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Autore: Medea Astra    08/09/2013    2 recensioni
“Ho paura per Kira, Lewis, temo che quel bastardo possa prendersela con la mia bambina per vendicarsi di me”
Lewis guardò Tom e capì benissimo le sue preoccupazioni. Purtroppo anche lui aveva pensato le stesse cose. Se Matt Hawkin voleva vendicarsi dello sceriffo, Kira era davvero in pericolo. Il solo pensare che qualcuno potesse toccare la sua ragazza lo mandava in bestia e per lui che era un tipo piuttosto calmo, era un evento davvero raro.
“Signore, Kira ha bisogno di sorveglianza, di qualcuno che stia sempre con lei. Se lei è d’accordo voglio tenerla d’occhio io prima che quel verme le si avvicini” disse Lewis valutando la situazione.
Tom lo guardò e comprese immediatamente cosa volesse dire il suo vice. Kira aveva bisogno di qualcuno che stesse con lei 24 ore su 24 e chi, meglio di Lewis, avrebbe potuto garantire la sua sicurezza? Che gli piacesse o meno lui era innamorato di Kira e avrebbe fatto di tutto pur di proteggerla.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Ostaggio


La centrale di polizia era in fermento, la sera prima lo sceriffo Underlay e il suo vice avevano effettuato l’arresto del secolo: sei pericolosi narcotrafficanti erano finalmente nelle mani della giustizia e, senza dubbio, le strade quella sera sarebbero state più sicure.
Tutti gli agenti stavano brindando ma nell’ufficio dello sceriffo non regnava lo stesso buonumore. Tom era seduto dietro la sua scrivania con un’aria evidentemente preoccupata. Lewis in piedi dietro il suo capo, fissava lo schermo e scuoteva la testa. Quella mattina, quando erano arrivati in caserma, era giunto loro un file top-secret  riguardante l’evasione di un pericoloso criminale che Tom aveva arrestato anni prima. Il soggetto in questione era uno stupratore seriale che in genere prediligeva giovani donne dai quindici ai vent’anni, le rapiva per strada, le portava in casa propria, le seviziava e le uccideva. Tom stava sudando freddo, era chiaro che avesse paura per Kira. Se quello psicopatico avesse fatto del male alla sua bambina per vendicarsi di lui? Ricordò l’immagine dei corpi martoriati all’obitorio e un brivido di terrore gli percorse la schiena. Non sapeva cosa dire o fare. Ad un certo punto si alzò e dopo essersi assicurato che la porta fosse chiusa e che nessuno lo potesse sentire, iniziò a parlare.
“Ho paura per Kira, Lewis, temo che quel bastardo possa prendersela con la mia bambina per vendicarsi di me”
Lewis guardò Tom e capì benissimo le sue preoccupazioni. Purtroppo anche lui aveva pensato le stesse cose. Se Matt Hawkin voleva vendicarsi dello sceriffo, Kira era davvero in pericolo. Il solo pensare che qualcuno potesse toccare la sua ragazza lo mandava in bestia e per lui che era un tipo piuttosto calmo, era un evento davvero raro.
“Signore, Kira ha bisogno di sorveglianza, di qualcuno che stia sempre con lei. Se lei è d’accordo  voglio tenerla d’occhio io prima che quel verme le si avvicini” disse Lewis valutando la situazione.
Tom lo guardò e comprese immediatamente cosa volesse dire il suo vice. Kira aveva bisogno di qualcuno che stesse con lei 24 ore su 24 e chi, meglio di Lewis, avrebbe potuto garantire la sua sicurezza? Che gli piacesse o meno lui era innamorato di Kira e avrebbe fatto di tutto pur di proteggerla.
“Lewis so quello che c’è tra te e Kira e non posso dire che l’idea che voi viviate sotto lo stesso tetto mi piaccia, io l’ho cresciuta, per me è sempre la mia bambina e pensare che adesso sia una donna mi mette non poco a disagio. Ho visto come ti guarda e come tu la guardi, la sento la sera chiamarti per darti la buonanotte … ma devo ammettere che non riesco a pensare ad un uomo migliore per lei. Ti do una settimana di permesso, spero nel frattempo di riuscire a sbattere nuovamente dentro quel porco, tu intanto occupati di lei, della mia bambina e ti prego… proteggila!”
