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Autore: LaScuotitriceDiParole    07/09/2013    0 recensioni
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-Guarda il cielo, è buio, scuro.Nessuno resterebbe mai a guardare un cielo così, tutti preferiscono le stelle.Quando ci sono le stelle, in cielo, tutto sembra più bello, più sereno.-
la sua voce era stanca, come lo era lei.Chris guardò a sua volta il cielo.Era scuro come i demoni che lo perseguitavano nel sonno, che gli logoravano l'anima.
-Dentro di me io ho questo, un cielo buio e scuro, quello che nessuno vorrebbe mai vedere.Nessuno è mai riuscito a vedere quello che ero veramente, quello che provavo veramente.Nessuno ha mai voluto provarci.-
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Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chris Colfer
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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As the dark sky.


A Daya era sempre piaciuto il mare.Era il luogo adatto a lei.Quando voleva scappare dai problemi della vita, anche solo per mezz'ora, era lì che andava.
L'odore di salsedine le riempiva i polmoni, lo sciabordio delle onde la cullava in quello stato di calma apparente che solo il mare sapeva darle.Passava le ore a contemplare ogni minima sfumatura dell'acqua, le piaceva osservare i giochi di luce che il sole creava al crepuscolo, era incantata dall'acqua che sembrava sempre perfetta.
Ma quella sera il mare non le sembrava accogliente come al solito.L'acqua era scura come il cielo sopra di essa, un cielo senza stelle ne luna ad'illuminarlo.Era una notte tesa e inquieta.
Le onde si infrangevano prepotenti contro il parapetto del molo a qui era aggrappata Daya, sussurrandole promesse che sapevano di non poter mantenere.
Ma a lei non importava, voleva solo che tutto finisse al più presto, e l'unico modo di finirla per lei era come l'aveva iniziata: in mare.
Aveva più o meno sei anni, era seduta a riva e stava giocando con la sabbia chiara, delle piccole onde le ballavano tutto intorno, sfiorandola per poi ritirarsi quasi timorose in una danza senza fine.Le piacevano, anche lei voleva ballare con loro.Arrivò barcollando in acqua e si sedette, si sentiva veramente felice lì come se fosse sempre stato il suo posto, come se lei appartenesse all'oceano.Scivolò sprofondando nell'acqua che la accolse morbidamente,colpita dagli ultimi raggi di sole.
Non sentiva niente, era lontana da tutto e da tutti in un mondo tutto suo, non le importava di niente, si sentiva bene lì.
Il destino volle che sua madre arrivò in tempo per salvarla, si sarebbe sempre ricordata la preoccupazione negli occhi della madre, così come si sarebbe ricordata dello sguardo carico di delusione che le rivolse molti anni dopo, quando le rivelò di non voler seguire le sue orme come avvocato.Aveva ambizioni più grandi, lei si sarebbe trasferita in una grande città per iniziare la sua carriera da scrittrice.E così fece, a 17 anni partì per Los Angeles lasciandosi tutto alle spalle, aveva cominciato una nuova vita, ma presto se ne pentì.I soldi finirono presto e si ritrovò in uno squallido appartamento di periferia, pagava l'affitto lavorando come cameriera in un nightclub.Aveva provato a farsi una canna, ma era collassata nel bel mezzo del parco, con l'unico risultato di sentirsi da schifo il giorno dopo.Provò a tagliarsi e quello funzionò, quando si tagliava riusciva a dimenticarsi dei demoni che la perseguitavano, concentrandosi sul dolore fisico.
E così continuò a tagliarsi, correva verso il precipizio chiudendo gli occhi per non vederlo, aggrappandosi a quella che pensava fosse una soluzione.Ma sapeva di mentire a se stessa, sapeva che non era affatto una soluzione insorgere contro se stessa.Ma ormai non sapeva più neanche lei cose voleva veramente per se stessa.
"Nessuno può farti più male di quello che fai tu a te stesso" era una celebre frase di Gandhi, di qui ora, Daya, capiva appieno il significato.
Per tutto questo ora era lì, appesa al parapetto del molo.Una lacrima le scendeva solitaria sul viso, era troppo stanca per continuare, troppo sola.Voleva solo trovare la pace.

