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Autore: ChaosReign_    05/09/2013    2 recensioni
[Trivium]
"Alla fine, dopo avermi rivolto uno sguardo emozionato, scoppia in una fragorosa risata.
Esagerata per la situazione.
-Che lo spettacolo abbia inizio.-
Mi sussurra in un orecchio."
Spero sia di vostro gradimento.
Trivium releated.
Genere: Drammatico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Watch the World Burn.

 

 

 

Quando ricevetti la sua chiamata era da poco iniziato l'inverno.

Mi disse che aveva qualcosa di grande per me, disse che sarebbe stato davvero spettacolare.

Dopo nove anni che non si faceva sentire, dopo nove fottuti anni in cui era sparito nel nulla, mi ha telefonata dicendomi che era tornato.

L'ho amato.

L'ho amato con tutta me stessa per anni, volevamo sposarci...

'No, non lo avrei perdonato.'

Questa è stata la più grande bugia che io abbia mai detto.

Ed ora sono qui, come mi ha chiesto lui, sto salendo le scale del più alto grattacielo, abbandonato, di Orlando.

Appena metto il naso fuori, una folata di vento gelida mi investe. Sento tutte le ossa raffreddarsi e il respiro farsi più pesante.

Mi guardo intorno e vedo che nulla è cambiato, a momenti riesco a riconoscere gli stessi mozziconi di sigaretta che, nove anni prima, lasciammo io e Matt durante quell'ultimo pomeriggio.

Solo la neve riesce a coprire e ad attutire l'impatto con quei ricordi.

Dei miei ricordi con lui. La mia vita.

Poi lo vedo.

È avvolto in un chiodo grigio, la sciarpa più scura gli avvolge perfettamente il collo e le spalle.

I jeans sono neri e scoloriti, sembrano vecchi e usurati e ai piedi porta i soliti anfibi, sempre grigi.

La prima volta che lo vidi era estate, lui era solo, in spiaggia, con la pelle bianca come la porcellana, i capelli ricci troppo lunghi legati in una coda e un dilatatore ad ogni orecchio.

Leggeva sdraiato sotto l'ombrellone un libro che ancora oggi mi chiedo di cosa parlasse.

Posso dire che quel giorno fu il più bello della mia vita.

Ora è qui a meno di due metri da me, voltato di spalle, con i capelli così corti che non sembrano nemmeno essere più ricci.

È così diverso... Eppure è lui. Lo sento.

-Alla fine sei venuta. Davvero.-

Affonda le mani nelle tasche e si volta, io trattengo il respiro per tutta la durata del movimento, come quando nei sogni sai che ti stai per svegliare ma non vuoi, vuoi restare lì esattamente dove sei, forse anche per sempre. Però sai che non puoi, sai che ti stai per svegliare ed è come se fossi a pochi secondi dalla meta tanto agognata però ogni volta non riesci a raggiungerla, ad essere, finalmente felice.

-Si.-

Muovo solo un passo avanti.

Poi un altro.

Nonostante le gambe mi cedano, i muscoli siano molli e la forza è quasi nulla, vado avanti.

Ed è il momento in cui gli sono davanti, quando, con un gesto quasi involontario gli circondo il collo con le braccia e mi stringo a lui che mi stringe i fianchi e appoggia il suo mento nell'incavo della mia spalla, ricambiando l'abbraccio, ora il domani sembra un po' più sicuro.

E tutto diviene un po' meno triste.

-Matt...-

-Shh... Ora sono qui, andrà tutto bene, andrà tutto bene.-

Non so per quanto tempo rimaniamo così. Non mi interessa saperlo l'importante è che siamo insieme e questa volta, spero, per sempre.

-Perché? Perché mi hai lasciata sola?-

-Non avevo motivo di restare, lo sai.-

Lo guardo dritto negli occhi, occhi nocciola capaci di dare calore con un semplice sguardo.

È sempre stato il contrario di me in questo, io con i miei occhi grigio chiaro non sono sempre stata capace di rifilare solo occhiate taglienti, fredde come il ghiaccio.

-Io non ero un motivo abbastanza valido?-

Sospira e si raddrizza gli occhiali da vista davanti agli occhi, non è mai stato uno di molte parole.

-Si. È per questo che sono tornato, te l'avevo detto che sarebbe successo qualcosa, un giorno. Quel giorno è arrivato. Ti chiedo solo di perdonarmi. Io sono pronto a vivere la mia vita. Tu sei con me?-

Mi tende la mano ricoperta da cicatrici ancora più pallide sulla sua pelle color del latte.

È sempre stato un ragazzo strano, di poche parole, ma che se davvero ci teneva ti sapeva dare tutto l'amore del mondo. So che non scappò, quel giorno, so che aveva un progetto. Ma non volevo crederci, non volevo lasciarlo andare.

-L'ho già fatto tanto tempo fa.-

Detto questo gli afferro la mano e gli regalo un sorriso, di quelli veri. Di quelli che non facevo da nove anni.

-Mi sei mancata.-

Mai avrei pensato che la collisione con le sue labbra sarebbe stata così forte. Così... Potente e distruttiva.

È come bruciare tra le fiamme ghiacciate in un mare di nebbia. Una sensazione indescrivibile.

E solo ora realizzo quanto mi siano mancate quelle labbra, quanto le abbia desiderate e che da questo momento non potrò più farne a meno.

-Anche tu.-

Gli sussurro in un respiro.

Lui sorride e mi fa cenno di seguirlo.

