Attenzione! Il pairing di questa storia è
piuttosto particolare… Per cui se volete leggere
fatelo ma non criticate il pairing! Grazie e buona lettura ^^!
Le Due Spose
La
campanella suonò perfetta alle cinque e mezza quel giorno. Puntuale come un
orologio svizzero.
La
giornata era finita, e il tempo a disposizione per i candidati, concluso.
Era tempo
quindi, di consegnare al sommo giudice il proprio compito e sperare in un responso propizio.
Anche
se il giudice in questione era tra i più temuti di tutto il liceo, anche se era
il professore più esigente in fatto di perfezione, dovevano sperare per il
meglio.
Non c’era
modo di sfuggirgli a lui, in nessun modo!
Perché
lui era tutto… Era un veterano di guerra… Era un economista famoso… Era un dio
in terra!
Ed era
anche il suo professore.
Con calma,
la bionda aspettò paziente che tutta la fiumana di gente davanti a sé avesse
consegnato il proprio compito, e poi, sorridendo, si diresse anche lei verso di
lui.
Con calma,
con molta calma, nei passi misurati e provocanti. Avvolta con perfezione nella
sua divisa scolastica volutamente striminzita.
Così da mostrare a tutti l’ombelico scoperto, così da
far sbavare tutti allo sguardo delle belle
gambe ben in vista.
Sì, da far
sbavare pure lui. Il monolite inflessibile.
La sua
ascesa però, venne fermata bruscamente da un’altra
figura dinanzi a lei.
Una figura
che non si limitò solo a consegnare il compito al professore e poi andarsene,
ma anche scambiarci quattro chiacchiere amichevolmente.
Hinata Hyuuga era un vero talento.
Promettente sotto tutti i punti di vista, e con alle porte una grande carriera
nella ditta di famiglia una volta ultimato quell’ultimo anno scolastico.
Ino Yamanaka invece, poteva sperare al massimo
che il proprietario della tavola calda dove lavorava sua madre prendesse pure
lei!
Tuttavia
la Yamanaka possedeva una cosa che alla Hyuuga mancava
totalmente. Ovvero una certa dose di presunzione che
l’aiutava di molto a campare!
Ah! Chissà cosa avrebbe potuto fare la dolce Hinata, se solo avesse
sfruttato come si deve il potenziale dei suoi occhi diafani. Dove sarebbe potuta arrivare se solo si azzardava a
sbottonare un bottone in più della camicetta d’ordinanza…
Così tanto
per mostrare un poco quel suo generoso davanzale donatole nientemeno che da
madre natura!
Ma la Hyuuga era stupida, e il suo imbarazzo non l’avrebbe
portata lontano. Anche se prendeva buoni voti, persino il monolite nero doveva constatare che la piccola creatura non sarebbe sopravvissuta
a lungo nel mondo esterno, senza un briciolo di spina dorsale ovvio.
Ma non
era un suo problema quello.
Il
problema principale era distante da lui solo pochi passi dalla graziosa figura
che aveva davanti.
Una volta
che la giovane se ne fu andata infatti, dopo aver
salutato con un solenne inchino, lui si trovò finalmente davanti a quel suo
problema a dir poco seccante.
Evitò di
guardarla in faccia Kakuzu. Perché non se la sentiva proprio di dar retta alle parole di quella
bionda provocante. E quindi, si concentrò alla
perfezione sul registro da compilare che aveva proprio sotto il naso.
E il
silenzio regnò dunque sovrano in quella grande aula
illuminata solo dai rossi raggi del tardo pomeriggio.
Non fece
neppure caso al fatto che lei si era seduta sulla scrivania a pochi centimetri
da lui.
Ma con la coda dell’occhio poteva chiaramente notare una sua coscia,
volutamente, scoperta. La gonnellina a pieghe a momenti non copriva neppure l’inguine!
Sì, era
una creatura decisamente seccante la bionda!
