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Autore: Dysia    04/09/2013    0 recensioni
Casa nostra era saltata in aria? Drew era sparito? La mia testa elaborava troppe domande e nessuna risposta, nessuna certa almeno, niente che, oltretutto, potesse essere confermato o smentito.
Mi sedetti a terra, stringendomi le ginocchia contro il petto.
Mio padre si avvicinò a me, chinandosi sulle gambe per poi avvolgermi in un abbraccio da dietro e darmi un bacio sulla guancia - Che c'è principessa?- mi sussurrò, sfoderando un sorriso in un vano tentativo di strapparne uno a me.
Un tentativo che, però, fallì – Dov'è?- domandai
- Chi?-
- Diu-
Rimase in silenzio, poi si alzò e mi prese in braccio, avviandosi verso la porta della casa, già aperta da mia madre – Non lo so' amore- la sua voce apparentemente calma nascondeva un tono tremolante, mi nascondeva qualcosa, era ovvio
Genere: Malinconico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{Questa FF è il continuo del Flashback presente in quest'altra FF ----> http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1779964&i=1. Spiega cosa è successo dopo}



- Karol?- sussurrò dolcemente mia madre, accarezzandomi i capelli.
Aprii gli occhi lentamente, cercando di non avere il tipico effetto di flash negli occhi di quando ti svegli e la luce attorno a te è fortissima.

La guardai tutta intontita, sfregando una mano contro gli occhi – Dove siamo?- domandai con la voce impastata.
Il luogo dove ci trovavamo di certo non era la villa, ed io mi trovavo ancora tra le braccia di mia madre.
Mi guardai un attimo attorno.
Niente strade, niente case, niente auto... Solo tanti alberi, quiete ed odore di terra bagnata.
Sollevai gli occhi al cielo, per vedere se era ancora tutto nero e con quelle strane macchie rosse che c'erano fino a.... Da quanto tempo stavo dormendo?
Fatto 'sta che era tutto sereno, e questo era l'importante
- Stiamo andando a casa, piccina mia- disse mia madre, interrompendo i miei pensieri.
- Da quanto dommo?- domandai di nuovo, e mia madre sospirò
- Qualche ora, ma non ti preoccupare, siamo al...-
- Dov'è Diu?- mia madre impallidì, cominciando a boccheggiare.
Mio padre si fermò, voltandosi verso di noi – Siamo arrivati!- disse indicando l'enorme casa davanti a noi.
Ma eravamo nel bel mezzo del nulla, e quella non era la nostra villa.
Scossi mia madre per le spalle – Mamma?- mi mise a terra, andando verso mio padre e parlando con lui a bassa voce.
Mi guardai ancora attorno, tutta spaesata.
Casa nostra era saltata in aria? Drew era sparito? La mia testa elaborava troppe domande e nessuna risposta, nessuna certa almeno, niente che, oltretutto, potesse essere confermato o smentito.
Mi sedetti a terra, stringendomi le ginocchia contro il petto.
Mio padre si avvicinò a me, chinandosi sulle gambe per poi avvolgermi in un abbraccio da dietro e darmi un bacio sulla guancia - Che c'è principessa?- mi sussurrò, sfoderando un sorriso in un vano tentativo di strapparne uno a me.
Un tentativo che, però, fallì – Dov'è?- domandai

- Chi?-

- Diu-
Rimase in silenzio, poi si alzò e mi prese in braccio, avviandosi verso la porta della casa, già aperta da mia madre – Non lo so' amore- la sua voce apparentemente calma nascondeva un tono tremolante, mi nascondeva qualcosa, era ovvio.
Abbassai lo sguardo sugli scalini che stava salendo, e lo rialzai solo una volta entrati in casa.
Tutto sommato era carina, molto semplice ma accogliente.
- Questa è la nostra nuova casa- disse mia madre, accarezzandomi di nuovo i capelli – ti piace?-
- Sembra la casa delle barbie, ma chi l'ha arredata?- borbottò mio padre. Effettivamente aveva ragione.
- Sicuramente Sirya- rispose mia madre ridacchiando – la sistemeremo piano piano-
- Voglio Diu- sussurrai io, cominciando a camminare per la casa.
Mi fermai davanti alle scale, aggrappandomi forte alla ringhiera e cominciando a salirle.