Ci sediamo al terminar del palazzo, con i piedi a penzoloni nel vuoto, con il rischio di poterci rimettere la vita.

Morirei felice, ora. Forse.

-Sai... Me ne sono andato perché dovevo ultimare il progetto.-

Matt interrompe i miei pensieri con questa affermazione, mi aveva parlato, una volta, di quel progetto che ci avrebbe cambiato la vita.

Non ho mai capito di cosa parlasse veramente.

-Non potevo aiutarti? Venire con te?-

-No, volevo farti una sorpresa. Mi dispiace di averci messo così tanto.-

Io gli stringo più forte la mano per fargli capire che ci sono, che a me va bene così.

-Spero solo serva a qualcosa. Io sono sempre della stessa idea: questa è una società di merda, non sanno nemmeno più dove mettere la merda che li circonda, non riescono più a vedersi i piedi a causa di tutto il marcio da cui sono sommersi... Si distruggono a vicenda, con la politica, le guerre...-

Ci regaliamo un sorriso complice. E triste.

È vero, il mondo sta andando a puttane e non possiamo fare niente per risolvere il problema.

E I nostri occhi si scontrano, si uniscono in un intreccio di emozioni mancate e poi si lasciano ancora per poter ricominciare un gioco di sguardi.

Mi accarezza una guancia.

Sento la pelle bruciare sotto il suo tocco, il cuore pompa mille volte più velocemente e sento il sangue pulsarmi nelle vene.

E la paura di perderlo ancora.

Ho le vertigini.

Affondo la faccia nel suo petto e finalmente, dopo nove anni, mi sento veramente a casa.

Senza accorgermene inizio a singhiozzare.

-Ho sofferto abbastanza. Non mi lasciare. Ti prego, porta via tutto il dolore.-

-Tranquilla, lo farò.-

Poso gli occhi sulla città, là la vita va avanti come sempre la gente è immersa nelle proprie faccende, nei propri impegni... Nella propria felicità.

Cresciuti e ingrassati come maiali nella culla di un ricco impero, troppo viziati ed egoisti per vedere tutto il male che ruota loro intorno.

-Si, sono loro la causa... Sono le persone il male più grande del mondo.-

-Sono loro che mi hanno resa debole. Sono loro che mi hanno dato la vita per cosa? Per cadere. Precipitare.-

Lui porta una mano nella tasca del giubbotto e inizia a cercare qualcosa e continua, parlando tra sé.

-Esatto. Sono le persone il male maggiore. E noi dobbiamo migliorare il mondo.-

Estrae un cellulare, sembrerebbe. No, è una specie di telecomando con un solo pulsante.

-Sta' a guardare.-

Alla fine, dopo avermi rivolto uno sguardo emozionato, scoppia in una fragorosa risata.

Esagerata per la situazione.

-Che lo spettacolo abbia inizio.-

Mi sussurra in un orecchio.

Io rivolgo la mia attenzione all'orizzonte, il sole di gennaio, troppo tenue e lontano per illuminare il mondo con la sua luce, lascia Orlando in un limbo di semi-ombra, immergendola in una calma surreale. Forse è a causa di questo silenzio così assordante che nessuno si accorge di quello che sta per succedere.

Ed è proprio mentre formulo questi pensieri che sento il primo botto.

E poi il secondo.

Uno dietro l'altro, è un susseguirsi di suoni così potenti da riuscire a farti sanguinare il timpano.

Non dimenticherò mai il suono della disfatta dell'umanità.

La città inizia a scoppiare, la calma innaturale di questo luogo si perde nel frastuono dei tuoni.

E il fuoco divampa in tutte le direzioni.

Riesco solo a vedere le fiammate che si elevano alte verso il cielo, potenti e spettacolari come i fuochi d'artificio.

E la gente urla, finalmente si è accorta che c'è qualcosa che non va.

La stessa gente inizia a cadere nel baratro della disperazione di una vita che finisce. E sentono il dolore, il brivido, la perdita.

Non hanno scampo.

E mi accorgo di non provare niente per loro.

Matt mi circonda le spalle con un braccio e mi regala un bacio in fronte.

Lui ci sarà per sempre.

-Ti amo.-

È poco più di un sussurro che riesco a distinguere dal rumore angosciante dell'esplosione.

Ma questo basta.

-Anche io.-

E sarà sempre così.

E piano piano, tutto il dolore scivola via, scivola via come risucchiato in quelle fiamme purificatrici.

 

Non è stato facile stare fermi immobili a vedere il mondo bruciare.

 

Noi siamo l'incendio.

Noi divamperemo.

Noi divamperemo.










-Angolino autrice.-
Okay, spero vi sia piaciuta... E, beh, se ci sono errori fatemelo notare, ho il computer un po' in pallato è possibile che ci siano anche errori di battitura...
A parte questo i personaggi sono Matthew Heafy, dei Trivium e un personaggio da me inventato.
Non ho nessun diritto su Matt (purtroppo ç__ç) e sulla sua canzone (Watch the world burn, di cui ho citato le ultime frasi della storia), non scrivo a scopo di lucro... Lo faccio perché mi piace.
E credo di aver detto tutto.
Ovviamente ringrazio chiunque legga e chi ha voglia di farmi sapere cosa ne pensa, lasciandomi una recensione o un messaggio.
Se volete contattarmi per qualunque motivo io su twitter sono: @alidrummer_98
Bacioni.
Alis.

  
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