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Autore: Gio_Snower    05/09/2013    2 recensioni
Sanji è il cuoco della ciurma, mentre Zoro è lo spadaccino che punta a diventare il più forte del mondo.
I due bisticciano sempre, si punzecchiano.
Zoro, di solito calmo, perde il controllo di sé quando viene provocato da Sanji.
E Sanji sente sempre questo bisogno di provocare il forte spadaccino, ma perché?
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Le Cose Che Non Ti Posso Dire

 
Sanji vide Zoro seduto al tavolo nella sua cabina; Osservava con gran attenzione una spada, rigirandola in un panno, come ad analizzare ogni suo piccolo particolare, cosa che, probabilmente stava facendo. Sanji, un po’, lo ammirava; Ma mai e poi mai glielo avrebbe detto.
«Innamorato più delle spade che delle donne, tsk, che vita misera.» Sanji sentì queste parole uscirgli dalle labbra prima di averle anche solo pensate.
Zoro si girò, un’espressione di fastidio sul volto che metteva in mostra i suoi occhi piccoli e la ruga che si formava fra essi quando aggrottava leggermente le sopracciglia.
«Non posso purtroppo dire la stessa cosa di un certo cuoco.» ribatté.
Cosa osava insinuare? Si chiese Sanji, un po’ furioso. La sua cucina esisteva per il bene di tutti, uomini o donne che fossero (anche se preferiva, di gran lunga, le donne).
«Almeno non sto ventiquattro ore su ventiquattro rinchiuso in un luogo lugubre a pulire una spada.» disse, un sorriso gli sfuggì.
«Perché non me lo vieni dire avvicinandoti? Magari riesci a pronunciare qualche altra parola prima di essere sgozzato.» disse Zoro.
Solo con Sanji, Zoro perdeva le staffe in questo modo. Quell’uomo riusciva, con una sola parola, ad infastidirlo. Quell’uomo riusciva ad entrare nella sua corazza fatta di calma, tranquillità e poche parole, facendogli perdere quella maturità e quella quiete caratteristiche del suo carattere.
Sanji gli si avvicinò, il sorriso largo, la sigaretta stretta fra le labbra, le sopracciglia a girandola. «Perché no? Magari qualcuno verrà steso per primo per i miei calci.» disse.
Zoro si alzò e lo fronteggiò. Occhi negli occhi.
«Ancora a litigare? Non la smettete mai?» disse Nami scendendo.
Incrociò le braccia e mise su una smorfia. Il seno fu un po’ rialzato dalla posizione delle sue braccia. I capelli le ricadevano a ciocche sulle spalle.
Sì, lei era decisamente meglio di quel ragazzo sempre serio, sempre silenzioso, sempre troppo assorto nel suo obbiettivo. Pensò Sanji e sorrise in direzione di Nami, alzando le braccia in segno di pace.
«Nami, mia dea, non potrei mai litigare, specialmente con quel musone, quando una così bella ragazza è in mia presenza!» disse. Le solite parole vuote da donnaiolo gli risuonavano nella mente. Lui ci credeva e non ci credeva in quelle parole. Forse era davvero un idiota, forse era solo un uomo a cui piaceva corteggiare le donne.
Nami sbuffò. «Sanji, per favore.» disse Nami. Poi si rivolse a Zoro.
«Zoro, Rufy ti vuole sul ponte di comando.» disse.
Zoro accennò, poi si diresse verso il ponte.
Sanji continuò a parlare con Nami, gli mise una mano sulla spalla (che lei prontamente tolse) e proseguì nel lusingarla.
Zoro si voltò solo una volta, un secondo, e poi, senza dire niente, sbuffò e si rigirò.
 