Il piano di sopra era grandissimo, ci misi però poco tempo a capire qual'era la mia cameretta. Qualcuno aveva fatto smaterializzare tutti i miei mobili e fatti materializzare lì. Inutile dire che mi aspettavo di trovare Drew lì dentro, ed è altrettanto inutile dire che la mia delusione nel vedere che invece non c'era era enorme.
Avrei voluto scoppiare in lacrime, ma capivo che non sarebbe cambiato nulla e l'unica cosa che avrei ottenuto sarebbe stata la preoccupazione dei miei genitori.
Ho 4 anni, sì, ma le cose le capivo da sola. Succede quando sai di esser destinata a qualcosa di grande che richiede una responsabilità enorme.
- Ti piace?- chiese mia madre, poggiata allo stipite della porta.
Sfregai una mano sotto gli occhi sperando inutilmente di far passare gli occhi lucidi – Tì-
borbottai quasi scocciata. A dire il vero avrei voluto evitare quel tono.
Sospirò e si chinò davanti a me, seduta al centro della stanza mentre strozzavo il pupazzo di un coniglio
– Tesoro strozzare quel pupazzo non ti farà riavere Drew- sussurrò levandomi il pupazzo dalle mani. Arricciai il naso e la guardai - Tu sai dov'è?-
Mi mordicchiò il labbro, poi mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio - Sarà da un'altra principessa-
- No- sbottai secca – Io sono la sua unica principessa- quasi sibilai tra i denti, assumendo un espressione fredda.
Mia madre inarcò le sopracciglia stupita – Tes..-
- È il mio Diu, mamma-.


Le settimane passavano, sembravano Più lente di quanto normalmente fossero.
Non ero abituata a passare così tanto tempo da sola, e più il tempo passava, più sentivo un vuoto dentro di me, nonostante mia madre e mio padre mi fossero più vicini del solito.
Ero più coccolata, è vero, eppure il mio vuoto cresceva sempre di più.
Ormai passavo quasi intere giornate seduta su una sedia in modo composto, con il vestitino sistemato in modo perfetto, fissando la porta con le gambe accavallate come una brava ragazza, e guai se qualcuno osava dirmi di spostarmi da lì o osava toccarmi.
Pensavo che “se mi fossi comportata come una brava principessa” sarebbe venuto a prendermi.
Balzavo ogni volta che sentivo qualcuno aprire la porta d'ingresso, rimanendoci estremamente male quando entrava mia madre, mio padre o Sebastian.
Ormai Drew era diventato l'argomento tabù in casa mia, tutti facevano come se non fosse mai esistito. Forse provavano solo a farmi star meglio... Ma non facevano altro che far ingrandire il vuoto che provavo.
Tanto che, se dormivo, mi svegliavo nel bel mezzo della notte e spesso lo facevo gridando, perché il ricordo di quando siamo fuggiti dalla villa mi ossessionava.
Qualcuno correva sempre in camera per vedere cos'era successo e per provare a calmarmi.
Solo che non volevo nessuno di loro, infatti alla fine si arrendevano e si limitavano a stringermi.
Piano piano, era passata anche la fase dell'abbraccio di consolazione, perché cominciai a respingere chiunque.
Così mia madre cominciò ad allungare di più il tempo della ninna nanna che mi ha sempre cantato prima di addormentarmi, cercando di spronarmi a cantarla con lei, come spesso capitava.
Furono scarsi anche i risultati di quel tentativo. E piano piano, oltretutto, smisi anche di cantare, nonostante adoravo farlo. Ma era Drew che cantava sempre, ed il ricordo mi faceva male, perché la mancanza si faceva più forte. Ma sopratutto, se lo facevo cominciavo subito a provare l'odio puro verso me stessa, ed un bambino non dovrebbe provarlo.


