Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: ladyvampiretta    04/09/2013    6 recensioni
Tra le fialette del Pensatoio di Silente, Harry ne trova una che lo colpisce particolarmente: Contiene alcuni ricordi dei suoi genitori...
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La battaglia di Hogwarts era finita, avevano vinto.

"Sì, ma a quale prezzo?" Harry non riusciva a non pensare a tutte le vittime innocenti morte nello scontro con Voldemort e i suoi Mangiamorte.

I sorrisi delle persone scomparse come Fred, Colin, Lupin, Tonks gli affollavano la mente, scontrandosi con l'ultimo ricordo che aveva di loro. Era impossibile non pensarci.

Mentre saliva le scale del castello, evitando le macerie e cercando di ignorare le macchie rosse scuro che bagnavano il pavimento, Harry arrivò nel punto più alto del castello.

Aveva la spada di Grifondoro stretta al petto.

Non sapeva perché, ma sentiva che doveva riporla nella teca dell'ufficio di Silente.

"E' quello il suo posto" pensò, fermandosi incerto davanti al gargoyle di pietra. La statua era stata lesionata in più punti. Rappresentava un imponente grifone, ma parte dell'ala destra era a pezzi sul pavimento e il becco era scheggiato.

Harry rimase un attimo fermo davanti alla statua, titubante. Strinse ancora la presa sull'elsa, nervoso.

Il gargoyle sembrò animarsì all'improvviso.

Gli lanciò un'occchiata ricca di compassione e, senza dire una parola, la statua balzò con poco entusiasmo di lato, scoprendo una piccola scala a chiocciola.

« Grazie » gli sorrise il ragazzo, ma il gargoyle sembrava tornato ad essere una statua inanimata.

Hary prese un bel respiro e cominciò a salire i gradini.

Ad ogni passo, sentiva il cuore martellargli nel petto, quasi fino a fargli male. Quando poi raggiunse la porta dell'ufficio del Preside, perse un battito. Appoggiò la mano sulla porta di legno e la spinse piano. Questa si aprì, cigolando.

Era una stanza circolare, ampia e accogliente. Niente sembrava cambiato da quando c'era stato l'ultima volta con il professor Silente. I ninnoli e i molti strumenti che Harry aveva visto al suo secondo anno erano ammucchiati sulla destra, ma c'erano tutti. Piton aveva lasciato perfino il trespolo di Fanny, la fenice di Silente volata via alla sua morte. La scrivania di legno del preside era ancora lì, intatta.

Alzò lo sguardo e vide che, insieme ai ritratti dei Presidi precedenti, c'era anche quello di un uomo anziano, dalla barba incredibilmente lunga e bianca, dal dolce sorriso.

« Harry... caro ragazzo » gli sorrise Silente, dal suo quadro.

Il Prescelto sobbalzò. Dopo anni, faceva ancora fatica a ricordare che i "dipinti magici" parlavano e se ne andavano a spasso di cornice in cornice.

« Buongiorno » mormorò il ragazzo. Gli sembrava così strano parlare con l'uomo che più di tutti lo aveva capito e gli era stato accanto in tutti i suoi anni ad Hogwarts. Nella sua mente, comparve l'immagine dell'ex preside, sdraiato malamente sul prato del castello... come una bambola di pezza gettata in terra.

Prese un bel respiro e gli mostrò la spada « Sono venuto per rimettere questa nella teca ». Silente gli sorrise, comprensivo « Il futuro preside del castello te ne sarà grato ».

Lievemente imbarazzato, il ragazzo diede le spalle al Preside e aggirò con cautela la scrivania. Si alzò sulle punte e ripose la spada di Grifondoro nella teca posta dietro ad essa.

La lama luccicò fiera nella luce del tramonto che irradiava riflessi rossicci sul castello.

"E anche questa è fatta" sospirò.

« Oh, Harry, c'è una cosa che ti dovevo dire » disse il Preside sorridendo.

Il ragazzo si voltò di scatto, incuriosito.

Silente puntò l'indice verso la scrivania.

« Se aprì il secondo cassetto, dovrebbe esserci una lettera che ti ho scritto tanto tempo fa... mi sono sempre riproposto di dartela, ma la tua vita è stata una tale avventura che non me la sono sentito di caricarti ulteriormente sul piano emotivo » .

