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Autore: distantmemory    04/09/2013    3 recensioni
Ed ora eccolo lì, a fissare il suo riflesso e quello di Alexander, il quale era vestito – e truccato – dietro di lui, supino sul letto, ignaro di tutto ciò che lo Stregone aveva architettato.
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Magnus e Alec || Commedia romantica
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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White dress



Magnus si passò un’ennesima volta la mano piena di glitter tra i capelli. Okay, ora sì che era abbastanza… colorato. Non aveva mai capito perché in un avvenimento tanto importante, un avvenimento che avrebbe dovuto portare gioia e felicità, i due diretti interessati dovessero vestirsi di bianco e di nero. Non c’era modo migliore di esprimere la propria contentezza attraverso i colori, no?
Sorrise davanti allo specchio osservando gli abiti che indossava. Non era mai stato così felice con Camille. C’era qualcosa, in Alec, che lo rendeva diverso da tutte le altre persone che aveva conosciuto, che aveva frequentato, a cui aveva rivolto anche una semplice parola. Magnus non si era posto alcun problema a lasciar andare la vampira o ad allontanarsi da Woolsey, ma non era riuscito a star lontano dal Cacciatore per più di tre settimane.
Ed ora eccolo lì, a fissare il suo riflesso e quello di Alexander, il quale era vestito – e truccato – dietro di lui, supino sul letto, ignaro di tutto ciò che lo Stregone aveva architettato.
Magnus si voltò verso lo Shadowhunter e gli si avvicinò, poi gli scoccò un lieve bacio sulla bocca. La tentazione di mordergli, leccargli, torturargli le labbra era tanta, ma quel giorno decise di non farlo. Decise di non farlo per il proprio bene. Infatti, fin da quando quell’idea gli era balenata nella testa, si chiedeva quale sarebbe stata la reazione di Alec. Quasi lo temeva, quasi aveva paura di ciò che avrebbe detto una volta che si sarebbe svegliato, ma ormai doveva essersi abituato ai suoi giochetti, ai suoi modi di dimostrargli l’affetto che provava per lui.
Girò intorno al letto e uscì dalla camera, chiudendo la porta silenziosamente. Lo Stregone, in realtà, odiava che Alec si svegliasse tardi quando dormiva da lui, ma non per il fastidio, certo che no, ma perché voleva passare più tempo possibile con lui, giocando, scherzando, parlando, infastidendolo, guardandolo mentre arrossiva e balbettava per un suo complimento. Non voleva sprecare il proprio tempo perché sapeva che quello del Cacciatore diminuiva ogni secondo di più, e finalmente Magnus aveva deciso, e quel giorno gli avrebbe riferito tutto quanto. Ovviamente, solo dopo che Alec gli avrebbe fatto la ramanzina per come l’aveva conciato, ma poi sarebbe andato tutto come sempre: Magnus gli avrebbe risposto ironicamente, Alec lo avrebbe sgridato ancora una volta, Magnus gli avrebbe fatto un complimento e Alec avrebbe cominciato a dire cose senza un filo logico e sarebbe finito tutto con un bacio.
Lo Stregone sorrise a quei pensieri mentre era già arrivato in cucina. Se non fosse stato per la macchinetta del caffè, il loft sarebbe stato inaspettatamente silenzioso. Di solito in quella casa non vi erano altri suoni che la voce arrabbiata o stupita o spaventata di Alec, le canzoncine strampalate di Magnus e parole di qualche lingua antica e sconosciuta, sempre provenienti dalla bocca di quest’ultimo.
Prima che Magnus potesse bearsi ancora qualche secondo di quel raro silenzio, il rumore di passi pesanti che si dirigevano verso la cucina gli fece capovolgere lo stomaco. Ma quando Alec fece la sua comparsa, Magnus non poté far altro che scoppiare in una fragorosa risata. Stette lì, piegato in due dalle risate per molti, troppi secondi, mentre il Cacciatore batteva freneticamente una sua scarpa con il tacco sul pavimento, che non faceva altro che rendere le cose più divertenti.
Quando lo Stregone finì di ridere – o meglio, si sforzò di farlo, ma avrebbe potuto continuare per qualche oretta – lo guardò con un ghigno sul volto.
«Sembri davvero una sposa isterica in questo momento, lo sai?» disse Magnus, facendo cenno con il mento al continuo tacchettio della scarpa di Alec.
Quest’ultimo gli puntò contro un dito guardandolo minaccioso. «Tu ora mi spieghi cosa significa tutto questo!» sibilò. Se non lo avesse conosciuto, probabilmente lo Stregone sarebbe stato intimorito dal Cacciatore, ma sapeva che le sue minacce si limitavano a qualche parola ostile, nulla di più.
«Sei davvero carino vestito in quel modo.» Magnus fece finta di non averlo sentito. Era davvero divertente guardare Alec mentre si metteva a braccia conserte e spostava lo sguardo da un angolo all’altro della stanza con le guance rosse per l’imbarazzo, ma ora lo era ancora di più con quel lungo vestito bianco che toccava a terra e il velo che aveva spostato dietro alla sua testa in malo modo, scombinandogli ancora di più i capelli. Magnus fu tentato di avvicinarsi a lui e di spostargli una ciocca che gli ricadeva davanti ad un occhio blu dietro l’orecchio.
