Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _Atlas    09/09/2013    1 recensioni
[titan!Marco x Jean]
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Senza aver bisogno di sentire altro, Marco sorrise debolmente ed unì le mani a coppa davanti al soldato, che accolse l'invito e ci salì.
Lentamente, il titano se lo portò all'altezza del volto, e com'era sua abitudine fece "le fusa", ridendo con gli occhi.

Dimentica tutto.
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Non so cosa sia questa cosa, ma le long non le so scrivere e quindi faccio una raccolta di shots ^^
Genere: Fluff, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Gentle Titan'
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Affection

 

 

Jean se ne stava seduto ai piedi di un albero, triste.

E la cosa che più lo demoralizzava era il non sapere il motivo della sua stessa malinconia. Era semplicemente capitata, come un fulmine a ciel sereno, subito dopo aver poggiato i piedi sul pavimento, appena alzato.

Almeno poteva ritenersi fortunato del fatto che da alcuni giorni -molti, a dire il vero- tutto lo squadrone era fermo al castello, mentre i superiori pianificavano chissà cosa. O, presumibilmente, si riposavano anch'essi.

E il soldato era triste, quando invece avrebbe dovuto sentirsi felice di avere, dopo tanto, un po' di tempo libero, che puntualmente occupava in compagnia di Marco. Di solito stava con lui durante gli esperimenti di Hanji, che purtroppo potevano avere anche risvolti dolorosi per il titano.

Ma lui vi si sottoponeva con decisione, senza mai indietreggiare o esitare, impegnandosi ad essere utile quanto più poteva.

Era forse questo che rendeva Jean così malinconico? La determinazione di Marco di lasciarsi fare del male senza proteste?

Di certo lo ammirava per questo, ma non poteva fare a meno di soffrire per lui. In fondo al cuore, era certo che il suo migliore amico non fosse senza paura. Magari era terrorizzato dal dolore, dal timore di non riuscire a rigenerarsi o anche di restare ucciso. Però, pur di non darlo a vedere, sorrideva bonario.

Lo faceva per lui? Per fargli capire che gli andava bene così, di non preoccuparsi?

Fu strappato ai suoi ragionamenti da un rombo familiare, che quando si avvicinò fece tremare anche le fronde dell'albero sotto il quale Jean elucubrava.

Il ragazzo alzò lo sguardo e incontrò due grandi e ridenti occhi scuri che lo scrutavano con affetto.

Finalmente ti ho trovato! Dicevano.

"Hei, Marco." Lo salutò Jean, mentre il titano si sedeva di fianco a lui.

Da un'occhio esterno, la scena sarebbe potuta risultare piuttosto comica.

Dopo qualche secondo, il gigante parve accorgersi che qualcosa non andava, perché sollevò le sopracciglia e guardò l'amico con uno sguardo a metà tra il mesto e l'interrogativo.

Cosa c'è che non va?

"Nulla." Replicò il soldato a quella conversazione invisibile. Poi, però, ad un mugolio di Marco, si convinse ad esporgli i suoi dubbi. "E' solo che… io ti voglio bene, non voglio che tu soffra, e invece sopporti tutto quello che ti fanno senza battere ciglio."

Il titano ascoltava con attenzione. Continua.

Jean sbuffò. "Il tuo comportamento è di certo meritevole… Intendo dire che sei coraggioso." Ridacchiò, grattandosi dietro la testa. "Si, stavo cercando di farti un complimento…"

Marco sorrise dolcemente, e gli sfiorò affettuosamente i capelli con la punta dell'indice.

"Comunque… volevo dirti che non serve che tu faccia sempre finta di nulla. Insomma, io sono qui apposta per te, non devi farti problemi…"

Ma io lo faccio per te. Gli risposero gli occhi ambrati dell'amico.

Il cuore del soldato perse un battito, e dal nulla un fuoco gli esplose nel petto.

Marco gli stava rispondendo davvero? E chi gli assicurava che volesse dirgli veramente ciò che lui pensava? Magari quegli sguardi e quelle espressioni significavano tutt'altro, magari risentimento. Nascose il viso tra le mani, e una lacrima gli rotolò lungo la guancia.

