I miei regali di Natale…
“Dai,
Gabriella, più in alto! Non stai tirando fuori la tua voce, oggi!”
La mia
insegnante di canto si avvicina e fa per premermi una mano sulla pancia per
aiutarmi con il diaframma, ma io faccio un salto all’indietro e la evito.
“Ehm…
soffro il solletico…” mi giustifico.
Lei alza
un sopracciglio, scettica: “Che novità è questa? Ma non importa, adesso voglio
sentire tutta la tua voce! Dobbiamo finire il disco o no?”
Annuisco,
e riprendo la mia canzone. È il quarto brano del mio terzo disco, un bel
traguardo visto che ho solo 22 anni.
Scusate,
non mi sono presentata. Mi chiamo Gabriella Montez, vivo a New York, e sono una
cantante.
“Gabriella!”
Mary, la mia insegnante/manager, urla e spegne la musica “Non ci siamo! Dove
hai la testa oggi, eh?”
Non faccio
in tempo a rispondere, che il mio cellulare squilla. Cavolo, l’ho dimenticato
acceso!
La guardo
supplichevole (sa essere davvero perfida, a volte. Non sopporta i cellulari
quasi quanto non li sopportava
“Amore,
non è un bel momento adesso…” bisbiglio.
“Signorina
Montez, sono l’allenatore di Troy.” mi risponde invece un uomo dalla voce
profonda.
Arrossisco
per la figuraccia: “Oh, ehm, mi scusi. Ma… è successo qualcosa?”
“Bolton,
durante l’allenamento, si è fatto male al ginocchio. Adesso è al pronto
soccorso.”
Il mio
cuore perde un battito. Troy. Incidente. Ospedale. Merda.
Chiudo la
telefonata senza nemmeno ringraziare, afferro la borsa e m’infilo di fretta il
piumino nero.
“Scusa,
Mary, ma devo andare, Troy è al pronto soccorso! Ciao!” mi fiondo giù per le
scale, ignorandola mentre cerca di dire qualcosa, esco dal palazzo e fermo il
primo taxi che trovo.
“Dove
andiamo, signorina?” mi domanda il tassista, dall’evidente accento straniero.
“Ehm…” che
stupida che sono! Mi sono dimenticata di chiedere all’allenatore in quale
ospedale fosse Troy!
Battendomi
una mano sulla faccia, domando all’uomo: “Per caso lei sa qual è l’ospedale
dove ricoverano i giocatori della squadra di basket?”
Lui
scoppia a ridere: “Certo che lo so! Ogni volta che entra qualcuno, ci sono più
guardie del corpo che medici!”
Mi rilasso
sul sedile, e chiudo gli occhi.
Che
giornata stressante, ragazzi… e per di più, devo ancora finire di comprare i
regali di Natale. E ho solo quattro giorni alla Vigilia. Perfetto. Non ce la
farò mai!
“Lei è
Gabriella Montez, vero?”
Apro gli
occhi alla domanda del tassista: “Sì, sono io…”
“Mia
figlia Samantha ha tutti i suoi album, sa? È una sua grande fan, l’ho anche
portata al suo concerto, tre mesi fa, per il suo dodicesimo compleanno.”
Sorrido:
“Mi fa piacere saperlo.”
Incrocio
il suo sguardo nello specchietto retrovisore: “E, se posso permettermi, ha
anche un poster gigante del suo fidanzato appeso di fianco al letto… tutte le
sere, prima di andare a dormire, gli augura la buonanotte.”
Scoppio a
ridere. Troy ha sempre fatto quest’effetto alle ragazzine. Infatti ci sono
cascata dentro anche io!
Ci
fermiamo davanti al pronto soccorso, e io porgo i soldi e un bigliettino
all’uomo: “Questo è per sua figlia. Penso che sarà felice!”
L’uomo
sorride: “Grazie, davvero tanto. Buon Natale, signorina Montez.”
“Buon
Natale!” scendo dalla macchina e corro verso l’entrata.
