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Autore: Lushia    09/09/2013    1 recensioni
E' una raccolta di piccole e brevi storie (One-shot, ma ci sono anche alcune Drabble e Flashfic!) che raccontano probabili momenti e situazioni, come sarebbe andata se e altre storielle non inerenti alla storia originale e non ufficiali. Ogni capitolo è una storia a sè stante.
Storie sconnesse, diverse fra loro, senza alcuna continuità o ordine cronologico e ambientate in universi paralleli.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Specchio

 

 

Lasciò scorrere le dita sulla superficie fredda, scendendo verso il basso e tenendo gli occhi puntati sul suo riflesso.
Si osservava spesso, controllava che tutto fosse apposto, si aggiustava la chioma castana e il leggero trucco, che addolciva e colorava il suo sguardo.

Quando camminava per i corridoi sentiva gli sguardi soffermarsi su di lei, ammirare il suo splendore, la sua magnificenza.
La bellezza era forse stato un ulteriore mezzo per conquistare le persone che lavoravano al suo fianco?
Dopotutto era splendido sentirli esclamare “Undicesima è sempre bellissima, splendida.”
Non era vanitosa, da ragazzina odiava persino essere una donna. Eppure, crescendo, aveva iniziato a comprendere le sue qualità.
Sentirsi amata, sentirsi osservata, sentirsi ammirata, era davvero una sensazione ineguagliabile.
E suo marito, che lei amava più di chiunque altro, decantava la sua avvenenza, oltre al suo carattere e al suo cuore.

La bellezza era la prima cosa che colpiva una persona, ammirare qualcuno per il suo aspetto non era poi così superficiale.
Aveva imparato a comprendere questo punto di vista e a farlo suo. Doveva essere bella, per la famiglia, per i Vongola.
Cosa avrebbe detto la gente se Vongola Undicesima non fosse stata di così bella presenza? Poteva essere un'onta per i Vongola, una orribile visione per chi lavorava accanto a lei.

Perciò non poteva assolutamente permettere che quelle rughe e quelle ciocche bianche rovinassero la sua carriera.
Era sposata da un bel po', madre di un pargolo di pochi anni, boss da ancor prima di essere salita sull'altare. Aveva lavorato tanto per guadagnare quel posto, per dimostrare a suo padre di essere degna, per mostrare a tutti di potersi prendere una simile responsabilità.

E adesso così, dopo tanti sforzi, il suo corpo aveva iniziato ad abbandonarla.
Perchè adesso?” si chiese lei, osservandosi adirata nel riflesso “Ho faticato tanto per arrivare qui e proprio sul più bello mi vuoi lasciare?

Poteva nascondere la bruttezza con del trucco, le ciocche scolorite con della tinta, avrebbe anche potuto far visita ad un chirurgo specializzato.
Non poteva però nascondere la giovinezza che andava via e lasciava posto ad una disgustosa anziana.
Una “vecchia” che nessuno avrebbe voluto, nessuno avrebbe accettato.

Non ci avrebbe nemmeno fatto caso se, in compagnia del suo consorte, non avesse posato lo sguardo su una nuova assunta tra la servitù. Era giovane, sui vent'anni, minuta e dal viso pulito e fresco.
Lui l'aveva osservata e aveva sorriso, immerso nei suoi pensieri.
Non era capace di tradirla e lo sapeva bene, suo marito non avrebbe mai fatto una cosa simile.
Ma era deludente il solo notare che il suo sguardo ricadeva su ragazze così affascinanti e giovani.
Nozomi non poteva essere paragonata a loro, nonostante tutti continuassero ad ammirarla.
Ma, in quel momento, si accorse che la loro ammirazione era solo un'abitudine, frasi di cortesia, sorrisi educati. Non c'era più spontaneità nelle loro azioni.

Si voltava spesso ad osservare la sua splendida guardiana della tempesta, che ancora amava come quando erano bambine. Era sempre bella, sembrava che per lei il tempo non passasse mai.
Eppure, quel giorno, lei e Haname stavano chiacchierando riguardo le nuove assunte, rimembrando la loro giovinezza e quando frequentavano la scuola media di Namimori.
Erano tempi passati, ormai.
Così tanto passati che la bruna si era ritrovata ad osservare le ragazzine con uno sguardo invidioso e pieno di odio.

Perchè lei è così bella? E' solo una cameriera ed è più bella di me, che sono il boss e discendente di Primo-sama.

Lo sguardo incantato del suo amato, gli sguardi curiosi dei suoi guardiani, gli sguardi maliziosi di alcuni dipendenti.
Erano tutti disgustosi.

Una splendida rosa che stava sbocciando, un fiore meraviglioso che sarebbe appassito col tempo.
Ma ne aveva ancora, di tempo.

La sua mano tremava, voleva distruggere quella bellezza.
Avvolgere il suo collo, ascoltare le sue grida spaventate.
“Undicesima! Undicesima! Vi prego! Vi supplico!” anche la sua voce era splendida, così giovane, dolce, terrorizzata. Le sue pupille dilatate erano fisse sulla sua assassina e continuavano ad implorare pietà con il poco fiato che le rimaneva.
Premette con forza sul suo collo, la forza che una donna poteva ottenere solo dopo molti anni di allenamenti. Una forza capace di salvare le persone.
E di ucciderle.

“Sparisci dalla mia vista, inutile sgualdrina.”

Niente le avrebbe portato via suo marito, i suoi guardiani, le persone che lei amava, la sua famiglia.
Chiunque ci avesse provato avrebbe incontrato una morte dolorosa.

Ma per quanto ancora sarebbe rimasta la più bella? Avrebbe dovuto creare una macchina del tempo che la salvasse dall'auto distruzione.
Stava già decadendo, ma non sarebbe decaduta da sola. Avrebbe fatto tutto ciò che è nel suo potere pur di non perdere il suo splendore, ciò che la legava alle persone amate.
Dopotutto, se fosse invecchiata e fosse diventata brutta, chi avrebbe potuto amarla ancora?
Nessuno avrebbe potuto amare una persona sgradevole.

Osservò nuovamente il riflesso del suo volto, abbozzando un sorriso. I suoi occhi, vacui, erano lo specchio della sua follia.
“Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?”
Si allontanò, indietreggiando di qualche passo, osservandosi interamente e sorridendo a quella vista.

“Ma ovviamente siete voi, Vongola Undicesima.”

   
 
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