La figura di una donna, alta e spigolosa, entrò nel quadro di Silente e gli sussurrò qualcosa all'orecchio, in evidente disappunto.

L'ex preside fece una mezza risata e seguì la donna. Prima di uscire dalla cornice, si rivolse un'ultima volta al ragazzo.

« Scusami Harry, ma Sir Cadogan vuole iniziare un duello con la Signora Grassa... dice che ha "offeso il suo nome", devo proprio andare » e senza attendere una risposta, sparì dal quadro.

Harry rimase lievemente turbato dalle parole dell'uomo che più ammirava.

Cosa poteva esserci scritto nella lettera di tanto importante?

Si avvicinò cautamente alla scrivania e aprì il secondo cassetto. Nel piccolo spazio c'erano un paio di piume e delle boccette d'inchiostro. Poco più sotto, c'era una busta beige. Harry la tirò fuori e la esaminò attentamente. Sulla busta non c'era scritto niente. Con la curiosità a mille, il ragazzo tirò fuori la lettera dall'incarto. Spostò la sedia vicino alla scrivania e vi ci si sedette, pronto a leggere quella missiva.

Era scritta con la caligrafia elegante di Silente.

 

Mio caro ragazzo,

se non ti ho dato questa lettera di persona, ti chiedo di perdonarmi. Non era mia intenzione nasconderti quanto segue, ma evidentemente mi vergognavo profondamente del mio gesto. Gesto che spero tu possa apprezzare. Nel tuo primo anno al castello, hai assaporato le dolcezze dello specchio delle brame dove, tu stesso, mi hai detto di vedere i tuoi genitori. Come ben sai, lo specchio mostra ciò che più vogliamo nel profondo del cuore. Le cose che vorrei dirti sono tante, ma non sono un grande amante dei discorsi a senso unico, quindi non mi dilungherò oltre.

La notte che Voldemort distrusse la tua famiglia, io ero andato a Godrics Hallow per poter riconsegnare il mantello dell'invisibilità a tuo padre, James Potter. Al mio arrivo, quello che vidi era una casa ridotta in macerie... chiamai Hagrid perché ti portasse a Privet Drive, mentre io cercavo qualche indizio su ciò che era accaduto a Voldemort. Notai che solo un piccolo scaffale era sopravvissuto alla sua furia di distruzione. Era un angolo che i tuoi genitori ti avevano interamente dedicato. C'erano delle tue foto, i tuoi peluche. Una cosa però attirò maggiormente la mia attenzione: una piccola provetta. Dopo un breve esame, notai che essa conteneva dei ricordi. Tornato al castello, tra un festeggiamento e l'altro per la dipartita del Signore oscuro, ebbi il tempo di poter osservare cosa contenesse la piccola fiala. Mi vergogno profondamente per la mia malsana curiosità... non avrei dovuto.

Quello che la provetta conteneva, era destinato a te. Mi dispiace di essermi intromesso e ti chiedo di perdonarmi.

Comunque, ho conservato quei ricordi e li tengo con molto riguardo. È giunto il tempo che tu ti riprenda ciò che ti appartiene di diritto.

Aprendo l'armadio del pensatorio, troverai sul lato destro una provetta etichettata con il tuo nome.

Fanne buon uso.

 

 

Harry si rigirò la lettera tra le mani. Non c'era scritto altro.

"Silente in imbarazzo?" si domandò mentalmente il ragazzo. Gli risultava difficile immaginarsi un uomo come Silente con le normali... reazioni dei "comuni mortali".

Come in trance, Harry raggiunse l'armadio del pensatoio e, con le mani tremanti, lo aprì.

La prima cosa che notò, fu la bacinella di roccia scura poggiata su un ripiano. Il liquido al suo interno era denso e grigio.

Alzò lo sguardo e passò in rassegna le tante fiale che Albus Silente conservava.

Improvvisamente, ne notò una nascosta dalle altre. La cosa che lo colpì, fu una piccola etichetta bianca che sporgeva oltre le fiale.

Allungò il braccio e tirò fuori la provetta. La esaminò attentamente. Era più piccola delle altre, ma il liquido al suo intenso era argentato e brillante. Sull'etichetta c'era scritto il suo nome, con la calligrafia di Silente. Harry Potter.

