Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    06/09/2013    4 recensioni
“Ed il meglio di voi sia per l’amico vostro. Se egli dovrà conoscere il reflusso della vostra marea fate che ne conosca anche la piena”
Kahlil Gibran poeta libanese
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie d'amore e di amicizia'
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Ehm… lo so alla fine della lettura di questo capitolo qualcuno avrà la tentazione di togliermi il saluto e la recensione… ma il giorno che l’ho scritto ero depressa… e mi è venuto così


Vendetta 

Semir aveva urlato a squarciagola per chiedere aiuto, ma il posto era isolatissimo ed abbandonato e nessuno l’aveva sentito. Vinto dalla stanchezza e nonostante la posizione scomoda si era appisolato, ma tornò subito in sé non appena sentì  i rumori provenire dalla stanza affianco. Hakim e l’altro uomo entrarono ridendo e a Semir mancò il respiro quando vide chi avevano con loro
“Tu lurido schifoso, lasciala stare, maledetto” urlò Semir con quanto fiato aveva in gola mentre la moglie ancora semicosciente veniva scaraventata ai suoi piedi. “Andrea amore mio, Andrea…” chiamò disperatamente. Andrea cercò di alzare la testa per guardarlo, ma non ne ebbe la forza e ricadde con un gemito. “Che le hai fatto lurido schifoso… io ti ammazzo!!!” Semir tirava e strattonava cercando di liberarsi, senza risultato.
“Calma, Semir, calma” fece beffardo Hakim “Per ora non abbiamo fatto niente alla tua bella moglie tedesca. Per ora almeno” Entrambi risero  mentre prendevano di forza Andrea a la legavano ad una sedia di fronte a Semir.
“Bene bene, ora vediamo fino a che punto arriva la tua determinazione di poliziotto…” disse Hakim mentre iniziava a strappare ad uno ad uno i bottoni della camicetta di Andrea. La donna, ormai completamene sveglia, iniziò ad urlare, ma l’uomo di Hossein le legò un bavaglio sulla bocca
 “Devo dire che sei proprio una bella donna signora Gerkan, Semir ha sempre avuto gusto per le donne” disse mentre le carezzava ostentatamente il collo. Semir iniziò a tirare e strattonare le corde che lo legavano talmente forte che la trave cui era appeso scricchiolò “Schifoso, toccala solo con un dito ed io…“ urlò “E tu cosa Semir??” fece Hakim mentre gli puntava la pistola contro. “Facciamo così, siccome sono un tuo amico e non mi piace toccare le donne dei miei amici, ti dò una possibilità. Portami al deposito giudiziario e fammi recuperare la merce e la tua bella moglie uscirà sana e salva da questa storia. Altrimenti prima io ed il mio amico ci divertiremo un po’ con lei e poi la faccio a fettine sotto i tuoi occhi” Hakim aveva uno sguardo talmente determinato e crudele che Semir capì subito che la minaccia era reale. E non vedeva alcuna via d’uscita.
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Ben aveva preso un taxi all’uscita dell’ospedale dove tutti erano ancora in agitazione per via dell’allarme antincendio. Il mondo continuava a sembrargli una barca in un mare in tempesta, ondeggiava di qua e di là, e gli sembrava di stare per vomitare ogni due minuti. Era anche sicuro che l’autista del taxi l’avesse preso per ubriaco mentre gli  indicava l’indirizzo della casa di Eric, che per fortuna, a quell’ora, era in casa.
“Ehi Ben ma che ci fai fuori dell'ospedale?” chiese il tastierista della band aprendo la porta. “Te lo spiego dopo.. mi serve un favore” rispose Ben
 “Ok amico, ma non hai una bella cera e poi… sei sicuro di star bene?” gli disse ancora l’amico che aveva visto, come tutti a Colonia, il servizio sull’”aspirante suicida” di Market Strasse. Solo che Ben non si ricordava proprio nulla dell’accaduto e quindi iniziò a guardarlo perplesso. “Sì abbastanza, ma mi devi fare un favore…” “Sai… quando si vivono esperienze traumatiche può servire metterle per iscritto, potresti scrivere una canzone…” farfugliò Eric “Non ho  idea di cosa intendi ma mi devi prestare la macchina” tagliò corto Ben
“La macchina? Oookkk…” Eric era perplesso, ma Ben prese di forza le chiavi dal mobile all’ingresso “Grazie” disse il ragazzo uscendo di corsa. A stento sentì l’amico che gli gridava dietro “Mica la distruggi vero? L’ho appena finita di pagare…”
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Semir guardò con odio Hakim, in quel momento sentiva che avrebbe potuto ucciderlo a mani nude.  Andrea lo guardava terrorizzata con gli occhi pieni di lacrime mentre lo scagnozzo di Hakim le sorrideva in faccia con aria bestiale. Semir pensava freneticamente a cosa poteva fare.
“Allora sto aspettando una risposta…” fece Hakim con occhi di sfida
 Semir rimase in silenzio alcuni secondi “Va bene… ma dobbiamo aspettare le sei, prima c’è il codice di accesso notturno che io non conosco” Semir cercò di sembrare il più sicuro possibile nell’affermazione. Hakim lo guardò con sospetto. “Non è che m prendi per i fondelli?” chiese “Credi che metterei in pericolo la vita di mia moglie?” Semir sapeva bluffare bene ma in quel momento sentiva il cuore battergli a mille. Hakim lo guardò a lungo “No… non credo. Va bene aspetteremo le sei. Poi io e te andremo a prendere la roba, mentre il mio amico qui aspetterà con la tua dolce mogliettina. Se non siamo di ritorno entro due ore… diciamo che gli concederò un po’ di divertimento con lei..”
Bene, almeno abbiamo guadagnato un po’ di tempo pensò Semir.
 
