1. Due sorprese

Quando Romano aveva aperto la porta, era rimasto spiazzato.

Per la cronaca, lui si aspettava di tutto ed era pronto a tutto.
Papà arrivato prima, Alfred che non aveva niente da fare e doveva rompere i coglioni ai vicini, qualcuno che aveva sbagliato indirizzo (da mandare a fanculo immediatamente), un alieno che voleva chiedergli cortesemente di seguirlo nella sua navicella spaziale, Babbo Natale che finalmente si rendeva conto di aver sbagliato regalo e portava quello giusto o, perché no, un pomodoro gigante che si sarebbe pelato da solo e avrebbe dato al piccolo Roma qualcosa da mangiare che sapeva meglio delle lasagne congelate che gli propinava continuamente Papà.
E invece no.
Davanti a lui c'era l'unica persona che non pensava neanche lontanamente di vedere, almeno non fino a Pasqua.
Mamma.
"Che cazzo ci fai qui?"
La Mamma aveva arricciato le labbra guardando Romano"Chi ti ha insegnato questi vocaboli?"
"Papà" ridacchiò il bambino " e adesso posso anche fare maratone di Dragonball e non fare i compiti"
"Bello sapere che uno dei miei figli sta crescendo come un barbaro"
"Che ci fai qui?"
La Mamma s'illuminò in un bellissimo sorriso.
Ecco, non ho neanche spento la tv, pensava Romano trascinato in giardino dalla Mamma.
Magari era lei che voleva rapirlo, altro che alieni. Mamma vuole la collezione completa ed anche se Feliciano è un pezzo da collezione, con Romano al suo fianco vale il doppio.
Due gemelli, si sa, attirano l'attenzione.
Doveva essere che quello non era il giorno di Romano, o che il ragazzino dovesse mettere un po' la testa sulle spalle e decidere cosa era per lo meno un po' realistico e cosa no.
Diciamo che quel giorno Romano ebbe due sorprese.
La prima era che il Nonno, ossia, non il Nonno, la cagnolina del Nonno, Olimpia, aveva avuto due cuccioli.
In realtà erano tre, ma ai tempi a Romano non importò molto delle pratiche legali e dei documenti di quei cuccioli.
"Tu come chiamerai il tuo?" chiese Feliciano accarezzando il suo cucciolo, che aveva una macchia sull'occhio destro.
"Non lo so" rispose Romano arricciando il naso "Forse Puzzola? No, magari lo chiamo Goku, forse è meglio Super? Non lo so" e il suo cucciolo, con una macchia bianca sull'occhio sinistro, lo leccava sulla guancia, scodinzolando.
"Io penso che il mio lo chiamerò Roma, così, quando mi sentirò solo a Torino penserò a mio fratello e alla città in cui sono cresciuto."
Romano aggrottò le sopracciglia, smettendo di accarezzare il cucciolo.
Torino?
La seconda sorpresa era questa.
Niente regali di Natale in ritardo, niente gite spaziali, niente rapimenti.
Una perdita.
La perdita di suo fratello, che prima non lasciava mai il suo fianco, neanche quando i genitori avevano divorziato si erano allontanati così tanto, grazie all'aiuto del Vecchio e della scuola che frequentavano insieme. Lo stesso fratello che ora se ne andava.
"Buon viaggio, allora" borbottò, prendendo il suo cucciolo, spaventato dal brusco cambio di atmosfera, e chiudendosi in casa.