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Autore: telesette    07/09/2013    3 recensioni
André avrebbe maledetto quel giorno mille e mille volte in futuro.
Col suo silenzio, si era reso involontariamente complice di un uomo egoista e senza scrupoli.
Col suo silenzio, aveva contribuito a che Oscar soffocasse la sua natura femminile per così tanto tempo.
Ma soprattutto, col suo silenzio di bambino, il suo cuore di adulto si rimproverò sempre più di una colpa nei confronti della donna che, solo alcuni anni più tardi, si sarebbe scoperto ad amare più della sua stessa vita...
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Marron Glacé, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'In memoria di un'amica'
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In memoria di un'amica:

Nata a Chieti, il 4 marzo del 1977, Gina Ciriegi era una persona di animo semplice e molto creativa. 
Oltre a scrivere, sapeva creare delle bellissime riproduzioni e decorazioni angeliche. Molto brava anche col photoshop, con il quale sapeva creare delle immagini molto tenere coi personaggi di varie serie animate. Inguaribile e dolcissima romanticona, amante delle storie d'amore e dei finali lieti. Fedelissima conoscitrice dei vari capolavori di animazioneDISNEY ( "Gli Aristogatti", "La Carica dei 101", "La Sirenetta", "Il Re Leone", e molti altri ancora ). Sognatrice e sensibile, nonostante le tante difficoltà della vita, sempre volta a rincorrere le tante piccole gioie che ogni persona desidera per sé: la serenità, la pace, gli affetti, l'amore... 
Gina si spegne il 7 marzo 2013 all'età di 36 anni, lasciando un grande vuoto nei cuori di molte persone ( me compreso! ), e un dolore immenso in tutti coloro che la conoscevano per la persona meravigliosa che era. 
Di tutte le cose che ho ancora di lei, e della nostra bellissima amicizia nata su Facebook, senza dubbio rimane il ricordo delle nostre interminabili chiacchierate. C'erano così tante idee in lei, così tante storie da creare, perciò vorrei tentare di riportarle su queste pagine a nome suo. Nelle mani uno strumento, nella mente un pensiero, ma il cuore è quello che lega entrambi alla fantasia che abbiamo condiviso assieme. 

Ciao Gina!

***

Il Silenzio di André

 

- Ti dico che è mio, André!
- Ah sì, e dove sta scritto?
- Questo è il mio giardino, non te lo dimenticare, perciò è mio anche quello che vi si trova e...
- Baf, che sciocchezze!

Gli occhi di Oscar avvamparono di collera.
Malgrado lei e il piccolo André si conoscessero da sempre poiché suo padre, il generale De Jarjayes, aveva disposto che questi venisse ad abitare nella grande villa signorile assieme alla nonna, ciò non voleva dire che era disposta a tollerare la strafottenza o l'arroganza dell'amico. André era un bambino simpatico e allegro, con due occhi pieni di solarità e vitalità, ma troppo piccolo per rammentare con la dovuta opportunità come la sua posizione gli imponesse di mostrare oltremodo deferenza e rispetto tanto a Sua Eccellenza ( ossìa il padre di Oscar ) quanto al piccolo rampollo biondo con cui era cresciuto assieme negli ultimi anni.
Oscar era un amico, un compagno di giochi, e il fatto che fosse figlio di un conte per André non significava assolutamente nulla.
Mai e poi mai infatti avrebbe scodinzolato ai piedi del biondo signorino, accettando fossanche di lustrargli le scarpe con la lingua, cosicché la loro amicizia si componeva anche di litigi e battibecchi come la maggior parte dei bambini plebei.
Ciò che André aveva raccolto, un piccolo frammento di cristallerìa ( probabilmente di qualche bicchiere rotto da un domestico che aveva cercato di farne sparire le tracce ), rifletteva la luce del sole come una gemma purissima e trasparente. André aveva appena cominciato a rimirarne le sfaccettature che, neanche a farlo apposta, Oscar gli fu subito accanto per accampare il suo diritto da padrone di casa.

- Te lo ripeto per l'ultima volta, André, dammi quell'oggetto immediatamente!
- Sarebbe più facile se tu provassi a chiedere "per favore", ad eccezione di un dettaglio, credo...
- Quale dettaglio?
- Che non ho nessuna intenzione di dartelo - sorrise André beffardo, facendo roteare il frammento in aria e afferrandolo al volo nella mano stretta a pugno. - L'ho trovato io, perciò è mio e me lo tengo!

Ciò detto fece spallucce e, passando di fianco ad Oscar, immobile e con lo sguardo durissimo malgrado la tenera età, fece per allontanarsi dal giardino. Oscar serrò i pugni lungo i fianchi e, con una luce decisa negli occhi, si voltò immediatamente verso l'altro. André non ebbe neppure il tempo di scansarsi che, colpito in pieno da uno spintone in mezzo alle scapole, Oscar lo fece inciampare in avanti con la faccia in mezzo all'erba umida.

- Non ti azzardare a voltarmi le spalle, quando ti parlo - sottolineò Oscar con voce calma e tagliente allo stesso tempo.
- D'accordo, ho capito - rispose André, alzandosi lentamente e strofinandosi il mento sporco di terra col dorso della mano. - Vediamo di risolverla a modo tuo...

E, ovviamente, anche Oscar si ritrovò spintonata ad accarezzare il terreno con le morbide ed altolocate chiappe.
Offesa e furiosa, serrando i denti come un animale selvaggio, Oscar si avventò su André rabbiosamente. L'idea era quella di picchiarlo ma, piccoli com'erano, ai due riuscì solo di rotolarsi in modo assurdo nella terra e nella polvere del giardino. Sarebbero potuti andare avanti così per un bel po' se, richiamata improvvisamente dal chiasso e dalla confusione, Nonna Grandier non si fosse precipitata fuori a dividerli.

