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Autore: Hypnotic Poison    11/03/2008    6 recensioni
“Amore…” lo chiamo “Non vuoi il mio regalo di Natale?”
Troy mi guarda stupito: “Ma che dici, Gab? Me l’hai dato prima, insieme agli altri!”
“In realtà, ce ne sarebbe un altro…”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gabriella Montez, Troy Bolton
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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I miei regali di Natale…

I miei regali di Natale…

 

 

 

“Dai, Gabriella, più in alto! Non stai tirando fuori la tua voce, oggi!”

 

La mia insegnante di canto si avvicina e fa per premermi una mano sulla pancia per aiutarmi con il diaframma, ma io faccio un salto all’indietro e la evito.

 

“Ehm… soffro il solletico…” mi giustifico.

 

Lei alza un sopracciglio, scettica: “Che novità è questa? Ma non importa, adesso voglio sentire tutta la tua voce! Dobbiamo finire il disco o no?”

 

Annuisco, e riprendo la mia canzone. È il quarto brano del mio terzo disco, un bel traguardo visto che ho solo 22 anni.

 

Scusate, non mi sono presentata. Mi chiamo Gabriella Montez, vivo a New York, e sono una cantante.

 

“Gabriella!” Mary, la mia insegnante/manager, urla e spegne la musica “Non ci siamo! Dove hai la testa oggi, eh?”

 

Non faccio in tempo a rispondere, che il mio cellulare squilla. Cavolo, l’ho dimenticato acceso!

 

La guardo supplichevole (sa essere davvero perfida, a volte. Non sopporta i cellulari quasi quanto non li sopportava la Darbus!) e rispondo. Che strano, Troy dovrebbe essere all’allenamento a quest’ora…

 

“Amore, non è un bel momento adesso…” bisbiglio.

 

“Signorina Montez, sono l’allenatore di Troy.” mi risponde invece un uomo dalla voce profonda.

 

Arrossisco per la figuraccia: “Oh, ehm, mi scusi. Ma… è successo qualcosa?”

 

“Bolton, durante l’allenamento, si è fatto male al ginocchio. Adesso è al pronto soccorso.”

 

Il mio cuore perde un battito. Troy. Incidente. Ospedale. Merda.

 

Chiudo la telefonata senza nemmeno ringraziare, afferro la borsa e m’infilo di fretta il piumino nero.

 

“Scusa, Mary, ma devo andare, Troy è al pronto soccorso! Ciao!” mi fiondo giù per le scale, ignorandola mentre cerca di dire qualcosa, esco dal palazzo e fermo il primo taxi che trovo.

 

“Dove andiamo, signorina?” mi domanda il tassista, dall’evidente accento straniero.

 

“Ehm…” che stupida che sono! Mi sono dimenticata di chiedere all’allenatore in quale ospedale fosse Troy!

 

Battendomi una mano sulla faccia, domando all’uomo: “Per caso lei sa qual è l’ospedale dove ricoverano i giocatori della squadra di basket?”

 

Lui scoppia a ridere: “Certo che lo so! Ogni volta che entra qualcuno, ci sono più guardie del corpo che medici!”

 

Mi rilasso sul sedile, e chiudo gli occhi.

 

Che giornata stressante, ragazzi… e per di più, devo ancora finire di comprare i regali di Natale. E ho solo quattro giorni alla Vigilia. Perfetto. Non ce la farò mai!

 

“Lei è Gabriella Montez, vero?”

 

Apro gli occhi alla domanda del tassista: “Sì, sono io…”

 

“Mia figlia Samantha ha tutti i suoi album, sa? È una sua grande fan, l’ho anche portata al suo concerto, tre mesi fa, per il suo dodicesimo compleanno.”

 

Sorrido: “Mi fa piacere saperlo.”

 

Incrocio il suo sguardo nello specchietto retrovisore: “E, se posso permettermi, ha anche un poster gigante del suo fidanzato appeso di fianco al letto… tutte le sere, prima di andare a dormire, gli augura la buonanotte.”

 

Scoppio a ridere. Troy ha sempre fatto quest’effetto alle ragazzine. Infatti ci sono cascata dentro anche io!