Come il
tassista aveva detto, ci sono due guardie del corpo a presenziarla.
Sospiro, e
prendo la carta d’identità dal portafoglio per risparmiare tempo, così i due
non fanno storie ed entro subito.
“Gabriella!”
mi giro verso chi ha esclamato il mio nome, e vedo Mike, un compagno di squadra
di Troy, venirmi incontro.
“Ciao!
Dov’è Troy? Come sta?”
“Secondo
piano, stanza ventitre. È tutto intero, tranquilla. Più che altro, è
arrabbiato!” scherza.
Lo
ringrazio e salgo le scale. Tutte di corsa. Ancora un po’ e scoppio, non mi
sono fermata un attimo! Sono pronta per la maratona.
Ecco la
stanza ventitrè. Mi avvicino riprendendo fiato, ma invece di entrare mi fermo
sulla soglia e lo osservo.
Com’è
buffo… e tenero. Seduto a braccia incrociate, sul viso il broncio da bambino di
quando non è affatto contento, la gamba sinistra lunga distesa.
Sorrido, e
busso allo stipite: “Ehi, playmaker. Vuoi farmi prendere un colpo?”
Sobbalza,
e si gira verso di me: “Gab! Che ci fai qui?”
Mi siedo
sul suo letto: “Mi hanno chiamata, no? Mi spieghi cosa ti sei fatto?”
“Stavo
giocando, durante l’allenamento!” comincia a gesticolare, lo fa sempre quando è
nervoso e non ha niente da stringere tra le mani “E ad un certo punto mi è
crollato il ginocchio! Così!”
“Non è
rotto, vero?” domando, notando che non è ingessato.
Troy
scuote la testa: “No, per fortuna. Devo solo portare il tutore e stare a riposo
per tre settimane, maledizione…”
Sorrido
divertita e gli scompiglio i capelli: “Oh, che bello. Così ti avrò tutto per
me!”
Un sorriso
compare anche sulle sue labbra, che presto catturano le mie in un bacio dolce.
“Ecco,
questa è una prospettiva migliore…” sussurra allontanandosi di qualche
millimetro.
“Eh-ehm.
Scusate l’interruzione…” ci separiamo di scatto, e un signore in camice bianco
mi tende la mano “Buon pomeriggio, signorina. Sono il dottor Jenkins, ho
visitato il signor Bolton.”
“Posso
andare a casa, dottore? Sono tre ore che sto qui!” brontola Troy.
Il medico
sorride e ci porge un foglio: “Certo, signor Bolton, basta che firmi questi
moduli. Pura burocrazia, sa. E che non le venga in mente di ritornare a giocare
prima delle tre settimane di riposo! Posso affidarlo a lei, signorina?”
Gli
sorrido, è simpatico: “Certo. Non si preoccupi. Non vedrà un campetto prima che
lei non lo rivisiterà!”
Troy
sbuffa, invece il dotto Jenkins sembra soddisfatto: “Sentito, signor Bolton? La
sua convalescenza probabilmente non le piacerà fino in fondo! Ora le metto il
tutore che deve portare e la lascio andare!”
Prende da
un carrellino che si era portato dietro una specie di ginocchiera blu, molto
lunga, e con molta attenzione aiuta il mio fidanzato ad indossarla.
“Ecco qui.
Mi raccomando, si riguardi. Buon Natale ad entrambi!”
“Buon
Natale anche a lei, e grazie di tutto!” lo salutiamo.
Troy scende
dal letto con molta attenzione, e io gli passo il suo giubbotto, posato su un
armadietto lì di fianco.
Quando
arriviamo nell’atrio, c’è tutta la squadra ad aspettarlo… e anche due persone a
sorpresa!
I nostri
sguardi s’illuminano. Il mio cuore batte forte. Non ci posso credere!
“Brutto
idiota, e adesso come faccio a sfidarti?”
Anche Troy
è emozionantissimo, e sorride alla battuta del suo migliore amico: “Ritieniti
fortunato, così non verrai stracciato!”
