Anime & Manga > Slayers
Ricorda la storia  |      
Autore: lady lina 77    14/03/2008    0 recensioni
Una breve one-shot sull'infanzia di Lina Inverse, sul cosa l'ha spinta a diventare una maga, sul rapporto con la sua famiglia. E su un incontro che, tanti anni dopo, le cambierà la vita. E pensare che sua madre voleva che diventasse una ballerina...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Grazie al cielo ho quasi finito di pubblicare tutto il mio arretrato di fanfiction di Slayers visto che finalmente ho capito come si mettono on-line le storie. Questa è una delle ultime che mi mancavano ed è una delle prime che ho scritto. Probabilmente Lina sarà un pò ICC, ma non riuscivo a farla venire diversamente.

La piccola Lina si guardò allo specchio e concluse che quel tutù rosa che le aveva messo la madre proprio non le piaceva. E nemmeno i codini racchiusi in due nastrini celesti. La sua mamma aveva sempre sognato che una delle due figlie diventasse una ballerina e, siccome con Luna non c’era riuscita, ora stava provando a far amare il balletto alla figlia più piccola.

Lina aveva appena compiuto quattro anni ed era una bimba molto dolce, allegra e solare. Adorava il suo papà che la prendeva sempre in braccio la sera quando tornava dal lavoro, le piaceva stare con la madre e farsi coccolare da lei, e forse proprio per questo non la contraddiceva mai quando parlava del ballo, le spiaceva darle una delusione, dirle che da grande avrebbe voluto fare altro, anche se non sapeva ancora cosa. E poi c’era Luna, la sua sorellona. Lina sapeva che Luna era una maga tremendamente in gamba nonostante avesse solo dieci anni, lo capiva dallo sguardo di ammirazione e di timore che gli altri ragazzini avevano nei suoi confronti. Persino alcuni adulti sembravano intimoriti da lei. Nel loro paese natale tutti i bambini conoscevano benissimo Luna e la rispettavano, Lina era semplicemente la sua sorellina che lei difendeva dai ragazzini prepotenti. Un po’ le dava fastidio che tutti la conoscessero come “sorellina di Luna” e non con il suo vero nome, ma Lina adorava la sorella, le piaceva passare il tempo con lei giocando e Luna si era sempre dimostrata molto premurosa con lei.

Stanca di guardarsi allo specchio, la bambina saltò sul suo letto e si stese. Non sapeva cosa fare, si stava annoiando da morire in quella stanza d’albergo tutta sola.

Era partita con i suoi familiari una settimana prima per recarsi nel regno di Liam dove si sarebbe svolta una grande fiera. I sovrani di Liam avevano appena avuto un bambino, l’attesissimo erede al trono, il regno era in festa e tutti i nobili del continente si stavano recando li per il ricevimento in onore del piccolo principe.

I sudditi potevano gioire con la fiera e con lo spettacolo pirotecnico che era stato organizzato per quella sera. Per i genitori di Lina che erano mercanti, quella era una buona occasione per concludere affari vantaggiosi visto l’enorme afflusso di gente che si stava recando li.

Lina però era troppo piccola per aiutare i genitori al loro stand e così era stata lasciata da sola nella sua camera d’albergo a giocare in attesa che i familiari tornassero dal lavoro la sera. Non poteva nemmeno uscire perché non aveva il permesso di andare in giro da sola, soprattutto in un paese che lei non conosceva. Aveva un gran voglia di stare all’aria aperta, di fare una corsa, le capriole in un prato però così facendo avrebbe disobbedito ai suoi genitori e probabilmente avrebbe anche sporcato il suo tutù, le sue collant bianche e le scarpine da ballerina e sicuramente la sera sarebbe stata punita. Distrattamente si rialzò dal letto e si avvicinò alla finestra. Il viale di sotto era semi-deserto, d’altronde alle due del pomeriggio era difficile che la gente andasse in giro per la fiera con il caldo estivo che c’era. D’un tratto la sua attenzione fu catturata da qualcosa; sotto ad un cespuglio vide un cucciolo di San Bernardo di circa due mesi che giocherellava con un pezzo di legno.

“Un cane!” – dimentica delle raccomandazioni dei genitori, Lina corse fuori dalla stanza e uscì sul viale. Lei adorava gli animali ma i suoi genitori non ne avevano mai comprati perché non avevano il tempo per occuparsene e le due figlie erano troppo piccole per prendersene cura.