«Perché… quando hai fatto tutto ciò? Hai usato un incantesimo? Non è possibile che tu mi abbia conciato in questa maniera senza che me ne accorgessi.» disse Alec, indicando con un dito il suo viso ricoperto di glitter ovunque, persino sulla bocca. Aveva dell’eyeliner dorato sulle palpebre e sotto gli occhi, e le labbra brillavano luminose a causa del lucidalabbra rosa. Probabilmente, quando lo avrebbe baciato, Magnus avrebbe sentito il sapore della fragola di esso.
«No, non ho usato altro che le mie mani, e tu ti sei limitato a bofonchiare parole incomprensibili per tutto il tempo, come al tuo solito.»
Lo Stregone gli si avvicinò, incurante del fatto che il caffè stesse straripando dalla macchinetta. Quando fu abbastanza vicino ad Alec gli prese le mani, e finalmente quest’ultimo si decise a guardarlo.
«Bé, cosa significa tutto questo?» chiese, poi spostò lo sguardo sugli abiti di Magnus. «Perché tu indossi la camicia, la cravatta, i pantaloni? Perché siamo vestiti da sposo e sposa? E soprattutto, perché sono io la sposa?» continuò, non senza una punta di rabbia.
Magnus sorrise e anche lui guardò il lungo abito bianco che Alec indossava e i quelli bianco e neri che aveva lui. Decise di non dire al Cacciatore che sarebbe potuto sembrare davvero una sposa e che l’unica differenza erano i capelli. Invece, prese il mento del ragazzo tra l’indice e il pollice e lo alzò, e fissò i suoi occhi dalla pupilla verticale in quelli color del mare dell’altro, nel quale avrebbe potuto sprofondare.
«Vuoi sposarmi?» sussurrò sorridente.
Alec sgranò gli occhi e balbettò qualcosa, poi decise saggiamente di stare in silenzio e si limitò a guardarlo a bocca aperta.
«Da una domanda mi aspetto una risposta, Alexander.»
Alec deglutì e si morse un labbro. Mise la sua mano su quella di Magnus e la spostò dal suo viso delicatamente.
«Come potrei dirlo ai miei genitori, Magnus?»
«Voglio prima una risposta, poi a questo ci penseremo dopo.»
Alec continuò a torturarsi il labbro inferiore mentre si guardava altrove. Probabilmente stava pensando che, se avesse accettato, il loft in cui si trovava sarebbe diventato la sua casa, la sua unica e vera casa. Di nuovo, era solo la macchinetta a rompere il silenzio imbarazzante che si era creato, ma finalmente il Cacciatore decise di parlare.
«Sì.» bisbigliò, tanto piano che Magnus si chiese se non se lo fosse immaginato. «Sì, lo voglio.»
Il sorriso di Magnus si allargò e abbracciò forte Alec, il quale, un po’ titubante, ricambiò l’abbraccio, ma poi mise le proprie mani sul petto dello Stregone e lo allontanò gentilmente.
«I miei genitori vorranno una spiegazione per tutto questo.»
Magnus non si mosse e continuò a guardare il suo interlocutore sorridente. «Noi ci amiamo, è questo tutto ciò che conta, e se loro non vorranno… bé, lo faremo contro il loro volere.»
Alec rise debolmente e scosse il capo. «Non hai capito.» disse, mentre giocava con i bottoni della camicia di Magnus e cercava di non guardarlo negli occhi. «Come possiamo spiegargli questo?» chiese, enfatizzando sull’ultima parola e indicando il suo vestito. Lo Stregone arricciò le labbra. Fa sempre così quando sta cercando la soluzione ad un problema, pensò Alec, e prima che Magnus potesse aprir bocca l’altro lo precedette.
«Io so come.» disse, sorridente. No, non era un sorriso, bensì un ghigno, forse il primo ghigno che Magnus vedeva sul volto del Cacciatore. «Sarai tu ad indossarlo.» continuò, indicando l’abito.
Magnus alzò un sopracciglio e lo guardò sorpreso. Si sarebbe aspettato qualunque cosa, ma non che gli cedesse il suo vestito. Ma forse se lo sarebbe dovuto aspettare. Non glielo stava cedendo, gli stava ordinando di indossarlo al posto suo. Quindi sorrise e gli prese una mano ed osservò lo smalto multicolore che aveva dipinto sulle sue unghie mentre dormiva.
«Ad una condizione.» puntualizzò lo Stregone. Alec sospirò, ma annuì con il capo. «Dovrai levarti il vestito davanti a me.» disse ghignando.
Il Cacciatore lo guardò confuso. «Non capisco perché…» cominciò, ma poi si interruppe. La sua bocca divenne una linea sottile e il suo sguardo diventò da soddisfatto ad accusatorio. «Fammi indovinare.» disse guardandolo. Il suo tono sembrava anche divertito. «Sotto questo vestito non ho più niente, vero?»
Magnus rise e gli circondò la vita con le braccia. Posò le sue labbra su quelle dello Shadowhunter e, nel frattempo, lo prese in braccio. Si diresse verso la camera da letto continuando a baciare Alec, o almeno cercava di farlo, poiché i due non riuscivano a smettere di ridere dalla felicità.
   
 
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