Con il cuore che gli batteva forte, il ragazzo tolse il tappo dalla fialetta e versò il contenuto nel pensatoio. Il liquido cominciò a vorticare frenetico nella bacinella nera, fino a formare un piccolo vortice. Trattenendo il respiro, Harry si sporse, pronto ad immergersi nel ricordo.

 

Con una capriola nel vuoto, Harry atterrò in un piccolo e accogliente salotto. Si guardò intorno a vide dei divani dai colori vivaci, dei quadri che rappresentavano il mare e diversi mobili con foto – la metà delle quali si muovevano.

Su una poltrona verde mela, c'era una donna. Evidentemente c'era qualcosa che la turbava, perchè non faceva altro che tormentarsi le mani.

Al ragazzo bastò un'occhiata per riconoscerla. La donna era sua madre, Lily Evans Potter.

Era bellissima con i morbidi capelli rossicci che le incorniciavano il viso a cuore. Gli occhi (uguali ai suoi) erano due pozze verdi. Indossava una camicia bianca a mezze maniche e dei pantaloni chiari di flanella.

"Mia madre era bellissima" pensò orgogliosamente Harry.

Quando l'aveva riconosciuta, gli si era stretto il cuore. Trovarsi in quella casa, la sua casa, era un'esperienza meravigliosa e triste allo stesso tempo.

Avrebbe voluto abbracciarla, dirle che, qualunque fossero le sue preoccupazioni, le avrebbero affrontare insieme, come una vera famiglia.

Ma quello era solo un ricordo di sua madre ed Harry non poteva interagire in alcun modo con quello che succedeva. Era un fantasma, un semplice spettatore.

Lily era molto ansiosa, non la smetteva di lanciare occhiate furtive all'orologio al muro.

Improvvisamente, qualcuno suonò al campanello della porta.

Harry seguì sua madre per sapere chi fosse.

James Potter comparve sulla soglia. Sembrava un modello nel suo completo scuro.

Harry riconobbe i capelli corvini e scompigliati del padre. Aveva ereditato da lui quella massa scura. Quando i suoi genitori si abbracciarono amorevolmente, il cuore di Harry ebbe un balzo. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter essere stretto dai suoi genitori, qualsiasi cosa pur di vivere quel momento con loro.

« Ciao tesoro, mi sei mancata » disse James, sfiorando le labbra della moglie con un dolce e tenero bacio.

« Anche tu » rispose Lily, sfiorando i capelli corvini del marito.

Le si leggeva in faccia che qualcosa non andava.

James la guardò di sottecchi mentre si slacciava la cravatta.

« Amore, c'è qualcosa che devi dirmi? » chiese, preoccupato.

Harry si avvicinò ancora di più ai suoi genitori per poter sentire meglio.

Lily lo aiutò con la cravatta, sorridendo imbarazzata.

« Grazie » sorrise James « Non sai quanto odio indossare queste cose! »

Harry sorrise. Aveva già visto suo padre da giovane e di certo quell'abbigliamento stonava un po' con il suo fare ribelle.

Lily sospirò.

« James, siediti... » e così dicendo, prese la mano del marito e lo condusse nel salotto.

Il marito, titubante, la seguì senza dire una parola. Il ragazzò, però, vide delle piccole gocce di sudore imperlargli la fronte.

Si sedettero entrambi sul divano verde mela e Lily prese la mano di James tra le sue. La strinse piano.

« Sono incinta » mormorò con gli occhi lucidi. James rimase a bocca aperte dallo stupore e anche Harry spalancò gli occhi.

Di certo, la notizia lo aveva colto di sorpresa.

Poi, tutto d'un tratto, James prese il volto della moglie tra le mani e cominciò a baciarla, trasportato da un eccesso di felicità.

« Non potevi darmi notizia più bella! » esclamò. Saltò in piedi e Lily lo seguì, con gli occhi che le brillavano.

James la prese in braccio e cominciò a farla girare.

« Saremo genitori! » disse ancora, entusiasta « Saremo genitori! »

E in quel momento, il cuore di Harry scoppiò di felicità. Dal sorriso dei genitori, si sentì amato come mai prima d'ora. Sentiva l'amore dei genitori anche se loro non potevano vederlo.

O almeno, non ancora.