Mi poggiai al davanzale della finestra, fissando la neve cadere.
24 Dicembre, i miei genitori erano seduti a tavolo insieme a Sebastian.
Mia madre si alzò e si chinò alla mia altezza, spostandomi i capelli dalla spalla – Allora, cos'hai chiesto a Babbo Natale?- domandò sorridendo. Mi limitai a voltare gli occhi verso di lei, rimanendo in silenzio.
Lei inclinò il volto – Ehi... Hai smesso anche di parlare ora?- scossi la testa –aAllora, me lo dici?-.
Abbassai gli occhi – Diu- sussurrai
Lei sospirò – Credo che non lo porterà, Babbo Natale non porta le persone-
- Babbo Natale non esiste- Borbottai scocciata – Ma magari se lo dicevo ad alta voce lui arriverà-
Fece un sorriso, e mio padre lanciò la penna contro al tavolo (che oltretutto rimbalzò sul tavolo e sfiorò la fronte di Sebastian), spostandosi di scatto e camminando verso il salone.
Mia madre lo guardò con gli occhi sbarrati, mi accarezzò i capelli e lo seguì.
Sebastian prese la penna, fissandola con fare accusatore, poi fece le spallucce e cominciò a bere dalla tazza che aveva davanti.
Era strano quel comportamento da parte di mio padre, non ha mai fatto così nemmeno quando era arrabbiato con qualcuno.
Li seguii senza fare rumore e mi affacciai leggermente dal muro spiandoli.
- Non è possibile, Diantha! Sono passati mesi e se lo ricorda ancora!-
- Parla piano, vuoi che ci senta?-
Lui fece un respiro profondo ed abbassò il tono della voce -Siamo rimasti zitti, non l'abbiamo nominato, abbiamo fatto come se non fosse mai esistito e se lo ricorda ancora?!-
- Calmati, Adam...- sussurrò mia madre, passandogli una mano sulla guancia destra.
- È solo che.... non voglio che continui a stare male- sussurrò anche lui – rischia di entrare in depressione, è perennemente giù. Non gioca nemmeno più, e grazie a Dio è sempre stata una bambina attivissima-
- Lo so', ma non possiamo fare nulla, ci vuole ancora tempo-
- Tempo?!- le spostò la mano -Dia, sta sperando che quel ragazzo entri dalla porta all'improvviso o che come minimo qualcuno porti un pacco gigante e lui sbuchi fuori da questo!-
Mia madre si morse il labbro, abbassando appena lo sguardo e facendo un respiro profondo.
Lo rialzò e lo guardò dritto negli occhi – Sei sicuro che sia morto?-
Spalancai gli occhi, reggendomi forte alla parete, perché per un attimo sentii le mie gambe tremare.
Mio padre si passò la mano sulle labbra e scosse la testa – No. Sinceramente no. Sebastian ha detto solo di averlo visto abbandonarsi su sé stesso. Non sa se è stato colpito, dice che non riusciva nemmeno a collegare la mente alla sua per sentire i suoi pensieri perché la mente era troppo.... incasinata ed offuscata- abbassai gli occhi a terra
- E se fosse vivo?-
- Penso vivamente che una volta che si è abbandonato l'abbiano fatto fuori-
- Ma non puoi esserne certo!-
- Dì un po', se vedessi il tuo nemico a terra e vulnerabile non ne approfitteresti subito per ucciderlo?- il suo sguardo si fece serio – e stiamo comunque parlando di Drew-
- Appunto per questo non mi stupirei del fatto che sia sopravvissuto-
- Ebbene, io sì- poggiò le mani sulle sue spalle -Demoni di prima fascia particolarmente potenti come lui e Sebastian sono sempre stati i primi che cercavano di fare fuori, perché li vedevano come una minaccia per il primo Angelicato-
- Punto divertente: di Sebastian lo sapevano tutti, perché si è rivelato più di una volta... Ma di Drew?- schioccò la lingua – È forse l'unico dell'armata che hai sempre tenuto nascosto per paura che lo prendessero di nuovo. Come cazzo han..- mio padre la guardò allibito, lei sollevò l'indice a pochi centimetri dalla sua faccia – Sì, sono così incazzata e preoccupata che ho appena detto una parolaccia, ma non. Osare. Interrompermi. Adam. Boris. Tempest.- lui si morse le labbra per non ridere e scosse la testa -Devo interromperti per forza, perché la cosa è ovvia. Hanno ricevuto sicuramente una soffiata-
- E da chi?-
- Non lo so'...-
- Quindi credi che...?- lui annuii di nuovo, ed io caddi a terra.
Si voltarono entrambi, ma non diedi loro nemmeno il tempo di fiatare perché mi alzai e corsi da Sebastian, nascondendomi accucciata sotto la sua sedia.
Mia madre si avvicinò, non ci mise molto a trovarmi. Non mi stupisce, è mia madre.
Avevo voglia di tirarle i capelli dal nervoso, perché vederla sorridere dopo aver sentito quella cosa era... Brutto e fastidioso, sembrava che prendeva la cosa con ironia.
Mi prese in braccio e mi portò sul divano, sistemandomi il vestito – Calma principessa- sussurrò dolcemente, ricevendo in cambio il peggiore degli sguardi.
Rise e mi accarezzò la guancia – Mentite. Entrambi.- sbottai, mia madre guardò mio padre, mentre entrava nella stanza schioccando le dita – No- sussurrò lei.
- Sì- ribattei – Non saresti così tranquilla se no- sussurrai anche io, abbassando lo sguardo.
Scosse la testa – Vogliamo solo che tu non ti illuda che tornerà-
- Mh?-
- Guardami negli occhi- alzai lo sguardo verso i suoi occhi, rimanendo incantata e zitta. Cominciò a pronunciare delle parole, che nella mia mente si ripetevano accavallate, incomprensibili, le sentivo ma era come se in verità non sentissi proprio nulla. Sentii gli occhi pesanti, ed un forte mal di testa. Mia madre mi accarezzò i capelli, sussurrandomi di dormire, ed alla fine caddi in avanti addormentandomi prima di poter toccare le sue gambe.


