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Autore: Tellie    04/09/2013    1 recensioni
«Per una ragazza come te, stare da sola è un peccato,non credi?» un ragazzo le sussurrò questa frase direttamente all'orecchio,facendola rabbrividire.
«Perchè, tu sapresti rimediare?» alzò un sopracciglio,divertita.
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«Quando me l'avresti detto che saresti venuto con lei?» sbottai irata.
«E tu, invece? Quando mi avresti detto che uscivi con mio fratello?» incrociò le braccia al petto.
«Chi diavolo sapeva che fosse tuo fratello!» alzai gli occhi al cielo.
«Non si sente che è irlandese? Dio!»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.


Ogni giorno alle 17:48 Niall Horan entrava in camera coperto dall'accappatoio azzurro, in ciabatte e con un asciugamano verde a frizionargli i capelli umidi. La sua stanza era colorata di uno strano verde trifoglio, e dello stesso colore era il copriletto, il tappeto, la poltrona girevole della scrivania e un paio di scarpe. Teneva un mini frigo sopra al comodino di fianco al letto verde, ogni tanto durante il pomeriggio sgranocchiava qualcosa e la sera, quando si metteva a guardare un film, tirava fuori una delle numerose birre irlandesi che teneva al fresco e se la gustava lentamente.
Questi erano piccoli dettagli che Kimberly aveva ormai imparato a notare quando guardava attraverso la finestra del biondo.
L'appartamento in cui viveva si trovava proprio davanti al palazzo in cui alloggiava il ragazzo, e si ritrovava a contemplarlo quando non aveva niente da fare oppure quando non lo osservava da troppo tempo. Non si conoscevano come due familiari, si salutavano quando si incontravano a buttare la spazzatura -Kimberly aveva imparato giorno e ora alla quale Niall andava al cassonetto e ne approfittava bellamente- e si davano il buongiorno o la buonasera quando scendevano di casa nello stesso momento.
«Io devo ancora capire perchè non gli hai chiesto di uscire.» Savannah si rigirò la cannuccia fra le dita.
«E' fidanzato, te l'ho detto un milione di volte.» replicò Kimberly, finendo la sua Pepsi.
Kimberly sapeva anche quello: la sua ragazza era mora, liscia, gli occhi marroni ed il fisico minuto, e da quanto poteva vedere quando le cadeva l'occhio in camera di Niall la domenica pomeriggio, constatava che il ragazzo ne fosse veramente preso.
«E poi a me non piace.» si ritrovò a difendersi, giocando con il bicchiere.
«Sì, certo, ed io ho i capelli blu fosforescente.» la prese in giro l'amica, castana fiera.
«Saresti capace di farteli, però.» constatò la prima.
«Non è questo il punto.» le puntò contro la cannuccia gialla.
«E tu non puoi sempre avere ragione.» ribattè Kim.
  