Chad gli
sorride, si avvicina e lo abbraccia stretto. È più di un anno che non ci
vediamo.
Io poso la
borsa a terra e corro a stringere Taylor, la più grande migliore amica che
abbia mai avuto, ed a tutte e due viene da piangere.
“Siamo un
bel regalo di Natale, sorella?” mi bisbiglia all’orecchio mentre quasi balliamo
sul posto, strette.
“Bellissimo…”
le rispondo.
Mi stacco
da lei e saluto Chad, che mi ricambia con lo stesso affetto.
“Come ci
siete arrivati qui?” chiede Troy, ancora scosso.
Tay alza
le spalle: “E’ stato semplice. Siamo andati alla palestra dove ti alleni, e ci
hanno detto che eri finito qui. Abbiamo preso il taxi… ed eccoci qui!”
“Quanto
potete fermarmi? A casa nostra c’è tanto spazio, possiamo ospitarvi!” propongo.
“Tranquilla,
Gabriella, abbiamo preso una camera in un hotel poco lontano da casa vostra. E,
in realtà, eravamo noi a volervi proporre di passare il Natale insieme! Però,
visto che questo scemo si è fatto male, dovremmo festeggiare da voi!” esclama
Chad.
Scoppiamo
a ridere, mentre Troy gli tira una pacca sulla schiena.
“Andiamo,
allora!” usciamo e facciamo una passeggiata fino a che non incontriamo un taxi
libero.
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“Ancora
non riesco a credere che Chad e Taylor siano qui!”
Sto
sparecchiando la tavola a cui abbiamo cenato. È notte, ormai, e i nostri amici
sono tornati in albergo, nonostante le mie proteste.
“Chad
sembra trovarsi bene a S. Francisco, non credi?”
Silenzio.
Troy, dal salotto, non mi risponde. Sento solo il rumore indefinito della
televisione.
Poso il
bicchiere che stavo per mettere nella lavastoviglie e vado in soggiorno.
“Troy?”
Quando
entro, lo vedo seduto sul divano, lo sguardo fisso sullo schermo che trasmette
una partita di basket, immerso nei suoi pensieri.
Sospiro,
mi siedo vicino a lui e spengo
Lui mi
attira a sé, circondandomi le spalle con un braccio: “Lo so… però…”
“Passeranno
in fretta, vedrai. Ci sono anche le feste in mezzo, non te ne accorgerai
nemmeno.” cerco di rassicurarlo, appoggiata al suo petto.
Rimaniamo
in silenzio per un po’, abbracciati.
Sono i
nostri momenti magici, quando ci capiamo anche senza bisogno di parlare, quando
ci basta essere vicini e sentire l’uno la presenza dell’altra.
Ma
l’orologio appeso al muro ticchetta la mezzanotte, e io mi lascio andare ad uno
sbadiglio: “Andiamo a dormire? È stata una giornata dura per tutti!”
Troy
annuisce, e insieme ci dirigiamo in camera.
“Ti amo,
Gab…” mormora prima che mi addormenti.
Io mi
stringo di più a lui, e lentamente scivolo nel mondo dei sogni…
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Mi sveglio
che è ancora mattina presto.
Vorrei
dormire ancora, ma ho fame e so già che non mi riaddormenterei tanto presto,
quindi è meglio che mi alzi.
Mi volto
verso Troy: sembra un angioletto quando dorme così!
Mi sposto facendo
attenzione a non svegliarlo, e vado in cucina.
Chissà
perché, ho voglia di pizza… controllo se in freezer ce n’è una, ma naturalmente
non è così! Devo andare a fare la spesa!!!
Forse è
meglio che prepari il caffé… accendo la macchinetta e pesco un giornale dal
mucchio.
Guarda,
guarda, in copertina ci siamo io e Troy. Sono le foto di una settimana fa,
quando siamo andati a pattinare a Central Park!
La coppietta d’oro di New York, ecco come ci chiamano.