Il calore dei genitori lo investì come un'onda del mare e Harry rimase lì, a guardare Lily e James festeggiare per la nuova, futura nascita.

 

Il ricordo cambiò, anche se la stanza era sempre la stessa. L'unica differenza era che il salotto, prima semplice e funzionale, era riempito di giocattoli e oggetti per i bambini. Su un tavolino era anche appoggiato un brutto vaso violaceo.

Lily entrò nel salotto dalla cucina adiacente, leggermente arrabbiata.

« Ma guarda che disastro! » esclamò ad alta voce « Ma perché Sirius gli ha regalato una scopa? »

James la aiutò a sistemare il salotto « E' il padrino, ha deciso di viziarlo! » rispose, comprensivo, abbozzando un sorriso.

Lily rise. La sua era una risata argentina, cristallina « Più di quanto non facciamo già noi? » disse, prendendo in mano una macchinina giocattolo rotta.

Tirò fuori la sua bacchetta e, agitandola in modo elegante, la riparò.

Poi, qualcosa attraversò il salotto come un fulmine. Harry abbassò istintivamente la testa, anche se comunque qualsiasi cosa fosse lo avrebbe di certo attraversato.

« Ma cosa diavolo... » cominciò a dire, ma non fece in tempo a finire la frase che un bambino sulla scopa ripassò a tutta velocità, sfiorandolo.

« Harry! » lo rimproverò Lily « Ti prego tesoro, niente corse sulla scopa in casa! ».

Prese un bel respiro e cercò di calmarsi.

« Scusami » mormorò Harry del futuro. Sapeva che sua madre non poteva sentirlo, ma aveva sentito il bisogno di chiederle scusa per tutti i casini che il suo io-da-piccolo combinava.

Il piccolo Harry sfrecciò nuovamente in salotto, diretto verso la cucina. Urtò con la scopa il vaso violaceo. Questo cadde in terra e si frantumò in mille pezzi.

« No, Harry! » si lagnò la donna, chiandosi per esaminare il danno.

James la raggiunse e le si accucciò vicino.

« Va beh, tanto era un brutto vaso... » ridacchiò, ma Lily non sembrava dello stesso avviso.

« Era un regalo di Petunia » borbottò, tirando fuori la bacchetta. Stava per ripararlo ma si fermò.

« Sarebbe tanto brutto se lo lasciassi così? Effettivamente era proprio butto » mormorò. Si morse il labbro, indecisa.

James scosse la testa « No, per niente, anzi, faresti un favore alla comunità » e così dicendo, trascinò nella risata anche la moglie.

« Tanto poi tua sorella non viene mai qui e non lo saprà mai » le fece l'occhiolino.

« Questo è poco ma sicuro » aggiunse Harry grande. Sua zia, Petunia (la sorella di Lily) odiava tutto quello che riguardava il mondo della magia e non avrebbe mai permesso a suo figlio Dudley (su cugino) di entrare in qualche modo in contatto con la famiglia Potter.

Il piccolo Harry volò per l'ennesima volta nel salotto dove c'erano i suoi genitori. Si sbilanciò un po' troppo e cadde dalla scopa, proprio in braccio a sua madre.

Lily, sorpresa di tritrovarselo tra le braccia, lo strinse forte e gli baciò la fronte.

« Sei proprio pestifero, lo sai? » e tutta la famiglia ridacchiò, felice di quello stralcio di quotidianità.

 

Ad Harry sembrava un sogno poter vedere i suoi genitori. I loro ricordi rappresentavano la famiglia felice che aveva sempre sognato.

 

Il paesaggio cambiò ancora. Questa volta, però, la stanza non era il salotto, ma una camera da letto. Le pareti erano dipinte di un celeste chiaro, la stanza era piena di giocattoli, di peluche e una scopa giocattolo giaceva in un angolo, abbandonata.

James si passò una mano tra i capelli, confuso.

« Dai Harry, esci fuori! » sussurrò, chinandosi per guardare sotto il letto « La mamma si arrabbierà se non scendiamo a cena »

Anche Harry cominciò a cercare la sua "versione infantile" nella piccola camera, ma del bambino nemmeno l'ombra.

« A tavola! » urlò sua madre con voce dolce dal piano di sotto.