Si avvicinò pian piano al cucciolo e allungò la mano per accarezzargli la testa. Era morbidissimo e a quanto pareva sembrava gradire molto le coccole della bimba. Lina si inginocchiò di fianco al cucciolo ed iniziò a guardarlo meglio. Aveva un musino molto simpatico, era ben tenuto e pulito, infatti non era un cane randagio perché portava un collare rosso al collo.

Il cucciolo le si avvicinò ed iniziò a leccarle la faccia. Lina rise divertita finché non sentì un dolore acuto alla testa. Si voltò e vide ai suoi piedi un sassolino e, a qualche metro di distanza, un ragazzino biondo di circa otto o nove anni con in mano una piccola fionda, che la guardava sospettoso.

“Che stai facendo al mio cane?” – chiese sgarbatamente il bambino – “se non lo lasci in pace ti lancio un altro sasso”.

Lina si alzò e squadrò il ragazzino dalla testa ai piedi. Aveva i capelli biondissimi, lisci e ben pettinati che gli arrivavano alle spalle, la frangetta, gli occhi azzurri e limpidi e un vestitino alla marinara. Lina si ricordò improvvisamente di aver già visto in giro altri ragazzini vestiti a quel modo. Suo padre le aveva spiegato che i bambini dei “ricconi” vestono così. Pensò che era indubbiamente carino, sicuramente molto diverso dai bambini che lei e sua sorella erano abituate a frequentare.

“Non gli sto facendo niente, volevo solo accarezzarlo” – rispose quasi intimorita. Se quel ragazzino aveva brutte intenzioni nei suoi confronti lei avrebbe avuto sicuramente la peggio perché Luna non era nei paraggi per difenderla.

Ad un tratto però il cagnolino le si avvicinò di nuovo e le sfregò affettuosamente il viso sulle gambe.

“A quanto pare le stai simpatica! Scusa, non volevo farti male, pensavo volessi picchiarlo! Se ti va, per farmi perdonare, ti faccio giocare con lui per un po’. Però stai attenta a non fargli male perché è ancora un cucciolo. Si chiama Gastone” – concluse stavolta in tono gentile il bambino.

Lina sorrise e si accorse di cominciare a provare un po’ di simpatia per lui.

“Grazie, sei gentile. Sei fortunato ad avere un cane così bello, la mia mamma e il mio papà non vogliono animali perché dicono che danno troppo da fare”. – concluse tristemente.

Il biondino si accorse del cambiamento del tono di voce della bimba e decise che voleva vederla sorridere. Non sapeva bene il perché però non voleva che fosse triste.

“Senti, ti va di portare Gastone a correre nel boschetto qui vicino, così potrai giocare con lui per un po’ prima di tornare a casa.” – le chiese.

Lina annuì col capo. Sapeva che così facendo stava disobbedendo ai genitori, però aveva voglia di giocare un po’ all’aperto e la compagnia di Gastone e del suo padrone non gli dispiaceva. “Come ti chiami tu? Mi hai detto come si chiama il cane ma non il tuo nome. Io sono Lina” – concluse con un sorriso.

“E io sono Gourry Gabriev, è un piacere conoscerti Lina”. Così dicendo la prese per mano e, di corsa, la condusse nel boschetto dove avrebbero potuto giocare per un po’.

Gourry prese in mano un pezzetto di legno e lo lanciò lontano. Gastone si lanciò all’inseguimento e i due bimbi lo seguirono di corsa. Il cucciolo sembrava divertirsi molto a correre libero fra gli alberi e i due bambini sembravano non stancarsi ad inseguirlo. Senza che se ne accorgessero il pomeriggio trascorse veloce e il sole cominciò a tramontare dietro ai monti.

“Accidenti, si sta facendo tardi. Hei Lina, forse è ora di tornare a casa!” – disse Gourry correndo verso la bimba che, insieme a Gastone, si stava abbeverando con l’acqua di un piccolo torrente – “se arrivo tardi per il ricevimento i miei genitori si arrabbieranno”.

“Il ricevimento? Vuoi dire la festa per il principe appena  nato? Caspita, che fortuna, la tua famiglia è stata invitata? Allora sei davvero molto ricco!” – disse Lina con aria interrogativa.

“Beh, non so se sono ricco ma sicuramente non sono fortunato. Quei ricevimenti sono noiosissimi, si deve stare composti a tavola, non si può correre e giocare, bisogna fare l’inchino quando ti salutano, si deve parlare a bassa voce e suonano una musica che ti fa addormentare ma non puoi dormire. Io non mi diverto per niente agli incontri ufficiali. Comunque Lina è tardi, i tuoi saranno in pensiero, su torniamo a casa”.