Sorridendo,
ritaglio alcune foto (lo faccio sempre, se sono venute bene!) e mi bevo il mio
caffè.
Che
strano, oggi è più amaro del solito. Forse è il filtro della macchinetta che
non funziona più bene!
Faccio
spallucce e mi volto verso il calendario.
Oh merda.
Me n’ero completamente scordata!! Stasera c’è la festa di beneficenza, a cui
abbiamo già promesso di partecipare!! Accidenti, accidenti, accidenti!!
Dovrò
chiedere ai ragazzi se hanno voglia di venire anche loro… non mi va di dover
uscire quando sono venuti a trovarci!
Però è
troppo presto per chiamarli… sono solo le otto!!
Ma che ho
fatto stamattina, di solito ci vogliono le cannonate per tirarmi giù dal letto
a quest’ora!
Sbuffo… e
non sto nemmeno tanto bene!
Mi siedo
sconsolata. Sono le vacanze di Natale più stressanti che abbia mai fatto. Forse
dovrei prendermi una pausa e rilassarmi in una beauty farm…
“Ehi, bellissima!
Come mai già in piedi?” Troy è entrato zoppicando, con un gran sorriso in
volto.
“Non lo
so… avevo un po’ di fame…” rispondo mesta.
Lui si
abbassa e mi bacia dolcemente.
È una
caratteristica che invidio, la sua, quella di essere sempre sveglio e lucido
anche al mattino presto!
“Perché la
data di oggi è segnata in rosso?”
Sospiro:
“Abbiamo la festa per i bambini dell’orfanotrofio, stasera. Te n’eri scordato, vero?”
“Ehm… in
effetti… ma come facciamo con Chad e Tay?”
“Possiamo
chiedere loro se vogliono venire… non penso che ci saranno problemi d’invito.”
“Va bene!
Vado a farmi una doccia.” posa la tazza di caffè e si avvia verso la porta, ma
quando mi passa davanti si ferma e mi guarda “Tu non vieni?”
Lo fisso
stranita: “Cosa?”
Troy
sorride malizioso: “Mi devi aiutare con questo!” indica il tutore alla gamba
sinistra “L’ha detto il dottore…”
“Oooh,
capisco…” lo prendo in giro “Se lo dice il dottore…”
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Il
campanello suona insistentemente da cinque minuti buoni.
Esco
ridente e fradicia dal bagno, coperta solo dall’asciugamano bianco, e vado ad
aprire.
“Abbiamo
interrotto qualcosa, tesoro?”
“Oh, ciao,
ragazzi!” saluto i miei amici senza smettere di ridere “Entrate, su!”
Taylor mi
guarda sospirando: “Troy, da quando sta con te non è più la mia dolce, timida e
studiosa Gabriella!”
Lui le
risponde dal bagno: “Dopo cinque anni, avresti dovuto farci l’abitudine, Tay!”
“Mi
lasciate due minuti per cambiarmi?”
“No,
perché? A me piaci così!” Troy si aggiunge a noi, con l’asciugamano intorno ai
fianchi.
La mia
amica alza gli occhi al cielo, e Chad sghignazza: “Sei comico, amico, con
quell’affare al ginocchio!”
“Parla per
te!” lo rimbecca lui.
Li
interrompo prima che inizino con le loro battutine: “Ecco… abbiamo solo un
piccolo problema, per stasera! Dobbiamo andare ad una festa per la beneficenza…
così pensavamo che potrete venire anche voi, mi scoccia che rimaniate a casa!”
Il mio
migliore amico sorride e scuote la testa: “Grazie, Gab, ma non ho molta voglia
di vestirmi in giacca e cravatta! Penso proprio che faremo una passeggiata, e
poi andremo in albergo a… imitarvi, ecco!”
Troy alza
le mani: “Non voglio neanche saperlo, amico!”
Io e
Taylor ci scambiamo un’occhiata tra l’esasperato e il divertito, e poi le
chiacchiere passano ad altro.
All’improvviso,
mi accorgo che la mia amica mi sta fissando lo stomaco: “Ehm… cosa c’è, Tay?”
