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Autore: _Branwen_    04/09/2013    1 recensioni
“In cuor mio la mia risposta è una sola e la so bene. Voglio solo che tutto questo finisca, che tutto sparisca e si perda nei flutti del fiume che scendiamo e non scendiamo, simbolo di costante mutare e divenire”. Una piccola storia in due capitoli con un personaggio di mia invenzione che si ritrova a dialogare e a confrontarsi, in una particolare circostanza, col suo preside ed eroe, Wolverine.
Buona lettura.
Genere: Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Blackbird.


The willow it weeps today
A breeze from the distance is calling your name
Unfurl your black wings and wait
Across the horizon it's coming to sweep you away.
It's coming to sweep you away”.


Immedesimarsi negli animi della gente spesso è difficile, forse addirittura quasi sempre, se devo essere onesta fino in fondo con me stessa. Il famoso “prova a metterti nei panni altrui” credo si possa utilizzare solo se ci si trova dinanzi a degli attori, precisiamo però bravi, che sanno uniformare la finzione alla realtà, rendendola pertinente e verosimile, così schifosamente verosimile.
Occorre ancora precisare che, nel caso in cui ci si trovi davanti a persone che affermano di conoscerti, allora questo ingrato compito dovrebbe risultare, se non proprio facilissimo, almeno agevole, per certi versi.
Per lo meno, questa era la mia supposizione, fino a un paio di mesi fa, o giù di lì, quando mi sembrava che potesse esserci un piccolo barlume di speranza, un qualcosa capace di riscaldare il mio cuore e di farmi continuare a pensare che la mia lotta, la mia forza, il mio essere testarda, potesse farmi giungere alla meta, una vittoria felice, sperata, desiderata con tutta me stessa, attestante il mio coraggio.
Ho capito però di essere una grande codarda e non è giusto arrogarmi l'etichetta di ragazza senza macchia e senza paura, capace di affrontare le sfide che mi ritrovo davanti ogni giorno della mia vita.
Penso che il massimo del mio ardire sia proprio ammettere, almeno tra me e me, che non sono la grande eroina che sembro agli occhi di chi non mi conosce affatto, o solo superficialmente, o ancora, per l'unica persona che ha trovato del buono in me al punto da avermi affidato il suo cuore e la sua anima, senza riserva alcuna, con tutto l'amore che nutre per me.
Sono una pusillanime, c'è poco da dire o da fare.
Osservo il mio volto allo specchio, gli occhi cerchiati dal naturale nero delle occhiaie che ormai sono prossime a raggiungere gli zigomi, resi neri a loro volta dal trucco scuro che amo portare anche se ormai sciolto dalle troppe lacrime versate quotidianamente, oggi compreso; i capelli lunghi tendenti al rossiccio e pesantemente richiamati sui miei fianchi dalla gravità ad incorniciare un viso considerato carino, ma che, se fosse per me e per delle capacità che non ho, muterei del tutto, al fine di poter iniziare una nuova vita, scongiurando l'eventualità che qualcuno mi riconosca.
Ma poi, lo vorrei davvero?
In cuor mio la mia risposta è una sola e la so bene.
Voglio solo che tutto questo finisca, che tutto sparisca e si perda nei flutti del fiume che scendiamo e non scendiamo, simbolo di costante mutare e divenire.
Voglio soltanto che un supplizio che per me dura da tanto, troppo tempo, trovi una soluzione, quella stessa soluzione a cui avevo pensato da chissà quanto tempo, ma che non attuavo mai.
Per paura, forse?
Probabilmente è così, magari si tratta solo di un ultimo atto di egoismo che afferma che è giusto aggrapparsi alla vita, perché unica fonte sì di sofferenze, dolori, ma anche di meravigliose esperienze da scoprire, soddisfazioni da assaporare, piaceri mai conosciuti e tante altre belle cose che, se ci rimugino su, mi lasceranno desistere dal mio volere, l'ultima mia volontà.
Il mio non è un atto di coraggio, non si tratta di una resistenza stoica la mia, non sono di certo Seneca, altro uomo dalle grandi contraddizioni come le mie, forse posso però dire che è un gesto del tutto sentito, voluto fino in fondo, la paura vinta con la viltà.
Il simile si cura col simile.
Si tratta solo della sublimazione della mia disperazione, l'estremo sfogo di una ragazza mai capita fino in fondo.

The fragile cannot endure
The wrecked and the jaded a place so impure
The static of this cruel world
'Cause some birds to fly long before they've seen their day
Long before they've seen their day”.