« Avanti piccolo » supplicò in modo giocoso James « Guarda che se non esci fuori, dico allo zio Sirius si non portarti più sulla moto! »

Niente da fare, il piccolo Harry non ne voleva sapere di uscir fuori.

James cominciò a guardarsi intorno. Il bambino sembrava essersi dileguato nel nulla.

Si udirono dei passi sulle scale.

Harry diciassettenne si sporse dalla stanza e vide sua madre, con l'espressione confusa sul volto, dirigersi verso di loro.

Si fece involontariamente di lato per farla passare.

« James, perché non scendete? » chiese al marito.

James abbozzò una risata « Ehm... ecco... il fatto è che... » guardò la moglie, incerto « Credo di aver perso Harry ».

Lily sbiancò « Che vuol dire che l'hai perso? »

James si passò per l'ennesima volta le mani tra i capelli « Beh, ecco... volevamo farti uno scherzo, così gli ho messo su il mantello dell'invisibilià, poi è arrivato un gufo da Lupin, ho lasciato per mezzo secondo Harry da solo e... non so dove si è cacciato » si affrettò a raccontare il marito.

Ad Harry sembrò che sua madre potesse svenire da un momento all'altro.

« Hai perso tuo figlio? » sillabò, con gli occhi ridotti a due fessure.

« Beh, tecnicamente è in casa »

Improvvisamente, si sentii come un piccolo grugnito provenire dal box. Tutti i presenti, Harry incluso, si sporsero per vedere cosa fosse, ma all'interno non c'era niente.

Niente che si potesse vedere.

Lily sfiorò il nulla all'interno del box, finché la sua mano non incontrò qualcosa. Sorridendo, afferrò delicatamente quel qualcosa e lo fece sciovolare via. Il piccolo Harry dormiva lì, sotto il mantello dell'invisibilità.

Era un mantello perlaceo, sottile, che Harry conosceva bene. Sorrise nel vederlo. Nei suoi anni ad Hogwarts si era rivelato davvero molto utile.

Ripensò alle sue "passeggiate notturne" per il castello con i suoi due migliori amici, Ron e Hermione. Quante ne avevano passate...

Il mantello aveva coperto il piccolo Harry che dormiva supino e tranquillo nel suo piccolo box.

Lily sorrise, guardandolo con amore.

« Come c'è finito lì dentro? » borbottò James, avvicinandosi a sua moglie.

Lei scosse la testa « Non ne ho proprio idea »

James la abbracciò da dietro e insieme a Lily, rimase a guardare con un sorriso il figlio tanto amato.

 

Harry si ritrovò seduto nello studio di Silente. Era tornato al presente.

Lanciò un'occhiata al pensatorio. Aveva già nostalgia dei ricordi dei suoi genitori.

Aveva provato sulla sua pelle il loro amore ed Harry non ne poteva essere più felice. Se fosse stato per lui, però, non ne sarebbe mai uscito, beandosi all'infinito di quello stralcio di vita con i suoi genitori. Era qualcosa che aveva vissuto ma che non ricordava.

"Essere amati è la cosa più bella al mondo" pensò con un sorriso amaro, mentre si rialzava in piedi. Il sapere che tutto quello che aveva visto non era altro che un ricordo lo rattristava. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter vivere con loro.

"Chissà come sarebbe stata la mia vita se i miei genitori fossero ancora vivi" pensò distrattamente.

Dalla porta della Presidenza, comparve Ron sulla soglia.

« Eccoti finalmente! » esclamò, accaldato.

Harry lo guardò « Dobbiamo andare » sussurrò con l'espressione indecifrabile sul volto prima di cominciare a scendere le scale. Il ragazzò annuì e si preparò a seguire il suo migliore amico.

Attraversò la stanza e si fermò sulla soglia.

Prese la maniglia della porta e si fermò un momento ad osservare un'ultima volta la stanza.

« Addio mamma e papà » sussurrò, chiudendosi l'ufficio del Preside alle spalle.

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Questa è la mia prima One-Shot nel fandom di Harry Potter. Questa piccola storia è nata così, all'improvviso, mentre stavo scrivendo il capitolo di un'altra storia xD

Spero vi piaccia! Fatemi sapere cosa ne pensate!

Un abbraccio,

Ladyvampiretta

 

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ladyvampiretta