“Sbaglio o
sei ingrassata?” chiede a bruciapelo.
Io
arrossisco: “Un po’… ho preso un chiletto, adesso che ci sono le feste! Sai,
arrivano un sacco di regali, soprattutto in formato di cibo, e quindi…”
Lei
sorride: “Capisco, tranquilla!”
E da lì,
il tempo passa velocemente, e tra le risate e il pranzo, si fa presto sera.
“Okay, è
tempo di levare le tende!” Chad si alza in piedi e si stiracchia “Grazie del
pranzo, Gab! Ci vediamo domani!”
Li
salutiamo, con la promessa a Taylor di portarle l’autografo o la foto di
qualcuno di famoso dalla festa, e ci andiamo a preparare.
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C’è una
calca che quasi non si riesce a respirare, qui alla festa. E dire che sono solo
le dieci!
Sono
aggrappata al braccio di Troy, per paura di perdermi.
“Ma chi è
che ci ha invitato?” mi urla nell’orecchio per farsi sentire. La musica è
altissima: più che un ricevimento di beneficenza, sembra un party vero e
proprio!
Gli
rispondo con il nome del ‘benefattore’, e lui alza le sopracciglia, scettico.
Sa benissimo che questo signore è fissato con le grandi feste piene di
celebrità.
In ogni
caso, non mi sto annoiando, anzi. Come festa è abbastanza riuscita: buona
musica, buon buffet (ho una gran fame) e pure lo champagne non mi dispiace.
Ho
indossato anche uno dei miei vestiti preferiti: nero, lungo fino ai piedi,
abbastanza aderente. Anche se ho fatto un po’ di fatica a chiudere la cerniera;
Tay ha ragione, sono proprio ingrassata.
Troy,
invece, è sportivo come sempre: un normale completo beige (che nasconde bene il
tutore), con la camicia bianca e un paio di All Star bianche. Non c’è verso,
probabilmente lo convincerò a mettersi un paio di scarpe normali solo al nostro
matrimonio. Beh, se ci sarà il nostro
matrimonio. Per adesso, è solo una mia fantasia…
Ci
spostiamo verso il tavolo con il rinfresco, e prendo subito una tartina al
caviale e un bicchiere di champagne.
“Signorina
Montez! Signor Bolton! Che piacere, avervi qui!” l’organizzatore della festa ci
ha raggiunto, tutto sorridente “Vi state divertendo?”
“Molto,
grazie!” rispondo io per tutti e due, visto che Troy non è poi un così bravo
attore quando deve parlare con delle persone che non gli piacciono.
Ci ‘adula’
per qualche altro minuto, e finalmente ci lascia stare.
“Che
ipocrita…” commenta il mio fidanzato “Gli importa soltanto che saremo domani
sui giornali, e gli si farà pubblicità!”
Ha ragione
anche stavolta. In effetti, ci sono un sacco di paparazzi in giro; non penso
che facciano neanche tanta fatica ad entrare.
Mi guardo
in giro, cercando qualche faccia conosciuta con cui parlare un po’; e,
improvvisamente, sento una voce inconfondibile: così acuta e trillante da
essere unica.
Mi volto
verso il luogo da cui proviene, e lì c’è una chioma bionda, perfettamente
liscia, lunga. Non ci posso credere. Questo Natale è incredibile!
Le corro
incontro, trascinandomi dietro Troy che non capisce cosa sta succedendo, ed
urlo: “Sharpay!”
Lei si
gira, e sgrana gli occhi incredula: “Gabriella?!?”
Ci
abbracciamo, strette, non ci vediamo da un sacco di tempo. Anche lei ha
realizzato il suo sogno, è diventata una grande attrice, e vive a Los Angeles.
“Cosa ci
fai a New York?” le chiedo.
“Ho appena
finito di girare un film! Mi hanno invitata e ho accettato!” mi risponde.
L’abbraccio
di nuovo: “Come sono contenta di vederti!"
