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Autore: J4k3    16/03/2008    0 recensioni
Primo capitolo della storia ambientata nella Terra di Kaptsae, Terra popolata da moltissime razze e piena di pericoli, ma allo stesso tempo di zone di paradiso...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Storie di Kaptsae

Molto tempo fa, in mezzo alle lande desolate di Aras, della grande regione di Kaptsae, si erge uno dei boschi più antichi di conifere e salici piangenti. Alberi maestosi che raggiungono immense altezze e a volte sembrano che emanino luce propria, tutto questo grazie agli influssi magici emanati dagli Elfi dei boschi che lo popolano. Questi boschi non sono abitati solamente dagli Elfi Boschivi; ci sono gli Elfi Oscuri, i Folletti Protettori delle Foglie, Drow e molte altre. In una radura al centro del bosco, prima del sentiero che porta all'antica betulla Oaic -l'unica di tutto l'immenso bosco- si è creata, molte lune orsono, una Cittadella popolata dagli Elfi Alti e dove vivono assieme a loro anche persone di altre razze. Nella Cittadella si svolgono attività di agricoltura e allevamento con mezzi tradizionali, attività di artigianato (fabbri e falegnami) e vengono anche addestrati mannari Fraus per i lavori pesanti e attività varie. Tutti qui vivono in pace e serenità senza pensare alle guerre che si svolgono nel “Mondo Esterno”, sotto la guida del Re Fukusaburu, un uomo centesio, con funzioni diplomatiche e giuridiche.

In questa cittadella vive anche un giovane mezzelfo di nome Aikanáro, insieme a sua moglie Ai, un Elfa di bell’aspetto e ammirata da tutti per la sua profonda generosità, e sua figlia Fumiki, ragazza molto vivace e irresponsabile, come tutti gli adolescenti. Aikanáro lavora nella milizia locale come soldato semplice, insieme al suo vecchio compagno d’accademia Celahir, per la difesa della cittadella.

“Sono tornato”, disse a gran voce Aikanáro appena varcata la soglia di casa. Una casa modesta, con degli interni color paglierino, ma molto accogliente e ordinata, tutto grazie ad Ai che non sopporta il disordine e la polvere. Aikanáro si diresse verso la comoda poltrona in pregiata pelle di Strops, e ci sprofondò dentro socchiudendo gli occhi e pensando Finalmente un po’ di tranquillit.. “Offf!!” “Ciao Babbo!”, Fumiki gli saltò sulle gambe con tutto il suo peso, poco per fortuna, e il mezzelfo la osservò in modo accusatorio; Fumiki poteva sembrare una ragazzina delle volte, ma nei momenti di bisogno sapeva comportarsi come un adulta e forse anche meglio; i suoi capelli biondi emanavano dei riflessi alla luce del sole e i suoi occhi color ghiaccio facevano sentire Aikanáro in pace col mondo solamente guardandoli. “Ciao ‘Miki”, disse Aikanáro con un sorriso a metà tra il dolore per le gambe e la felicità nel vedere la figlia. “Pa’, oggi a scuola mi hanno spiegato la Guerra di Ahcacc, tu te la ricordi?”, in quello stesso momento entrò Ai nel salotto con un vassoio in mano con sopra colpo di prelibatezze ancora fumanti e accortasi del discorso tra i due esclamò “A tavola”. Aikanàro osservò le pietanze, ma in quel momento il suo stomaco non voleva sentir parlare di cibo e si diresse in camera sua senza proferir parola. Che gli è preso? Pensò Fumiki osservando la madre in modo interrogativo e il padre andarsene. Ai interruppe il silenzio, ma abbassò il suo tono di voce “A tuo padre non piace ricordare quegli avvenimenti. Lui gli ha vissuti in prima persona”. Fumiki osservò la madre in tono ancora più interrogativo del precedente. “Vedi ‘Miki, tuo padre è un mezzelfo e i mezzelfi non sono di questa zona di Kaptsae. Di solito provengono dalla zona nord della regione, verso le montagne innevate di Lubiat, dove sono presenti villaggi di umani che ospitano di tanto in tanto, razze di passaggio. Per esempio gli Elfi. Ci sono inoltre città di Nani all’interno delle montagne, non ospitali che odiano gli Elfi. Nell’età Knil, più o meno 480 anni fa quando a Lubiat era primavera, le montagne erano state invase da trecento uomini centesi che cominciarono a distruggere le foreste e i villaggi indifesi degli esseri umani, causando morte e distruzione. Allora i ‘semplici’, vengono chiamati così i comuni umani, cominciarono a scappare verso le grotte Naniche, chiedendo ospitalità. Per un po’ le acque si sono calmate, ma poi un semplice di nome K’ne Nénmacil fece la spia per i centesi e le grotte vennero scoperte e portate alla distruzione. I Nani si difesero bene dell’attacco, però alla fine dovettero soccombere alla forza dei draghi-uomini -i centesi si trasformavano in draghi per distruggere i villaggi-. Tuo padre era tra gli umani rifugiatesi nelle grotte e durante l’attacco venne fatto nascondere in una zona segreta delle grotte, insieme ad altri ragazzi e stettero li fino alla fine della lotta. Vennero trovati un anno dopo da un centesio rinnegato, Fukusaburu, e ha portato quei ragazzi al suo villaggio dandogli cibo e ospitalità e riuscendo così a farli vivere”, una lacrima scese sul volto di Ai, mentre Fumiki rimase quasi immobile pensando a quei draghi uomini, alla loro crudeltà e poi disse: “Ma aspetta.. Fukusaburu è il nostro Re, ed è un centesio... quindi è stato lui a portare in salvo papà…” “Si, è stato lui”, Aikanáro entrò nel salotto, aveva ascoltato tutto “Fukusaburu fu la nostra salvezza, siamo stati salvati da uno di quelli che hanno distrutto i Nani di Lubiat. Mentre uno di noi ci aveva traditi. Ma ora non pensiamoci e mangiamo queste ottime pietanze”, sorrise e si sedette al tavolo cominciando a trangugiare cibo.

I giorni passarono nella cittadella tra gli allenamenti dei milizi e il primo raccolto dell’autunno; le foglie cadevano dall’antica betulla, i rami dei salici toccavano il terreno e quando soffiava leggera la brezza, questi accarezzavano dolcemente la terra, gli animali cominciavano a raccogliere le prime provviste per il rigido inverno che stava per giungere.

Il sole calò dietro la grande betulla e la grande luna sorse dalla parte opposta, dietro la Torre Etihw, la torre sacra, quando ad un tratto un lampo accecante di colore bluastro investì la case della cittadella e qualcosa apparve in mezzo alla piazza principale. La gente cominciò ad uscire dalle case, accecate da quella luce e chiedendosi cosa fosse quel frastuono, dirigendosi poi verso la piazza principale incuriositi da qualcosa al centro di essa. Il vecchio saggio Galdor si accucciò vicino a quella massa. Dopo pochi minuti esclamò, con la sua voce affaticata dalla vecchiaia “Questo è un nano. Proviene da Lubiat…”
  
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