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Autore: Alaysia    09/09/2013    2 recensioni
Era in una cesta abbastanza grande da contenerlo sdraiato, sopra di lui una fiamma alimentata artificialmente bruciava, facendo un rumore simile a quando si danno dei colpetti con il dito ad un microfono acceso. L’aria calda andava verso l’alto, gonfiando un’enorme tendone blu e giallo.
Gli si serrò la gola.
Era su una mongolfiera.
-Finalmente ti sei svegliato- disse una voce tranquilla in parte a lui.
Lo stregone si voltò: seduto accanto a lui, un libro appoggiato sulle ginocchia, c’era Alec, e non sembrava minimamente preoccupato di essere su un instabile aggeggio mondano.
-Alec ma … cosa significa tutto questo?- disse Magnus cercando di ingoiare il nodo che gli si era formato alla gola.
Il cacciatore chiuse lentamente il libro e alzò gli occhi blu verso Magnus. –Ti aiuto. Ti aiuto e mi vendico- disse con un sorrisino che gli fece formare delle piccole fossette al lato della bocca.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco qui la vendetta di Alec allo scherzo sugli ombrelli. La capirete anche se non avete letto il prequel (Hai davvero paura degli ombrelli?).
Mi raccomando, recensite ;)

Magnus respirò pesantemente nel sonno, le palpebre tremarono. L'aria era più fresca del solito e non sapeva di incenso e bruciato, odore che invece alleggiava nel loft da sempre.
Forse fu quello o un'improvviso e inspiegabile senso di vertigine che lo colse appena senti mancare l'odore di casa, che fece spalancare gli occhi da gatto allo stregone. 
Aggrontò le sopracciglia.
''Ma cos ...''
Voleva mettersi seduto, ma ad un tratto si sentì troppo pesante. E sopra di lui c'era una confusione di colori, resi indistinti dal sonno che non voleva lasciare i suoi occhi.
''Ma dove sono?'' pensò nel panico.
Si sforzò di mettersi a sedere, la testa gli sembrava di piombo.
-Dove sono?- biascicò guardandosi intorno.
Quello che vide non gli piacque.
Per niente.
Era in una cesta abbastanza grande da contenerlo sdraiato, sopra di lui una fiamma alimentata artificialmente bruciava, facendo un rumore simile a quando si danno dei colpetti con il dito ad un microfono acceso. L’aria calda andava verso l’alto, gonfiando un’enorme tendone blu e giallo.
Gli si serrò la gola.
Era su una mongolfiera.
-Finalmente ti sei svegliato- disse una voce tranquilla in parte a lui.
Lo stregone si voltò: seduto accanto a lui, un libro appoggiato sulle ginocchia, c’era Alec, e non sembrava minimamente preoccupato di essere su un instabile aggeggio mondano.
-Alec ma … cosa significa tutto questo?- disse Magnus cercando di ingoiare il nodo che gli si era formato alla gola.
Il cacciatore chiuse lentamente il libro e alzò gli occhi blu verso Magnus. –Ti aiuto. Ti aiuto e mi vendico- disse con un sorrisino che gli fece formare delle piccole fossette al lato della bocca.
-Oh …- disse soltanto, sentendo il disagio arrampicarsi sul per la schiena come un serpente. –Alec … dove siamo?-
-Su una mongolfiera legata al tetto di casa tua- disse Alec con tranquillità.
-CHE COSA?- Magnus ignorando il senso di vertigini e si alzò in piedi barcollando. Quando si affacciò quello che vide lo fece rimanere senza fiato: sotto di loro si poteva scorgere il tetto del suo loft, e intorno era visibile ogni casa, finestra, terrazzo di New York fino al fiume.
Spalancò gli occhi e si buttò pesantemente a sedere, appoggiando la testa alla parete del cestino.
-Sei crudele Alexander …- disse sbuffando.
Alec lo guardò teneramente. -Tranquillo, ho chiamato un altro stregone per rendere la mongolfiera invisibile … non corriamo nessun rischio …- gli si avvicinò e si sedette accanto a Magnus, che sembrò rilassarsi leggermente – e comunque ho ancora i lividi per i tuoi ombrelli-
