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Autore: ElfaFelpata    06/09/2013    1 recensioni
Sirius come riceve la sua amata moto? Che significato ha per lui?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Charlus Potter, James Potter, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Sirius si svegliò sorridendo. Era il 15 Aprile, il suo compleanno.
Si stiracchiò e si girò verso il letto di suo fratello e notò che era vuoto. Fece spallucce e si rigirò. Era normale che si alzasse prima lui, però era abbastanza strano che non l’avesse ancora svegliato.

Si alzò a sedere e si trovò bagnato dalla testa ai piedi. Una gelida secchiata di acqua lo aveva lavato per bene, e anche svegliato, a dirla tutta.

“POTTER!” urlò verso l’amico, sghignazzante davanti a lui.

“Ti sembrava strano eh”
“A dire la verità, si”

“Dai, vieni giù a fare colazione che mamma ha preparato i biscotti”
“Arrivo, arrivo, angoscia” disse, scendendo dal letto.
“Ah Sir...” lo richiamò l’altro, già sulla porta.

“Si?”
“Buon compleanno” gli augurò semplicemente.

“Grazie” sorrise Black.


Scese lentamente le scale, evitando di non scivolare, poiché grondava ancora acqua da tutti i lati e il suo pigiama era completamente inzuppato.

“Buongiorno” salutò entrando in cucina.

Dorea Potter si girò verso di lui e sorrise benevola. Con un colpo di bacchetta gli asciugò i vestiti e andò ad abbracciarlo fortissimo, dicendo “Auguri tesoro”

Lui ringraziò e si ricambiò l’abbraccio, imbarazzato. Dopo un anno di convivenza, non era ancora abituato alle dimostrazioni di affetto.

“Da oggi lo potrai fare da solo” gli ricordò Charlus, dandogli una pacca sulla spalla ed aggiungendo “Auguri, Sirius”

“Felfato, defi affaggiare quefti bisfcoffi” gli disse James, con la bocca piena.

“Come scusa?” rise Black.

“Assaggiali!” chiarì Potter, ingoiando il boccone. Così Sirius si sedette al tavolo ed iniziò a fare colazione con il fratello.

“Abbiamo una sorpresa per te” lo informò Dorea, riempendo la sua tazza con del latte.

“Non dovevate assolutamente” replicò Felpato, arrossendo.

“Oh, non fare lo sciocco!”
“Sei nostro figlio ormai” 

Le parole di Charlus gli riempirono il cuore di gioia. Era già quello un regalo, anzi, IL regalo. Avere una famiglia che lo amasse. 

Sirius sorrise ai coniugi e disse “Grazie”
“Non ci devi ringraziare ora, magari nemmeno ti piace”
“Papà, figurati se non lo apprezza!” rispose indignato James. In fondo, era stata un’idea sua.

“Finite di fare colazione ed andiamo!”
Ramoso mangiò voracemente. Non vedeva l’ora di vedere la faccia del fratello.
Quest’ultimo mise in bocca un biscotto. Non aveva più fame, era agitato, ma quei dolci erano troppo buoni, non poteva rinunciarci.

Dorea si avvicinò al ragazzo e lo bendò con un suo foulard di stoffa bianco e blu.
“M-Ma che...?”
“Non devi vedere dove ti portiamo” spiegò semplicemente la donna.

"Ok” rispose sospettoso Sirius. Non gli piaceva vedere buio intorno a lui e non poter controllare la situazione. C’erano due cose che lo calmavano: la stretta di James sul suo braccio, che lo guidava, e il profumo della signora Potter emanato dal foulard. 

Fragranza di vaniglia e lampone. Era il primo odore che l’aveva rassicurato, attraverso un forte abbraccio, quando era scappato di casa.

 

Dopo un tempo che sembrava infinito, Sirius sentì la voce di James sussurrargli all’orecchio.

“Pronto Black?” 

“In realtà proprio per niente” rispose il ragazzo.

L’amico rise e gli tolse la benda. 