Gli giunse un mugolio interrogativo del titano. Cosa ti succede?

"Perché… non parli?" Mormorò il soldato.

Diamine, ma che cosa gli prendeva, che stava dicendo? Non era mica una donna col ciclo e gli sbalzi ormonali!

Il gigante sbattè più volte le palpebre, bloccando a mezz'aria la mano con la quale voleva sfiorare l'amico.

"Perché non parli?" Domandò ancora Jean, senza riuscire a reprimere quel bruciore al petto. "Perché non parli?!" Sbottò infine, sollevando di scatto il volto, rigato dalle lacrime.

Marco lo guardò ad occhi spalancati, scioccato.

Il soldato singhiozzò, e voltò le spalle all'amico, rannicchiando le ginocchia al petto.

Ecco cos'era il suo malessere. Non tristezza, ma frustrazione, alimentata da un'immenso senso d'impotenza e confusione. Certe volte gli sembrava persino di vivere in un sogno, come se la realtà intorno a lui avesse potuto sgretolarsi da un momento all'altro davanti ai suoi occhi.

Ma… che colpa ne aveva Marco di tutto ciò? Pensò che anche il suo amico doveva sentirsi tremendamente confuso e smarrito, ma invece di piangersi addosso aveva agito, cercando di assicurarsi la sopravvivenza che poteva essergli comunque negata da un momento all'altro.

E, invece, l'unica cosa che era stato capace di fare lui era stata deprimersi e sbraitare addosso le sue frustrazioni all'unica persona per la quale desiderava vivere.

Lentamente si voltò, e gli si spezzò il cuore.

Il gigante era immobile, tremante, mentre lacrime silenziose scendevano dai suoi occhi, fissi sul terreno.

Jean si sentì terribilmente in colpa, e dopo essersi strofinato la manica della giacca sulla faccia, si sollevò e sfiorò il polso dell'amico, che immediatamente sollevò lo sguardo su di lui.

"Hei, scusami… Mi dispiace tanto. Non volevo… Non so che mi è preso. E' solo che è capitato così tanto in così poco tempo che… che…"

Senza aver bisogno di sentire altro, Marco sorrise debolmente ed unì le mani a coppa davanti al soldato, che accolse l'invito e ci salì.

Lentamente, il titano se lo portò all'altezza del volto, e com'era sua abitudine fece "le fusa", ridendo con gli occhi.

Dimentica tutto.

Il ragazzo, però, si sentiva ancora malissimo per come si era comportato.

"Marco, mi dispiace tanto… Non importa quando scosso mi sentissi, ma non avevo il diritto di agire così. Lo so bene quanto ti piacerebbe poter parlare, o comunicare i tuoi pensieri con più precisione… Non fraintendere i miei comportamenti. Sappi che è qualcosa di speciale che tu sia qui, davanti ai miei occhi, e sono la persona più felice dell'universo, su questo ci puoi contare." Disse con lo sguardo basso, arrossendo leggermente.

"Scusami." Concluse, abbracciando il volto del titano quel tanto che poteva, impacciato.

Se possibile, le fusa del gigante si intensificarono, mentre strusciava leggermente la guancia su Jean, come si farebbe coccolando un micino.

Non importa quanto litighiamo, o quanto ci feriamo a vicenda. L'affetto che proviamo resterà immutato.

Questo avrebbe voluto dire Marco.

Ma, sorridendo, si limitò a sperare che Jean lo capisse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

 

L'Angolo di Zazzy

 

Lo so che avevo detto a quelle anime gentili che si son calcolate l'esistenza della shot precedente che avrei scritto una long, ma devo dirvi un segreto…

Io le long non le so scrivere. D:

Più che altro mi perdo d'animo e lascio tutto a metà… (MARCO TI PREGO PERDONAMI XD)

 

Btw, spero che questa cosa vi piaccia ^^ Penso che invece della long farò una raccolta di shots tipo questa… di solito mi riescono meglio.

Ah, se avete letto questa prima di Dawn and Stars, sappiate che non vi siete persi granché: è solo un mega riassunto dell'idea che avevo in mente per la long

 

Alla prossima! ^^

 

Bacioni <3 Zazzy

 

 

   
 
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