Lina lo guardò un attimo senza capire. Aveva sempre pensato che ai ricevimenti dei principi ci si divertisse, si mangiassero tante cose buone e che si mettessero bellissimi abiti, non avrebbe mai sospettato che ci fossero così tante regole da seguire. E poi gli spiaceva interrompere i giochi con Gastone, però si rese conto che, effettivamente, si stava facendo buio. Gli corse vicino e prese il bambino per mano – “D’accordo Gourry, andiamo a casa, tu sai la strada per tornare, vero?”

Gourry si guardò intorno leggermente spaesato. Lui e Lina avevano corso molto, senza prestare attenzione a dove camminavano, ed effettivamente ora si trovavano al centro di un bosco, dove tutti gli alberi si somigliavano e dove era difficile ritrovare la strada per tornare. Per un momento fu preso dalla paura. Decise però di non dire niente a Lina. Era una bambina piccola, e se si fosse messa a piangere lui non avrebbe saputo cosa fare. Con apparente calma strinse nella sua la mano di Lina e si diresse verso una direzione, sperando che fosse quella giusta.

Tuttavia il ragazzino dopo cinque minuti di marcia si rese conto che, invece di vedere la fiera di Liam, si stava addentrando sempre più nel bosco. La vegetazione si era fatta più fitta ed era difficile per lui e Lina camminare nella semi-oscurità senza inciampare.

“Gourry sono stanca, quanto manca, mi fanno male le gambe e non ce la faccio più a camminare!”.

Il bambino la guardò e si rese conto che dai suoi occhi stavano cadendo, silenziose, delle lacrime.

Si bloccò di scatto e la guardò negli occhi – “Dai non piangere, anche se sei piccola mi sembri una bambina coraggiosa. Non preoccuparti, vedrai che troveremo presto la strada di casa e se non la troviamo non sei sola, ci sono io a  proteggerti. E anche Gastone. E poi,….e poi sei più carina quando sorridi” – concluse arrossendo.

“Ma la mia mamma e il mio papà saranno preoccupati e tu devi andare al ricevimento dei principi. Anche la tua famiglia sarà in pensiero. E poi io non sono mai stata lontana da casa la notte. Voglio la mia mamma!”.

Lina non smetteva di piangere e Gourry  non sapeva cosa fare. Non si era mai trovato in una situazione del genere. Sapeva bene che doveva prendere in mano la situazione, Lina era piccola ed era normale che fosse spaventata. E poi era stata sua l’idea di allontanarsi a giocare. Si sentiva responsabile nei confronti di quella bimba dai capelli rossi che aveva conosciuto da poco ma con cui si trovava bene, molto più a suo agio che con i ragazzini della sua stessa età.

“Sali sulle mie spalle Lina, ti porto io per un po’ così potrai riposarti” – le disse gentilmente inginocchiandosi a terra.

Lina lo guardò per un attimo singhiozzando. “Davvero? Ma non sono troppo pesante?”

Gourry le sorrise. “No, non sei pesante. In fondo sei piccola”.

Lina sorrise e gli saltò sulle spalle aggrappandosi a lui con le braccia. “Non mi piace quando mi chiami ‘bambina piccola’!”.

“Allora ti chiamerò ‘ragazzina’!”

“Chiamami solo Lina”.

“D’accordo……..Lina”.

Gourry proseguì per il bosco nella speranza di trovare la strada di casa, con Lina sulle spalle e Gastone al  suo fianco. La bimba si sentiva stranamente tranquilla vicino a Gourry, quel bambino le infondeva sicurezza. Lentamente i suoi occhi si chiusero e si addormentò sulle sue spalle.

Gourry invece era tutto tranne che tranquillo. Si sentiva sollevato dal fatto che Lina si fosse calmata e che dormisse però questo non toglieva il fatto che fossero nei guai. Ormai era buio pesto, erano soli e dispersi in un bosco sconosciuto, nessuno sapeva che fossero lì e i loro genitori probabilmente a quell’ora dovevano essere preoccupatissimi…….e arrabbiati! Si immaginava già la ramanzina di suo padre e il relativo castigo. Probabilmente i suoi familiari avevano dovuto rinunciare al ricevimento per andare a cercarlo. Si rese conto di essere stato davvero stupido ad allontanarsi senza dire niente e ad aver trascinato anche la piccola Lina in quell’avventura.