Kim venne vegliata dal suono del suo cellulare. Guardò l’orologio sul comodino. Le cinque del mattino.  Ansiosa rispose alla chiamata nella speranza che fosse Semir. Invece era Susanne.
“Buongiorno Commissario mi dispiace svegliarla a quest’ora…” disse subito la segretaria “Giorno, non fa nulla, notizie di Semir?” chiese subito Kim “No purtroppo no, ma ci sono altri problemi. Mi ha chiamata la madre di Andrea, dice che ieri sera Andrea doveva andare a prendere le bambine che aveva lasciato da lei, ma non si è fatta vedere, né risponde  al telefono. Ho provato anche io a chiamarla, anche sul cellulare, ma è irraggiungibile.” Bene pensò Kim ci mancava anche questa. “Diramate un ordine di ricerca, mi vesto e vengo lì” “Commissario c’è anche un’altra cosa…” “Ancora?” “Beh… ieri notte Ben è… scappato dall’ospedale” “Cosa ha fatto?” la Kruger era sbalordita “A quanto pare ha azionato l’allarme antincendio e poi approfittando della confusione ha chiuso  il collega di guardia alla sua porta nella sua stanza e gli ha… sottratto la pistola” La voce di Susanne era leggermente imbarazzata “Ok vengo lì” Kim chiuse la telefonata chiedendosi cosa avesse fatto di male nella vita per trovarsi a dirigere proprio il comando in cui prestavano servizio quei due.
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Ben  pensava freneticamente a dove poteva essere andato Semir mentre guidava l’Audi di Eric nelle strade semideserte. Per fortuna c’era poca gente in giro perché la testa continuava a girargli tremendamente ed aveva continui attacchi di nausea; in altre occasioni se solo avesse trovato uno  nelle sue condizioni alla guida gli avrebbe ritirato la patente all’istante.
Dove poteva essere andato Semir? Dove poteva cercare Hakim? Certamente in un posto familiare ad entrambi… pensò ancora un po’ e poi gli venne in mente l’unico posto possibile.
 
“Bene sono le cinque e quarantacinque è ora di muoversi, anche perché dobbiamo prima prendere il furgone”  disse Hakim mentre si avvicinava con un coltello a Semir. Andrea emise un urlo soffocato non capendo le intenzioni dell’uomo e lui le rivolse un sorriso ironico mentre tagliava le corde che tenevano legato Semir alla trave. “Amico mio vediamo di non fare scherzi… se non chiamo il mio socio entro due ore puoi dire addio alla tua cara mogliettina” disse Hakim spingendo in avanti Semir che si massaggiava braccia e polsi completamente intorpiditi. Lo scagnozzo di Hakim si sedette di fronte ad Andrea ridendo maligno mentre Hakim e Semir uscivano dall’edificio.
 