Ma
sapeva alla perfezione che la giovane stava sorridendo beffarda a
quell’imbarazzante silenzio. Si doveva dare dell’idiota per il suo
comportamento… Frivolo (?!)… Nei suoi
confronti, ma davvero non riusciva a resistere a quegli occhi turchesi.
“Dunque…
Quella tipa di prima era la Hyuuga giusto?!”
Si era
decisa a parlare finalmente, e dalle sue belle labbra fuoriuscì qualcosa di a dir poco stupido!
Ovvio che
sapeva chi era la ragazza di prima! Si erano fatte assieme tutti gli anni delle superiori, di conseguenza… Era logico che sapesse chi
fosse!
Ma lui
non rispose, e si limitò solo a continuare a scrivere sul suo registro delle note
e appunti incomprensibili ai più. Il rumore della sua penna, che viaggiava
sulla carta, era una musica a dir poco… Sensuale.
All’orecchio
della bionda pareva molto simile al movimento delle loro gambe sotto le lenzuola. Nell’esatto momento in cui la pelle
incontrava la ruvida stoffa del lenzuolo e del copriletto.
Sorrise complice
a quel pensiero. E arrossì lievemente pensando a come
quelle mani olivastre, che ora tenevano ben stretta una penna blu, viaggiavano
sicure sul suo candido corpo provocandole brividi
profondi… Oh sì! Brividi!
Non da parte del coglioncello Nara… Non da parte dell’idolatrato
Sasuke Uchiha… E neppure dal biondo artista Deidara…
Era lui quello che li superava
tutti.
E se in un
primo momento si era trattato solo di una occasione
per cercare di farsi aumentare il voto in pagella, ora nel cuore della giovane
la questione era un’altra.
“Ho
sentito dire che dai delle ripetizioni private
pure a lei…”
Niente,
ancora nessuna risposta da parte di lui. La penna continuava a viaggiare su
quei fogli bianchi. Come se nulla fosse stato detto o fatto.
Di conseguenza, la bionda sorrise maggiormente a quel
mutismo forzato e ritornò a parlare.
“E dimmi… È più brava di me ad apprendere i tuoi insegnamenti…?!”
E a
quelle parole però, la penna si fermò di botto. Perché
l’arroganza della bionda aveva superato livelli astronomici.
E con uno
scatto le inquietanti gemme verdi degli occhi di lui
incontrarono i suoi due zaffiri sacri.
Neppure i
fili di petrolio che gli scendevano sul volto rovinato dalle cicatrici,
riuscivano a nascondere alla perfezione quei suoi strani occhi spaventosi.
Occhi di chi avevano visto tutto e che non ammettevano repliche alle parole del
proprietario.
Ma non
si spaventò lei a quello sguardo. Anche se smise di
sorridere, non riusciva ad avere paura di quello sguardo assassino.
Avrebbe
potuto dirle di tutto, avrebbe potuto cacciarla via e non permetterle più di
mettere piede in quel prestigioso istituto scolastico.
Ma
invece fece una cosa incredibile.
Si limitò
a sospirare e a chiudere gli occhi. E a ritornare
quindi a scrivere. Non aveva voglia di litigare adesso… E per giunta per dei
motivi a dir poco assurdi.
Non era
della gelosia della Yamanaka che Kakuzu aveva “paura”. Piuttosto, si deprimeva
per la poca professionalità che negli ultimi tempi lo aveva di parecchio
caratterizzato.
Perché non
era da lui intrattenere rapporti “umani” al di fuori dell’istituto per cui lavorava da anni. E se per
umano intendiamo un qualcosa che va ben oltre il rapporto insegnante/studente,
potete ben capire il suo disagio.
Kakuzu
aveva il suo mondo, il suo guscio. E non permetteva a nessuno di accedervi.
Ma da
quando la preside Tsunade aveva autorizzato i docenti a poter prestare i propri
“servigi” anche privatamente, per lui era come se fosse cascato il mondo.