Continuò a camminare in silenzio ma ben presto si rese conto che, forse, procedere a tentoni, senza sapere dove andare avrebbe potuto allontanarli ancora di più dal paese. E decise che era meglio trovare un riparo e fermarsi per la notte. Al mattino, con la luce del sole, tutto sarebbe stato più facile. Si guardò intorno e ad un tratto, nell’oscurità, vide un vecchio albero secolare rinsecchito, con una specie di incavatura alla base, un’incavatura abbastanza grande per riparare lui, Lina e Gastone. Lentamente adagiò Lina mentre il cane si stendeva alla sinistra della bimba e lui alla sua destra in modo che lui e Gastone potessero ripararla dall’umidità della notte.

“Gourry, dove siamo?” – chiese sotto voce Lina, svegliatasi improvvisamente.

“Lina, ti sei svegliata!” – Gourry sospirò – “Ho trovato un rifugio per la notte, mi spiace ma non riesco a ritrovare la strada per il villaggio al buio. Domani mattina ci rimetteremo in cammino e potrai rivedere i tuoi genitori. Perdonami!”

Lina sorrise e gli rispose in tono allegro – “Oh non fa niente, lo sai Gourry, in fondo non è male. E poi questa è la mia prima avventura da sola, senza mia sorella. Prometto che non piangerò!”

“Hai una sorella?”

“Si, si chiama Luna ed è terribilmente in gamba, coraggiosa e forte. Non sai quanto mi piacerebbe diventare come lei. Lo sai, lei ha solo dieci anni ed è già una maga fortissima, in tanti la temono”.

“Beh Lina, anche tu sei in gamba per essere così piccola! Fai già la ballerina”.

Lina lo guardò un attimo senza capire, poi si ricordò degli abiti che indossava e si affrettò a precisare – “ No, non sono una ballerina, ma mia mamma vorrebbe che lo diventassi anche se io non ne ho voglia, per questo mi veste così.  Io preferisco di più correre nei prati e giocare. Però a lei piace mettermi questi vestiti perché dice che sono più carina e a me spiace dirle che non mi piacciono e che non voglio diventare ballerina”.

“E che cosa vorresti diventare Lina, una maga come tua sorella?”

“Non lo so, non ci avevo mai pensato” – rispose soprappensiero la bambina – “e tu Gourry, cosa vorresti fare da grande?”

“O io diventerò uno spadaccino in gamba come il mio papà” – le rispose con gli occhi scintillanti dall’ammirazione verso il genitore – “la mia famiglia ha una lunga tradizione di guerrieri e detiene il possesso di una spada magica”.

“Una spada magica? E fa le magie come quelle delle fate nelle fiabe? – chiese ingenuamente Lina.

Gourry sorrise – “Non lo so, però è un’arma davvero potente ma non conosco le sue magie”.

“Accidenti Gourry, da grande potrai fare un sacco di cose con una spada del genere, ti invidio un po’!”

“O Lina, non so il perché ma ho il presentimento che anche tu da grande farai tante cose importanti e belle”.

Lina sorrise ma un rumore improvviso la fece sobbalzare fra le braccia di Gourry. In lontananza si udì il canto di un gufo e la bimba si tranquillizzò subito.

“Lina, ricordati che hai promesso di non piangere” – la rimbeccò Gourry.

“Io non ho paura e non piangerò!” – rispose indispettita – “e poi non c’è niente da temere, ci siete tu e il cane a difendermi, me lo hai detto prima, non ricordi? E poi non ho nemmeno freddo, Gastone è così caldo e morbido!” – e così dicendo si stese di fianco al cane e l’abbracciò.

Gourry la guardò nella semi oscurità e sorrise. Già, quella bimba era davvero fuori dall’ordinario. Era bastato pochissimo per calmarla e abituarla a quella nuova situazione. Per essere piccola, pensò, era davvero in gamba. Da grande avrebbe dato del filo da torcere a molti, ne era sicuro.

Si ristese anche lui e cercò di dormire un po’. Ma fu inutile perché, dopo pochi minuti, udì delle voci che si avvicinavano. Voci conosciute. Voci che stavano chiamando il suo nome.

“Mamma, papà!” – Gourry saltò su con uno scatto e uscì dall’incavo dell’albero e corse verso i genitori.

Anche Lina, incuriosita, uscì lentamente a gattoni dall’albero. Vide in lontananza due persone, un uomo ed una donna che si stavano avvicinando. Tenevano in mano entrambi una lanterna. L’uomo era alto, procedeva con passo veloce, fiero ed elegante mentre la donna al suo fianco sembrava molto giovane e bella, vestita con abiti elegantissimi e costosi. Avevano entrambi i capelli  biondi come il figlio e l’uomo li teneva raccolti in una coda che gli ricadeva sulle spalle.

