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Autore: heuchelei    09/09/2013    1 recensioni
[ cain x esther ] [ slight!dietrich x esther and abel x esther ]
«Miss, sembra soprappensiero. C’è qualcosa che non va?»
[ 660 words ]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cain Knightlord, Esther Blanchett
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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stella d’inverno

 

 

 

La sedia su cui si è accomodata è abbastanza scomoda, nonostante la seduta foderata da un soffice cuscino imbottito. Le pareti sono colorate di un tenue pesca che ad Esther ricorda tanto la sua  minuscola cella ad East Van, teatro di numerosi pomeriggi in solitaria preghiera. Gli stessi pomeriggi che passava con Dietrich a camminare per la città, sorridendo alla gente come a dire ‘questa è la mia vita’. A volte quel pensiero la fa irritare. Ha sempre pensato che come minimo la tranquillità le fosse dovuta, dopo essere stata abbandonata fin da piccola in un convento ungherese come un pacco rovinato, privo di interesse. Ora però è diverso. Ora è la ‘Lady Saint’ che il mondo guarda con occhi stupiti – come un bambino che scarta i regali di Natale per la prima volta.

«Miss Esther?» Cain la guarda con la stessa aria meravigliata e ridacchia leggermente. Anche i suoi occhi ridono ed Esther vi scorge un lampo di intenerimento che la fa avvampare.

«Sì?» chiosa con un filo di voce.

«Le ho appena chiesto» si schiarisce la voce «che cosa ha intenzione di ordinare. Le piace la carne? Il pesce? Io personalmente preferisco i dolci.»

Esther giocherella svogliatamente con la pagina plastificata del menù. Sta per dirgli che non ha fame, che padre Abel è preoccupato per la sua scomparsa, che dovrebbe andare. Ma qualcosa nel suo sguardo la trattiene. Dietro a quel sorriso, sempre uno scienziato che guarda con disgusto una cavia da laboratorio appena vivisezionata.

«Allora vada per i dolci.» Esther sorride, un sorriso lievemente tirato ma sincero quanto basta da non farlo insospettire. Dietro al vetrina i passanti si muovono rapidi sotto i lampioni, i tacchi delle loro scarpe rimbombano sul porfido del marciapiede intonso.

«Cielo » Cain si fa aria col tovagliolo con un’espressione ingenua che le ricorda tanto padre Abel «Non sapevo che anche a lei piacessero i dolci. Viene ad Albion spesso?»

«In realtà sono nata qui.» Esther sorride di nuovo, questa volta più genuinamente. Sembra diverso dall’idiota che era prima – dal tizio con una mappa del mondo che le ha chiesto dove si trovasse il suo albergo.

«E lei, Mister Cain?» Cain alza un sopracciglio con aria dubbiosa. Qualcosa in quell’espressione la inquieta. Nonostante sia un tipo strano – e avvenente – Esther non riesce a liberarsi da quella sensazione di intorpidimento che la fa fremere. E lei, Mister Cain?

«In realtà non mi muovo molto da casa mia – abito in Germania.» rimane sul vago, gesticolando un po’ «Gestisco l’attività da lì, sa, i problemi di salute…»

«Oh, mi dispiace.» Esther esita, vedendo un sorriso lieve increspargli le labbra. Chissà perché le ricorda il diavolo tentatore in un affresco di East Van «Che lavoro fa, Mister Cain?»

«Mh, io… diciamo che gestisco un’azienda nell’ambito delle relazioni sociali.»

«Oh… diplomazia?»

«Possiamo dire di sì. In privato, ovviamente.» Cain si aggiusta un ciuffo biondo e le scocca uno sguardo intenso «Miss, sembra soprappensiero. C’è qualcosa che non va?»

«Oh.» Esther guarda nervosamente fuori dalla vetrina della piccola locanda, ma non vede da nessuna parte la familiare coda argentea frustata dal vento «Stavo solo pensando

«Mh, pensando. È un bel verbo.»

Infatti, Esther lancia un’occhiata al rolex di Cain, spero solo che non si preoccupino troppo. Padre Abel…

Il cuore le si stringe lievemente e Cain le sorride – di nuovo. Questa volta è un sorriso di circostanza, allegro in un certo senso.

«Non si preoccupi, Misse Esther.» Cain posa una mano sulla sua, più piccola e sottile, e le fa l’occhiolino «Lui non si preoccuperà troppo. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo.»

Esther apre la bocca per ribattere ma poi la richiude. Sbaglio o mi ha appena letto nel pensiero?

«Allora, Miss Esther.» Cain riprende a sfogliare il menù con aria apatica. I suoi occhi azzurri e cordiali restano però fissi su di lei, calorosi ma quasi soffocanti «Cosa ne dice di ordinare qualcosa?»

 

◊◊◊◊◊

 

«Miss Esther?»

«Sì?»

«Le spiace se ci diamo del tu?»

«Affatto, Cain. Affatto.»

 

◊◊◊◊◊

 

angolo: allora, dopo anni(?) di osservazione assidua, eccomi qui a provare a postare qualcosa su questo fandom dimenticato – se penso che quello di fanfiction.net ha mille e cento storie mi viene da piangere---//spupazza cain. beh, non è stata proprio una scelta mia scrivere sulla cain/esther – che comunque è una mia otp. capite? mi disegnano così! mi è venuta fuori di botto, anche se volevo scrivere una shahra/esther perché shahra nessuno se la caga, poretta(?). cioè ci sono piccoli accenni di dietrich/esther e abel/esther, ma nulla di più. mi sento pronta a scippare la cain/esther, zì. comunque, è tutto in chiave un po’ ironica – sappiamo tutti che cain non si occupa di diplomazia e che la rosenkreuz non è un’azienda, sic. ma è ovvio che cain abbia il rolex, su(?). oh, me ne vado dicendo che è una what if? e che è ambientata intorno al capitolo cinquantaquattro – credo? – quando esther cade dall’elicottero e si trova nel fienile, etc.

magari parlo da sola e nessuno recensirà. oh, beh, vabbeh.

rie

p.s. spero che presto pubblichino il numero successivo del manga. il sessantadue è stato epico---//esther sclerata che spara a cain ed izaaakcol bazooka(?)

  
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