Scorre nelle vene di un universo intenso e essenziale l’anima di colui la cui carne giace sotto la nostra terra. La vitalità riscalda quella realtà, altrimenti paragonabile ad un eterno muro freddo cementato. Lì le vite sono pallottole d’energia che si fondono continuamente le une con le altre. C’è coscienza fra esse:  la percezione non distingue i sensi ma li racchiude in un unico soffio animato che si posa su ogni elemento presente nel nostro primitivo universo. C’è felicità fra esse: ogni soffio tocca l’altro, il che significa che ogni anima diventa parte integrante di qualsivoglia ente. Si diviene perciò un ala dell’acqua degli infiniti oceani, della lava dei profondi vulcani, della terra delle sconfinate montagne, della vita delle anime pulsanti. Esiste una coordinazione tale, in quel mondo illimitato ed indeterminato, che ogni proiettile energetico fa collimare la propria esistenza con quello che segue esclusivamente perfetta sincronia con esso. L’armonia è il dogma di quella civiltà tanto lontana, in cui tutto si unisce fino ai confini dell’essere eternamente e reciprocamente. Fa sognare l’idea di ritrovare la nostra anima intrisa dell’altra a noi corrisposta, a cui, nel mondo dove tutto prende forma, magari non abbiamo mai rivolto un abbraccio per la distanza agorafiliaca o per la legge claustrofiliaca. Lì tutto esiste perché c’è attrazione. Qui il principio è lo stesso, ma è la determinazione che manca: anche la più tenace delle stelle prima o poi affievolirà e lascerà spazio al silenzio ingombrante.