“Evans.”
Troy la saluta glaciale. Ce l’ha con lei da quando, tre anni fa, ha lasciato
Zeke per un attore conosciuto su un set. Una storia che è durata sì e no un
mese, e per la quale Zeke era distrutto. Troy non l’ha mai perdonata per aver
fatto soffrire così tanto l’amico.
“Ciao, Troy.”
Sharpay è in evidente soggezione. Ha sbagliato, e lo sa; penso che sappia di
meritarsi la sua totale indifferenza alla sua amicizia.
Ma io,
comunque, le voglio bene, e inizio a raccontarle di tutto quello che è successo
e succede tutti i giorni. Il mio povero ragazzo fa un po’ da presenza…
“Adesso vi
do io una notizia!” ride Sharpay, e si volta verso di lui “Ho risentito Zeke
giusto ieri, Troy.”
Lui alza
un sopracciglio: “E allora? Hai intenzione di prenderlo in giro di nuovo?”
Gli do un
pizzicotto sul braccio. Non mi piace quando si comporta così.
“No. So di
aver sbagliato, non c’è bisogno che mi tratti in questo modo. Voglio soltanto
provare a ricominciare. Forse è troppo tardi per rimediare…” ride sconsolata e
beve un sorso dal suo bicchiere di champagne “Ma io ho capito che lo amo ancora.
E non intendo rinunciare…”
“Spero che
tu non abbia intenzione di ferirlo ancora.” Sharpay scuote la testa e gli
sorride, e finalmente anche Troy ricambia “Vedrai che andrà tutto bene.”
Sorrido
anch’io, e bevo un sorso. Devo avere un po’ esagerato, perché sento la testa
che mi gira e le orecchie che ronzano.
Però la
testa mi gira troppo, e ho la vista annebbiata. Non può già essere una sbronza!
“Troy…”
faccio solo in tempo a bisbigliare il suo nome ed aggrapparmi al suo braccio,
che le ginocchia mi cedono e tutto diventa nero.
###
“Ecco,
ecco, si sta risvegliando!”
“Gabriella,
amore, mi senti?”
Sento voci
confuse, sopra la musica alta. Faccio fatica a ricordarmi dove sono.
Ma cosa è
successo?
Apro
lentamente gli occhi, e vedo le facce preoccupate di Troy e Sharpay sopra di
me.
Mi rendo
anche conto che sono seduta su una specie di divanetto, anche se non so come ci
sono finita. Non ero in mezzo alla sala, prima?
Prendo la
testa tra le mani, per cercare di far svanire il ronzio nelle orecchie, e
mormoro piano: “Co-cos’è successo?”
“Sei
svenuta, amore. Come ti senti adesso?” mi domanda Troy.
“Bene…
credo…” come svenuta? Non mi è mai capitato! Dev’essere lo stress di questo
periodo.
Mi alzo,
ma ancora barcollo e il mio fidanzato mi sostiene subito: “Con calma… adesso
andiamo a casa, d’accordo?”
Annuisco,
e senza lasciarlo andiamo verso il guardaroba per prendere i nostri giubbotti.
Quando
Troy entra, Sharpay mi prende da parte e mi chiede: “Sei sicura di stare bene?
Non è comune, uno svenimento.”
Io sbatto
le palpebre, stupita: “Sì, adesso mi sento meglio. Perché?”
Lei scuote
la testa: “Ero solo preoccupata. Fatti sentire, ogni tanto, mi raccomando!”
“D’accordo!
E tu dammi novità con Zeke!” ci abbracciamo di nuovo, un po’ più tristi, e io raggiungo
Troy all’uscita, dove un cameriere ci sta già aspettando con le chiavi della
nostra macchina in mano.
Giro
intorno all’auto per guidare, visto che il mio fidanzato non dovrebbe, ma lui
mi blocca: “Non ci pensare nemmeno. Dieci minuti fa sei crollata a terra!”
“Ma… ma
non puoi con il ginocchio!” cerco di ribattere.
