Presentazione
Alessandro
Una cosa mala.
Vit sostiene che dovrei definire
la mia vita così.
Una cosa mala.
In fondo, come dargli torto?
Una cosa mala perché la mia è una
vita abbastanza insipida.
Ho diciassette anni e mezzo, vivo
in questa misera città chiamata Padova. I turisti appena sentono pronunciare il
suo nome esclamano tutti all’unisono “Sant’Antonio!”.
Cristo, non esiste solo questo
qui!
E’ il classico luogo comune che
la gente si autoinculca nella mente, come a trasmettersi sicurezza: come per Venezia
si dice San Marco, per Padova si dice Sant’Antonio. Ma questa città non è fatta di una chiesa colossale e basta.
Prato Della Valle, chi ci fa mai caso? Eppure, è la
seconda piazza più grande d’Europa dopo Piazza Rossa a Mosca. Ma non voglio stare qui ad annoiarvi con una dettagliata
descrizione sulle “meraviglie” che rendono così caratteristica Padova.
Dunque,
torniamo a noi, anzi, a me.
Mi chiamo Alessandro, il cognome
non lo sto a scrivere, probabilmente verrà fuori in
seguito, ed anche se non sarà così, tanto meglio. Frequento il Liceo Classico
Tito Livio.
Oh, il Tito Livio!
Ci terrei ad aprire una
parentesi.
Non faccio a tempo ad aprire la
bocca per dire la scuola che faccio, che tutti storcono il naso, i miei
coetanei si mettono a guardarmi con disprezzo misto a scherno; per la cronaca,
il Tito Livio di Padova è come il Giulio cesare di Roma: il Liceo per
antonomasia, con la L maiuscola, quello che sono
destinati a frequentare i figli di papà. Beh, si dà il caso che io provenga da
una famiglia benestante, mio padre non è di certo un medico o un notaio, ma
viviamo comunque.
Quindi,
felicemente fanculo.
In mezzo ai truzzetti, ai no
global, ai finti alternativi, io occupo il mio modesto posto. Partecipo attivamente al giornalino scolastico, mi dedico allo
spazio poesia. Scrivo di tutto quello che mi passa per la testa. Anna, la
caporedattrice, afferma che io sia un neo Baudelaire, che oltretutto è il mio
poeta prediletto. Nei momenti di sconforto, apro il libro ormai consunto de “I
Fiori del Male”, e mi immergo nella lettura, anche per
molte ore consecutive.
Amo leggere, ed anche le materie
umanistiche. Di conseguenza, odio quelle scientifiche. Ma
questo è un altro discorso.
Inoltre, mi cimento molto
volentieri nell’hobby della fotografia: prediligo i paesaggi più strani e
nascosti, anche se non mi lamento di certo a catturare lo sguardo un po’
svampito di una bella ragazza.
Ah, per la cronaca, sono gay.
Spero che non vi metterete a fare battutine stupide, oppure a pensare che sia
stato contagiato dalla moda del momento, sarebbe altamente patetico.
Semplicemente, nutro una naturale
predisposizione verso i maschi, piuttosto che verso le femmine.
Il sabato mi concedo il mio
meritato pomeriggio in piazza.
La piazza è uno spazio di terreno
che si trova tra il Municipio e l’Università “Il Bo’”, dove ogni settimana si
riuniscono tutti gli “Alternativi” a godersi il loro benamato cazzeggio.
La piazza è un po’ come la mia
casa, poiché non posso definire quella natia un vero e proprio “nido
familiare”.
In piazza ci stanno Leo, uno dei
miei migliori amici, Jayden e la sua ragazza Greta, Jejè, Giada, Fra, Debby,
Carletto, la Zazza, Vero, Ricca, Pelo, Luca, Mel, la Ceci,
Jake, Bastian, e chi più ne ha più ne metta. Voglio a loro un bene dell’anima.
Noi e le nostre cicche, noi e le nostre birre, noi e le nostre cagate… ci divertiamo troppo.
Loro non mi guardano storto, non mi giudicano, pur sapendo che sono
omosessuale. Mi accettano per quello che sono. E di
questo gli sono immensamente grato. Sono sinceri, così come io
lo sono con loro.
Posso definirmi una persona
abbastanza pacata, anche se ogni tanto ho degli
improvvisi scatti d’ira. Ma questa è una prerogativa
ereditata da mio padre, che a sua volta ha ricevuto in dono da mia nonna.
Sono uno pseudo-dark.
Mi piace molto ascoltare black e
gothic metal, ma non disdegno nemmeno gli altri generi. Anzi, provo un grande piacere nell’abbandonarmi al ritmo dei pilastri del
rock come Pink Floyd e Led Zeppelin. Mi interesso
anche alla musica classica, in particolare a Chopin, mio compositore preferito.
Di lui amo assaporare il virtuosismo delle scale musicali, che mi fanno tornare alla memoria la mia infanzia da pianista
provetto. Tuttavia, come re indiscussi del mio cuore rimarranno sempre i
Deftones.
Mi vesto rigorosamente di nero,
come il mio stile richiede, ma ogni tanto mi concedo anche qualche altra
tonalità, purchè rimanga spenta e scura.
Per Pippo, il mio vicino di banco,
sono “il vassallo del metallo”.
Ahahah.
Mi fa morire dal ridere, con le
sue bestemmie improponibili.
Sono alto circa 185 centimetri, e
peso settanta chili. Nella norma, insomma. Da questo punto di vista non ho mai
avuto problemi, fortunatamente, anzi. Mia madre sbraita in continuazione che
mangio come un’idrovora, eppure il peso rimane sempre quello. Dev’essere
preoccupata perché da piccolo, una volta, dopo aver mangiato in fretta come al solito, dovette portarmi all’ospedale per dei crampi
assurdi di cui soffrivo.
E va bene,
non vi tedio oltre con la storia della mia vita!
Concludo in
breve. Finisco di descrivermi e poi levo le tende.
Ho i capelli marrone
scuro, lisci, sempre sparati per aria.
Sia benedetto Dio per aver
inventato il gel!
La mia carnagione è abbastanza
chiara, e ho una leggera allergia al sole, sicchè non esco quasi mai di casa.
Ciò mi conferisce un’aria
spettrale a chi mi vede per la prima volta. E hanno
paura.
Ma non sono
cattivo, figuriamoci.
Magari un po’ superbo e cinico,
ma cattivo proprio no.
Bene, ho terminato la mia
prefazione.
Meglio se vado a cena, qui mia
sorella scassa amabilmente il cazzo (di lei ne
parlerò, FORSE, in futuro).
Hasta luego.