Aveva
accettato di poter dare insegnamenti privati solo per poter aumentare il
proprio portafoglio personale. Perché per lui i soldi erano
tutto. Da giovane aveva combattuto come soldato per i soldi, da reduce
si era dato all’economia facendo anche lì soldi a palate, e ora faceva
l’insegnante perché una parte di lui voleva che anche
le nuove generazioni apprendessero come si sopravvive al mondo d’oggi.
Però a
dare ripetizioni private c’era pure il suo svantaggio. Come
detto prima infatti… Cè il rischio di essere di molto esposti alle
relazioni umane. Cosa a lui totalmente aliena.
Non gli
avevano insegnato i valori dell’anima. Ma solo
l’importanza della materialità terrena. Di quella utile
ad aiutarti a campare, a sfamare lo stomaco dolorante e in generale, ad
aiutarti a stare meglio.
E
quindi non capiva mai che cos’era quella sensazione ardente che lo bruciava
dentro ogni volta che sentiva la lingua della bionda intrecciarsi con la sua.
Non capiva che cos’era quella sensazione di… Di imbarazzo ogni volta che la moretta gli
sorrideva.
Decisamente, quando aveva deciso di prestarsi anche in privato, non si aspettava
una cosa del genere.
E il
risultato adesso era questo. Con lui che non capiva più niente… E con ben due
problemi femminili da risolvere!
Tuttavia
aveva notato una cosa…
Che tra la Hyuuga e la Yamanaka scorreva un abisso.
Sia per il
ceto sociale a cui appartenevano, sia per il
carattere.
Erano due
autentici estremi, che lui in quell’ultimo anno aveva avuto modo di studiarle
come si deve. E senza volerlo, lo avevano travolto
nelle loro vite.
O piuttosto…
Più lui le conosceva meglio, più permetteva loro di trascinarlo fuori dal suo guscio. E solo ora si
rendeva conto in che casino si era cacciato.
Quelle due
donne, in generale, si potevano descrivere con due colori differenti. Perché se
Hinata era il bianco, Ino era decisamente il nero.
E
questo lo notava anche quando metteva piede in casa loro.
La casa di
Hinata era un autentico castello in miniatura, con un
bel giardino e la moquette sul pavimento decisamente immacolata. Mentre quella della Yamanaka era un appartamento in periferia
dall’aria trascurata. Con gente poco raccomandabile
sulle scale e parecchie siringhe sull’erba del giardino comune.
La
famiglia Hyuuga lo accoglieva sempre formalmente ogni volta che andava nella
loro dimora per prestare i suoi servigi alla figlia prediletta.
Il signore
e la signora Hyuuga erano sempre perfetti nei loro taglieur firmati.
A fare da
contro altare invece, nella casa di Ino mancava quasi sempre
una figura famigliare di spicco. Alle volte era presente la madre, avvolta nei
suoi abiti sgualciti e mascherata dal trucco pesante, la solita mezza sigaretta
sulle labbra e una stanchezza addosso visibile pure ad
occhio nudo. Doveva faticare parecchio
per mantenere la figlia in quella scuola… A differenza degli Hyuuga che non
avevano problemi economici!
Ma il più
delle volte non c’era nessuno, e la casa era quasi sempre
tutta per loro.
A villa
Hyuuga, Kakuzu insegnava con la massima professionalità, tutto il suo sapere
alla giovane rampolla di famiglia.
Seduti alla
scrivania della piccola biblioteca della casa, i loro sguardi appena si incontravano. Soffocati dalle troppe formalità e dalla
rigida etichetta imposta da quella micro
società.
A casa
Yamanaka semplicemente l’etichetta non esisteva. Era la sopravvivenza a farla
da padrona. E ogni volta che lui vi ci metteva piede,
ecco che la bionda gli buttava le braccia al collo e lo riempiva di baci.