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Chris bevve un sorso del tuo tè, rilassandosi dopo aver concluso il sesto capitolo del suo nuovo libro.
Ormai la sua vita era concentrata solo sul lavoro, a nessuno importava più come stesse veramente lui.Si aspettavano di vederlo sempre sorridente e pronto con del nuovo materiale, come una macchina dall'energia esauribile.Il ragazzo sospirò guardando l'orologio, erano le 11.
si preparò all'ennesima cena solitaria dopo aver lavorato fino a tardi.
Da quando Will l'aveva lasciato aveva dovuto imparare a convivere con la solitudine, era deciso a non voler perdere più nessuno.
Così era diventato il ragazzo che tutti conoscevano, quel ragazzo sorridente, sempre felice e pronto per lavorare.
Da bravo attore qual'era era stato facile crearsi quella nuova identità che però non lo rappresentava veramente.
Lui si era creato quella maschera di falsità per paura.Aveva paura che tutti lo abbandonassero, aveva paura di restare solo.
Così teneva il suo dolore solo per se, era arrabbiato con se stesso e non voleva più vivere nella menzogna, non voleva più vivere di sorrisi falsi.
Si era trasformato nel suo stesso aguzzino, vendicando le disgrazie sulla propria testa.
Si nascondeva dietro un ''va tutto bene'' ma in realtà si sentiva crollare.
Chris scosse la testa cercando di cacciare via quei brutti pensieri.
Afferrò la giacca e le chiavi uscendo di casa, forse una passeggiata gli avrebbe fatto bene.