 

Ci fermiamo davanti al pronto soccorso, e io porgo i soldi e un bigliettino all’uomo: “Questo è per sua figlia. Penso che sarà felice!”

 

L’uomo sorride: “Grazie, davvero tanto. Buon Natale, signorina Montez.”

 

“Buon Natale!” scendo dalla macchina e corro verso l’entrata.

 

Come il tassista aveva detto, ci sono due guardie del corpo a presenziarla.

 

Sospiro, e prendo la carta d’identità dal portafoglio per risparmiare tempo, così i due non fanno storie ed entro subito.

 

“Gabriella!” mi giro verso chi ha esclamato il mio nome, e vedo Mike, un compagno di squadra di Troy, venirmi incontro.

 

“Ciao! Dov’è Troy? Come sta?”

 

“Secondo piano, stanza ventitre. È tutto intero, tranquilla. Più che altro, è arrabbiato!” scherza.

 

Lo ringrazio e salgo le scale. Tutte di corsa. Ancora un po’ e scoppio, non mi sono fermata un attimo! Sono pronta per la maratona.

 

Ecco la stanza ventitrè. Mi avvicino riprendendo fiato, ma invece di entrare mi fermo sulla soglia e lo osservo.

 

Com’è buffo… e tenero. Seduto a braccia incrociate, sul viso il broncio da bambino di quando non è affatto contento, la gamba sinistra lunga distesa.

 

Sorrido, e busso allo stipite: “Ehi, playmaker. Vuoi farmi prendere un colpo?”

 

Sobbalza, e si gira verso di me: “Gab! Che ci fai qui?”

 

Mi siedo sul suo letto: “Mi hanno chiamata, no? Mi spieghi cosa ti sei fatto?”

 

“Stavo giocando, durante l’allenamento!” comincia a gesticolare, lo fa sempre quando è nervoso e non ha niente da stringere tra le mani “E ad un certo punto mi è crollato il ginocchio! Così!”

 

“Non è rotto, vero?” domando, notando che non è ingessato.

 

Troy scuote la testa: “No, per fortuna. Devo solo portare il tutore e stare a riposo per tre settimane, maledizione…”

 

Sorrido divertita e gli scompiglio i capelli: “Oh, che bello. Così ti avrò tutto per me!”

 

Un sorriso compare anche sulle sue labbra, che presto catturano le mie in un bacio dolce.

 

“Ecco, questa è una prospettiva migliore…” sussurra allontanandosi di qualche millimetro.

 

“Eh-ehm. Scusate l’interruzione…” ci separiamo di scatto, e un signore in camice bianco mi tende la mano “Buon pomeriggio, signorina. Sono il dottor Jenkins, ho visitato il signor Bolton.”

 

“Posso andare a casa, dottore? Sono tre ore che sto qui!” brontola Troy.

 

Il medico sorride e ci porge un foglio: “Certo, signor Bolton, basta che firmi questi moduli. Pura burocrazia, sa. E che non le venga in mente di ritornare a giocare prima delle tre settimane di riposo! Posso affidarlo a lei, signorina?”

 

Gli sorrido, è simpatico: “Certo. Non si preoccupi. Non vedrà un campetto prima che lei non lo rivisiterà!”

 

Troy sbuffa, invece il dotto Jenkins sembra soddisfatto: “Sentito, signor Bolton? La sua convalescenza probabilmente non le piacerà fino in fondo! Ora le metto il tutore che deve portare e la lascio andare!”

 

Prende da un carrellino che si era portato dietro una specie di ginocchiera blu, molto lunga, e con molta attenzione aiuta il mio fidanzato ad indossarla.

 

“Ecco qui. Mi raccomando, si riguardi. Buon Natale ad entrambi!”

 

“Buon Natale anche a lei, e grazie di tutto!” lo salutiamo.

 

Troy scende dal letto con molta attenzione, e io gli passo il suo giubbotto, posato su un armadietto lì di fianco.

 

Quando arriviamo nell’atrio, c’è tutta la squadra ad aspettarlo… e anche due persone a sorpresa!