E lui
le mani non riusciva proprio a tenerle ferme, e quindi si lasciava andare. E
potete ben immaginare che lui i libri dalla sua ventiquattrore proprio non li tirava fuori…
Una qualità che Kakuzu amava in Hinata era il silenzio. Un silenzio gentile ed educato che rispecchiava alla perfezione i suoi gusti. Perché Kakuzu era un amante del silenzio, e la giovane
Hyuuga in quel lato, innocentemente lo soddisfala appieno. Senza volerlo quindi
era nata una sorta di complicità. Un equilibrio rotto alle
volte quando lei gli sorrideva. Un sorriso timido ma anche tanto umano. Che lo metteva in imbarazzo nonostante esteriormente non lo
dava a vedere a nessuno.
Ino
invece, non faceva altro che parlare. Non stava mai zitta! E
dopo ogni loro amplesso invece di riposare lei parlava…
Quasi sempre del più e del meno. Mai di cose importanti.
E lui
in silenzio la ascoltava, oppure, quando proprio non ne poteva più di tutto
quel parlare, si limitava ad iniziare a baciarla soffocando così le sue parole.
Un modo un
po’ “cattivo” per ignorare i disagi della bionda. Perché era
fin troppo chiaro che lei cercava apertamente un contatto umano. A
differenza di Hinata… Che nascondeva il disagio in un continuo balbettio senza
senso.
Perché loro erano sole…
Dannatamente sole. Un po’ come lui del resto…
Ma
entrambe avevano un modo differente per esprimere il proprio disagio.
Chi con la
timidezza, chi con la spontaneità. E questo, lo notava
anche da come lo osservavano nel suo aspetto esteriore.
Quando gli
occhi diafani incontravano per sbaglio
le sue numerose cicatrici, la proprietaria si limitava ad abbassare lo sguardo imbarazzata e a mormorare un timido “scusate…”
Mentre
gli occhi turchesi non si facevano timore di fissarlo con insistenza e di
chiederli come se le era procurate.
E se per
la prima descriveva nei minimi particolare come se le
era procurate, con l’altra faticava a proferir parola delle sue passate
esperienze.
Hinata lo
invogliava a parlare con i suoi silenzi, a sfogarsi verbalmente del suo dolore
passato. Mentre Ino lo faceva desistere dal muovere la
bocca, e quindi lasciava che fosse il corpo a parlare. Che
fosse lui, con i suoi gesti, a descrivere ciò che era successo nella sua
lontana giovinezza.
L’unica
cosa che avevano in comune quelle due, era la solitudine.
La solitudine creata da una famiglia troppo rigida nelle sue
formalità… E la solitudine generata invece dalla costante assenza di una figura famigliare costante.
Praticamente due opposti, due caratteri differenti. Ma
che si accomunavano in un'unica parola.
Ovvero
quello dell’esser soli. E
questo alla fine della corsa era una cosa che riguardava pure lui. Perché anche lui era solo. Anche
lui non aveva di chi aggrapparsi nei momenti di totale abbattimento.
Per questo
odiava il proprio atteggiamento “frivolo”…
Perché
in un modo o nell’altro, quelle due donne lo stavano aiutando a combattere la
propria solitudine.
Perché a lui alla fine della corsa piaceva passare i pomeriggi a casa
di Hinata a raccontarsi storie personali e fantastiche… O semplicemente
lanciarsi in sguardi fugaci e complici. Raccontandosi così più cose di
quelle che una persona comune potrebbe credere. E
svuotandosi così la tensione psicologica.
La sua sposa bianca…
Perché a
lui tutto sommato piaceva l’impulsività di Ino. Gli
piaceva far l’amore con lei possedendola con il corpo e con l’anima. E lasciarsi anche lui possedere. Ammaliare. Svuotare la tensione fisica e riempirsi di carezze che nessuna
donna aveva mai osato donargli. Solo lei osava.