A Lina sembravano i principi delle fiabe con i loro vestiti, la loro bellezza; erano così diversi dai suoi genitori, sempre di fretta, con poco tempo per agghindarsi e con pochi soldi a disposizione per vestirsi a quel modo. In quel  momento si rese conto che lei e Gourry appartenevano a due mondi completamente diversi. Probabilmente lui aveva una camera piena di giocattoli bellissimi, uno stuolo di tate che si prendevano cura di lui e che soddisfavano ogni suo capriccio, maestri privati che lo facevano studiare, tutte cose che lei poteva solo immaginare. Forse la vita di Gourry era molto più interessante e bella della sua, però in quel momento si rese conto di quanto le mancassero i suoi genitori. Non le importava che non fossero ricchi e che non potessero comprarle tutto ciò che lei voleva, la sua mamma e il suo papà, per lei, erano i migliori. E sentì le lacrime raggiungere nuovamente i suoi occhi ma si impose di non piangere.

La donna corse incontro al bambino e si inginocchiò ad abbracciarlo – “Gourry, finalmente ti abbiamo trovato, sapessi che spavento ci hai fatto prendere! Non fare più una cosa del genere! Cosa ti è saltato in mente di allontanarti senza dire niente!” – concluse in un singhiozzo.

Gourry le mise le braccia intorno al collo e l’abbracciò piangendo – “Scusa mamma, non volevo, è solo che giocando con Gastone mi sono perso e non sapevo come tornare al nostro albergo, non volevo farvi preoccupare”.

“Gourry!!!!!” – lo richiamò severamente il padre.

Il ragazzino si voltò di scatto e guardò intimorito il padre aspettandosi una ramanzina colossale.

“Pa….papà…….”                                                                                                                                   

L’uomo gli si avvicinò e gli diede una pacca sulla testa – “Cosa ti è saltato in mente eh? Non immagini nemmeno come ci siamo preoccupati, sono ore che ti cerchiamo! Per colpa tua non abbiamo potuto prendere parte al ricevimento. Hai la minima idea di quello che hai combinato?”

Gli occhi di Gourry si riempirono di lacrime. Lina, in lontananza, se ne accorse. Avrebbe voluto correre in soccorso del suo nuovo amico, però pensò  che era meglio non intromettersi in questioni di famiglia. Le dava comunque molto fastidio che Gourry fosse sgridato a quel modo, era una persona così gentile e si era preso cura di lei quando era spaventata, non si meritava quel trattamento.

La donna bionda si avvicinò pian piano al marito e gli pose amorevolmente una mano sulla spalla.

“Dai, ora è tutto a posto, Gourry sa di aver sbagliato, l’hai sgridato a sufficienza. L’importante è che lui stia bene e che non sia successo niente” – disse in tono pacato all’uomo,  che guardò il figlio in una maniera indecifrabile.

“Beh, quantomeno questa avventura può essere utile per il tuo addestramento. Comunque a casa deciderò la punizione più appropriata per te, non sperare di cavartela con così poco, hai capito Gourry?”

“Si papà”.

La donna sorrise e prese il figlio in braccio, dicendogli qualcosa nell’orecchio. Si guardarono negli occhi, e a Lina non sfuggì il sorriso complice che si scambiarono. Si avvicinò lentamente ai tre insieme a Gastone.

Fu la madre di Gourry a notarla per prima. “Hei, chi è questa bella bimba Gourry?”

“Ho mamma, me ne ero dimenticato! Lei è Lina, l’ho conosciuta oggi davanti alla locanda del signor Hillar e ci siamo messi a giocare con Gastone nel bosco. E’ così che ci siamo persi. Penso che anche i suoi genitori siano molto preoccupati”.

La donna le sorrise – “Oh povera piccola, chissà quanto sarai spaventata, stai tranquilla, adesso ti riportiamo subito dai tuoi genitori”.

Lina rispose in tono sicuro – “Ma io non sono spaventata, c’erano Gourry e Gastone con me a difendermi, non c’era assolutamente niente di cui avere paura. Però, ho tanta voglia di rivedere mamma, papà e Luna!”

Il padre di Gourry, che fino a quel momento era rimasto in silenzio le si avvicinò, la prese in braccio e la mise sulle sue spalle – “Su, andiamo a casa. A quanto pare Gourry è stato in grado di prendersi cura di te facendo in modo che non ti facessi male, bravo figliolo!”

