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Autore: s_smile    04/09/2013    4 recensioni
Sappiamo tutti che alla fine della guerra Haymitch è ritornato alla sua villetta nel distretto 12, ma che fine ha fatto Effie? L'ha seguito, ovviamente. E lui non sembra esserne molto contento, anche se..
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Spunti di conversazione.



 
 
Il dito e mezzo di liquido ramato all’interno del bicchierino dal fondo spesso avrebbe potuto anche far la muffa o trasformarsi in una svolazzante libellula color arcobaleno e gli occhi di Haymitch non si sarebbero spostati nemmeno per sbaglio. Erano troppo impegnati a sbirciare con perplessità la donna che sedeva al suo fianco sul divano di pelle scura, accompagnati da un cipiglio degno dell’uomo di Neanderthal con tanto di ruga marcata sulla fronte. E mentre la mano che reggeva ancora il piccolo bicchiere compiva in modo involontario un movimento circolare continuato – degno di un veterano di bevute – la sua bocca restava secca e le labbra leggermente piegate verso il basso. Si poteva credere che i pensieri che affollavano la sua mente fossero di natura impegnativa ed estremamente complessa, invece le uniche parole che l’ex mentore riusciva a ripescare dal fondo del suo lobo temporale formavano un disperato – quanto patetico - “Perché a me!?”
La domanda era più che lecita, se si considera il fatto che nessuno metteva più piede in casa sua da almeno una ventina d’anni e tutto ad un tratto si era ritrovato a dare asilo ad una schizoide maniaca del controllo. Non che gli desse fastidio proprio la sua presenza in particolare, ma Haymitch non poteva certo definirsi un tipo socievole. Forse l’unica persona con cui avesse mai scambiato qualche parola di cortesia era stata Ripper, e solo perché gli procurasse del liquore puro e dolciastro, non quella specie di alcol etilico annacquato che rifilava agli altri clienti del Forno. Alle condizioni della sua abitazione, invece, non aveva mai badato. Ecco il motivo per cui, quando Effie Trinket aveva insistito per andare a trovarlo - qualche mese dopo la fine della guerra -, lui si era ritrovato i timpani completamente sfasciati grazie ad incessanti e striduli gridolini schifati di quella donna. Gridolini che lei gli regalava ad ogni passo che muoveva in casa sua. Un “Oh mio Dio!” di qua, un “Sento che sto per svenire.” di là, oppure uno sporadico “Ma che diamine ci fanno i calzini sporchi nella credenza!?”, o altre idiozie del genere. E da quel giorno se l’era ritrovata fra i piedi in continuazione, lei e la sua stupida iniziativa di rimettergli la casa in ordine. Ed eccoli lì, poche settimane dopo, seduti sul divano che Effie aveva fatto appositamente rifoderare.
Haymitch sospirò profondamente, affondando in quella scomoda seduta e puntando lo sguardo sul bicchiere. Bere era l’unica cosa che poteva aiutarlo in quel momento, anche perché ancora non aveva capito il motivo per cui quell’irritante confetto con la parrucca fosse rimasto lì nonostante casa sua non sembrasse più la sede di un bordello. “Bah, si sarà affezionata ai due ragazzi.” rifletté buttando giù con un sorso tutto il rum ed avvertendo subito dopo quel familiare bruciore alle tonsille. Ma i suoi occhi tornarono involontariamente su Effie, la quale da almeno una mezzora teneva una piccola enciclopedia tascabile aperta di fronte al naso con aria – forse troppo - concentrata. Chiederle delle spiegazioni era l’ultima cosa che avesse in mente di fare, ma se non l’avesse smossa in qualche modo da quella trance le sarebbero spuntate le radici! E poi chi l’avrebbe schiodata più da lì? A quel pensiero la lingua gli si sciolse involontariamente. «Si può sapere cosa stai facendo con quel coso?» sbottò, massaggiandosi la fronte con la mano libera. La donna alzò appena gli occhi dalla sua lettura con un’espressione interrogativa, forse rendendosi conto solo in quel momento di essere in compagnia. Appena scorse la figura di Haymitch accanto a lei raddrizzò la schiena e fece sfoggio di un sorriso soddisfatto. «Cerco spunti di conversazione da usare stasera alla festa.» rispose con la voce più alta di due toni per l’eccitazione. «Non vorrei far fare brutta figura a Peeta perché non riesco ad intrattenere gli ospiti!» proseguì, quasi rimbeccandosi da sola per quell’imperdonabile mancanza. «Oh, credimi, anche se aprissi bocca la situazione non migliorerebbe.» scherzò lui, e sul suo volto – sbarbato accuratamente per l’occasione, ma non certo per sua volontà – si disegnò un piccolo ghigno beffardo. Ma, purtroppo per il suo sarcasmo così studiato, Effie proseguì a parlare per nulla turbata, quasi non avesse sentito lo sprezzante commento. «Solo che mi serve qualche aiuto. Non ho la minima idea di quali siano gli argomenti di cui la gente parla volentieri qui!» concluse con il volto corrucciato. «Rilassati dolcezza, o ti verranno le rughe sulla fronte.» la punzecchiò nuovamente, ritrovandosi a soffocare una risatina quando scorse un velo di terrore sul volto della donna. Ma l’intramontabile contegno della Trinket si fece largo a gomitate e, sistemandosi un ricciolo azzurrino sfuggito alle mollette, l’ex accompagnatrice tornò alle sue letture. «Non posso perdere tempo in chiacchiere, Haymitch. La festa è tra poche ore e devo anche avere il tempo di prepararmi.» esclamò piccata, congedandosi dalla conversazione. «Oh, sta’ tranquilla, semmai non trovassi nulla in quel libro puoi sempre iniziare a parlare della nuova linea di cosmetici sul mercato.» commentò lui, ma stavolta oltre al sarcasmo si coglieva una punta di rassegnazione. Aveva capito che la lista di intenzioni di Effie comprendeva tutto meno che sloggiare di lì. Meglio munirsi di altro alcol, allora.
