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Autore: lapervincachescoppietta    09/09/2013    0 recensioni
Questa storia narra del libro di Hunger Games secondo Glimmer, racconta fino alla sua morte e niente, spero vi piaccia.
Sofis_
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lux , Marvel, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qua con una nuova storia, bene, godetevela e spero vi piaccia.



Ho voglia di restare nel letto, nel mio caldissimo letto; niente mi può toccare nella mia comoda cuccia. Fuori è freddo, c’è molta neve, se dovessi contare tutte le volte in cui sono scivolata. Prendo tutta la forza che ho dentro e mi alzo; mi vesto pesante, una pelliccia di volpe e un cappello, dei guanti di lana e vado al lago.
E’ ghiacciato, come al solito, mi metto sul bordo e ascolto gli uccellini, hanno una voce così melodiosa, vorrei vivere così per sempre. Sento dei passi, non ho paura, se sono dei pacificatori non possono farmi niente. – Come mai sveglia così presto?-  Non si fanno mai i fatti loro.  – Non posso più stare un po’ da sola? Sai anche tu che giorno è oggi.- Ops, forse sono stata un po’ scortese.
-Tranquilla Glimmer, non sono un pacificatore, sono Marvel.- Il mio amico Marvel, per fortuna, meglio lui che un pacificatore.                    
- Ciao Marvel, come va? Sei pronto per oggi?- So già la risposta, no, e non lo sono neanche io.
-Non ne sono sicuro, ma è il mio ultimo anno devo offrirmi volontario e tu lo sai; per te è diverso non ti sei allenata per una vita per questo momento.- E’ vero non l’ho fatto, riesco a malapena a tirare una freccia con l’arco, nella arena sarei morta, arriverei alla fine probabilmente solo con gli sponsor, per il mio corpo.
-Devo andare a prepararmi, ci vediamo alla mietitura.- Non sono mai stata brava a dare risposte. – Non te ne andare, scusa!- Troppo tardi da qui lo sento a malapena, mia madre sarà già sveglia e probabilmente mio padre sarà già in comune a preparare, lui è il sindaco.
Torno a casa e faccio colazione con mia madre e il mio fratellino, Gloss, si chiama come uno dei vincitori degli hunger games , mi ha sempre divertita il suo nome. Sul mio letto c’è un vestito rosa pallido, con dei brillantini sulla gonna che si vedono appena.  Mi lavo e mi vesto, riesco a riconoscere il vestito, è l’abito da sposa di mia madre, scendo e faccio una giravolta per lei, ha le lacrime agli occhi, piange sia di gioia sia per paura che io sia estratta alla mietitura; non può succedere, non ho biglietti in più, non ho mai avuto bisogno delle tessere.
-E’ ora di andare; sei bellissima, mi ricordi tanto me stessa quando ero giovane.-  E’ vero io sono bionda come lei e le sono incredibilmente simile.
- Sei bellissima anche adesso, andiamo non voglio fare tardi.-
Ci avviamo verso la piazza sotto palazzo di giustizia, ho paura, non per me stessa, ma per Marvel, quest’anno lui andrà nella arena.  Vedo tutti i ragazzi, hanno il terrore negli occhi, loro non sono come me, io sono la figlia del sindaco, i soldi per mangiare li ho sempre avuti, loro no, avevano bisogno delle tessere.
Sul palco vedo mio padre, Cashmere e Gloss; c’è anche Darius, il nostro accompagnatore, non mi sta simpatico, ha una voce stridula e poi si veste in modo assurdo. Quest’anno ha i capelli rosa e indossa un completo viola, per me è orribile.
-Benvenuti, benvenuti, felici hunger games, e possa la fortuna sempre essere in vostro favore, bene facciamo partire il video.- Mentre passa il video lui lo ripete a memoria, ha un’aria felice, se andasse agli hunger games non sarebbe così.– Adoro questo video, bene cominciamo dalle signorine.- Fruga tra i biglietti quando sento un nome che conosco bene. Il mio.
-Vieni sul palco Glimmer, non farti pregare!- Salgo quei gelidi scalini che sembrano così tanti , mi sento pesante, troppo pesante. Nessuno si offre volontario per me.- Ci sono volontari? Bene continuiamo con i signori.- Ormai non mi importa più niente, vedo mia madre in lacrime insieme a mio fratello, giro la testa e vedo mio padre, ha la testa fra le mani, rimpiange di non avermi fatta allenare.- Marvel Dynas.- So che mio padre non verrà a salutarmi, non può, lo saluto con lo sguardo prima che ci portino dentro palazzo di giustizia.
Questa stanza sembra diversa dal solito, forse perché ospiterà le lacrime di mia madre e mio fratello, forse perché so che non ci tornerò più qui dentro. Mia madre entra, mi abbraccia, non come al solito, la sua e disperazione, un abbraccio freddo che pare stia urlando. Io  l’abbraccio forte come per sentire anche mio padre, anche se non è così; mi da un anello, era di mia nonna, vorrei avere più tempo, perché subito dopo vengo portata via.

Ecco qua, credo che pubblicherò ogni due settimane, vi chiedo solo un favore, recensite! Sono disposta ad accettare critiche e consigli! 


Sofis_

                                                                      
  
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