 

I nostri sguardi s’illuminano. Il mio cuore batte forte. Non ci posso credere!

 

“Brutto idiota, e adesso come faccio a sfidarti?”

 

Anche Troy è emozionantissimo, e sorride alla battuta del suo migliore amico: “Ritieniti fortunato, così non verrai stracciato!”

 

Chad gli sorride, si avvicina e lo abbraccia stretto. È più di un anno che non ci vediamo.

 

Io poso la borsa a terra e corro a stringere Taylor, la più grande migliore amica che abbia mai avuto, ed a tutte e due viene da piangere.

 

“Siamo un bel regalo di Natale, sorella?” mi bisbiglia all’orecchio mentre quasi balliamo sul posto, strette.

 

“Bellissimo…” le rispondo.

 

Mi stacco da lei e saluto Chad, che mi ricambia con lo stesso affetto.

 

“Come ci siete arrivati qui?” chiede Troy, ancora scosso.

 

Tay alza le spalle: “E’ stato semplice. Siamo andati alla palestra dove ti alleni, e ci hanno detto che eri finito qui. Abbiamo preso il taxi… ed eccoci qui!”

 

“Quanto potete fermarmi? A casa nostra c’è tanto spazio, possiamo ospitarvi!” propongo.

 

“Tranquilla, Gabriella, abbiamo preso una camera in un hotel poco lontano da casa vostra. E, in realtà, eravamo noi a volervi proporre di passare il Natale insieme! Però, visto che questo scemo si è fatto male, dovremmo festeggiare da voi!” esclama Chad.   

 

Scoppiamo a ridere, mentre Troy gli tira una pacca sulla schiena.

 

“Andiamo, allora!” usciamo e facciamo una passeggiata fino a che non incontriamo un taxi libero.

 

 

###

 

 

“Ancora non riesco a credere che Chad e Taylor siano qui!”

 

Sto sparecchiando la tavola a cui abbiamo cenato. È notte, ormai, e i nostri amici sono tornati in albergo, nonostante le mie proteste.

 

“Chad sembra trovarsi bene a S. Francisco, non credi?”

 

Silenzio. Troy, dal salotto, non mi risponde. Sento solo il rumore indefinito della televisione.

 

Poso il bicchiere che stavo per mettere nella lavastoviglie e vado in soggiorno.

 

“Troy?”

 

Quando entro, lo vedo seduto sul divano, lo sguardo fisso sullo schermo che trasmette una partita di basket, immerso nei suoi pensieri.

 

Sospiro, mi siedo vicino a lui e spengo la TV con il telecomando: “Amore… sono solo tre settimane, non tutta la vita!”

 

Lui mi attira a sé, circondandomi le spalle con un braccio: “Lo so… però…”

 

“Passeranno in fretta, vedrai. Ci sono anche le feste in mezzo, non te ne accorgerai nemmeno.” cerco di rassicurarlo, appoggiata al suo petto.

 

Rimaniamo in silenzio per un po’, abbracciati.

 

Sono i nostri momenti magici, quando ci capiamo anche senza bisogno di parlare, quando ci basta essere vicini e sentire l’uno la presenza dell’altra.

 

Ma l’orologio appeso al muro ticchetta la mezzanotte, e io mi lascio andare ad uno sbadiglio: “Andiamo a dormire? È stata una giornata dura per tutti!”

 

Troy annuisce, e insieme ci dirigiamo in camera.

 

“Ti amo, Gab…” mormora prima che mi addormenti.

 

Io mi stringo di più a lui, e lentamente scivolo nel mondo dei sogni…

 

 

###

 

 

Mi sveglio che è ancora mattina presto.

 

Vorrei dormire ancora, ma ho fame e so già che non mi riaddormenterei tanto presto, quindi è meglio che mi alzi.

 

Mi volto verso Troy: sembra un angioletto quando dorme così!

 

Mi sposto facendo attenzione a non svegliarlo, e vado in cucina.

 

Chissà perché, ho voglia di pizza… controllo se in freezer ce n’è una, ma naturalmente non è così! Devo andare a fare la spesa!!!