Gourry sorrise. Era felice che suo padre fosse orgoglioso di lui per qualcosa dopo quello che aveva combinato. Affondò il viso sulla spalla della madre e chiuse gli occhi finalmente rilassato.

Lina invece non aveva nessuna intenzione di dormire e durante il tragitto sgambettò allegramente sulle spalle del padre di Gourry canticchiando una canzoncina per bambini che le aveva insegnato la sorella.

L’uomo non riuscì a trattenere un sorriso. “Certo che sei una bella peste piccola!”

Anche Lina sorrise. “Lo so, lo dice sempre anche la mia mamma!.......Hei signore, ti prego, non castigare Gourry quando sarete a casa. Lui è stato molto gentile con me. Ero io che volevo giocare con Gastone. Se non mi avesse incontrata non si sarebbe perso.”

“Ci penserò” – rispose l’uomo sbuffando.

Dopo circa venti minuti di cammino, Lina intravide le luci della città e finalmente rilassata appoggiò la sua testa a quella dell’uomo e si addormentò. Non si accorse più di nulla finché non sentì una voce conosciuta chiamare il suo nome. Aprì lentamente gli occhi e si guardò intorno smarrita. Riconobbe la locanda del signor Hillar dove era alloggiata con i suoi, vide Gourry che nel frattempo si era svegliato e che teneva stretta nella sua la mano della madre e, davanti a lei, i suoi genitori e sua sorella.

“Mamma, papà, Luna!” – con un salto scese dalle spalle dell’uomo e corse incontro ai genitori.

Sua madre le corse incontro e l’abbracciò piangendo. “Lina, tesoro…….”

La donna non smetteva di piangere e Lina si sentiva terribilmente in colpa per essersi allontanata e averla fatta preoccupare. Si immaginava lo spavento che i suoi avevano provato tornando in albergo e trovando la sua stanza vuota, la serata passata a cercarla senza avere la minima idea di cosa fosse successo, il pensiero che si fosse fatta male. Sollevò il viso e appoggiò la fronte a quella della madre mentre dai suoi occhi cominciarono a scendere le lacrime – “Scusa mamma, mi sono allontanata per giocare e ti ho disubbidito, poi mi sono persa e non sapevo come tornare”.

Lina singhiozzava disperata e suo padre le si avvicino mettendole una mano sulla testa ed accarezzandola piano – “Su basta piangere, ora è tutto a posto, è colpa nostra, non dovevamo lasciarti da sola per tutto quel tempo. Da domani verrai con noi allo stand, così potrai aiutarci come fa Luna, contenta?”

Lina sollevò il viso e lo guardò – “Davvero papà?”

“Certo piccola mia” – le rispose l’uomo prima di voltarsi verso Gourry e i suoi familiari – “Siete stati voi a ritrovarla, grazie, vi sarò debitore per sempre”.

Fu la madre di Gourry a prendere parola – “A dire il vero si è persa nel bosco giocando con mio figlio, li abbiamo trovati a circa un chilometro da qui. Mi spiace, so quanto vi sarete preoccupati!”

Lina corse di fianco al padre – “Gia papà, ho giocato con Gourry e Gastone. Gourry è stato molto gentile e coraggioso con me, mi ha portato sulle spalle quando ero stanca e mi ha consolato quando piangevo. E’ stato come un principe azzurro delle fiabe!” – concluse fieramente la bambina.

Suo padre sorrise e si avvicinò al ragazzino. “A quanto pare devo ringraziarti per esserti preso cura della mia bambina. Grazie molte Gourry!”

Gourry alzò le spalle e rispose al sorriso – “Si figuri, è stato un piacere per me conoscere Lina e giocare con lei, mi sono divertito oggi”.

“Anch’io mi sono divertita Gourry”- intervenne Lina prima che sua madre le si avvicinasse e la riprendesse in braccio.

“Su Lina, è molto tardi e tu dovresti essere a letto già da un bel po’! Dai, saluta il tuo amico!”

Lina annuì col capo e si avvicinò a Gourry. Sapeva che non l’avrebbe rivisto e che quello, molto probabilmente era un addio e questo la intristiva un po’. Quando gli fu vicina gli mise affettuosamente le braccia intorno al collo e gli diede un bacio sulla guancia che lo fece arrossire. I loro genitori sorrisero a quel gesto anche se Lina non ne capiva il motivo, poi corse di nuovo tra le braccia della madre.

