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Autore: HighByTheBeach    04/09/2013    2 recensioni
Piccolissima one-shot in cui vengono descritti i pensieri di Sansa dopo la 3x10, quando scopre della morte della sua famiglia.
Tutti avrebbero udito il suo ululato in ogni angolo dei sette regni, un ululato carico di dolore, di rabbia, di disprezzo, di onore, di vendetta. Lei non avrebbe mai dimenticato, perché è ormai una donna, una donna del Nord, e il Nord non dimentica.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sansa Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era sola, Sansa Stark. Più sola che mai. Sansa aveva perso la speranza, e la speranza era l’ultima cosa rimastale in quella prigione che si spacciava per Fortezza. Si riteneva una stupida, Sansa Stark. Si era fatta illusioni già quando era a Grande Inverno. Si era illusa che Joffrey l’amasse davvero, e che sarebbe diventata la sua regina. Si era illusa di potersi guadagnare l’affetto della regina svelandole l’intenzione di suo padre, lord Eddard, di fuggire da Approdo Del Re. Si era illusa di poter convincere il suo amato principe ad avere clemenza su Ned Stark. Si era illusa di poter fuggire da quell’inferno d’oro sposando ser Loras Tyrell, il cavaliere di fiori, e diventare una lady di Alto Giardino. Tutte queste speranze sono state mandate in frantumi, una dopo l’altra, dai Lannister. Sansa aveva però continuato a sperare, e ad illudersi, che suo fratello Robb, ormai diventato re del Nord, avrebbe distrutto per sempre quei leoni dorati. Ma poi, ancora una volta le sue speranze si erano sgretolate, andate in pezzi. Suo fratello e sua madre erano stati traditi, e assassinati senza pietà. I leoni avevano sbranato i lupi con l’inganno, mai vittoria fu più disonorevole agli occhi di Sansa. Aveva perso tutto. Era condannata a vivere una vita priva di qualsiasi felicità o amore, al fianco di Tyrion Lannister. Sansa avrebbe voluto prendere una daga e trafiggere il cuore malvagio di Joffrey, per poi fare lo stesso con sua madre Cersei. Voleva strappare a morsi le labbra del re per non dover più guardare quel sorriso beffardo e vittorioso. Ma era debole, Sansa. Si sentiva tremendamente in colpa. Era stata proprio la sua debolezza la causa di tutto. Per un momento invidiò sua sorella Arya. Lei non sarebbe mai stata così stolta da credere davvero che Joffrey l’amasse, non avrebbe mai svelato i piani di loro padre alla regina. Era tutta colpa sua. Questa consapevolezza era come un pugnale conficcato nello stomaco che non era capace di estrarre. Non ne poteva più, Sansa. Voleva soltanto chiudere gli occhi, e dormire. Per sempre. Ma nemmeno di questo era capace. Povera, stupida Sansa. Sei stata un’ingenua. Ad ogni passo che compiva qualcuno, dietro di lei, sghignazzava e la derideva. Del resto, lei era la figlia di un traditore, la sorella del re del Nord ormai caduto. Sentiva la rabbia crescere sempre di più dentro di lei. Un giorno, Sansa, sarebbe tornata a Grande Inverno e allora si sarebbe vendicata. Avrebbe ucciso tutti coloro che le avevano fatto del male, questo è ciò che sperava. Il dolore si stava tramutando man mano in desiderio di vendetta contro quei leoni che, di onore, non ne avevano. Per questo i lupi erano migliori. I lupi erano onorevole e pieni di dignità, mai avrebbero ordito un inganno tanto vile come quello attuato durante le nozze rosse. Eppure, nonostante ciò, lei era in trappola. Un lupo nobile e fiero come lei intrappolato in una gabbia pieni di leoni, pronti a sbranarla al primo passo falso. Ma Sansa non si sarebbe fatta uccidere, no. Non avrebbe commesso più gli stessi errori. La sua famiglia era stata sterminata e Grande Inverno rasa al suolo, ma lei era l’ultima regina del Nord. Lo sarebbe stata, quando sarebbe andata via da quella città maledetta in cui troppo sangue era stato versato. Avrebbe reso onore a sua madre Catelyn, morta per difendere i propri figli. Perché lo sapeva, Sansa. Sansa sapeva quanto sua madre la amasse, e sapeva quanto avesse lottato per la libertà sua e di Arya. Mai più avrebbe mostrato una lacrima in pubblico. Tutti dovevano vederla camminare a testa alta, come ogni lupo che si rispetti, con lo sguardo fiero di colei che sa, sa che un giorno quel posto cadrà a pezzi sotto i colpi del Nord. Tutti avrebbero udito il suo ululato in ogni angolo dei sette regni, un ululato carico di dolore, di rabbia, di disprezzo, di onore, di vendetta. Lei non avrebbe mai dimenticato, perché è ormai una donna, una donna del Nord, e il Nord non dimentica. 
  
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