Lewis lo guardò senza parlare. Tom si fidava di lui e non avrebbe potuto dirgli parole migliori per dimostrarglielo.
“La proteggerò anche a costo della mia stessa vita, lei è tutto per me!” disse infine Lewis, rosso in viso per l’imbarazzo di quella confessione spontanea, accarezzando con il dorso della mano una fotografia di Kira posta sulla scrivania.
Dopo pochi minuti Tom e Lewis erano in auto, lo sceriffo guidava a velocità sostenuta, era impaziente di arrivare a casa per metter sua figlia al sicuro.
“Figliolo senti, vorrei farti una domanda personale e vorrei che tu mi rispondessi il più sinceramente possibile. Tu e la mia bambina… scusa… volevo dire Kira, avete avuto… come dire? Siete stati in intimità?”
Lewis divenne nuovamente paonazzo ed esitò a rispondere.
“Intendo- incalzò Tom- se avete già fatto l’amore o meno!”
Il suo vice annuì in silenzio distogliendo lo sguardo, non sapeva che cosa aspettarsi in quel momento.
Tom gli diede una pacca sulla spalla e annuì a sua volta.
“Jesse vi ha visti l’altra sera. Me l’ha detto credendo di farmi innervosire e metterti nei guai. È solo un ragazzo geloso e impulsivo comunque grazie per esser stato sincero con me…”
Entrando in casa i due uomini salirono immediatamente in camera da letto della ragazza trovandola, con loro grande sollievo, ancora addormentata.
Tom rimase sulla soglia mandando avanti il suo vice, certo che così avrebbe per un attimo stemperato la tensione.
Lewis si sedette sul letto e la svegliò delicatamente.
Lei aprì gli occhi e si gettò tra le sue braccia felice di quella sorpresa, poi vide il padre e si scostò dal ragazzo tirandosi addosso il piumone nel vano tentativo di coprirsi.
Tom sorrise, entrò a sua volta nella camera della figlia e le spiegò quel che era successo.
“Allora io dovrei andare con Lewis per un po’?” chiese Kira sistemando le ultime cose in un borsone.
“Sì tesoro, credo sia la soluzione migliore per tutti”
Kira sorrise e si avvicinò al padre per salutarlo.
Tom si chinò al finestrino dell’auto e fece le ultime raccomandazioni del caso. Non avrebbero dovuto usare telefono e non si sarebbero mai dovuti separare. L’uomo che ce l’aveva con loro era pericoloso e pronto a tutto.
“Grazie ancora Lewis, ti affido la mia bambina e mi raccomando, abbi cura della tua donna” disse allontanandosi con incedere sicuro.
Kira e Lewis arrivarono a casa del giovane in meno di mezz’ora.
Dopo cena, seduti sul divano, i due stavano parlando quando lei fece la domanda che da quella mattina le frullava per la testa.
“Lewis … perché mio padre ti ha detto di “proteggere la tua donna”? cioè, ha usato un tono strano, come se volesse porre l’accento sul fatto che stiamo insieme, non è da lui  … Non è che lui sa che noi … ?” Kira non riuscì a concludere la frase. Nonostante avessero fatto più volte l’amore lei continuava a sentirsi in imbarazzo a parlare di certe cose con lui.
Lewis la fece poggiare al suo petto e le raccontò di Jesse.
Come aveva immaginato, Kira si mise ad urlare  e a lanciare improperi verso il fratellastro.
“E’ un porco, è solo un porco, come ha potuto? Come? Non puoi stare a guardare qualcuno fare l’amore, violi la sua privacy, penetri nella sua intimità … O mio Dio … Lewis …” scoppiò a piangere.
Il nervoso e lo stress accumulato in quella giornata l’avevano sfinita. Non aveva mai pianto così, si sentiva violata, presa in giro, era arrabbiata e  aveva paura.