L'indomani mi svegliai sentendo un grosso vuoto, non ricordavo più cos'era successo il giorno prima. Scesi le scale tutta intontita, con un grosso sorriso stampato in volto. Natale, finalmente era natale. Mia madre cominciò a cantare la solita canzoncina natalizia, allungando la mano verso di me e scuotendola, come per dirmi “canta con me”. Presi un grosso respiro, ma mi bloccai, e lo fece anche lei.
- Tesoro che succede?-
corrugai la fronte – Io.... Non lo so'. Non posso cantare, non devo farlo-
- Ma tu adori cantare!- ed era vero. Avevo un blocco, non potevo farlo, ma non ne sapevo il motivo – perché non puoi farlo?- domandò lei.
Alzai lo sguardo, poggiandomi la mano sul petto. Era come se avessi un vuoto. E perché?
- Non lo so'...- sussurrai.
Cercai di ricordare il perché non potevo, ma nella mia memoria era come se ci fossero buchi neri enormi, immagini sfocate e suoni distorti.
Provai a concentrarmi meglio, ma ottenni solo un rumore secco e sonoro, di quelli che causano i brividi, ma a me causò solo un mal di testa assurdo, una fitta fortissima, come se mi stessero infilando spilli così lunghi da entrare nel cervello. Poggiai le mani sulle tempie, mentre tutti, nella stanza, si guardarono con fare colpevole.

  
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