- Benedetto il Cielo - esclamò la vecchietta apprensiva. - Ma cosa vi è saltato in mente? Smettetela subito!

Come Oscar si voltò a guardarla, distraendosi giusto per un istante, André le scaraventò addosso una manciata di fango molle che si appiccicò vistosamente sulle sue vesti ricamate. Pur non curandosi affatto del vestito in sé, Oscar interpretò quel gesto come un'azione meritevole di vendetta e, scrollandosi il grumo marrone dal pizzo un tempo candido e immacolato, lo rispedì al mittente dritto dritto sul muso.

- Madamigella Oscar, è impazzita? - strillò Nonna Grandier, cingendo la piccola per le spalle, voltandosi poi verso il nipote e aggrottando severa le sopracciglia. - André, vergognati, piccolo mascalzone che non sei altro! Ti pare questo il modo di comportarti con una signorina?
- Eh ?!?

André sbarrò gli occhi allibito.
Oscar, una femmina?
No, impossibile, doveva esserci un errore.
Nessuna femmina poteva essere in grado di buttarlo giù a spintoni, né tantomeno di azzuffarsi con lui con tanta forza e vitalità, eppure Oscar era... era... una bambina!
Nonna Grandier si interruppe momentaneamente, per accompagnare Oscar a lavarsi e a riassettarsi. Più tardi avrebbe impartito al nipote una bella strigliata ma, come l'anziana domestica ebbe appena iniziato la sua ramanzina, qualcuno le intimò gentilmente di lasciar perdere.
Il generale De Jarjayes in persona, il volto serio ed imperscrutabile, prese atto degli accadimenti avvenuti poc'anzi in giardino e lasciò intendere di voler conferire personalmente col piccolo André. Il bambino era ancora chiaramente confuso, più che altro dalla rivelazione ( per lui assolutamente inconcepibile ), e non sapeva davvero cosa fare o dire per giustificarsi. Tuttavia Sua eccellenza non intendeva rimproverarlo anzi, presolo da parte, prese a spiegargli in modo semplice e senza scendere troppo nei dettagli di tale decisione, per quale motivo ad Oscar fosse stata impartita un'educazione maschile.
La verità andava un po' addomesticata, in modo da risultare quantomeno comprensibile ad un bambino di quell'età, ma l'importante era che André non si mettesse a cambiare atteggiamento nei confronti di Oscar... altrimenti sarebbe stato tutto inutile.

- Signore - fece André timidamente, non avendo neppure il coraggio di guardare il nobile negli occhi. - Oscar è... Sì, insomma, lei è veramente...
- Oscar è un ragazzo - rispose l'altro con voce atona. - Ho scelto che venisse su come un ragazzo perché fosse forte, perché non fosse vittima di debolezza né di prepotenze, e questo è il motivo per cui non intendo tornare sulla mia decisione... Lo capisci, vero, André?
- Io... io non lo so - rispose André, sempre più confuso.

De Jarjayes scelse attentamente le parole con cui proseguire.
André era un giovanotto sveglio, anche se non poteva certo comprendere le vere motivazioni di un uomo che, in nome dell'orgoglio e della continuità del suo casato, era disposto a sacrificare la natura stessa della figlia. Non era certo nell'interesse di Oscar tale educazione, bensì in quello di suo padre ( condannato dalla sorte a non avere un erede maschio ), ma certo André non avrebbe mai potuto concepire tali motivazioni... e tantomeno accettarle.
Tutto quello che De Jarjayes desiderava era che nulla scombinasse i suoi piani.
Oscar doveva crescere per raccogliere sulle sue spalle l'eredità e il nome di un generale dell'esercito di Sua Maestà, Re Luigi di Francia, e non sarebbero certo stati il sesso o i reali desideri di sua figlia a farlo ritornare sulle sue decisioni. Mai e poi mai si sarebbe piegato al destino, né alla possibilità di poter anche solo vivere nel disonore, e Oscar era nullaltro che uno strumento da forgiare e plasmare per mantenere quella gloriosa dinastia che egli stesso aveva contribuito ad onorare sui campi di battaglia.

- André - esclamò dunque De Jarjayes, ponendo ambedue le mani sulle spalle del piccolo. - So che per te sarà probabilmente molto difficile da capire ma, ora che sai come stanno le cose, a maggior ragione ti prego di continuare a comportarti con Oscar come hai sempre fatto: non devi assolutamente tenere conto del fatto che è una bambina, anzi devi considerarla proprio come se fosse il tuo stesso fratello; ho chiesto a tua nonna di portarti a vivere qui perché la tua compagnia servisse a fortificare ulteriormente Oscar, che tu fossi in qualche modo di esempio per lei, e apprezzerei molto il tuo aiuto!
- Ma non so cosa devo fare, voglio dire... Oscar è...
- Siete amici, giusto?
- Beh, sì certo, ma...
- Allora, come suo amico, comportati come sempre!

André avrebbe maledetto quel giorno mille e mille volte in futuro.
Col suo silenzio, si era reso involontariamente complice di un uomo egoista e senza scrupoli.
Col suo silenzio, aveva contribuito a che Oscar soffocasse la sua natura femminile per così tanto tempo.
Ma soprattutto, col suo silenzio di bambino, il suo cuore di adulto si rimproverò sempre più di una colpa nei confronti della donna che, solo alcuni anni più tardi, si sarebbe scoperto ad amare più della sua stessa vita.

 

FINE

   
 
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