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Autore: LORIGETA    10/03/2008    19 recensioni
Una storia d'amore complicata ...troppi dubbi, troppa la differenza d'età, troppi i divieti di Gohan ...come finirà?
Se vi piacciono gli inghippi ...leggete!!!
La testa piena di pensieri, le labbra socchiuse; non poteva negare che quel ritmo di lavoro gli prosciugava ogni briciola del suo tempo.
Si trovava imprigionato in una gabbia dorata mentre in cuor suo desiderava solo riacquistare la libertà, di poter assaporare l’aria umida di quella giornata. Si trovò di fronte al riepilogo della sua vita e tirò un respiro profondo, aveva più di trent’anni ed era maledettamente solo.
Genere: Romantico, Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Pan, Trunks
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Libertà, amore e vari casini.

 

 

La voce imperiosa del sangue saiyan quel giorno gli induceva una sorta di agitazione; il ricordo sbiadito degli anni trascorsi a lottare per difendere l’amato pianeta pungeva nella carne e lo rendeva malinconico.
Chi era adesso Trunks Brief? Cos’era diventato? 
Quasi a beffa delle sue nobili origini, sedeva ugualmente su un trono. Impeccabile, governava un’importante multinazionale e possedeva cumuli di denaro; stava facendosi strada in ogni campo. Ormai la Capsule Corporation non aveva concorrenti e le azioni erano salite ai massimi storici. 
Come diavolo era riuscito a farsi intrappolare in quel modo? Imprecò.    
Quella giornata lavorativa sembrava non dovesse terminare, avere lo scettro del comando l'opprimeva e stava diventando un peso insopportabile. Gli occhi cristallini fissavano le pagine dell’agenda spalancata sul ripiano di mogano; ben presto avrebbe dovuto presiedere ad una riunione con il consiglio d’amministrazione e dopo v’era ancora un incessante susseguirsi di impegni.
Ecco cos’era diventato: un perfetto attore, costretto a recitare una parte che non gli confaceva e a dispensare sorrisi e strette di mano.
Il presidente scostò la sedia bruscamente per sollevarsi, appoggiò una mano sul bordo della scrivania, poi abbassò il capo lasciando ricadere i capelli sul viso. Era esausto.
La testa piena di pensieri, le labbra socchiuse; non poteva negare che quel ritmo di lavoro gli prosciugava ogni briciola del suo tempo. Si trovava imprigionato in una gabbia dorata mentre in cuor suo desiderava solo riacquistare la libertà, di poter assaporare l’aria umida di quella giornata. 
Si trovò di fronte al riepilogo della sua vita e tirò un respiro profondo, aveva più di trent’anni ed era maledettamente solo. Le donne non finivano mai di stupirlo, ma anche di deluderlo; non avrebbe mai amato una delle tante che aveva conosciuto, pronte a giurare il falso pur di riuscire ad impalmarlo.
Il giovane si voltò e scrutò serio la vetrata e la frenesia di fondersi con l’azzurro del cielo lo indusse a compiere una scelta irrazionale. Era il momento di godersi una scintilla di vita a scapito di tutti, doveva pensare, per una volta, solo a se stesso.
Con un movimento rapido sfilò l’elegante doppiopetto e lo gettò sul pavimento con una punta di stizza, poi si liberò della cravatta e sbottonò il colletto della camicia. Non stava più nella pelle, ma cercò di frenare l’entusiasmo che gli accendeva il cuore, facendolo tornare bambino.
Si sistemò una ciocca dei capelli color lavanda dietro all’orecchio e accennò un sorriso, la finestra luccicante rifletteva la sua immagine sempre più vicina.
“Oggi voglio staccare da tutto e godermi la libertà.”
Era proprio quello di cui aveva bisogno: gettarsi fra le braccia del firmamento, gioendo per l’esaltazione del momento ritrovando se stesso.
Volava senza incertezza, ben deciso ad allontanarsi il più possibile. La grande capitale lasciata alle spalle era scomparsa, il paesaggio sottostante si stava tingendo di verde e gli donava una piacevole sensazione; il suo sguardo seguiva il corso serpeggiante del fiume e, più distante, intravvedeva le cime dell’imponente catena dei Paoz.
Quello stato di stupefazione che provava lo ripagava della sua decisione; quella visone pittoresca non si poteva descrivere con semplici parole, poiché lo lasciava a bocca aperta: il cielo e le montagne si sfioravano e sembravano amalgamarsi.
Trunks arrestò la sua corsa e una luce intensa s’accese nei suoi occhi azzurri e profondi nel bearsi della vista della verdeggiante radura, che richiamò quei ricordi che gli avevano lasciato solchi profondi nella memoria.
Improvvisamente, gli parve di vedere due bambini saltellare nei prati, rincorrersi ed ingaggiare un combattimento; ridere, scherzare spensierati e lontani dalle problematiche della vita.
Lui e Goten, seduti in riva al ruscello nella luce del crepuscolo, a parlare del domani. Non sembravano trascorsi anni, bensì solo giorni.
Il presidente ingoiò a fatica prima di discendere con lentezza, deciso ad esaudire il suo bisogno di solitudine; posò i piedi sull’erba, chiuse gli occhi e, senza fretta, restò a farsi accarezzare dalla brezza.

