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Autore: LadyKinoko    09/09/2013    6 recensioni
Prima originale dopo non so quanto tempo.
Un giovane uomo riflette sulla sua relazione dopo l'ennesima discussione con il partner.
(Perdonate la pessima qualità dell'introduzione t.t Sono negata in ciò, quindi se entrate lo stesso nonostante questo mi dareste una grande, grandissima gioia)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Doveva essere poco più di una miniflash, ma purtroppo, come sempre la logorroica me ha avuto il sopravvento...

Comunque sia, spero che la storia vi piaccia. I commenti sono sempre graditi, lo sapete, e davvero mi piacerebbe avere una vostra opinione in merito a questa piccola cosetta partorita dalla mia folle, sadica, depressa mente perché sono davvero in ansia.

Come sempre, Buona Lettura!

 

Certainty

 

Sono ore, ormai, che la casa è vuota, silenziosa... troppo. Ma tanto sai che lo sarà per poco ancora, come sempre, e se non è domani allora sarà tra una settimana e ci sarà di nuovo rumore, lo sentirai cantare sotto la doccia con quella voce in falsetto che poco gli dona fin dal tuo studio, un cd di musica classica – Verdi, il suo preferito – aleggerà di nuovo per tutto l'appartamento al massimo volume (e quando accade quasi ti penti, perché quello stereo – il migliore della produzione – glielo hai comprato tu) perché "mi aiuta a concentrarmi, lo sai" ripete ogni volta. Tra poco ha un esame importante, ti ricordi poi.

E' sempre stato così per voi due da quando state insieme, e da quando convivete sai che le cose sono peggiorate, ma dopo tre anni pensi di conoscere abbastanza bene sia lui che le sue abitudini. Ed è quasi confortante, ti dici, perché per la prima volta dopo tanto tempo hai un punto fermo nella tua vita.

Lo sai bene, non importa quanti litigi, quante discussioni ci potranno essere, né quante minacce di abbandono, non importa se a volte saranno gravi o semplicemente nasceranno da argomenti banali – come, d'altronde, la maggior parte dei vostri screzi fino ad ora –, lui riuscirà ad amplificarne l'importanza, ovvero, volgerà tutto in un colpo di stato che è la cosa che da sempre gli riesce meglio, da quella checca isterica qual è, ma ritornerà sempre. Lo sai bene, come lo sa anche lui. E' la vostra certezza.

Ancora ti ricordi di come, quasi un anno prima, se l'era presa con te per un commento poco carino che sbadatamente ti eri lasciato sfuggire sul fatto che si depilasse. Non si è fatto vivo per due giorni.

Ora che sei a casa, immerso nel silenzio del tuo studio, ripensi alla discussione di quella mattina. Nemmeno più ti ricordi il motivo che lo ha scatenato. "Non mi rivedrai più" aveva detto prima di andarsene, sbattendo la porta dietrò di sè. L'ultimo rumore per quella giornata.

Ti chiedi quando tornerà, e sei quasi pronto a scommettere con te stesso entro quando le tue mura riavranno quell'amato disordine che ti fa sentire meno solo.

Non lo fai per orgoglio, perché vincere sarebbe troppo facile. Non è mai stato via per più di una settimana.

Hai finito le sigarette.

Guardi sulla parete color panna (eredità di tua madre, che da quando ha scoperto cosa sei non ti parla più), l'orologio. Segna le 22.42. Sei ancora in tempo, il tabaccaio (che sta di fronte al condominio dove abiti) non chiude prima delle 23.

Non ha smesso di piovere da quella mattina, eppure quando ti avvii non prendi l'ombrello. E' solo dall'altra parte della strada, ti dici, e non sai perché, ma ami la pioggia da sempre. Si dice che ripulisca dai peccati, vero?

Il tempo di girare la chiave nella toppa e aprire la porta che ti rendi conto che qualcosa ti blocca il passaggio.

Lui. . La schiena appoggiata sullo stipite della porta, la testa poggiata in avanti, sulle ginocchia, allungate verso l'altro stipite, le braccia inermi sul pavimento. T'inginocchi, lo guardi. E' fradicio, deve essere rimasto fuori tutto il giorno, e ti domandi come sia possibile che tutta quell'acqua non lo abbia corroso. La sua pelle, così candida, eterea, è molto sensibile al minimo accenno di freddo. Lui detesta la pioggia.

Avvicini la testa per sentirlo e sì, respira ancora. Conosci quel respiro a menadito, ma è un'ovvia conseguenza... no? Capisci che ancora c'è, non è del tutto addormentato, ma, non fidandoti della sua capacità di equilibrio lo prendi in braccio ugualmente.

Rientri chiudendo con un calcio ben assestato la porta, e al diavolo le sigarette, la pioggia e quella sensazione di pace e libertà che riesce a donarti sempre, o la porta che non è chiusa come si deve, a chiave. Ora tutto ciò che sembra importarti è restare a casa vostra, sotto le coperte del vostro letto, con lui accoccolato su di te, perché sai che quella è la posizione più comoda per lui. La testa appoggiata sul tuo petto, un braccio che ti circonda la vita e una gamba aggrovigliata alla tua. Tutto, di quella posizione sembra volerti reclamare come suo, ma la cosa non t'infastidisce. Fa parte della vostra quotidianità.

Stai ancora avanzando lentamente lungo il corridoio quando lo senti muovere. La parte ancora lucida di lui per un attimo ha il sopravvento. Ti passa un braccio attorno alla spalla e alza il viso (gli occhi ancora chiusi) verso il tuo, stringendoti a sè, e il suo viso è così vicino che riesci a scostargli una ciocca dei rossi capelli dalla fronte umida, mentre con l'altra mano arriva ad afferrare la tua camicia, proprio all'altezza del petto, ed è in quel momento che che ti trovi a pregare un Dio nel quale non credi affinché non si renda conto del battito più accelerato del tuo cuore a quel contatto.  

  
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