Dopo i saluti finali, i Gabriev si avviarono verso il loro albergo mentre Lina e la sua famiglia rientrarono nella locanda del signor Hillar e si diressero nelle loro stanze. La madre mise il pigiama a Lina e aiutò Luna, che era rimasta stranamente silenziosa, a prepararsi per la notte. Dopo aver salutato le figlie, chiuse la porta e si diresse verso la sua stanza lasciando sole le due sorelle. Lina però non aveva davvero voglia di dormire, sembrava eccitata ed emozionata e non appena la madre si allontanò, iniziò a saltare allegramente sul letto.

Luna sbuffò seccata. “Smettila Lina, tu hai giocato tutto il giorno ma io ho aiutato mamma e papà allo stand e poi ho passato la serata a cercarti, sono stanca e voglio dormire e dovresti farlo anche tu!”

“Ma Luna, io non ho voglia di dormire. Lo sai che oggi ho giocato tutto il giorno con un cane bellissimo, e poi ho esplorato un bosco, e poi ho dormito dentro ad un albero e poi……..”

“Lo so Lina, guarda che c’ero anche io quando sei tornata con quelli. A proposito sorellina, che amichetto carino che ti sei scelta!” – concluse con un sorriso furbo sulle labbra.

Lina guardò la sorella senza capire. “Di che parli Luna?”

“Lascia perdere Lina, sei troppo piccola per capire…….”

Lina la guardò indispettita. “Non sono piccola!”

Luna la guardò un attimo e poi si mise a sedere sul letto. “Hei Lina, non ti spiace proprio aver dovuto separarti da Gourry?”

La bimba la guardò silenziosamente per un attimo poi sospirò – “Si, un po’, ma cosa posso farci, mica potevo stare per sempre nel bosco con lui. Lo so benissimo che non lo rivedrò più, lui è ricco, e i bambini ricchi di solito non passano il tempo con quelli come noi, oggi è stato solo un caso”.

“Io invece Lina sono sicura che lo rivedrai!” – dichiarò sicura Luna.

“Davvero? E come fai a saperlo?”

“Lo sai benissimo che sono una maga Lina e i maghi sanno anche guardare nel futuro.”

“E quando lo rivedrò?” – chiese incuriosita Lina.

“Beh sorellina, lo rivedrai quando sarai diventata una maga talmente forte da poter fare cose portentose come distruggere un signore dei demoni, quando sarai in grado di salvare il mondo da ogni minaccia che si dovesse presentare, quando sarai talmente coraggiosa da non temere quasi niente. Ecco, quando sarai diventata così lo rivedrai. Certo, ci vorrà del tempo ma ce la farai.”

Lina sembrava dubbiosa alle parole di Luna. “Pensi davvero che io possa diventare una maga così forte? La mamma vuole che io faccia la ballerina, e poi sono troppo piccola per andare alla scuola di magia, come faccio ad imparare a diventare una maga scusa?”

“Beh, posso insegnarti io Lina. Per quanto riguarda la mamma, basta che tu gli dica che non ami ballare visto che è anche la verità, giusto?”

Lina annuì, come al solito sua sorella aveva ragione.

Luna sorrise poi proseguì – “ma bada che sarò un’insegnante severissima, ti farò un sacco di dispetti e cercherò sempre di spaventarti, questo servirà a farti diventare furba e coraggiosa e ad evitare o affrontare i pericoli, poi ti insegnerò le formule e i segreti della magia. L’allenamento inizierà domani!”

Lina guardò la sorella per un attimo. Il suo sguardo sicuro fece sparire in lei ogni dubbio, e i dubbi lasciavano il posto a sensazioni nuove, ambizione, voglia di essere forte, sicurezza, desiderio di essere imbattibile, voglia di avventure, ma si rese conto che queste non erano sensazioni nuove, avevano sempre fatto parte di lei, erano solo sopite e quella sera Luna era riuscita a portarle alla luce. Annuì sicura alla sorella, era pronta per diventare una maga. Con un balzo saltò giù dal suo letto per correre su quello della sorella – “Grazie Luna!”

“Di niente sorellina, ora su, vai a dormire che è notte fonda!”

“Posso dormire con te Luna?”

“Hei, non ricordi già più niente di quello che ti ho appena detto sull’allenamento? Devi imparare a cavartela da sola!”

“Lo so Luna, ma hai detto ‘domani’, e adesso non è ancora domani.”

Luna sorrise e si arrese alle pressioni della sorella. Spense con un soffio la candela che faceva luce nella stanza e si coricò insieme a Lina. L’attendeva, pensò, un grosso lavoro con la sorella, ma sapeva che questo, non molti anni dopo, le avrebbe dato molte soddisfazioni.