*****

Pan aggiustò la casacca della tuta, fradicia di sudore.
Era reduce da un estenuante allenamento, che l’aveva vista impegnarsi al limite delle proprie forze.
Stava tornando verso casa; in qualche modo avrebbe dovuto svolgere i compiti per l’indomani. Procedette a passo sicuro nella foresta, ma fu distratta da una percezione e sbarrò gli occhi.
“Trunks? E’ impossibile, cosa ci fa qui?” era stata colta alla sprovvista e le parve di essere assalita da un brivido.
Le sue guance divennero paonazze e le gambe si mossero con slancio verso il punto da dove sentiva giungere la sua aurea. Impiegò pochi minuti, ma le parvero un’eternità: lo sentiva sempre più vicino e il cuore le arrivò in gola.
Rimase paralizzata quando lo vide.
Per descriverlo avrebbe dovuto far uso di aggettivi superlativi; il sole sfiorava la sua pelle levigata, la camicia sbottonata mostrava una muscolatura possente, i lunghi capelli scendevano sulle sue spalle larghe.
Avrebbe potuto conquistare  il cuore di qualsiasi donna anche solo con uno sguardo. 
“Trunks…” la voce gli risuonò alle spalle, facendolo voltare con un lieve stupore. Non s’era accorto dell’arrivo della giovane Son e sul volto si aprì un sorriso radioso. Lei temette di svenire.
“Pan, ciao …non ti ho sentita arrivare. A dire il vero, pensavo che fossi andata a Satan City per allenarti in palestra.”
Era stata una stupida a sbucare così dal nulla. Avrebbe potuto restare nascosta e spiarlo a piacimento; lui le piaceva oltre l’immaginabile da parecchi anni e, ultimamente, doveva far ricorso a tutto il sangue freddo per mostrarsi indifferente.
“Ciao Trunks. Beh oggi ho preferito allenarmi qui, nessun posto è meglio dei Paoz. Da anni sono abituati ad assistere alle esibizioni di potere dei Son.” sospirò con rammarico.
Le mancava da morire suo nonno e poteva ancora sentire il grande dolore provato nel momento in cui lo aveva visto scomparire, sulla groppa del drago Shenron, conscia che fosse un addio.
“Stai pensando a Goku, vero?” Pan si meravigliò. Com’era possibile che riuscisse a leggerle nei pensieri? Come faceva ad anticipare sempre le sue parole? Quante doti straordinarie celava Trunks Bief?
“Sì, mi manca tanto. Vorrei rivederlo, anche solo una volta…” lui le prese la mano e la guidò fino alle labbra, baciandola con tenerezza.
Le ferite erano ancora aperte in entrambi, avrebbe voluto vederla sorridere, meritava di essere felice, la piccola Pan.
“Sei come una sorella per me....”  mormorò, le voleva molto bene e mostrava di essere protettivo come un fratello maggiore, ma lei risentita fece un passo indietro, stravolta da un tumulto di emozioni.
“Lasciami, non toccarmi!” era riuscito a farla innamorare perdutamente e, prima o dopo, la verità sarebbe saltata fuori, non riusciva più a dominarsi, non davanti a lui.
“Pan scusami, non intendevo far nulla di male. Era un solo gesto affettuoso.” rimase sbalordito dalla reazione incomprensibile di lei.
“Già, è questo il punto: tu mi consideri solo una sorella, un bambina. E non capisci, non capisci niente!” rispose decisa, nonostante il cuore colmo d’amore avrebbe voluto prenderlo a schiaffi: non le bastava l’affetto, ormai.
“Cos'è che non capisco? Spiegati…” pensò a quel giorno, tanti anni prima, quando erano partiti verso l’ignoto alla ricerca delle sfere. In effetti ora la monella irriverente era diventata una bella ragazza: i lunghissimi capelli corvini le incorniciano il volto, dove due gemme dai riflessi nocciola spiccavano sotto le ciglia scure.
Il presidente ebbe un sussulto: aveva captato un devastante dolore e, quel dolore, gli parve gli venisse trasmesso.
Voleva abbracciarla, chiederle che cosa la tormentasse, doveva comprendere il significato delle sue parole.
“Io ... io ti amo tanto Trunks. Ecco, sei contento? Soddisfatto? Mi sento solo ridicola e tu ... tu fatti pure una risata: è quello che mi aspetto.” la paura s'insinuò in lei per la prima volta nella vita. Paura che la consolasse dicendole che non era niente d'importante, ma solo una cotta passeggera.
 Trunks, però, rimase ammutolito; non faceva un solo movimento, mentre guardava i suoi occhi accecati dal pianto.

 

 

Continua …

 

Wew ciao ^^ prometto di non dilungarmi  troppo con questa fic …sarò veloce!!XD

La dedico a miacaracara e a Lisa ^^ le ringrazio per l’interesse dimostrato nel leggere le mie piccole storie, per le loro recensioni che mi fanno sempre spuntare il sorriso e mi ripagano delle ore passate a scrivere i miei sogni, davanti al pc.   

Grazie ^^

 

Aspetto il parere di voi lettori…mi interessa molto il vostro giudizio, non siate timidi! ^_-

 

Ciao  da  LORIGETA ^^

  
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