La sua sposa nera…
Chiuse
finalmente il registro decidendosi così di alzarsi dalla comoda poltrona e
rispondere infine alla stupidissima domanda dalla
bionda.
Lei era
ancora seduta sulla cattedra, e di altezza, in tal
modo, era identica a quella del suo professore. Un uomo decisamente
alto e possente. Non bellissimo certo, ma non era quella la sua qualità
principale. E lei lo sapeva fin troppo bene.
“Yamanaka…
La signorina Hyuuga, nonché vostra compagna di classe
fin dai tempi del primo anno, possiede una capacità di apprendimento
decisamente superiore alla vostra…”
Quelle
parole ebbero il potere di aumentare la tensione negli occhi turchesi! Ma non si mise ad urlare. Strano ma vero, la giovane decise
di rimanere in silenzio e di soffocare la rabbia crescente. E
quindi decise di ascoltare fino in fondo quello che lui aveva da dirle.
“… E la
signorina Hyuuga inoltre, non necessita di certi mezzi per aumentare i propri voti…
A differenza di voi signorina…”
Kakuzu non
era uno stupido, sapeva alla perfezione che in principio la biondina era andata a letto con lui solo per cercare
di farsi aumentare il voto in pagella.
Ma
questo era stato l’inizio… Ora, e la stessa cosa valeva anche per Hinata, la
questione era un’altra.
Ma la giovane Ino trattenne lo stesso il respiro pieno di
rabbia verso quelle due gemme verdi totalmente indifferenti.
E quasi
non si accorse che lui le si era avvicinato per
poterla baciare. Stemperando in quel gesto passionale tutta la rabbia e i rimorsi che complici li tormentavano.
Peccato però, che il loro intreccio dovette ben presto sciogliersi. Perché comunque
non era ora di lezione quella. Non
stava dando ripetizioni, e di conseguenza non bisognava correre il rischio che
tutti venissero a conoscenza del tema delle loro discussioni.
Non voleva
mandare in frantumi tutto. Ma allo stesso tempo non
voleva rinunciare a loro due. Alle sue due spose.
Non voleva
affatto che fosse lui, o una di loro un giorno, a dirgli la fatidica parola… “Scegli!”
No…
Lui voleva continuare così, voleva continuare a sognare. A
svuotarsi la testa e il corpo di ogni pensiero e
tensione. Voleva continuare a non sentirsi più solo.
Se
solo avesse interrotto quel filo… Quel
triangolo, un intero ecosistema sarebbe andato perduto. Il suo e il loro.
“Fatti bella
domani… D’accordo?!”
Poche parole sussurrate per far tornare un timido sorriso sul bel
volto della giovane.
Poche parole per calmarla della gelosia sempre più incalzante.
chissà quanto sarebbe durato?!
Ma
questo nella sua testa non aveva la benché minima importanza. A lui interessava
sempre e solo il presente. E per il futuro… Bisognava
giocarsi per bene gli investimenti nel presente per assicurarsi un buon futuro.
Iniziando
dai piccoli gesti…
Da un
concorso indetto sul forum di Akareborn.com, ecco qui
il mio triangolo Crack pairing!
Il
concorso (peraltro creato da me) prevedeva la realizzazione
di una fic con protagonista un triangolo! Ma composto da
personaggi diversi dalle solite coppie.
Io ho
creato questa InoxKakuxHina ( che tuttavia, ha una
impronta più sulla KakuxIno dato che come coppia mi piace ^^!) e come tema
possiede la solitudine.
Ditemi se
ho fatto un buon lavoro o meno! O se l’opera fa acqua
da tutte le parti!
In sé, la
storia possiede comunque il concetto di materialismo (
rappresentato da Ino ) e quello dell’etereo ( ovviamente rappresentato da
Hinata )
E in mezzo
a loro è presente l’uomo ( ossia Kakuzu )
Forse mi
sono andata ad imbarcare in un concetto un po’ complicato per me ^^;!