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Autore: Glory and Love    06/09/2013    0 recensioni
Segue il finale "Good" di "Silent Hill Homecoming".
E' passata meno di un'ora da quando Alex ha sconfitto il mostro che gli ha ridato il corpo del fratello, Josh. Una volta eseguito un piccolo funerale, decide di partire come soldato, e stavolta per davvero. Viene scortato dal vicesceriffo Wheeler fino alla stazione di South Vale, nei pressi di Silent Hill. Un incontro con la donna che ha sempre conosciuto gli cambierà la vita. Un incontro duraturo... una raccolta di One-Shots su Alex Sheperd e Elle Holloway, prima, durante e dopo la partenza del soldato per l'accademia militare Americana.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Pare che il tempo non passi veramente mai, invece sono già passati due mesi da quando Alex Sheperd partì per arruolarsi nell’esercito Americano.
Erano già passati due mesi da quando aveva scoperto che aveva ucciso il fratello.
Dodici settimane da quando Elle gli aveva dato quella foto.
Lui non le aveva mai scritto e neanche lei lo faceva. La giovane non faceva che pensare allo sguardo freddo del soldato, prima di partire. Seduta alla scrivania con davanti un foglio e una penna non riusciva a muovere muscolo, incapace di trovare le parole. Ma forse sapeva cosa doveva dirgli: “mi dispiace.” Per cosa? Avrebbe chiesto lui. “Per essere la figlia di un’assassina.” Anche lei sapeva che sua sorella Nora era stata uccisa, soffocata, da sua madre. La dolce e gentile giudice della città. Si era rivelata la peggiore di tutte. Almeno il sindaco Bartlett e il dottor Fitch erano pentiti di ciò che avevano fatto. Lei no. Quella notte, anzi… quel giorno, di ben due mesi fa, aveva ordinato a Curtis di uccidere sua figlia. Lei, si. Margaret Holloway. Per Elle era una madre amorevole e gentile col prossimo. Ma forse  non riusciva a vedere veramente ciò che era. Un’assassina spietata, fanatica religiosa della setta. Elle capì perché Alex non le scriveva. La odiava.
La giovane rigettò indietro le lacrime e si alzò dalla scrivania, uscendo dalla camera da letto, diretta nella sua piccola ma accogliente cucina. L’appartamento 303 a South Ashfield Hagheits era tranquillo, fin troppo. L’affitto era basso e con l’aiuto di Frank Sunderland, il custode della palazzina, aveva ottenuto un lavoro in un pronto soccorso come infermiera. Dopo la sua disavventura a Sheperd’s Gleen sentì che doveva fare qualcosa per realizzarsi. Un attestato da infermiera era più che sufficiente per pagare affitto, bollette e andare avanti con la sua vita. La sua nuova vita. Versò il caffè caldo nella tazza, portandola alle labbra e mandandola giù per la gola. Si riscaldò, stava iniziando l’inverno. Era Novembre. Andò alla finestra del salottino, da dove vedeva l’entrata della metropolitana e l’altra palazzina di South Ashfield. Le macchine camminavano tranquille, frenavano e indietreggiavano. A seconda di dove dovevano andare. Elle portò il suo sguardo, distrattamente, alla scatola su una mensola. Quella scatola. C’erano le foto della sua infanzia e in molte c’era anche Alex. Aveva chiesto a Wheeler di darle un’occhiata, magari quando tornava la sera, ma lui aveva detto chiaramente che “era una questione che doveva risolvere da sola”.
Mandò mentalmente al diavolo il neo sceriffo e prese la giacca, uscendo dalla palazzina. Percorse il corridoio, sempre silenzioso a quell’ora del pomeriggio, e scese le scale. Rachel, una sua collega, era impegnata a registrare alcuni conti della palazzina per conto di Frank. Gli dava sempre una mano quando poteva ma Elle sapeva che era una scusa per ritardare al lavoro e saltare il suo turno. Rachel salutò Elle con il cenno della mano e la giovane ricambiò. Con lei aveva stretto subito amicizia anche perché le altre infermiere non riuscivano a vederla di buon occhio. Prima di uscire dalla palazzina, Elle tornò da Rachel. Doveva sapere una cosa fondamentale.
