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Autore: MaiteJM    06/09/2013    2 recensioni
La vita, a casa Jupe, era comoda e salutare – anche troppo per Mork. Abituato come era al caos cittadino e al cibo preconfezionato, vivere in aperta campagna, a circa un quarto d'ora in bicicletta (così gli diceva la sua Annie ogni volta che tornava dal lavoro) da un paesino di meno di mille abitanti, era una vera noia. Il giorno in cui questa storia comincia era iniziato subito male...
[Questa storia partecipa al contest a turni “Autunno Originale” indetto da Faejer sul forum di EFP]
Genere: Fantasy, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La strega e il Signor Gatto di Città'
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Titolo: Di streghe e bruschi risvegli.
Autore: MaiteJM
Fandom: Originale
Genere: Urban Fantasy (speravo in uno humour fantasy, ma non è che sia proprio una gran simpatia io)
Avvertimenti: Flashfic
Personaggi: Mork, Zia Betty Jupe, Annie Jupe.
Pairing: //
Note: L'idea di base l'ho presa da “Streghe all'estero” di Terry Pratchett (che vi consiglio), il nome Mork è del gatto di una delle protagoniste di un libro rosa (“Biscotti, dolcetti e una tazza di tè”) e Jupe viene da “Hard times” di Charles Dickens. Ho citato anche Roald Dahl e il suo “Streghe”.
 
[Questa storia partecipa al contest a turni “Autunno Originale” indetto da Faejer sul forum di EFP]
 
 
Di streghe e bruschi risvegli.
 
La vita, a casa Jupe, era comoda e salutare – anche troppo per Mork. Abituato come era al caos cittadino e al cibo preconfezionato, vivere in aperta campagna, a circa un quarto d'ora in bicicletta (così gli diceva la sua Annie ogni volta che tornava dal lavoro) da un paesino di meno di mille abitanti, era una vera noia. Non succedeva molto e non aveva alcunché da fare per occupare le sue giornate, nemmeno dare una mano a fare i mestieri. Zia Betty aveva avuto modo di pensare a tutto in quei suoi sette decenni di vita: c'erano zanzariere ad ogni finestra e trappole per topi su tutta la veranda, ogni giorno faceva un giro di ricognizione e faceva accomodare fuori (e molto lontano dalla casa) tutti i ragnetti che erano riusciti ad entrare. Una vera donna di casa, di quelle che quando pulivano cacciavano via tutti -specialmente Mork, che si metteva a sonnecchiare tra l'erba, controvoglia.
Il giorno in cui questa storia comincia era iniziato subito male. Il nostro eroe non era riuscito a dormire bene e aveva avuto incubi in technicolor che nessun Signor Gatto (e lui era un Signor Gatto di Città) avrebbe potuto fare.
Come se non bastasse il pavimento di legno era diventato improvvisamente scomodo e nessuna posizione sembrava riuscire a risolvere il problema. Il tappeto persiano su cui dormiva era semplicemente insopportabile, così ruvido contro il suo delicato pelo birmano, e iniziava a sentirsi male all'idea di doverselo pulire con molta delicatezza la mattina successiva.
Quando quella strega di zia Betty entrò in camera, si accorse che il suo udito stava diventando sempre meno affidabile. Non essere riuscito a sentire i suoi passi, per quanto silenziosi, stando sdraiati a terra era imbarazzante. La guardò dal basso verso l'alto, trovandola stranamente allegra. Nell'anno passato con lei non l'aveva mai vista sorridere (se quella smorfia era considerabile come un sorriso) e non era certo fosse un buon segno.
La sua padroncina gli aveva detto qualcosa sul sorriso delle streghe, scritto da un certo “Roald qualcosa”. Non c'era da fidarsi, specialmente se era lei di cui si stava parlando.
“Alzati, pigrone.”
La fissò, fermo sul tappeto. Non bastava una notte praticamente insonne senza la sua Annie, scomodo in ogni posizione. No, mancava lei a dare ordini di prima mattina. E lui non era un pigrone, era un rispettabilissimo Gatto di circa due anni e mezzo, aveva bisogno di dormire molto!
Chiuse gli occhi e si rotolò sulla pancia, alzandosi con flemma infinita. Ma evidentemente le sue avventure notturne non bastavano ad una “giornata no” per essere sufficientemente no. Si chiese se non avesse mangiato troppa erba gatta il giorno prima, nonostante si fosse disintossicato da quella robaccia mesi prima di lasciare la città.
Ancora non lo sapeva, ma le sue peripezie erano appena iniziate.
Si guardò le zampe, così spelacchiate, grosse e maledettamente a colori.
Si sentì girare la testa sotto il peso dello sguardo trionfante di zia Betty.
Era improvvisamente così umano!
  
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