Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: s_smile    06/09/2013    4 recensioni
"Persa. Abbandonata. Sola. Le parole mi galleggiano in testa, come i cereali galleggiano in questa tazza di latte che Sae mi ha lasciato sotto il naso stamattina."
Pensieri e ricordi di una Katniss appena uscita dalla guerra.
[Post Mockingjay] [Tremendamente angst]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

Questa dannata volta.



 
Persa.

Forse è l’unico aggettivo che sento di poter utilizzare per definirmi adesso: persa. Sì, ma persa dove? Non l’ho ancora capito. In un mare di nulla, probabilmente. Un mare di nulla e un cielo di nuvole bianco latte. Nessun colore, solo quello del vuoto. Abbandonata. Sono anche questo? Probabilmente sì, in fondo io non ho più nessuno accanto. Ma si può davvero dire di essere abbandonati quando si sceglie di non avere nessuno? Sola. E chi potrei mai volere? Mia madre? Peeta? Chi? Chi potrei voler ancora devastare con le mie azioni? Chi potrei voler privare di quel briciolo di gioia che ci era concessa? Chi sarebbe ancora pronto a farmi scudo dopo tutto il male che ho causato?

Persa. Abbandonata. Sola.

Le parole mi galleggiano in testa, come i cereali galleggiano in questa tazza di latte che Sae mi ha lasciato sotto il naso stamattina. Galleggiano lievi sul pelo del liquido biancastro, per poi sprofondare lentamente, una pezzetto dopo l’altro. Scompaiono sotto i miei occhi senza che io possa far niente per impedirglielo, per impedirgli di affondare..di annegare. Finnick, Cinna, Primrose.. Senza rendermene conto quei piccoli fiocchi di frumento prendono sembianze quasi umane. E si immergono nella tazza di latte una parte alla volta, finché non resta di loro solo un piccolo brandello grosso quanto una capocchia di spillo. Galleggia ancora, con le ultime forze, in una muta richiesta di aiuto. “Aiutami Katniss, ti prego.” sussurra con il poco fiato che gli resta. «Katniss!» l’urlo straziato di qualcuno infilza il mio cranio come uno spillo il tessuto. È un richiamo lontano, ma intriso di disperazione e qualcosa che non riesco ad identificare appieno, ed il tono di quella voce mi fa contorcere le budella. E questo perché è una voce che conosco, ma non riesco ad identificare. È collegata ad un ricordo sfocato, affollato. È tutto così dannatamente confuso nella mia mente!
 
Confuso

Mentalmente confusa. Era questa la scritta sul mio braccio, no? Lì per lì non avevo realizzato quanto avessero ragione. Non era solo uno stratagemma per tenermi buona in un angolo, ero davvero uscita di senno.
La nebbia dei ricordi sfuma davanti ai miei occhi e mi ritrovo a fissare gli ultimi fiocchi galleggianti. D’istinto impugno il cucchiaino a lato della ciotola e cerco di afferrare quei fiocchi… di afferrare quelle persone, prima che scivolino di nuovo via da me e cadano in un abisso in cui io non posso sprofondare. Dio, quanto vorrei poterlo fare. Immergo quell’utensile di freddo metallo e lo muovo freneticamente alla ricerca degli ultimi superstiti. “Katniss..” È come se li sentissi. Tutte quelle maledette voci riecheggiarmi attorno, intonare una nenia agghiacciante. “Katniss..” Il cucchiaio affonda nel liquido bianchiccio e riemerge più volte. “Katniss..” Mi passo la  mano libera sugli occhi stanchi – da quanto non riesco a riposare come vorrei? È bagnata.
La mia trincea è stata abbattuta e tutto quello che ne esce sono piccole gocce salate. Il dolore si è sciolto in pianto e adesso non riesco a frenare i singulti. Premo con violenza la sinistra attorno alle mie labbra, impaurita io stessa dai suoni straziati che ne vengono fuori. Le lacrime sono uscite, finalmente. Credevo di non averne più a disposizione, di averle piante tutte. E invece eccole, piccole traditrici viscide ed inarrestabili. Almeno stavolta sono sola.

Sola.

Come quella volta nell’armadio, dopo che Peeta aveva cercato di strangolarmi. Anche quella volta avevo pianto. Un verso strozzato esce dalla mia gola, facendo eco nell’immensa stanza da pranzo. So di chi è la voce che grida il mio nome. Sì, il ricordo è confuso perché quella volta ero mezza svenuta. Il lampo, la scossa, il campo di forza che si frantuma in un boato, l’hovercraft dei ribelli. Peeta. Non l’ho salvato allora.
Il cucchiaio affonda ancora, ripetutamente, per poi riemergere. È vuoto. È sempre vuoto. Nessun cereale è tornato da me. Lo scaglio con violenza verso il muro, poi torno a fissare la tazza. Una liscia superficie bianca, nemmeno una briciola ne interrompe la linea continua. Sono affondati tutti. Mi accascio lentamente sul pavimento e stringo le ginocchia al petto. I singulti mi squassano il petto, inarrestabili. Cinna, Finnick, Prim.. Non ho salvato nessuno, neppure questa dannata volta.

 
[700]
 


Angolo autrice:

Buonasera tributes! Innanzitutto perdonatemi, se potete. Questa storia è una specie di mio sclero notturno -  scritto ieri sera tra l'una e le due - quindi non è proprio un capolavoro, ma ho deciso che voglio affidarmi all'istinto autodistruttivo che mi ha guidato nello scrivere. L'angst non è proprio il mio genere come credo si sia capito, ma ieri mi sentivo un po' malinconica e le parole sono uscite fuori da sole. Chiedo scusa a chi si è depresso/ha vomitato la cena/ si è cavato gli occhi con l'angolo della tastiera.
Detto questo, se volete tirarmi verdura marcia virtuale potete farlo tramite recensione. Siate sinceri e spietati (così forse riesco a mettermi un freno e a non intasare più questo meravoglioso fandom con le mie idiozie).
Grazie di aver letto!

S. ;)

 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: s_smile