 

Forse è meglio che prepari il caffé… accendo la macchinetta e pesco un giornale dal mucchio.

 

Guarda, guarda, in copertina ci siamo io e Troy. Sono le foto di una settimana fa, quando siamo andati a pattinare a Central Park!

 

La coppietta d’oro di New York, ecco come ci chiamano.

 

Sorridendo, ritaglio alcune foto (lo faccio sempre, se sono venute bene!) e mi bevo il mio caffè.

 

Che strano, oggi è più amaro del solito. Forse è il filtro della macchinetta che non funziona più bene!

 

Faccio spallucce e mi volto verso il calendario.

 

Oh merda. Me n’ero completamente scordata!! Stasera c’è la festa di beneficenza, a cui abbiamo già promesso di partecipare!! Accidenti, accidenti, accidenti!!

 

Dovrò chiedere ai ragazzi se hanno voglia di venire anche loro… non mi va di dover uscire quando sono venuti a trovarci!

 

Però è troppo presto per chiamarli… sono solo le otto!!

 

Ma che ho fatto stamattina, di solito ci vogliono le cannonate per tirarmi giù dal letto a quest’ora!

 

Sbuffo… e non sto nemmeno tanto bene!

 

Mi siedo sconsolata. Sono le vacanze di Natale più stressanti che abbia mai fatto. Forse dovrei prendermi una pausa e rilassarmi in una beauty farm…

 

“Ehi, bellissima! Come mai già in piedi?” Troy è entrato zoppicando, con un gran sorriso in volto.

 

“Non lo so… avevo un po’ di fame…” rispondo mesta.

 

Lui si abbassa e mi bacia dolcemente.

 

È una caratteristica che invidio, la sua, quella di essere sempre sveglio e lucido anche al mattino presto!

 

“Perché la data di oggi è segnata in rosso?”

Sospiro: “Abbiamo la festa per i bambini dell’orfanotrofio, stasera. Te n’eri scordato, vero?”

 

“Ehm… in effetti… ma come facciamo con Chad e Tay?”

 

“Possiamo chiedere loro se vogliono venire… non penso che ci saranno problemi d’invito.”

 

“Va bene! Vado a farmi una doccia.” posa la tazza di caffè e si avvia verso la porta, ma quando mi passa davanti si ferma e mi guarda “Tu non vieni?”

 

Lo fisso stranita: “Cosa?”

 

Troy sorride malizioso: “Mi devi aiutare con questo!” indica il tutore alla gamba sinistra “L’ha detto il dottore…”

 

“Oooh, capisco…” lo prendo in giro “Se lo dice il dottore…”

 

 

###

 

 

Il campanello suona insistentemente da cinque minuti buoni.

 

Esco ridente e fradicia dal bagno, coperta solo dall’asciugamano bianco, e vado ad aprire.

 

“Abbiamo interrotto qualcosa, tesoro?”

 

“Oh, ciao, ragazzi!” saluto i miei amici senza smettere di ridere “Entrate, su!”

 

Taylor mi guarda sospirando: “Troy, da quando sta con te non è più la mia dolce, timida e studiosa Gabriella!”

 

Lui le risponde dal bagno: “Dopo cinque anni, avresti dovuto farci l’abitudine, Tay!”

 

“Mi lasciate due minuti per cambiarmi?”

 

“No, perché? A me piaci così!” Troy si aggiunge a noi, con l’asciugamano intorno ai fianchi.

 

La mia amica alza gli occhi al cielo, e Chad sghignazza: “Sei comico, amico, con quell’affare al ginocchio!”

 

“Parla per te!” lo rimbecca lui.

 

Li interrompo prima che inizino con le loro battutine: “Ecco… abbiamo solo un piccolo problema, per stasera! Dobbiamo andare ad una festa per la beneficenza… così pensavamo che potrete venire anche voi, mi scoccia che rimaniate a casa!”

 

Il mio migliore amico sorride e scuote la testa: “Grazie, Gab, ma non ho molta voglia di vestirmi in giacca e cravatta! Penso proprio che faremo una passeggiata, e poi andremo in albergo a… imitarvi, ecco!”