 
Ben arrivò al vecchio riformatorio che ormai il cielo si stava tingendo delle prime luci dell’alba. Parcheggiò l’Audi lontano dall’ingresso e scese tenendosi per qualche istante alla portiera. Perché questa c… di nausea non gli passava? A passo lento si avvicinò all’ingresso del palazzo in rovina ed inizialmente pensò di essersi sbagliato, pareva tutto deserto ed abbandonato. Fino a che non vide fioca a piano terra una luce tremolante. Più silenzioso che poteva si acquattò sotto la finestra da cui proveniva la luce e ciò che vide lo lasciò di stucco. Andrea!!! Era legata mani e piedi ad una sedia e di fronte aveva un energumeno che la guardava malefico.
Ben si guardò intorno in cerca di Semir o Hakim ma non vide nessuno.  Con passo felpato si diresse verso l’ingresso.
Lo scagnozzo di Hakim guardava Andrea sempre più eccitato. “Sei molto carina signora… forse potremmo prenderci un momento di distrazione… sai penso che rimarrai presto vedova e le vedove hanno bisogno di un po’ di svago” le disse mentre si avvicinava. Andrea emise un urlo soffocato, sentiva il  fiato malefico dell’uomo sul collo mentre le carezzava la faccia. Era sempre più terrorizzata e cercò di prepararsi mentalmente al peggio. L’uomo le si mise a calvalcioni sulle ginocchia ed Andrea chiuse gli occhi per il disgusto trattenendo il respiro.
Poi all’improvviso udì un gemito e non sentì più il peso dell’uomo sulle gambe. Aprì gli occhi e vide Ben diritto davanti a lei. “Andrea stai bene??” le chiese mentre le toglieva il bavaglio
“Ben!!! Grazie a Dio… ma che ci fai fuori dall’ospedale?” “Mi annoiavo” disse lui mentre legava lo scagnozzo e slegava Andrea “Dove sono Semir ed Hakim?” chiese poi ansioso.
Andrea raccontò a Ben cosa era successo “Quindi se sono partiti circa venti minuti fa e dovevano andare a prendere il furgone non sono ancora arrivati al magazzino… Forse riesco ad anticiparli” ragionò Ben
 “Cosa vuoi fare Ben? Sei pallido, stai male, chiama aiuto…”  lo contraddisse Andrea “Lo farei ma ho il cellulare scarico e non abbiamo tempo Ora ti porto ad una cabina telefonica, cerca aiuto ed aspetta in un luogo affollato. Chiama la Kruger e dille tutto. Io vado ad aspettare Semir ed Hossein al magazzino della polizia” disse Ben mentre conduceva Andrea fuori.
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Hakim e Semir avevano recuperato il fugone e ora si stavano dirigendo al magazzino di deposito giudiziario appena fuori Colonia.
 Semir era rimasto in perfetto silenzio mentre guidava sotto la minaccia della pistola di Hakim. Provava un forte senso di disgusto per quell’uomo. Era stato un suo amico, uno di cui si fidava e lui aveva messo in pericolo tutto ciò che amava…Ben Andrea, tutta la sua famiglia, il suo lavoro. Per la prima volta in vita sua sentiva che con tutta probabilità sarebbe stato capace di ucciderlo a sangue freddo.   
“Ecco siamo arrivati” disse Hakim vedendo da lontano la costruzione squadrata. ”Ora tu bussi a quel citofono e digiti il tuo numero di identificazione, chiedi di entrare e di prendere la merce del magazzino per portarla al laboratorio. Un lavoretto semplice, finiamo in mezz’ora e tu potrai tornare dalla tua cara mogliettina” Semir lo guardò  senza dire nulla.
Fermò il furgone vicino alla entrata e digitò sul display il suo codice di sicurezza. Subito  i cancelli automatici si aprirono e Semir guidò il furgone all’interno del cortile. Si fermò all’entrata  e lui ed Hakim scesero dal furgone. Hakim teneva la pistola puntata contro di lui ma nascosta nella tasca del giaccone.
Semir guardò all’interno della guardiola… strano non c’era nessuno. Mentre stava per aprire la porta sentì la voce di Ben che urlava “Hossein tieni le mani in alto e stenditi a terra… è finita”
Semir guardò incredulo il collega “Ben…” mormorò
Hossein  però non si fece cogliere di sorpresa. Tirò fuori la pistola dalla tasca e la puntò direttamente alla nuca di Semir, mettendosi alle sue spalle. “Getta la pistola” dissero all’unisono Ben  e gli altri due poliziotti di servizio al magazzino mentre puntavano le loro armi  contro Hakim
“Ben ti prego… hanno preso Andrea” urlò Semir “No non ti preoccupare l’ho liberata io, l’ho trovata al vecchio riformatorio” Semir guardò Ben con gratitudine
“Giù le pistole o l’ammazzo” fece Hakim ma i tre non si mossero. Hakim strinse ancora il collo di Semir mentre gli puntava la pistola alla tempia. In lontananza si sentivano le sirene delle auto della polizia che si avvicinavano sempre più. “Pistole a terra o l‘uccido” urlò ancora Hakim Ben guardò indeciso gli altri due
“Cosa credi di fare Hakim… è finita” disse Semir trionfante “Sparagli Ben… forza” urlò all’amico
Ma Ben lo guardava terrorizzato. “Jager tu lo sai che faccio sul serio” urlò Hossein
Ben alternò lo sguardo fra lui e Semir e poi fece cenno agli altri. Tutti poggiarono le pistole a terra. “Ok… ora calmati però…” disse  cercando di prendere tempo.
 “Cosa vuoi fare ora… uccidermi? Sei in trappola lo sai anche tu” disse Semir con voce strozzata. “Sta’ zitto, lurido sbirro” intimò Hakim. Semir capì che stava perdendo il controllo “Arrenditi e salverai la pelle, anche se esci di qui lo Squalo ti troverà e ti farà fuori in meno di ventiquattro ore” “Basta sta’ zitto… io ti odio… non sai quanto ti odio” urlò sempre più allucinato Hakim  impugnando la pistola con mano tremante “Finiscila, arrenditi tanto non ce la fai ad uccidermi vero?” lo sfidò Semir. Ben e gli altri lo guardavano a pochi metri di distanza immobili, ma pronti ad intervenire.
 
Poi avvenne l’imprevedibile “Io posso farti molto più male che ucciderti” disse isterico Hakim.
Come in un incubo Semir lo vide puntare la pistola contro Ben.
Un attimo dopo Hakim sparò a Ben in pieno petto.
  
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