Troy mi
lancia l’occhiataccia da non-se-ne-parla e
si siede al posto del guidatore.
Sospiro, e
mi accomodo al suo fianco. È così accogliente, l’auto calda, che non mi accorgo
neppure di addormentarmi.
Sono le
mani e la voce dolce del mio Wildcat a svegliarmi: “Gab… siamo arrivati a casa,
vieni…”
Mi aiuta a
scendere, e mi appoggio a lui lungo tutte le scale. Poverino, e dire che
dovrebbe essere il contrario. Spero solo che non si stia facendo male al
ginocchio.
Arrivo
stile cadavere vivente in camera da letto, mi tolgo il vestito e lo getto
malamente su una poltrona. Sono troppo stanca per fare qualunque cosa.
Lo
sguardo, tuttavia, mi cade sulla mia agenda aperta sul comodino. Cavolo, è
piena di appuntamenti. Però… all’improvviso, ho un dubbio. Un grande dubbio.
Afferro il
cellulare e compongo un sms per Mary: “Ciao,
scusa l’ora, ma devo rimandare alcuni appuntamenti di domani a dopo le feste.
Devo chiarire un dubbio improrogabile. Un bacio, buonanotte.”
###
È Natale.
O meglio, ormai è già Santo Stefano, visto che è mezzanotte passata.
Io e Troy
abbiamo festeggiato con Taylor e Chad, proprio come tanti anni fa. Mi sono
divertita un sacco, ho riso fino alle lacrime!
Non vedo
l’ora che si sposino, quei due. Ma Chad è sempre stato un po’ timido, in queste
cose. Potrebbe essere più probabile che glielo chieda la mia pragmatica Tay.
Beh, se
fosse ancora qui mi direbbe ‘Da che pulpito, Gabriella!’. Anche il mio adorato
Troy non si decide… pazienza!!! Magari il momento si avvicina…
Vado in
camera da letto, e lui è già lì che si sta mettendo in pigiama. Cioè, si toglie
i vestiti per rimanere in boxer…
“Amore…”
lo chiamo “Non vuoi il mio regalo di Natale?”
Troy mi
guarda stupito: “Ma che dici, Gab? Me l’hai dato prima, insieme agli altri!”
“In
realtà, ce ne sarebbe un altro…” sorrido enigmatica e prendo una busta dalla
mia borsa, poggiata sulla poltrona.
La
risoluzione al mio dubbio.
Mi
avvicino e gliela porgo: “Avanti, aprila!”
Lui rompe
la busta fissandomi senza capire. Ci guarda dentro e tira fuori il foglio che
conteneva.
Lo legge
velocemente, e sgrana gli occhi, facendomi sorridere, poi mi guarda incredulo.
Io gli
prendo la mano libera e la poso sul mio ventre: “Buon Natale da tutti e due,
amore mio…” mormoro a un millimetro dalle sue labbra, che poi bacio.
Troy
approfondisce quel contatto, che ci regala un sentimento nuovo, poi mi prende
per i fianchi e mi fa girare per la stanza.
Io scoppio
a ridere, e mi aggrappo forte a lui: “Troy, basta, mettimi giù!”
Mi poggia
a terra, però mi abbraccia stretta: “Ci pensi, Gabriella? Un bambino!”
“Già…” io
rido, mentre vorrei anche piangere dalla gioia “Allora, ti è piaciuto il mio
regalo?”
Troy mi
prende il viso tra le mani e lo avvicina al suo: “E’ stato il più bello che tu
potessi farmi…”
Fine
Ciao
a tutti! Questa fic di aggiornamento mattutino è per festeggiare il mio esame
d’inglese, in cui ho parlato proprio di High School Musical!! Ed è anche un
‘rito scaramantico’ per sperare che l’hard disk del
mio computer non sia veramente partito, perché altrimenti rischio di aver perso
tutto (anche i nuovi capitoli di Wildcats forever)!!
Grazie a chi commenterà o a chi solo legge!!
Un
bacione
Hypnotic Poison