 

Troy alza le mani: “Non voglio neanche saperlo, amico!”

 

Io e Taylor ci scambiamo un’occhiata tra l’esasperato e il divertito, e poi le chiacchiere passano ad altro.

 

All’improvviso, mi accorgo che la mia amica mi sta fissando lo stomaco: “Ehm… cosa c’è, Tay?”

 

“Sbaglio o sei ingrassata?” chiede a bruciapelo.

 

Io arrossisco: “Un po’… ho preso un chiletto, adesso che ci sono le feste! Sai, arrivano un sacco di regali, soprattutto in formato di cibo, e quindi…”

 

Lei sorride: “Capisco, tranquilla!”

 

E da lì, il tempo passa velocemente, e tra le risate e il pranzo, si fa presto sera.

 

“Okay, è tempo di levare le tende!” Chad si alza in piedi e si stiracchia “Grazie del pranzo, Gab! Ci vediamo domani!”

 

Li salutiamo, con la promessa a Taylor di portarle l’autografo o la foto di qualcuno di famoso dalla festa, e ci andiamo a preparare.

 

 

###

 

 

C’è una calca che quasi non si riesce a respirare, qui alla festa. E dire che sono solo le dieci!

 

Sono aggrappata al braccio di Troy, per paura di perdermi.

 

“Ma chi è che ci ha invitato?” mi urla nell’orecchio per farsi sentire. La musica è altissima: più che un ricevimento di beneficenza, sembra un party vero e proprio!

 

Gli rispondo con il nome del ‘benefattore’, e lui alza le sopracciglia, scettico. Sa benissimo che questo signore è fissato con le grandi feste piene di celebrità.

 

In ogni caso, non mi sto annoiando, anzi. Come festa è abbastanza riuscita: buona musica, buon buffet (ho una gran fame) e pure lo champagne non mi dispiace.

 

Ho indossato anche uno dei miei vestiti preferiti: nero, lungo fino ai piedi, abbastanza aderente. Anche se ho fatto un po’ di fatica a chiudere la cerniera; Tay ha ragione, sono proprio ingrassata.

 

Troy, invece, è sportivo come sempre: un normale completo beige (che nasconde bene il tutore), con la camicia bianca e un paio di All Star bianche. Non c’è verso, probabilmente lo convincerò a mettersi un paio di scarpe normali solo al nostro matrimonio. Beh, se ci sarà il nostro matrimonio. Per adesso, è solo una mia fantasia…

 

Ci spostiamo verso il tavolo con il rinfresco, e prendo subito una tartina al caviale e un bicchiere di champagne.

 

“Signorina Montez! Signor Bolton! Che piacere, avervi qui!” l’organizzatore della festa ci ha raggiunto, tutto sorridente “Vi state divertendo?”

 

“Molto, grazie!” rispondo io per tutti e due, visto che Troy non è poi un così bravo attore quando deve parlare con delle persone che non gli piacciono.

 

Ci ‘adula’ per qualche altro minuto, e finalmente ci lascia stare.

 

“Che ipocrita…” commenta il mio fidanzato “Gli importa soltanto che saremo domani sui giornali, e gli si farà pubblicità!”

 

Ha ragione anche stavolta. In effetti, ci sono un sacco di paparazzi in giro; non penso che facciano neanche tanta fatica ad entrare.

 

Mi guardo in giro, cercando qualche faccia conosciuta con cui parlare un po’; e, improvvisamente, sento una voce inconfondibile: così acuta e trillante da essere unica.

 

Mi volto verso il luogo da cui proviene, e lì c’è una chioma bionda, perfettamente liscia, lunga. Non ci posso credere. Questo Natale è incredibile!

 

Le corro incontro, trascinandomi dietro Troy che non capisce cosa sta succedendo, ed urlo: “Sharpay!”

 

Lei si gira, e sgrana gli occhi incredula: “Gabriella?!?”

 

Ci abbracciamo, strette, non ci vediamo da un sacco di tempo. Anche lei ha realizzato il suo sogno, è diventata una grande attrice, e vive a Los Angeles.

 

“Cosa ci fai a New York?” le chiedo.