Fece per alzarsi dal divano quando uno squittio indignato gli trapassò i timpani come una lama di coltello. «Ma che cosa credi!? Che io sia solo una stupida donnetta amante dei trucchi?» le mani della donna avevano lasciato ricadere il libro sulle sue cosce per stringersi attorno ai fianchi, nella tipica postura di una mamma che sgrida il proprio bambino. «Per tua informazione ho frequentato una delle migliori scuole di formazione a Capitol City e sono in grado di intraprendere conversazioni su qualsiasi argomento, al contrario di un certo zotico ubriacone e maleducato che si esprime a grugniti e monosillabi!» Oh, questa poi! Quanto poteva essere irritante quella donna? Haymitch gettò il capo all’indietro sul divano, in piena esasperazione. «Certo, saranno tutti molti interessati a teorie scientifiche su quanto il verde ramato risalti i tuoi occhi.» sputò, meravigliandosi lui stesso di quanto suonasse aspro il suo tono. «Tanti auguri.» concluse, per poi sbattere violentemente il bicchiere di vetro sul pregiato tavolino di mogano e andarsene. Giunse in cucina a grandi falcate e gli riuscì per miracolo di ritrovare la sua bottiglia di scorta di cognac tra tutte quelle tazzine colorate e contenitori di biscotti. Altri regali indesiderati di quella pazza inceronata. Tolse il tappo di sughero coi  denti e si attaccò direttamente alla bottiglia. Tracannò tutto il contenuto, dimenticandosi anche che avrebbe dovuto respirare tra un sorso e l’altro, dopodiché si pulì le labbra con la manica, accompagnando il gesto con un sonoro rutto. Adesso poteva dirsi davvero soddisfatto: aveva dato finalmente una lezione a quella scocciatrice dopo settimane di assillo e si era pure premiato con del cognac di ottima qualità. Ora mancava solo una bella dormita per chiudere in bellezza.
Si avviò verso il corridoio, raggiungendo il fondo della scalinata che portava alle camere da letto, ma, mentre stava per mettere un piede sul primo gradino, un rumore sconosciuto raggiunse le sue orecchie. Si bloccò all’istante e restò in ascolto. Riconobbe un singhiozzare soffocato, quasi impercettibile, ma non per lui che aveva affinato l’udito agli Hunger Games. Incuriosito, si affacciò alla porta del salotto, attento a non farsi vedere, e scorse Effie - ancora seduta sul divano - con il libro abbandonato sulle cosce, la testa china ed una mano premuta sulla bocca. Era scossa da lievi singhiozzi e sembrava quasi non emettere alcun rumore. In quel momento – senza fermarsi ad identificare lo strano peso piombatogli sul petto - Haymitch si sentì in dovere di fare qualcosa. Raggiunse silenziosamente la donna e le si sedette accanto. «Effie..» iniziò, esitando alcuni istanti per far si che la frase seguente sembrasse il più convincente possibile. «Mi dispiace di aver fatto quelle battute, ma era solo per ridere, non dicevo sul serio.»  Non male, ma poteva fare di meglio. «Io..» si sforzò di proseguire, ma si interruppe quando la Trinket prese a sventolare una mano in aria per zittirlo. Poi si frugò nella manica a sbuffo, tirandone fuori un piccolo fazzoletto di stoffa con il quale tentò di pulire il trucco leggermente sbavato. Haymitch la guardava senza emettere un fiato, riflettendo che, nonostante ne fossero successe tante, quella era la prima volta che la vedeva piangere.
Dopo aver tirato su col naso un paio di volte, la donna si decise a parlare. «Haymitch, ti sembro davvero così superficiale?» Domanda semplice – quasi stupida, dato che la risposta era ovvia per entrambi – ma fu il tono da lei usato a suscitare nell’uomo una reazione inaspettata. Un tono affranto, spaventato dalla risposta che sarebbe presto arrivata, ma insieme speranzoso che non fosse quella che lei si aspettava. E quando Effie Trinket sollevò il viso nella sua direzione, Haymitch scorse sotto tutto quel trucco, la parrucca ed i vestiti sgargianti una donna vera, fragile e timorosa come in fondo sono tutte le donne. Fu proprio per questo che respinse la risposta che il suo cervello aveva prontamente formulato. «No, Effie, non lo sembri affatto.» disse, rivolgendole un mezzo sorriso che sembrava stranamente sincero.



Angolo autrice:

Buon pomeriggio! Allora, è il mio primo tentativo di scrivere su Haymitch ed Effie e sinceramente non so se sia ben riuscito. Non è di certo la mia storia migliore - la mia beta mi ha detto che, per esempio, i dialoghi sembrano un po' forzati ecc. - ma ho deciso di postarla ugualmente per farmi tirare un po' di pomodori addosso. Credo che questa cosa possa definirsi una Haffie implicita, ma potrebbe benissimo non esserlo... dipende dai punti di vista.
Come sempre vi invito a recensire per farmi sapere cosa non vi convince. Sono pronta a qualsiasi critica (basta che sia educata e motivata) al fine di migliorare. 
Ah, ultima cosa: per gli amanti della Everlark ho due one-shot piene di fluff che potrebbero farvi scappare un sorriso! Se volete passate alla mia pagina autore.
Grazie di aver letto!

S. ;)
   
 
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