-Buon pomeriggio, Rachel. C’è posta oggi?-
La mora guardò l’amica, ben capendo cosa volesse sapere e decise di andare subito al sodo.
-No, mi dispiace.-
Elle annuì, sforzandosi di sorridere. Non disse niente e a passo spedito, uscì dalla palazzina, lasciando sola Rachel a guardarla andare via. Le piaceva passeggiare. Le dava un senso di sicurezza, specie in una cittadina come quella. Decise di farsi un giro in metropolitana per raggiungere l’ospedale in breve tempo. Pagò il biglietto, diretta al suo binario.
Arrivata non trovò tanto accalcamento delle persone come negli altri giorni. Entrò senza troppi sforzi e cercò un posto libero. Lo trovò non troppo lontano da dove era entrata. Sospirò, sedendosi e osservando fuori dal finestrino. Aveva il turno pomeridiano, quel giorno e non voleva arrivare in ritardo. Erano solo due mesi che era entrata nel corpo sanitario.
-Stai ferma un po’, Laura.-
-Si, papà.-
Aveva distrattamente sentito un piccolo dialogo tra padre e figlia. Girò lentamente la testa e vide una bambina di circa dieci o undici anni sedersi di fronte a lei. I capelli biondi lunghi sulle spalle e una maglietta a righe, con una gonna di jeans e ballerine ai piedi. Elle ritrovò in quel viso sua sorella Nora, era molto simile a lei.
-Chiedi prima il permesso alla signorina. Non puoi sederti così all’improvviso.-
La bambina si sentì dispiaciuta e imbarazzata. Elle sorrise di fronte a quella scena.
-Puoi stare.-
Acconsentì lei, meritandosi un sorriso dalla bambina che si mise comoda. Elle sentì, infine, il padre della bambina sedersi al suo fianco ed allora si voltò. Sembrava di averlo già visto. Ma certo! Era venuto qualche volta alla palazzina di Frank e lui stesso le parlava di suo figlio, doveva essere il famoso James.
-Voi siete James Sunderland, vero?-
Il biondo si accigliò, guardandola incuriosito.
-Ci conosciamo?-
-Abito nella palazzina dove vostro padre ne è il custode. Mi chiamo Elle Holloway.-
I due si strinsero una mano e dopo una lunga riflessione, James si ricordò che il padre gli aveva già parlato di lei. Durante il viaggio parlarono molto mentre Laura disegnava sul suo blocco dei disegni. Elle gli disse di Sheperd’s Gleen e lui gli raccontò di Mary, della sua malattia e del suo brutto “incubo” avvenuto a Silent Hill un po’ d’anni fa. James lavorava come aiutante fotografico in uno studio molto famoso lì a South Ashfield e Laura frequentava il primo anno di medie. Elle gli raccontò del suo lavoro e del fatto che era stato proprio Frank a raccomandarla in quell’ospedale. Dopo un’ora a chiacchierare, il treno arrivò a destinazione. Elle si alzò, salutando James.
-E’ stato un piacere, conoscerla.-
-Anche per me, signorina Holloway. Appena passerò da mio padre vorrei venirle a farle visita.-
Elle rimase sorpresa. Non era abituata ad avere uomini dentro casa sua perché così la madre gli aveva insegnato. Ma lei ora era all’inferno e non era lì per commentare.
-Con molto piacere.-
-Arrivederci allora. Saluta Elle, Laura.-
-Ciao.-
Elle fece “ciao” con la manina a Laura e sorrise. La trovava simpatica quella bambina, forse perché era la “copia” di sua sorella Nora. Dopo parecchi secondi in silenzio, Elle trovò finalmente il coraggio di scendere da quel treno, diretta all’ospedale.
Dopo tutto, poteva ancora sperare in qualcosa.



Note d'Autrice:
Rieccomi con il secondo capitolo... con la seconda One-Shots. Cercherò di pubblicarne una al giorno.
La prossima sarà incentrata su Alex.
Alla prossima,
Glory and Love.
  
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