 

“Ho appena finito di girare un film! Mi hanno invitata e ho accettato!” mi risponde.

 

L’abbraccio di nuovo: “Come sono contenta di vederti!"

 

“Evans.” Troy la saluta glaciale. Ce l’ha con lei da quando, tre anni fa, ha lasciato Zeke per un attore conosciuto su un set. Una storia che è durata sì e no un mese, e per la quale Zeke era distrutto. Troy non l’ha mai perdonata per aver fatto soffrire così tanto l’amico.

 

“Ciao, Troy.” Sharpay è in evidente soggezione. Ha sbagliato, e lo sa; penso che sappia di meritarsi la sua totale indifferenza alla sua amicizia.

 

Ma io, comunque, le voglio bene, e inizio a raccontarle di tutto quello che è successo e succede tutti i giorni. Il mio povero ragazzo fa un po’ da presenza…

 

“Adesso vi do io una notizia!” ride Sharpay, e si volta verso di lui “Ho risentito Zeke giusto ieri, Troy.”

 

Lui alza un sopracciglio: “E allora? Hai intenzione di prenderlo in giro di nuovo?”

 

Gli do un pizzicotto sul braccio. Non mi piace quando si comporta così.

 

“No. So di aver sbagliato, non c’è bisogno che mi tratti in questo modo. Voglio soltanto provare a ricominciare. Forse è troppo tardi per rimediare…” ride sconsolata e beve un sorso dal suo bicchiere di champagne “Ma io ho capito che lo amo ancora. E non intendo rinunciare…”

 

“Spero che tu non abbia intenzione di ferirlo ancora.” Sharpay scuote la testa e gli sorride, e finalmente anche Troy ricambia “Vedrai che andrà tutto bene.”

 

Sorrido anch’io, e bevo un sorso. Devo avere un po’ esagerato, perché sento la testa che mi gira e le orecchie che ronzano.

 

Però la testa mi gira troppo, e ho la vista annebbiata. Non può già essere una sbronza!

 

“Troy…” faccio solo in tempo a bisbigliare il suo nome ed aggrapparmi al suo braccio, che le ginocchia mi cedono e tutto diventa nero.

 

 

###

 

 

“Ecco, ecco, si sta risvegliando!”

 

“Gabriella, amore, mi senti?”

 

Sento voci confuse, sopra la musica alta. Faccio fatica a ricordarmi dove sono.

 

Ma cosa è successo?

 

Apro lentamente gli occhi, e vedo le facce preoccupate di Troy e Sharpay sopra di me.

 

Mi rendo anche conto che sono seduta su una specie di divanetto, anche se non so come ci sono finita. Non ero in mezzo alla sala, prima?

 

Prendo la testa tra le mani, per cercare di far svanire il ronzio nelle orecchie, e mormoro piano: “Co-cos’è successo?”

 

“Sei svenuta, amore. Come ti senti adesso?” mi domanda Troy.

 

“Bene… credo…” come svenuta? Non mi è mai capitato! Dev’essere lo stress di questo periodo.

 

Mi alzo, ma ancora barcollo e il mio fidanzato mi sostiene subito: “Con calma… adesso andiamo a casa, d’accordo?”

 

Annuisco, e senza lasciarlo andiamo verso il guardaroba per prendere i nostri giubbotti.

 

Quando Troy entra, Sharpay mi prende da parte e mi chiede: “Sei sicura di stare bene? Non è comune, uno svenimento.”

 

Io sbatto le palpebre, stupita: “Sì, adesso mi sento meglio. Perché?”

 

Lei scuote la testa: “Ero solo preoccupata. Fatti sentire, ogni tanto, mi raccomando!”

 

“D’accordo! E tu dammi novità con Zeke!” ci abbracciamo di nuovo, un po’ più tristi, e io raggiungo Troy all’uscita, dove un cameriere ci sta già aspettando con le chiavi della nostra macchina in mano.

 

Giro intorno all’auto per guidare, visto che il mio fidanzato non dovrebbe, ma lui mi blocca: “Non ci pensare nemmeno. Dieci minuti fa sei crollata a terra!”