*****
Daya guardò il cielo.La luna non accennava a comparire per rassicurarla.
Sospirò rassegnandosi a quella fine buia e senza luce che l'aspettava.Chissà e anche la luna nel suo totale gelo può piangere, si chiese.
Daya non era del tutto tranquilla però.L'idea di buttarsi non la spaventava, la morte è soltanto un'altra via.
No, quello che la spaventava era non essere ricordata.
Si, aveva paura che a nessuno interessasse la sua morte, che l'avrebbero ritenuta una delle tante, che nessuno sarebbe andata al suo funerale.
La sua morte avrebbe lasciato dello strazio, del vuoto e lo stesso rifiuto di rassegnarsi a quel vuoto a qualcuno? improbabile.
Ma tanto ormai che importava? a lei interessava solo farla finita.
Chiuse gli occhi facendo un lungo respiro.Era il momento.Stava per buttarsi quando sentì qualcuno.
-Ehi! fermati! non buttarti!- Daya si girò presa alla sprovvista.
Chris Colfer la fissava quasi terrorizzato.La ragazza sorrise sinceramente, per la prima volta da giorni.
****
Chris era arrivato al molo.Era una fredda serata di ottobre, e nonostante gli scarponi,aveva la sensazione che migliaia di schegge di ghiaccio gli si stessero conficcando nelle dita dei piedi infilandosi sotto la pelle per poi insinuarsi nelle vene.Si strinse nel cappotto continuando a camminare, fu in quel momento che la vide.
Attaccata al parapetto del molo, i lunghi capelli corvini scompigliati al vento.Stava per buttarsi.
-Ehi! fermati! non buttarti!- Chris agì d'istinto alzado la mano come per fermarla.Lei si girò e gli sorrise, si, sorrise.
Forse era una pazza, ma comunque sembrava giovane e certamente non sapeva quello che stava per fare.
-Chris Colfer, avrei preferito incontrarti in circostanze meno spiacevoli- disse a voce alta per sovrastare l'ululato del vento.
-Senti, non so cosa ti abbia spinta ad'arrivare a questo punto, ma ti prego scendi da lì, potremmo trovare una soluzione- disse in tono persuasivo cercando di convincerla a scendere.Non avrebbe permesso che quella ragazza commettesse una sciocchezza simile, aveva ancora molto da vivere, da provare.
Lei lo guardò negli occhi, ma non lo stava guardando veramente.Lei era lì eppure era lontana, il suo viso era una maschera impenetrabile.
Pur sforzandosi, Chris, non riusciva a leggervi nulla sopra.Nessuna emozione, nessuna traccia di paura, niente.Solo vuoto.
-Tu eri il mio idolo, la mia ispirazione- lo guardava e non lo guardava.
Chris deglutì a quelle parole, era sempre strano sentirsele dire.Specialmente se a farlo era una ragazza appesa al parapetto del molo durante una fredda notte di ottobre.
-Da giovane hai fatto tutto da solo, hai superato il bullismo, le prese in giro.E ora guarda dove sei arrivato, hai già scritto tre libri, vinto un golden globe, sei nella lista delle 10 persone più influenti al mondo- si interruppe fissando il vuoto -anche io volevo fare la scrittrice, sai?- concluse in un sussurro.
Il ragazzo la guardava incerto sul da farsi, sbattè velocemente le palpebre cercando di riprendersi dalle parole della ragazza che gli avevano spezzato il cuore.
-M-ma tu puoi! se vuoi puoi, tutto il resto è una scusa.Non arrenderti, realizza i tuoi sogni...- si avvicinò di un passo alla ragazza.
-Perché sei qui?- chiese infine addolcendo il suo tono di voce.Lei lo guardò negli occhi, quegli occhi limpidi come il cielo in primavera.Una scintilla si accese negli occhi di Daya, ma fu solo un'attimo.Rimase in silenzio per quella che a Chris sembrò un'eternità, prima di posare lo sguardo sul cielo.
-Guarda il cielo, è buio, scuro.Nessuno resterebbe mai a guardare un cielo così, tutti preferiscono le stelle.Quando ci sono le stelle, in cielo, tutto sembra più bello, più sereno.-
la sua voce era stanca, come lo era lei.Chris guardò a sua volta il cielo.Era scuro come i demoni che lo perseguitavano nel sonno, che gli logoravano l'anima.
-Dentro di me io ho questo, un cielo buio e scuro, quello che nessuno vorrebbe mai vedere.Nessuno è mai riuscito a vedere quello che ero veramente, quello che provavo veramente.Nessuno ha mai voluto provarci.- le lacrime scendevano copiose sul viso di Daya mentre tornava a guardare il ragazzo.
Lui era paralizzato, scosso dalle parole della ragazza.La testa gli girava cercando di assimilare tutte quelle informazioni, cercando di fare chiarezza.
-I dolori più forti ce li portiamo dentro, e neanche il tempo riuscirà a cancellarli- sussurrò scendendo e avvicinandosi a Chris, che continuava a guardarla confuso.
Lo abbracciò come non abbracciava nessuno da tempo.Con affetto, sincerità, con tutta la spontaneità di qui era capace.
Il ragazzo tentennò un po', scosso da quel contatto inaspettato, poi ricambiò stringendola a se.Stessero così per un po' in un momento perfetto.
Lei si staccò guardandolo coi suoi grandi occhi scuri.Il nero nell'azzurro.Due colori nati per respingersi.
