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Autore: Hymn    07/09/2013    2 recensioni
«Buon appetito, zuccherino»
Alec arrossì appena a quell'epiteto, per poi versare nel cappuccino due generosi cucchiaini di zucchero. Magnus rimase in attesa, mentre Alexander mescolava il contenuto della tazza. E quando si accorse che nessuna smorfia di disgusto era comparsa sul viso del cacciatore sorrise e bevve il proprio. Non era male, in effetti.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nero corvino o grigio argento

Ai miei Magnus ed Alec.


 

Quando aprì pigramente gli occhi, a causa dell'invasione di Chairman Miao nel loro comodo letto matrimoniale, il Sommo Stregone di Brooklyn, Magnus Bane, si voltò leggermente, carezzando con lo sguardo e con le dita i lineamenti ormai marcati e decisamente virili di Alexander Lightwood.

Nella penombra della stanza da letto, illuminata da una serie di globi magici dalle più bizzarre e tenui tonalità di colore, i capelli del Nephilim sembravano tessuti della più profonda oscurità della notte. Magnus sorrise nel lasciare una tenera carezza sugli zigomi del cacciatore, gustando sotto le dita affusolate la sensazione che la barba accennata di Alexander gli procurava.

Infine decise di alzarsi, più per assecondare il grosso gatto che aveva da tempo superato l'età media dei felini che la propria voglia di farlo. Il gatto miagolò soddisfatto e seguì il padrone fino al salotto, dove con un semplice schiocco delle dita e qualche scintilla azzurra Magnus fece comparire sul pavimento la ciotola con il pasto del Presidente.

Rubato, avrebbe detto Alexander; ma per Magnus era semplicemente preso in prestito. Lo stregone lasciò una lieve carezza tra le orecchie del gatto, dirigendosi poi in cucina, godendosi il tepore della stanza sulla pelle, mentre gli occhi felini scrutavano indecisi la credenza.

Voleva stupire Alexander, giacché il Presidente lo aveva svegliato con largo anticipo; aprì le ante della credenza con gesti quasi teatrali, di sottofondo il rumore dei croccantini masticati dal Presidente.

Non sapendo bene che preparare, lo Stregone optò per una semplice colazione all'Italiana, cappuccino e brioches. Aprì la moka, fischiettando tra sé, e dopo averla riempita ed aver messo il caffé nel filtro, la mise sul fornello.

Infine trafficò con tazze e tazzine, prendendone due e sistemandole sui piattini. Soddisfatto del proprio operato si sedette al tavolo, tamburellando le dita sul legno. Ai cornetti avrebbe pensato con un pizzico di magia. L'importante era il pensiero, dopotutto.

Abbassò lo sguardo quando il grosso gatto si strusciò alle sue gambe, facendo le fusa, e sorrise, gli occhi ambrati scintillanti. Come ogni stregone il suo aspetto non era del tutto umano. E la peculiarità di Magnus erano gli occhi, ambrati come quelli di un gatto, la pupilla verticale.

Tirò per dispetto i baffi al Presidente, che si scostò quasi offeso da quell'oltraggio, allontanando la mano del padrone con una zampata.

Magnus rise, e quando la moka iniziò a fischiare la levò dal fuoco, versando il caffé nelle tazze e, dopo aver riscaldato il latte fino a renderlo schiumoso lo aggiunse al caffé, per poi ammirare entusiasta i quasi perfetti cappuccini. Con un semplice schiocco di dita, poi, fece comparire sul tavolo due fumanti cornetti alla crema.

«Alexander, vieni in cucina!» lo chiamò con un sorriso entusiasta, in attesa. Quando vide il ragazzo, anzi, l'uomo ormai, comparire sulla soglia sorrise malizioso.

Come mosse da vita propria le frange del pregiato tappeto indiano si impigliarono ai piedi nudi del Nephilim, che inciampò con un imprecazione.

Ed ovviamente Magnus era già pronto ad afferrarlo.

«Buongiorno, mio bel Nephilim addormentato.»sussurrò a breve distanza dal suo viso, strizzandogli l'occhio e carezzando con la mano sinistra la linea sinuosa delle rune che aveva sulla spalla. A quel contatto Alec sorrise, rialzandosi per non gravare sul braccio destro di Magnus.

«Buongiorno, Magnus» sussurrò con voce ancora assonnata, poi si guardò intorno, dopo aver sentito nelle narici l'odore di caffè. Quando vide la moka sul fornello si volse verso lo Stregone, incerto.

«La colazione?» domandó sorpreso, mentre scrollava le ampie spalle per sgranchirle. Con un sorriso malizioso e divertito Magnus annuì, spingendolo a sedere, sedendosi poi di fronte a lui.

Trasportata da una scia di scintille bluastre la zuccheriera atterrò tra i due, seguita a ruota da due cucchiaini in argento, frutto di chissà quale precedente prestito che lo Stregone aveva ottenuto.

«Buon appetito, zuccherino»

Alec arrossì appena a quell'epiteto, per poi versare nel cappuccino due generosi cucchiaini di zucchero. Magnus rimase in attesa, mentre Alexander mescolava il contenuto della tazza. E quando si accorse che nessuna smorfia di disgusto era comparsa sul viso del cacciatore sorrise e bevve il proprio. Non era male, in effetti.

«Il Presidente ha reclamato la colazione prima del solito, oggi»spiegò alla muta domanda di Alec sul perché di quella colazione preparata e non presa in prestito.

«Dovrebbe farlo più spesso, questo cappuccino è davvero buono» disse, senza aggiungere 'sicuramente meglio di quello di Izzie' per non offendere Magnus.

Ed in effetti tra le due versioni di colazione, quella di Magnus era decisamente molto meglio.

Alzò lo sguardo sullo Stregone mentre addentava il cornetto, sorridendo quando le dita di Magnus scostastorono dal suo viso una ciocca di capelli scuri.

«Magnus?» lo chiamò dopo un po', pensieroso, mentre ammirava il corpo tonico ed asciutto che ormai conosceva alla perfezione. Lo Stregone riportò la sua attenzione sul Nephilim, interrogativo. Alec sospiró, indeciso.

«Mi amerai anche quando i miei capelli inizieranno a diventar grigi?» domandò in un sussurro, tutto d'un fiato.

Lo Stregone inarcò un sopracciglio, per poi schioccare ancora una volta le dita. Senza rendersene conto Alec si trovò con la schiena a terra (la sedia era sparita da sotto di lui) e con Magnus comodamente seduto sul suo addome. Lo vide piegarsi sopra di lui, e ne avvertì il respiro sul viso.

«Nero corvino o grigio argento non mi importa, se i capelli sono i tuoi.»

Sussurrò appena, passando le dita tra la massa di ciocche scure del compagno, prima di poggiare le labbra sulle sue. Alexander rimase inizialmente spiazzato, per poi ricambiare quel rapido e leggero contatto di labbra.

«E dopotutto posso sempre tingerteli, magicamente o meno» sussurró divertito lo Stregone, aiutando Alexander a rialzarsi e ridendo di gusto per l'imbarazzo che il cacciatore aveva adesso dipinto sul viso.

 

   
 
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