 

“Ma… ma non puoi con il ginocchio!” cerco di ribattere.

 

Troy mi lancia l’occhiataccia da non-se-ne-parla e si siede al posto del guidatore.

 

Sospiro, e mi accomodo al suo fianco. È così accogliente, l’auto calda, che non mi accorgo neppure di addormentarmi.

 

Sono le mani e la voce dolce del mio Wildcat a svegliarmi: “Gab… siamo arrivati a casa, vieni…”

 

Mi aiuta a scendere, e mi appoggio a lui lungo tutte le scale. Poverino, e dire che dovrebbe essere il contrario. Spero solo che non si stia facendo male al ginocchio.

 

Arrivo stile cadavere vivente in camera da letto, mi tolgo il vestito e lo getto malamente su una poltrona. Sono troppo stanca per fare qualunque cosa.

 

Lo sguardo, tuttavia, mi cade sulla mia agenda aperta sul comodino. Cavolo, è piena di appuntamenti. Però… all’improvviso, ho un dubbio. Un grande dubbio.

 

Afferro il cellulare e compongo un sms per Mary: “Ciao, scusa l’ora, ma devo rimandare alcuni appuntamenti di domani a dopo le feste. Devo chiarire un dubbio improrogabile. Un bacio, buonanotte.

 

 

###

 

 

È Natale. O meglio, ormai è già Santo Stefano, visto che è mezzanotte passata.

 

Io e Troy abbiamo festeggiato con Taylor e Chad, proprio come tanti anni fa. Mi sono divertita un sacco, ho riso fino alle lacrime!

 

Non vedo l’ora che si sposino, quei due. Ma Chad è sempre stato un po’ timido, in queste cose. Potrebbe essere più probabile che glielo chieda la mia pragmatica Tay.

 

Beh, se fosse ancora qui mi direbbe ‘Da che pulpito, Gabriella!’. Anche il mio adorato Troy non si decide… pazienza!!! Magari il momento si avvicina…

 

Vado in camera da letto, e lui è già lì che si sta mettendo in pigiama. Cioè, si toglie i vestiti per rimanere in boxer…

 

“Amore…” lo chiamo “Non vuoi il mio regalo di Natale?”

 

Troy mi guarda stupito: “Ma che dici, Gab? Me l’hai dato prima, insieme agli altri!”

 

“In realtà, ce ne sarebbe un altro…” sorrido enigmatica e prendo una busta dalla mia borsa, poggiata sulla poltrona.

 

La risoluzione al mio dubbio.

 

Mi avvicino e gliela porgo: “Avanti, aprila!”

 

Lui rompe la busta fissandomi senza capire. Ci guarda dentro e tira fuori il foglio che conteneva.

 

Lo legge velocemente, e sgrana gli occhi, facendomi sorridere, poi mi guarda incredulo.

 

Io gli prendo la mano libera e la poso sul mio ventre: “Buon Natale da tutti e due, amore mio…” mormoro a un millimetro dalle sue labbra, che poi bacio.

 

Troy approfondisce quel contatto, che ci regala un sentimento nuovo, poi mi prende per i fianchi e mi fa girare per la stanza.

 

Io scoppio a ridere, e mi aggrappo forte a lui: “Troy, basta, mettimi giù!”

 

Mi poggia a terra, però mi abbraccia stretta: “Ci pensi, Gabriella? Un bambino!”

 

“Già…” io rido, mentre vorrei anche piangere dalla gioia “Allora, ti è piaciuto il mio regalo?”

 

Troy mi prende il viso tra le mani e lo avvicina al suo: “E’ stato il più bello che tu potessi farmi…”

 

 

 

Fine

 

 

Ciao a tutti! Questa fic di aggiornamento mattutino è per festeggiare il mio esame d’inglese, in cui ho parlato proprio di High School Musical!! Ed è anche un ‘rito scaramantico’ per sperare che l’hard disk del mio computer non sia veramente partito, perché altrimenti rischio di aver perso tutto (anche i nuovi capitoli di Wildcats forever)!! Grazie a chi commenterà o a chi solo legge!!

 

Un bacione

 

Hypnotic Poison

   
 
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