Si sfilò velocemente un piccolo anello argentato, una pietruzza celeste spiccava al centro di esso.Lo mise nella mano del ragazzo richiudendola e stringendola nelle sue.
-C'è ancora speranza per te...- sussurrò lui.Una lacrima gli solcò il viso morendo sulle sue labbra.
-Il peggior dolore lo provi quando i tuoi occhi sono asciutti e il tuo cuore piange- disse lei passandogli il pollice sulla guancia.
-Tieni questo, se sarò così fortunata da diventare un'angelo giuro che veglierò su di te.- disse infine tornando al parapetto.
La testa di Chris girava, aveva voglia di urlare, di piangere forse, di scappare da quella situazione assurda.Ma non fece niente di tutto ciò, non si mosse.Rimase lì in balia del destino, impotente.
-A volte è necessaria l'infelicità per capire la gioia, per apprezzare i piccoli momenti.Perfavore non negare tutto ciò che la vita ha ancora da offrirti- Ora Chris la stava quasi supplicando aggrappandosi all'ultima speranza che aveva di salvarla.Lei scosse il capo.
-Per me non c'è più speranza, tutto quello che voglio è trovare la pace.Io ho smesso di vivere, ho smesso di vivere Chris.Non fare lo stesso anche tu, smettila di aspettare e inizia a vivere, non privarti di quello che la vita ha ancora da offrirti.Non aver paura di amare.- la voce arrivò lieve all'orecchio del ragazzo, ma fu come uno schiaffo in pieno viso.-Non farlo- provò ancora in quello che sapeva ormai essere un tentativo vano.
Lei lo guardò ancora, immergendosi nei suoi occhi con quello sguardo indecifrabile.
-Più dolce sarebbe la morte se il mio ultimo sguardo avesse come orizzonte il tuo volto.
E se così fosse, mille molte vorrei nascere per mille volte ancor morire.- citò in un soffio prima di lasciarsi andare, cadde avvolta nell'abbraccio dell'acqua gelida di ottobre, in quella fine che aveva tanto agognato, riunita finalmente con il suo elemento.
-Shakespeare...- sussurrò al vento.
Chris rimase a guardare l'acqua scura, impotente davanti alla morte che si incontrava con la vita, prendendosi gioco della sua mente.La morte ti sorride sempre, e a volte non puoi non ricambiare.Rimase lì per mezz'ora, fissando le onde, senza poter dire o fare nulla.
Ora però sapeva, sapeva che quello che stava facendo non era la cosa giusta.Non poteva più fingere davanti a tutti, doveva vivere.Si era impedito di amare per paura di soffrire, si era rifugiato in se stesso, isolandosi da tutto il resto.Aveva perso di vista lo scopo per qui stava veramente facendo tutto quello, lui amava il suo lavoro.
Amava scrivere, gli era sempre piaciuto.Quando scriveva c'erano solo lui e le sue idee, si sentiva in pace con se stesso.
E sopratutto amava aiutare le persone.Lo faceva recitando il ruolo di Kurt in glee, il ragazzo gay piuttosto esuberante, che viene perennemente preso dai giocatori di football, ed'entra nel glee club dove riesce finalmente a sentirsi accettato per quello che è.Oppure impersonando Carson in Struck by Lightning.Ma sopratutto aiutava le persone facendo quello che amava; recitava, cantava e scriveva.Ed'era questo che l'aveva portato fin lì.Non avrebbe più dovuto nascondersi dietro a qualcuno che non gli apparteneva, d'ora in poi sarebbe stato solamente se stesso.E poco importava se non lo avrebbero accettato; alla tristezza ci si abitua, alla disonestà no, e lui era stanco di mentire.
****
Un'anno dopo Chris stava presentando il suo nuovo libro in un'intervista.
Will gli sorrideva incoraggiante dalla platea, si erano rimessi in sieme da poco più di due mesi.
-Un'ultima domanda, c'è qualcuno in particolare a qui vorresti dedicare il tuo ultimo successo?- chiese una giornalista troppo bionda per essere naturale.
Chris sorrise portandosi una mano al petto, a stringere il piccolo anello che ora era appeso a una catenina argentata.

-Alla ragazza dagli occhi brillanti come il cielo scuro.

"
Nobody said it was easy,

It's such a shame for us to part.

Nobody said it was easy, 

No-one ever said it would be this hard,

Oh take me back to the start."

-The scientist Coldplay




**********Spazio autrice************

Non ho molto da dire in realtà.
Spero solo che la mia One shot vi sia piaciuta, e che non l'abbiate trovata troppo deprimente.
Come avrete capito la frase che ha detto Daya prima di morire, era appunto una citazione di William Shakespeare dall'Amleto.
L'ho messa perché sono sempre stata una patita di Shakespeare e delle sue opere, e spero di non aver esagerato nel farlo.
In realtà alla fine ero tentata di far mettere Chris con Darren, ma ho preferito non stravolgere troppo le cose, e penso che sia stato meglio così.
Niente, se siete arrivati fino a qui mi farebbe piacere un vostro commento, positivo o negativo, quindi recensite, grazie.
-Lena.
  
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