Magnus sbuffò una risatina poco convinta.
Stava per rispondere per le rime al suo ragazzo quando videro un lampo di luce accecante poco lontano da loro e quasi nello stesso istante, un tuono li costrinse a mettersi le mani sulle orecchie.
Alec spalancò gli occhi. –Merda …- sussurrò.
Si alzò in piedi di scatto, lasciando lo stregone con gli occhi da gatto spalancati raggomitolato in un angolo della mongolfiera. Sentì un forte strattone e Alec cadde di schiena mentre la mongolfiera … volava via.
-Si è slegata la corda!- esclamò Alec, urlando per sovrastare il rumore del vento.
Magnus perse un colpo al cuore e, se non fosse stato immortale, probabilmente sarebbe morto di infarto. –Mai fidarsi di un Lightwood …- disse mentre sul suo viso compariva un colorito verdognolo poco invitante.
Alec alzò lo sguardo su di lui. –Ehi!- fu sul punto di dire qualcos’altro, ma sembrò trattenersi.
Cominciarono a venir sballottati dal vento, i fulmini che colpivano a pochi metri da loro e i tuoni che li assordavano, sopra il rumore del vento.
Magnus tentò di pilotare l’aggeggio con la magia, ma l’incantesimo non gli riuscì.
-Perché non riesco ad usare la magia?- urlò frastornato.
Alec impallidì. –Il sonnifero che ti ho dato … deve aver fatto sparire i tuoi poteri temporaneamente …-
Magnus spalancò gli occhi. –Quando l’ho bevuto?-
-Era nello sformato di ieri sera …-
-Ah … ecco perché era più buono del solito …-
disse Magnus con una nota di divertimento.
-MAGNUS!- esclamò Alec offeso.
Lo stregone però non ascoltava, cercava di trovare un modo di fermare la mongolfiera. Uno strattone violento li fece cadere entrambi per terra.
Magnus gemette di dolore. Alec alzò lo sguardo, spaventato.
-Tutto bene?- disse strisciando verso di lui. Gli appoggiò una mano sul petto.
Magnus ansimò. –Si- Alzò lo sguardo verso Alec –tranquillo sto bene- gli strinse la mano.
Alec sbuffò per il sollievo. Cominciava a fare freddo.
-Va bene, adesso basta- disse il cacciatore aggrontando le sopracciglia. –Magnus, alzati-
Lo stregone tentennò un momento, poi cercò di alzarsi.
-Buttati- disse Alec mentre si affacciavano al bordo del cesto.
-Cosa? Alec …- Magnus cominciò a respirare velocemente dal panico –No!-
-Magnus devi fidarti- disse Alec guardandolo negli occhi –Fidati di me-
Lo stregone lo guardò negli occhi, un secondo eterno in cui sentì di potersi fidare ciecamente di lui.
Annuì.
Alec gli strinse forte il braccio, poi si avvicinò e lo baciò. Per pochi, lunghi secondi, la tempesta sparì, rimasero solo loro, che riuscivano a guardarsi negli occhi anche mentre erano chiusi, per assaporare quel bacio.
Magnus si staccò, appoggiò il piede sul bordo del cesto e si tirò su.
Poi si buttò.
 
Per un secondo il suo cuore sembrò scoppiare.
Sobbalzò e spalancò gli occhi.
Era nella sua camera, sul suo letto che, si rese conto, non aveva mai lasciato.
Accanto a lui, c’erano i resto dello sformato della sera prima.
Solo che non era contaminato con una pozione soporifera, si rese conto Magnus, ma con un altro intruglio che faceva sembrare reali i sogni.
Accanto a lui, Alec sobbalzò, spalancando gli occhi, il respiro affannoso. Si era buttato anche lui.
Magnus si mise sul fianco, guardandolo negli occhi.
-Non siamo mai stati in pericolo, vero?- chiese guardandolo negli occhi.
Alec sorrise, un lampo di soddisfazione negli occhi. –Mai-
-Era tutto un sogno, giusto?- si dovette trattenere dal ridere di sollievo.
-Già- rispose il ragazzo sorridendo.
Magnus ridacchiò per allentare la tensione, quell’esperienza lo avrebbe segnato a vita.
-Sei un genio amore mio- disse un secondo prima di prenderlo tra le braccia e ricoprirlo di baci. Alec lo lasciò fare, socchiudendo gli occhi, un sorriso dolce sulle labbra.
  
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