La mattina seguente l’intera locanda fu svegliata dalle urla terrorizzate di Lina. La madre corse nella camera delle figlie e trovò solo Lina, sul letto, completamente circondata da lumache che strisciavano silenziosamente sulle lenzuola.

Lina sembrava spaventatissima e la donna le corse vicino e la prese in braccio, allontanandola dalle bestiole. “Che strano Lina, come avranno fatto queste lumache ad arrivare fino a qui?”

“Non lo so mamma, ma mandale via, non  mi piacciono !”

“D’accordo Lina, adesso sistemiamo tutto, su ora basta tremare!” – le disse affettuosamente la madre accarezzandole la testa.

La bimba annuì poi, con la coda dell’occhio, vide sulla soglia della camera la sorella che, seminascosta, la guardava con un sorriso strano sulle labbra. E allora capì. Le lumache non erano lì per caso, le aveva messe Luna per spaventarla. Si ricordò del discorso fatto la sera prima, dell’allenamento e improvvisamente si rese conto di essersi messa nei guai. Improvvisamente si rese conto che Luna sarebbe stata un’insegnante terrificante e che lei non avrebbe avuto vita facile nel futuro. Per un attimo si pentì della decisione presa ma fu solo un momento. La prospettiva di diventare una maga potente la allettava, non tanto perché così avrebbe rivisto Gourry, ma soprattutto per lei, perché, si sentiva, la magia avrebbe dato un senso alla sua vita. Per la prima volta da quando era nata aveva un obbiettivo e voleva raggiungerlo. A quel punto rimaneva un solo ostacolo. “Mamma, senti ti devo dire una cosa”.

La donna la guardò e sorrise. “Dimmi Lina, cosa c’è?”

“Non mi piace fare la ballerina, voglio diventare una maga come Luna. Scusa mammina……non sei arrabbiata vero?”

“No” – rispose dolcemente la donna – “perché dovrei? Lina, tu devi fare solo quello che ti rende felice, la vita è una sola e non va sprecata inseguendo i sogni degli altri. Se pensi che la magia sia la tua strada allora seguila, e io sarò orgogliosa di te”.

Lina sorrise. Ora doveva cominciare ad impegnarsi seriamente, non c’erano più ostacoli. E in fondo Luna aveva detto che l’avrebbe spaventata, ma non aveva mai detto che lei non avrebbe potuto vendicarsi. Un sorriso furbo le comparve sul viso. Promise a se stessa che si sarebbe sempre vendicata se qualcuno le avesse fatto un torto e che un giorno tutti avrebbero temuto anche lei, proprio come facevano con Luna.

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                   *****************************

 

 

 

 

 

Lo guardò. Quel giovane spadaccino biondo pensava seriamente di averla salvata dalla banda della

“Zanna del Drago”, ma probabilmente non aveva la minima idea di chi avesse davanti. Lei era Lina, il terrore dei ladri, dei banditi e dei draghi, una maga che a soli quindici anni suscitava terrore nelle persone che sentivano anche solo nominare il suo nome. E quel bellimbusto la stava trattando come fosse una bambina! Improvvisamente sentì l’impulso di scagliargli addosso una delle sue terribili Palle di Fuoco, ma poi si fermò un istante ad osservarlo meglio. Lunghissimi capelli biondi , due limpidi occhi azzurri, alto, fisico atletico e uno sguardo gentile. D’un tratto le venne in mente un ragazzino biondo con cui si era persa in un bosco tanti anni prima. Si era scordata di quella storia in quegli anni, accantonata in un qualche angolo della sua mente, ma ora, vedendolo era tornato tutto a galla. Era lui, ne era sicura, anche se era cambiato moltissimo. Ora non indossava più il vestitino alla marinara, non aveva con se nessun cane, era molto alto e portava alla cintura un fodero contenente una spada, però il suo sorriso era rimasto dolce e gentile come allora. Si chiese se l’avesse riconosciuta.

“Il mio nome è Gourry, sono un mercenario. Non posso lasciarti da sola in questo bosco, ti accompagnerò io alla città di Atlas”.

Lina lo guardò. Non sapeva se l’avesse riconosciuta, ma il modo in cui le aveva sorriso era diverso da come ci si sarebbe potuti aspettare da uno sconosciuto. Era felice di averlo rivisto, perché questo significava anche che ora era pronta per fare le cose straordinarie di cui le aveva parlato la sorella tanto tempo prima.

“E il mio nome è Lina!” – gli rispose, correndo verso di lui.

Non poteva ancora saperlo, ma una grande avventura era appena cominciata.

 

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slayers / Vai alla pagina dell'autore: lady lina 77