire, o forse aveva già
accettato il fatto
di sacrificare la sua vita in questa fogna.
«Vai, Gale, qui ci pensiamo Homes ed io».
Lo
vedo annuire. Non dice nulla, ma so che ha capito che il nostro
è un addio. Lo
leggo nei suoi occhi, nel momento di esitazione che lo fa tentennare,
poi corre
verso la scaletta.
Poco
distante da me Homes sta soccombendo, lo sento dalle grida di dolore
che hanno
iniziato a riempire l’angusto spazio nel quale ci troviamo.
Continuo a cercare
di allontanare gli ibridi, ma questi sono sempre più
numerosi e si avvicinano
molto più rapidamente, adesso che il nostro fuoco offensivo
si è ridotto al
minimo. Sento la voce di Gale sbraitare un ordine, ma non mi concedo il
lusso
di capire a chi sia rivolto. Chiunque ne sia il destinatario non si
sarebbe
dovuto trovare su quei pioli.
Sento
le urla di Homes cessare e capisco di essere rimasto solo. Non sono
preparato
al dolore che provo, mentre gli artigli di un primo ibrido raggiungono
la mia
gamba, lacerandomi la divisa e strappandomi brandelli di carne.
So
già quello che sta per succedere e so che il mio destino
è segnato: non ho
scampo. La scelta più facile sarebbe quella di aprire il
taschino della divisa,
cucito all’altezza della spalla, e ingoiare il “Morso della notte”, di sicuro
mi risparmierebbe molte sofferenze,
ma scelgo di non farlo. Come un folle mi avvento sull’ibrido
che mi ha
attaccato e con tutta la disperazione che ho in corpo lo colpisco,
lottando
disperatamente per rimanere in vita.
Un
secondo ibrido si unisce al precedente, sento i miei colpi perdere
forza mentre
gli artigli e i denti dei due mostri trovano la mia carne con sempre
maggior
facilità. Ormai è finita, lo sento, ma non voglio
che sia la disperazione
l’ultimo mio ricordo.
Il
mio pensiero corre a te ed io mi ci aggrappo con tutte le mie forze,
mentre un
terzo ibrido mi tira indietro la testa. È la fine, lo so. Mi
limito ad
attendere il colpo finale, ma tutto mi sembra sospeso in un tempo
esageratamente dilatato. Annie, amore mio, dove sei? Ho bisogno di te,
vorrei
stringere le tue mani, così calde rispetto alle mie ora, non
questo tridente
che ha portato solo morte.
Poi,
ti vedo, meravigliosa nel tuo abito da sposa verde. Annie, dove stai
andando?
Ti prego, non scivolare via da me, non lasciare che la tempesta ti
porti via.
Parlami, ho bisogno di sentire la tua voce. Vedo le tue labbra muoversi
e i
tuoi occhi pieni di lacrime. Non piangere amore mio, sei sempre stata
tutta la
mia vita, tutto quello di cui avevo bisogno, e adesso sono tuo. Lo
sarò per
sempre, finalmente libero di amarti.
T’imploro
ancora di rimanere con me, mentre con le dita asciugo le lacrime che
hai
versato. Tu stringi la mia mano nella tua. Tra le tue braccia sento
arrivare il
morso che mi toglie la vita, ma non fa male. Adesso siamo sulla sabbia
del
nostro distretto, col sole che ci illumina e il rumore delle onde che
ci culla.
Sono stanco, Annie, chiudo gli occhi mentre tu vegli sul mio sonno e
tutto si
fa buio e silenzioso.