Lewis l’abbracciò e l’accarezzò finchè non si fu calmata.
“ A te non da fastidio? Non lo odi per quello che ti ha fatto? Prima quella sera in piscina, poi l’altro giorno, prima ti picchia poi ti spia io … io lo odio dannazione!”
Lewis scosse la testa mostrando tutto il suo disappunto.
“No piccola, dovresti provare a capirlo, a metterti nei suoi panni e vedere cosa prova. Tu gli piaci e vederti con me lo infastidisce, mi vede come un rivale e non manda giù il fatto che tu mi abbia preferito a lui. Anche a me da’ fastidio il fatto che lui ci abbia visti e che lo sia andato perfino a dire a tuo padre ma è un ragazzo, ha una cotta per te e non vuole arrendersi al fatto che non sia corrisposto, d’altronde ho anche qualcosa in meno rispetto a lui” rise indicando lo spazio vuoto un tempo occupato dal suo braccio sinistro.
Kira lo guardò intensamente per poi parlare: “ Tu sei un eroe, hai perso il tuo braccio in Iraq per difenderci, so che hai ancora dei dolori lancinanti eppure non ti lamenti mai per non farci preoccupare, so quello che ti ha fatto fare mio padre e so quello che fai per me ogni giorno. Tu sei un soldato e sei il miglior uomo che io abbia mai conosciuto e giuro che ti amo da impazzire” concluse lei prima di baciarlo sulle labbra. L’allusione che Jesse aveva fatto a suo padre riguardo il braccio di Lewis non l’aveva proprio tollerata, lei lo aveva conosciuto così e lo aveva subito trovato tremendamente sexy. Era pazza di lui, non aveva mai provato nulla di simile per nessuno.
Lewis sorrise nel costatare che nonostante avesse solo diciassette anni aveva la maturità e la grinta di una donna adulta e matura.
Sorrise pensando a quanto fosse fortunato ad averla al suo fianco, era bellissima, avrebbe fatto girare la testa perfino ad un santo.
Si sa, i pensieri si chiamano gli uni gli altri senza che noi possiamo controllarli, così Lewis si trovò a pensare al motivo per cui si trovavano lì insieme.
Senza rendersi conto la strinse maggiormente a sé. Nonostante fosse stato addestrato nel miglior corpo militare del mondo questa volta, la posta in gioco era davvero troppo alta e lui aveva paura di fallire.
Fortunatamente Kira lo riportò alla realtà dicendogli che aveva freddo e che voleva andare a letto.
Lei era seduta sul letto con addosso solo una camicia da notte di seta rosa. Lewis si stava spogliando quando Kira lo interruppe per chiedergli se ci fosse proprio bisogno di tenere la pistola in camera, lui suo malgrado dovette dirle di sì, dovevano esser pronti a qualsiasi evenienza.
Rimasto in boxer Lewis si era seduto a sua volta sul letto cercando nel cassetto la fascia nera per coprire il moncone. La stava per mettere quando Kira lo bloccò : “ Vorrei che dormissi senza, come quando facciamo l’amore e poi senza ti da’ anche meno fastidio” disse accarezzandolo paonazza in viso.
Lewis la guardò, erano ormai cinque anni che aveva perso il braccio e non l’aveva mai mostrato a nessuno di proposito. Lei lo aveva visto nudo, è vero, ma sdraiasi al suo fianco così, gli sembrava quasi di offender i suoi occhi.
Non era stata tanto l’assenza del braccio a farlo stare male ma l’idea che qualcuno, volendolo compatire, gli ricordasse l’inferni e l’orrore vissuti in Iraq. Ma quella sera, con quell’angelo nel letto, avrebbe fatto un’eccezione.
“Ti amo Kira” le disse sdraiandosi.
“Ti amo anch’io, Lewis … e grazie per quello che stai facendo” gli rispose lei abbracciandolo.
I due si addormentarono così, dolcemente uniti, cullati da un amore che da solo sembrava in grado di proteggerli da ogni male.
   
 
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