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Autore: Slayer87    13/03/2008    2 recensioni
Ho sparato.
Il mio dito ha premuto il grilletto prima che io lo premessi nella mia testa.
Ho sparato a una delle poche persone che ritenevo mia amica.
Frutto di un abitudine ormai consolidata ho fatto la cosa giusta.
Genere: Generale, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Giorno Sei, ore 9.55
Autrice:
Slayer87
Beta: Caillean,
Genere: introspettivo, avventura
Note: ieri sera, guardando la puntata di 24 su italia uno, mentre scoppiava la bomba e inquadravano amore mio Jack, beh mi è venuta fuori questa cosa. Spero che vi piaccia!

Giorno Sei, ore 9.55

Ho sparato.
Il mio dito ha premuto il grilletto prima che io lo premessi nella mia testa.
Ho sparato a una delle poche persone che ritenevo mia amica.
Frutto di un abitudine ormai consolidata ho fatto la cosa giusta.
Ho salvato la vita di Assan, ma ho perso Curtis.
Mi gira la testa.
Il mio cuore si sta frammentando in più pezzi+ di quanti credevo fossero possibili.
Non ci riesco.
Ho la nausea di me stesso.
il mondo mi vortica sotto i piedi.
Davanti agli occhi mi danzano le ultime stelle rimaste in cielo.
Cado per terra.
Vomito.
Da quanto tempo è che non sono più Jack, ma solo un agente operativo?
E' dalla morte di mia moglie che non rido più.
E adesso continuo a uccidere me stesso ogni giorno.
Per me è troppo.
Suona il cellulare.
Rispondo.
E' Bill.
Gli dico che ho chiuso e poi...
La disperazione che ho trattenuto per tanti anni irrompe.
Sento le lacrime scendere.
E come un bambino mi appoggio contro un albero e piango.
Per Audrey, per mia figlia, per Curtis, per gli innocenti morti a causa mia,e per i morti per mano mia.
Nulla mi farà dimenticare.
Spero solo che tutto quello che ho fatto sia servito a qualcosa.
Sento il terreno vibrare.
Alzo lo sguardo pregando.
Invano.
Il fungo che sale è inequivocabile.
Lo guardo ad occhi sbarrati.
Non ho nemmeno la forza di scappare.
Una parte di me vorrebbe correre incontro all'onda d'urto.
Ma sono troppo stanco per combattere.
Vedo l'esplosione prendere potenza e non so far altro che restare a guardare.
Codardo!
E di nuovo mi pongo la domanda.
Sto rischiando di morire per cosa?
A cosa sono serviti i miei sforzi?
Ma ormai non so cosa farmene delle domande.
Così, mentre il mondo intorno a me vortica sempre più furioso, io rimango fermo.
Tutti corrono lontano.
Ma nessuno è abbastanza veloce.
Io sono l'unico che resta a osservare l'evento.
E mi sorprendo a catturarne la bellezza.
Ha un che di terrificante e mortalmente bello, quel fungo che sale.
E mi perdo nel contemplare la parabola della mia vita.
Come lei sono scoppiato, ho portato morte e distruzione.
Non solo a causa mia, ma anche per mia diretta responsabilità.
Ma io non riesco più a perdonarmelo.

   
 
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