 
Il mare era tempestoso. La nave andava su e giù, saltando sopra le onde. La pioggia scendeva a catinelle, bagnando il legno ed i vestiti. Rufy gridava eccitato al timone, Nami era sul ponte ed andava su e giù, indicandogli la rotta.
Erano nel bel mezzo di una tempesta. Un fulmine si abbatté sull’albero che si spezzò. Nami si trovava proprio al di sotto di esso. Urlò, mentre l’albero gli cadeva addosso.
Sanji corse e con un calcio lo spostò, ma la nave proprio in quel momento si inclinò. E Sanji perse il suo punto d’equilibrio, preso alla sprovvista.
Stava per cadere quando una mano lo afferrò. Sanji guardò e vide Zoro, la mano di Zoro nella sua, strette.
Zoro lo strattonò. «Stai attento, stupido donnaiolo!» lo rimproverò Zoro.
«Stai attento pure tu, stupido spadaccino!» gli urlò di rimando Sanji, mentre con un calcio mandava via un grande pezzo di legno che stava per precipitare su di loro.
«Ragazzi! Si sta per volare!» li avvisò Usopp.
Nami, Robin, Sanji, Zoro e Chopper si legarono al parapetto.
La nave prese il volo su una delle più grandi onde mai viste.
Poi la tempesta cessò. E la nave, con uno schiantò, riprese a navigare su un mare un po’ più tranquillo.
«Che foooooorza!» urlò Rufy al timone.
Tutti si dispersero. Nami ringraziò Sanji d’averla salvata. «Nami, mia divina, stai più attenta. Soffrirei troppo se la tua bellissima pelle si rovinasse.» disse Sanji mettendosi una mano sul cuore e facendole un baciamano da vero gentiluomo.
«Sì, Sanji.» disse sbrigativa Nami.
Sanji vide Zoro avviarsi sulla prua, probabilmente si voleva distendere in tutta tranquillità. Sanji lo seguì.
Zoro si distese come aveva pensato, gli occhi chiusi, le mani messe sotto la testa per fargli da cuscino.
Non aprì gli occhi, ma Sanji sapeva che Zoro lo percepiva.
«Stupido spadaccino…grazie.» disse. Le parole erano difficili da dire, però ci riuscì e si sentì più leggero.
Zoro si alzò leggermente, aprendo gli occhi.
«Non t’ho salvato perché lo volevo io.» disse Zoro.
«Cosa?» chiese Sanji.
«T’ho salvato perché sei il cuoco della ciurma. Senza di te, cosa mangeremmo?» disse Zoro infastidito. Sembrava che rivolgergli quelle parole fosse un fastidio. Considerava forse ovvio quel che stava dicendo?
«Capisco. Sei utile, qualche volta, maniaco delle spade.» rispose Sanji con un sorriso saccente. Era lusingato, ma mai glielo avrebbe detto.
«Più utile di un maniaco e basta.» insinuò Zoro, rimettendosi seduto.
Odiava davvero quando faceva così. Lo aveva congedato in una maniera rozza e diretta, tanto caratteristica del suo carattere.
Sanji sbuffò, l’aveva salvato dal finire fuori bordo. Per oggi era meglio finirla così.
 
Sanji uscì dalla cucina, il grembiule ancora addosso.
Zoro era seduto nel suo solito lugubre e solitario posto. In mano reggeva un libro.
«Così lo spadaccino sa pure leggere, eh?» disse.
Era più forte di lui. Ogni volta che vedeva Zoro, doveva provocarlo. Non ne sapeva il perché, ma doveva. Era istinto.
«Mi pensavi come un’analfabeta, stupido cuoco?» ribatté Zoro.
«No, certo che no.» rispose Sanji con ironia.
Zoro sbuffò e chiuse il libro.
«Che vuoi?» chiese.
«Niente, e tu?» rispose Sanji. Le sopracciglia abbassate, lo sguardo malizioso dritto in quello forte di Zoro.
Zoro si alzò, gli stivali che sul pavimento emettevano un suono sordo.
«Aspett--» disse Sanji prendendolo per una mano.
Zoro si voltò e gli mise sotto la gola un spada, ma Sanji aveva reagito e il suo piede si trovava sotto la gola di Zoro.
«Che vuoi?» ripeté Zoro.
«Nient--» stava per rispondere Sanji, ma la nave si inclinò. E tutto fu sbalzato via.
Quando Sanji riaprì gli occhi, era disteso sul pavimento, Zoro era sopra di lui. Le loro labbra erano scontrate.
Fissò i suoi occhi in quelli di Zoro. Non gli dispiaceva.
Zoro si tirò su. Non fecero commenti.
Ah, ecco cos’era pensò Sanji.
Ora sapeva qual era il motivo per cui doveva sempre litigare con lui, perché doveva sempre punzecchiarlo.
Rise di sé stesso. Ora sapeva cos’era, ma non era una cosa che poteva dirgli.
Quante cose, ancora, non avrebbe potuto dirgli?
Zoro se ne andò. Sanji si tirò su a sedere. «Tutto bene?» chiese Nami che era andata giù a controllare.
Sanji scosse la testa e guardò in basso. «Sì, tutto bene, mia dea.» rispose.
Era uno scherzo del destino? Chi poteva saperlo?
Di certo, molte cose, ci sarebbero state e molte cose non dette sarebbero aleggiate fra loro.






Questa OS è dedicata a Lù che oggi compie gli anni. 
Tanti auguri bella ♥
   
 
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