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Autore: Mac89    07/09/2013    1 recensioni
Come hanno vissuto i Malandrini la loro prima trasformazione completa in Animaghi? Può anch'essa essere diventata in qualche modo responsabile di alcuni eventi futuri?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Mi sono sempre chiesta come avessero vissuto i Malandrini la loro prima trasformazione completa in animaghi; di qui l'idea di scrivere questa storia.
Spero vi possa piacere e come sempre mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate!
Buona lettura!
Mac
 

DIVERSI MODI PER CAMBIARE


Ricordo ancora la prima volta che mi trasformai completamente.
Era una sera di inizio novembre e avevo appena incominciato il quarto anno ad Hogwarts. Io e gli altri Malandrini ci eravamo ritrovati nella Stanza delle Necessità per la settimanale sessione di allenamento, nonostante nessuno di noi si aspettasse veramente di fare qualche progresso con la trasformazione.
Quel giorno eravamo persino riusciti a convincere Remus ad assistere all’esercitazione, sebbene non si fosse ancora del tutto rassegnato al fatto che stessimo “infrangendo almeno una dozzina di regole della scuola, oltre che dell’intera Costituzione Magica”, come amava ripetere ogni volta che in dormitorio lo aggiornavamo sui progressi, seppur minimi, che ottenevamo.
Io, James e Peter c’eravamo disposti ai lati dell’enorme salone che la Stanza ci aveva messo a disposizione, mentre Remus, in silenzio e con l’espressione più corrucciata del suo repertorio, era seduto su un divanetto nell’angolo rimasto scoperto.
Il primo a provare fu James: raddrizzò la schiena e rilassò le spalle, poi chiuse gli occhi e cercò di espandere il suo nucleo magico. Per alcuni istanti non successe niente, ma subito ci ricredemmo perché cominciammo a percepire un tremolio nelle pareti che circondavano la stanza e vedemmo James iniziare a respirare pesantemente prima che i piedi incominciassero a trasfigurarsi in zoccoli. Digrignò i denti e strinse maggiormente gli occhi.
Trattenemmo tutti il respiro quando ogni sua parte del corpo cominciò a mutare. Piedi, gambe, schiena, braccia, volto; poi, un bramito leggermente sofferente e James completò la trasformazione, incominciando a scalpitare e a bramire furiosamente.
Rimanemmo in silenzio senza sapere cosa dire, poi, di colpo, esultammo e corremmo ad abbracciare l’enorme cervo che si ergeva fiero nel posto che prima era occupato da James.
Gli accarezzai sorridendo le enormi corna che si ergevano fiere sopra la sua testa.
- Lo sapevo io che Mary* ti aveva tradito! – Esclamai gioviale prima di ricevere un leggero morso sul braccio.Pochi istanti dopo, con un lamento, il cervo cominciò a mutare lentamente e James ricomparve più scarmigliato del solito e ansante come se avesse appena finito di correre per sfuggire ad un Ippogrifo impazzito.
- Come stai? – Gli chiedemmo in coro con un misto di gioia per la riuscita della trasformazione e di angoscia per lo stato in cui però l’aveva lasciato.Lui subito non rispose, ma mosse leggermente le spalle per sgranchirsele, facendole così scricchiolare in maniera impressionante, tanto che strabuzzai gli occhi e repressi a stento una smorfia. Poi ci guardò e il luccichio che era presente in quello sguardo ci fece capire che stava bene e che tutto era andato per il verso giusto.
- È stato fantastico! – Esclamò solamente, prima di stravaccarsi su un divanetto che era appena comparso alle sue spalle.La tensione si sciolse e tirammo tutti un sospiro di sollievo, mentre Remus, previdente come sempre, si avvicinava a James con una fialetta di quella che doveva essere “Pozione Ricostituente”.
James l’accettò di buon grado e si mise comodo sul divano per riprendersi un po’.
Nel vedere il mio amico così spossato dopo la trasformazione iniziai ad avere paura a provare io stesso quell’esperienza. Però ormai il processo era cominciato e anche nella vita di tutti i giorni potevo percepire il cambiamento.
I miei sensi si stavano sviluppando sempre di più, soprattutto udito e olfatto; ciò significava che la trasformazione stava agendo e quindi non avrei potuto fare più niente per fermarla, perciò tanto valeva completare il tutto.
Un po’ titubante mi allontanai dal gruppo.
- Ora tocca a me – annunciai e mi preparai. Raddrizzai le spalle e respirai profondamente un paio di volte, poi chiusi gli occhi e mi concentrai.Sul momento non percepii niente e il primo pensiero fu di aver sbagliato qualcosa nella procedura. Le volte precedenti, in cui ero riuscito a trasfigurare, seppur per tempi brevi, una parte del mio corpo, a quel punto iniziavo già a sentire un formicolio alle ossa. Quando però fui sul punto di mandare tutto all’aria interrompendo lo stato di concentrazione in cui ero, iniziai finalmente a percepire qualcosa cambiare. D’un tratto il familiare formicolio alle ossa si presentò, più forte e insistente delle volte precedenti.
Ben presto capii che quella volta qualcosa di diverso stava accadendo, perché subito il formicolio si trasformò in un dolore lancinante. Sentii le ossa accorciarsi e incominciare a curvarsi nel momento stesso in cui il dolore prese ad aumentare in modo esponenziale.
Poi fu il turno della colonna vertebrale che si incurvò in maniera innaturale per un essere umano, costringendomi a piegarmi sulle quattro zampe.