Apro l'armadietto dei medicinali in bagno, cercando qualcosa che possa alleviare un lancinante mal di testa giunto così, all'improvviso.
Pronuncio con un sorriso sulle labbra la parola “nimesulide” dopo aver preso il tubetto delle compresse che mi servono; ho sempre trovato divertenti i nomi dei principi attivi dei farmaci, per un qualche astruso motivo ignoto anche al mio io. La mia parola preferita però è “metoclopramide”, sarà perché mi piacerebbe che la merda del – e nel – mondo avesse fine, o quanto meno, che si attenui almeno un po'.
Questo sarebbe il compito che l'umanità intera, comprensiva di Homo sapiens superior, dovrebbe prefissarsi come fine ultimo, come bene supremo.
Il bene del mondo viene prima di tutto e ognuno di noi può e deve fare la propria parte, seppur piccola. Le parole del buon vecchio Professor X non erano proprio queste, ma la sua filosofia di vita presenta anche questo assioma.
Penso proprio che questo non potrà mai accadere.
Non credo che io poi, personalmente, assisterò in prima persona a un miracolo di tale portata. Non merito di essere felice, quindi questa grazia non giungerà mai per me, sono giunta alla consapevolezza di averlo capito, oramai. Anche se ho impiegato ventidue anni per arrivarci... beh, meglio tardi che mai.
Penso che la felicità sia preclusa soltanto ad alcuni individui, definibili come eletti, tra i quali io non figuro per nulla.
Non lo dico perché mi sento oppure perché voglio fare la vittima, al fine di essere compatita, per me la compassione è peggiore oppure sorella dell'ipocrisia e quest'ultima è da sempre la mia peggior nemica. Ritengo che la mia vita non valga poi così molto, contrariamente a quanto mi hanno insegnato.
Ho provato a cambiare la mia situazione, ad abbracciare il mio destino e tentare di scriverlo a modo mio, direttamente, senza che nessuno intralciasse la mia strada, fatta di sogni, desideri, ambizioni e il cielo sa cos'altro.
Inutile dire che non ci sono riuscita, altrimenti non sarei qui, a meditare su cose che non dovrei nemmeno pensare, o più precisamente, cose che una ragazza come me, che ha tutto dalla vita – sempre secondo chi non mi conosce – non dovrebbe nemmeno lontanamente percepire nell'anticamera del cervello.


Ascend may you find no resistance
Know that you made such a difference
All you leave behind will live to the end
The cycle of suffering goes on
But memories of you stay strong
Someday I too will fly and find you again”.


Mando giù due compresse senza bere dell'acqua, deglutendo direttamente il tutto. Inclino il collo all'indietro, compiendo un'estensione del collo e di riflesso del capo; un gesto secco, deciso, che termino mordendomi le labbra, lasciando che sanguino un po' dall'interno.
Ripenso con un malsano piacere al fatto che non sono l'unica a cui piace torturare in questo modo le mie labbra, e, proseguendo sull'onda di questi pensieri, ricordo ancora meglio di quanto io mi sia persa tra le braccia dell'uomo che amo, alcune ore fa, dopo essere corsa a perdifiato a casa sua, cercando un contatto che non mi è stato negato, un abbraccio, un bacio, altre lacrime versate sul suo petto per essere poi cullata dalla sua voce e dal calore di tutto il suo essere.
«Troveremo una soluzione a tutto» mi ha detto così, fiducioso, speranzoso e assolutamente convinto, molto di più di me, e dire che solitamente si dice che io sia la più... tosta tra i due.
Emetto un lungo sospiro, basso e greve, quando una voce mi fa trasalire.
«Allora, Paloma, esci dal bagno o pensi ancora di voler fare delle cazzate?»
Il suo sguardo duro e severo è lì, fisso e concentrato sui miei occhi in un modo che non avevo mai notato rivolto a me.
È appollaiato sull'imposta della finestra del bagno. I suoi occhi azzurri saettano di qua e di là, non allontanandosi mai dalla mia figura, quando mi rendo conto di essere avvolta soltanto da un asciugamano grande, avevo intenzione di fare una doccia, cosa che, ovviamente, ora non è più possibile.


Continua...


L'angolo di Layla.


Salve a tutti, sarò brevissima.
Pubblicherò il secondo capitolo di questa storia che ho frammentato entro la fine della settimana. Tutto ciò che succederà dopo troverà una spiegazione e lì le mie note saranno lunghette.
Spero possa piacervi.
Un bacione,
Barbara.
   
 
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