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Autore: alicemontalto    09/09/2013    2 recensioni
spesso, senza neppure accorgercene, ci ritroviamo a vagare tra infiniti pensieri, collegati tra loro, chiedendoci ad un certo punto in quale bizzarro modo siamo giunti a riflettere su un determinato argomento. E' così che nasce un flusso di coscienza.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si tratta di un particolare tipo di discorso indiretto dove vengono riportate tutte le strane congetture scaturite dalla mente di un determinato personaggio. La nostra mente, infatti, è in grado di compiere infiniti collegamenti partendo anche da un’unica determinata parola. Per esempio, la parola parola. Parola è libertà, poiché chi la possiede è in grado di esprimersi nella sua interezza. La parola è leggera, se pronunciata in pace con se stessi. Vi sono inoltre parole pesanti, gravi, difficili da pronunciare anche se brevi. Morte. Zero. Fine. La morte è fine quando rimane zero, quando non resta davvero più nulla di te. Quali terribili parole. Ma di me, di me che cosa rimarrebbe? Probabilmente il mio essere strana. Io sono strana. Lo dicono tutti. Me lo dicono mentre ridono per le mie battute, perché io, la gente, riesco solo a farla ridere. A me piace ridere. Rido per non piangere. Rido quando non so veramente più che fare, quando ho perso qualsiasi speranza, quando la vita appare solo nera. La cosa che più mi piace è farle ridere, le persone. Sono tutte così diverse, se le osservi. C’è chi vede e chi guarda; c’è chi sente e chi ascolta; c’è chi capisce e chi comprende. Io per esempio non comprendo il latino: lo capisco, sì, ma non lo comprendo fino in fondo. Ciò significa che non ne colgo il significato, quello vero, la bellezza delle sue sfumature, la perfezione dei suoi costrutti. Mi limito a scorrere superficialmente le regole grammaticali. In fondo tutti nella vita nascondono un minimo di superficialità. Non possiamo comprendere tutto, è la natura umana che ci spinge ad essere individui finiti che tendono all’infinito, ma senza riuscire ad abbracciarlo completamente. Il mare, quello, io lo comprendo. Lo ascolto soprattutto, poiché non vi è cosa più bella. E mare, è una parola, una parola leggera. Così sono giunta nuovamente al principio, determinando la fine di questo flusso di coscienza.
  
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