La bocca di Felpato si spalancò stupita e i suoi occhi grigi percorrevano lentamente la sagoma di un enorme moto nera lucida che lo fissava immobile. Il fascino di quel mezzo arrivò dritto al cuore di Black che delicatamente appoggiò le sue dita sulla carrozzeria e iniziò ad accarezzarla. Era una fantastica moto da strada, appena bombata tra il manubrio, possente e ampio, e il sellino dove il guidatore sedeva. Appena dietro questo un altro sedile, quello per il passeggero che, visto il piccolo spazio, si presupponeva fosse una donna.

Sirius osservò ogni centimetro di quel mezzo, che sarebbe diventato suo. Anzi, era suo. 

Si girò, commosso, verso la sua famiglia che lo guardava sorridente.

“Grazie” sussurrò, come se non volesse disturbare la moto dormiente.

Poi notò due caschi appoggiati sul manubrio e chiese “Perché due?”
“E io chi sono?!” rispose James, indignato.

“Ma tu mica dicevi che le moto sono solo degli stupidi, pericolosi mezzi Babbani. É molto meglio una scopa” disse, imitando la voce dell’amico.

“Certo, continuo a sostenere che sia meglio una scopa. Ma magari provandola mi farai cambiare idea sulla prima parte” 

“Provandola? Sei pazzo? Al massimo stai dietro di me!”
“Era quello che intendevo, a meno che tu non la voglia vedere spappolata contro il muro” sibilò James, per poi rivolgersi ai genitori “Visto? Gli piace, ha già marcato il territorio”

“Non ho marcato il territorio” rise Sirius.

“Ah no? Proprio come un vero cane” rispose l’altro, infilandosi il casco.
“Allora?! Cosa aspettiamo?” chiese, attraverso la visiera. 

“E andiamooooo” urlò Sirius, indossandolo anche lui.

Accese la moto che, con un rombo, si azionò e ruggì grintosa.

Dorea aprì il garage e i ragazzi uscirono veloci, salutandola con la mano.

L’aria gelida abbracciava il petto di Sirius, facendo muovere freneticamente la leggera maglietta del pigiama. Sentiva la potenza trasmettersi dalla moto alle sue gambe, strette intorno ad essa. Con il piede cambiava le marce e le mani stringevano il manubrio, azionando velocemente l’accelleratore.

Le mani di James gli stritolavano i fianchi ad ogni accellerata ed ad ogni curva. E Sirius rise di gusto, ad alta voce e con potenza.

“Cosa ridi?” gli urlò Ramoso, terrorizzato.

“É bellissimo!”
“Se lo dici tu”

“Dai, J! Apri le braccia e fai entrare la potenza dell’aria!”
“Scordatelo!”
“Fidati! Fai così” 

Sirius aprì le braccia, mollando il manubrio.

“RIPRENDILOOOOO” urlò Potter, con tutta la forza che aveva in corpo.

“Solo se tu lo fai”
“E va bene!”
Felpato rimise le mani al loro posto e rise.
“Non c’è nulla da ridere! Sei un ricattatore” 

“Fallo”

“Che tu sia dannato” rispose James, aprendo lentamente le braccia e aumentando la presa con le gambe.

Dopo un paio di metri Sirius lo sentì ridere.

“Come ti senti?”

“Come quando volo! Libero”
“Te l’avevo detto che è figo”

“É una scopa da strada”

“Bella definizione” riflettè Sirius ad alta voce, aggiungendo “Ah James..”
“Dimmi”
“Non essere così rigido quando faccio le curve, devi aiutare la moto e me, fai i miei stessi movimenti con il corpo”
“Oh, d’accordo, scusa”
“Tranquillo” 

Sirius rise, senza motivo, e James lo imitò. Risero insieme, con il vento che entrava nelle loro ossa, che li accompagnava nel loro viaggio tra il traffico, aiutandoli ad evitare macchine e passanti. Il paesaggio scorreva veloce al loro fianco, passando dalla città alla campagna, dando colore e profumi alla loro avventura. Erano due ragazzi felici, liberi e spensierati, che correvano veloci senza meta e senza preoccupazioni, per una volta.

  
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