Le dita delle mani e dei piedi si accorciarono e divennero più tozze. Le unghie si affilarono e bucarono la pelle, sporgendo leggermente infuori.
Il viso si allungò e si assottigliò, così come i denti, che divennero aguzzi.
Infine sentii un insolito calore pervadermi nel momento in cui la mia divisa scolastica venne sostituita da un folto strato di pelo nero che andò a ricoprire ogni superficie disponibile sul mio corpo.
Quando il processo si arrestò incominciai a respirare affannosamente e digrignai i denti per il dolore che si stava irradiando dalla colonna vertebrale verso ogni più piccolo osso del mio corpo.
Alzai il viso – o per meglio dire muso – verso i miei amici che, in piedi davanti a me, mi stavano guardando con un misto di gioia e preoccupazione.
Poco dopo sentii il dolore aumentare ancora di più, così come l’affanno, e con un lamento prolungato mi raggomitolai su me stesso, lasciando che la magia esplodesse e mi facesse ritornare alla mia forma umana.
Mi alzai traballante. Sentivo ogni singolo muscolo, ogni singolo osso del mio corpo dolere come non mai; però allo stesso tempo mi sentivo forte, come se la trasformazione avesse incrementato i miei poteri. Alzai lo sguardo su James e lo vidi sorridermi e farmi l’occhiolino; forse dopotutto non ero così lontano dalla verità.
Cercai di stiracchiarmi come aveva fatto James prima di me e sentii tutte le ossa, anche quelle più piccole e impensabili, scricchiolare terribilmente.
Quand’ebbi finito alzai di nuovo lo sguardo e sorrisi ai miei amici che, preoccupati all’inverosimile per il mio silenzio, mi guardavano allarmati. O meglio, Peter e Remus erano spaventati a morte, mentre James, che c’era già passato, stava ridacchiando senza sosta.
Mi unii anche io alla sua risata, cosa che ci fece guadagnare le occhiate scioccate e incazzate degli altri due.
- Tutto a posto ragazzi, sto benissimo! Ed è stato davvero fantastico! Doloroso, ma fantastico! – Esclamai avvicinandomi a loro e dando una pacca sulla spalla a Peter per incoraggiarlo. -  Forza piccoletto, ora tocca a te!-Lui deglutì, probabilmente stava ancora pensando all’espressione “doloroso” che avevo appena utilizzato.
Tremante si allontanò da noi incominciando poco dopo a concentrarsi e a tentare quanto meno di rilassarsi.
Rimase in silenzio con gli occhi chiusi per svariati minuti, nel tentativo di trovare la concentrazione necessaria, ma a differenza di quello che era successo a me e a James lui non riuscì a trasfigurare niente di più che il muso, che divenne quello di un topolino.
Era stato comunque un progresso, le volte precedenti era riuscito a trasfigurare a malapena le orecchie o a far spuntare dei timidi baffetti. Però non era la stessa cosa; non aveva provato l’ebrezza mia e di James di sentire il proprio corpo, anche se per pochi istanti, cambiare; non aveva potuto sentire i propri sensi, già più sviluppati di quelli di un essere umano, prendere corpo e acutizzarsi.
Quando tornò alla sua forma normale potevamo vedere tutti la delusione sul suo viso e nessuno di noi sapeva veramente cosa dire, ma forse niente sarebbe stato di conforto.
Fu Remus a spezzare il silenzio schiarendosi leggermente la gola prima di sussurrare:
- Sarebbe meglio andare, il coprifuoco è passato da tempo – nessuno osò fiatare e ci accingemmo ad uscire dalla stanza. 
Non so se sia stato proprio quell’episodio a far cambiare Peter, ma quel che è certo è che anche noi abbiamo una parte di colpa. Peter sarà anche stato debole, ma chi nelle sue condizioni non si sarebbe fatto lusingare dalla promessa di un potere superiore? Vivere all’ombra di amici talentuosi e intelligenti, oltre che di bell’aspetto, non dev’essere stato facile e forse noi, troppo presi dalle nostre cose, dalla nostra popolarità, non eravamo riusciti a capire quanto profonda fosse la sua sofferenza.
Sospiro mentre mi accingo a riporre la fotografia che tengo stretta tra le mani sul comodino della mia camera.
Sorrido ai quattro ragazzi che sono ritratti mentre a turno fanno a gara per trasformarsi nei propri alter ego. Una lacrima solitaria scende infima e inesorabile lungo la mia guancia al vedere il sorriso che mi rivolgono di rimando.
Sembrano ricordi di una vita passata o addirittura mai vissuta e solo frutto di un’illusione. Ricordare come eravamo spensierati prima che la guerra ci mettesse gli uni contro gli altri è come una pugnalata al cuore. Ormai però il passato è passato e niente potrà far ritornare le cose come un tempo. James non tornerà e Peter ormai ha fatto la sua scelta; adesso gli unici pezzi che mi rimangono della mia singolare famiglia sono Remus ed Harry e li difenderò a tutti i costi.
Con quel pensiero scendo le scale, sfoderando la bacchetta che tengo nascosta in una tasca del mantello. Ai piedi della rampa trovo ad attendermi le persone che mi aiuteranno a riportare Harry al sicuro. Il mio sguardo tormentato incontra quello affettuoso di Remus. Inconsciamente sorrido, non sarò solo nell’impresa: Felpato e Lunastorta riporteranno a casa sano e salvo il figlio di Ramoso.
 
«Avanti, puoi fare di meglio!» le gridò, la voce echeggiante nella vastissima sala.
Il secondo getto luminoso lo colpì in pieno petto.
La risata non gli si era ancora spenta sul viso, ma il colpo gli fece sgranare gli occhi.”
Harry Potter e L’Ordine della Fenice
  
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