**

Quasi un sabato al mese Kimberly usciva con le sue amiche -Savannah e Alexa- e andava in un locale, il quale, per far divertire i suoi clienti, organizzava una serie di feste a tema nelle quali chi partecipava doveva adoprare un travestimento, tanto per movimentare un po' la serata.
Era un locale chiamato 'The Shining Drink',e si ergeva su tre piani: il piano terra, nel quale si poteva tranquillamente bere un drink ed era come la 'parte bar soft', al primo piano c'era la vera e propria festa, una stanza enorme con tanto di dj, un piccolo angolo bar, dei divanetti sparsi qua e là, una stanza per i bagni, e al secondo e ultimo piano vi erano una serie di camere matrimoniali arredate con il minimo indispensabile -un letto, un comodino, una o due mensole e una libreria- affinchè i clienti potessero divertirsi in pace.
Il tema di quella sera era una festa in maschera, con tanto di abito elegante e maschera elaborata, perciò le tre si erano preparate per tutto il pomeriggio ed erano andate al locale con la macchina di Alexia -l'unica che avesse la patente, ma ancora per poco, Kimberly ci stava lavorando-, salendo direttamente al primo piano tramite la scala esterna. La stanza era molto affollata, e nonostante i costumi ottocenteschi, i balli erano quelli del ventunesimo secolo, fatti di strusciamenti osceni, movimenti di bacino e pugno in aria.
Dopo essersi scolate il primo drink -ma non l'ultimo- della serata -come d'abitudine-, si andarono a mischiare con tutta quella gente, perdendosi di vista dopo pochi secondi -come sempre-: Alexa faceva avanti e indietro fra la pista e il bar, portandosi dietro qualche ragazzo; Savannah adorava ballare, perciò se ne stava lì in mezzo, e quasi sempre dei ragazzi le si affiancavano per ballare con lei; Kimberly mandava occhiate a destra e a manca, e aveva deciso che finchè non avrebbe visto degli occhi e un fisico mozzafiato, avrebbe rifiutato qualsiasi avances di qualsiasi ragazzo.
«Per una ragazza come te, stare da sola è un peccato, non credi?» un ragazzo le sussurrò questa frase direttamente all'orecchio, facendola rabbrividire.
Non l'aveva ancora visto, dato che gli dava le spalle, ma era pronta a mandarlo via, se non le sembrava attraente con il costume per la festa e la maschera. Una volta voltatasi, si dovette ricredere: i capelli biondi erano raccolti in una cresta, il fisico le sembrava abbastanza promettente, le labbra avevano un bel colore, e gli occhi la lasciarono completamente senza fiato, così azzurri.
No, non l'avrebbe mandato via.
«Perchè, tu sapresti rimediare?» alzò un sopracciglio, divertita.
«Potresti venire con me.» propose lui, mordendosi il labbro inferiore.
«Devo vederci il doppio senso?» domandò lei, avvicinandosi alla figura del ragazzo.
«Se non vuoi no, ma ti converrebbe.» ammise.
Un attimo dopo erano mano nella mano, a correre -letteralmente- verso il secondo piano, in una delle stanze libere -la 21,esattamente-,spintonando chiunque intralciasse il loro cammino -Savannah stava per chiederle se sapeva dove fosse Alexa, ma la ignorò completamente- per non ritardare ciò che le loro menti stavano ipotizzando sarebbe successo.
Un uomo sulla quarantina stava davanti alla porta che li avrebbe condotti al piano superiore: frugò in un cestello di paglia, ne estrasse un timbro ed eseguì una sorta di tatuaggio sulla mano di entrambi, il ventuno stampato al centro della mano. Una volta ottenuta la chiave, poi, il biondo trafficò con la porta prima di buttarsi a capofitto sulle labbra di Kimberly, la quale desiderava ardentemente sentire se erano morbide come immaginava; la fece scontrare con la schiena contro la porta, tirando giù la cerniera e facendole scorrere l'ampio vestito lungo il corpo. Con indosso solo la biancheria, la mora scalciò il vestito verso il muro e spinse il biondo sul letto, iniziando a togliergli la giacca dorata e la camicia bianca con il quale si era travestito.
Non si erano scambiati nessuna parola -non ancora, perlomeno-, forse perchè la foga del momento non era ancora finita. Il biondo tirò fuori dalla tasca un preservativo, che la ragazza prese subito e gli sistemò, una volta fatti volare sul pavimento pantaloni e boxer verdi - seriamente, ma non aveva altri colori?
Si scambiarono un bacio tutt'altro che casto -fatto di occhi aperti, scontro di denti e morsi-, in cui lui non sapeva più dove mettere le mani. Avevano tenuto la maschera ancorata alla faccia, non che non avessero avuto il tempo di togliersela, ma perché era un must della serata era quello di non togliersela mai, finchè non si avesse messo il piede fuori dal locale.
Perciò, tassativamente, maschera addosso, la quale ogni tanto danneggiava la perfezione del bacio, perché graffiava le guance del biondo – quella di Kimberly aveva delle paillettes fastidiose.
Il ragazzo, non contento della sottomissione -per quanto lo eccitasse, e si poteva vedere benissimo- portò Kimberly sotto di sè e -privandola della sua biancheria che era diventata pressochè inutile- entrò in lei, la quale si ritrovò a gemere parole senza senso -se avesse saputo il nome del biondo, avrebbe detto quello ma, dannazione, non gliel'aveva chiesto- dopo poche spinte.
Il ragazzo usava il lenzuolo come punto d'appiglio, per non cadere sopra di lei, e Kim attanagliò la schiena di lui -che avrebbe dovuto starsene coperta per cinque giorni buoni- e i suoi capelli, usandoli ogni tanto per spingere il viso verso il suo, e far scontrare le loro labbra per un bacio. La foga del momento andò via solo quando l'orgasmo li travolse entrambi, costringendoli ad una respirazione più normale.
Il corpo del biondo riportava una schiena distrutta, tre morsi sul petto e un piccolo succhiotto alla base del collo, mentre la ragazza si ritrovava con una serie di succhiotti sparsi per tutta la parte alta del corpo -fra petto e collo, ne aveva più o meno cinque o sei, quello stronzetto si era divertito-.
Kimberly si ritrovò a respirare affannosamente, ostruita dal corpo del ragazzo ancora sopra al suo, stringendo i capelli biondi fra le dita della mano destra, un ginocchio alzato e lo sguardo rivolto al soffitto. Una volta regolarizzati i respiri, entrambi cercarono alla cieca –la luce era spenta- i loro indumenti, per poi indossarli alla velocità della luce.
«Allora, ci vediamo in giro, Kim?» il biondo le lasciò un bacio sulle labbra.
Non fece in tempo a chiedere «come fai a sapere il mio nome?» che il biondo si era già volatilizzato.




 

non ho idea del perchè io sia qua a pubblicare questo prologo.
avevo l'idea, avevo già pronto il capitolo, eppure non sapevo cosa fare.
l'ho modificato, perchè alcune piccole parti non mi convincevano del tutto, e spero che possa piacere.
non martoriatemi, non uccidetemi e non mandatemi maledizioni.
fatemi solo -se vi va- sapere cosa ne pensate, perchè così ho un'idea
di che cosa fare, se continuare o se mandare tutto all'aria.
twitter: @xjoshsdrums
   
 
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