= L’ombra
della minaccia =
Era da qualche tempo che Freezer
aveva notato che nel suo
palazzo a Pianeta Freezer n.1 c’era qualcosa che, come dire,
“non tornava”.
Non che si trattasse di veri e propri
problemi, ma niente e
nessuno avrebbe mai potuto togliere all’icejin quella
sensazione; una bella
sfortuna per chi gli si trovava attorno, perché non era
piacevole avere a che
fare con Freezer le poche volte che era inquieto.
Erano sensazioni che facevano sentire
il tiranno addirittura
un po’stupido, e questo lo faceva innervosire ancora di
più: il grande Freezer
non era stupido.
Eppure...
Sbuffò nervosamente
entrando in bagno. Ecco, di nuovo quella
sensazione, e anche stavolta non focalizzava neanche bene il
perché.
Ah.
Ecco cos’era.
I bagnoschiuma erano stati messi in
ordine di colore e, per
quanto fosse un tipo precisino, non era stato lui. Magari era stata la
schiava
che faceva le pulizie, ma non l’aveva mai fatto prima
d’ora.
Bagnoschiuma in ordine di colore,
candele anch’esse messe in
ordine di colore e disposte in modo perfettamente equilibrato, il letto
senza
nemmeno una minuscola piega in cui anche le lenzuola e le federe dei
cuscini
sembravano essere state stirate, le sue battle-suit
nell’armadio messe in fila
dalla più alla meno consunta…
Solitamente l’ordine gli
piaceva, perché ordine significava
controllo, e il controllo per lui era tutto; eppure tutta quella
precisione gli
dava l’effetto contrario, perché non era un
“ordine” voluto da lui, ma da
qualcun altro che sembrava essersi intromesso nella sua vita, nella
privacy
della sua stanza.
« mandami la schiava delle
pulizie. Subito! » ordinò
seccamente a Zarbon attraverso un comunicatore.
– lo
faccio
immediatamente. –
La faccenda era snervante. Il
pensiero di uno sconosciuto
che metteva le mani tra le sue cose lo mandava quasi in bestia, e a
quel punto
c’era solo da sperare che si trattasse davvero della schiava
delle pulizie;
d’altra parte quello era il suo lavoro, e se fosse stato come
sperava lui
avrebbe solo significato che era diventata particolarmente solerte
nello
svolgere i suoi compiti, il che era un bene, più per la
schiava che per lui: meglio
lavorava, più tardi lui l’avrebbe sostituita, e di
conseguenza lei avrebbe
vissuto di più.
La schiava arrivò tremante
due minuti dopo, domandandosi cos’avesse
fatto, e convincendosi che Freezer l’avrebbe uccisa. Senza
dire una parola il
tiranno la condusse fino in bagno e le mostrò i bagnoschiuma
e le candele.
« li hai messi tu
così? » le chiese in tono secco.
La schiava osservò a bocca
aperta quel che le stava
mostrando. Che gusto! Che equilibrio! Che precisione! Lei non
c’entrava niente,
ma le sarebbe piaciuto avere tanto senso estetico. « i-in
verità no, grande
Freezer. Ho pulito e riordinato quel poco che c’era da pulire
e riordinare »
disse piano la schiava « Lei è sempre stato molto
ordinato signore » osò
aggiungere « ma ultimamente non trovo polvere nemmeno nelle
superfici più
nascoste ».
Proprio come temeva. La schiava non
c’entrava, e quindi era
opera di qualcun altro. « erano già
così quando stamattina hai pulito?»
La schiava scosse la testa.
« no, signore»
« hai notato qualcosa di
strano entrando, o mentre eri qui,
o quando sei uscita?
« no, signore »
rispose la donna, a capo chino, pensando che
quella fosse la conversazione più lunga che avesse mai avuto
con il suo
padrone. Freezer annuì lentamente, per poi congedarla con un
cenno del capo.
Ringraziando il proprio dio la
schiava uscì dalla stanza più
in fretta che poteva.
Rimasto solo, Freezer se ne
andò in terrazza a riflettere. Ecco,
aveva avuto la prova: qualcuno entrava nella sua stanza dopo che la
schiava
delle pulizie se ne andava. Ma chi? E perché questo qualcuno
avrebbe dovuto
mettersi a pulire? No, non aveva proprio senso.
Che sotto quel rimettere in ordine si
nascondesse una
minaccia?
Che significasse “visto,
anche se sei il guerriero più forte
della galassia io posso entrare in camera tua quando voglio, e magari
anche
ucciderti”?
La potenza di Freezer solitamente lo
metteva al riparo dalla
paura verso qualunque avversario, ma l’idea di poter essere
ucciso, come il
pensiero di invecchiare e morire in sé, lo spaventava
terribilmente -anche se
non l’avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura- e anche
l’idea di non avere il
controllo su tutto lo spaventava ancor di più.
Di queste sue fobie avevano pagato lo
scotto i sayan, giusto
tre giorni prima, quando aveva distrutto il loro pianeta temendo che la
leggenda del super sayan potesse avverarsi: aveva fatto esplodere il
pianeta
Vegeta, e lo aveva fatto in una delle sue forme depotenziate.
Controllo, controllo, la questione
era tutta lì, e la
situazione attuale alla fine lo avrebbe fatto impazzire.
« tanto ti
scoverò prima o poi! » sibilò
rientrando in
camera, rivolto al nulla « dove sei? Dove sei?!
» aprì l’armadio, guardò
dietro le tende, aprì all’improvviso la porta del
bagno, guardò sotto il letto,
guardò perfino sotto i cuscini stropicciando federe,
lenzuola, coperte…
Nel farlo sentì una specie
di verso di disapprovazione che
lo fece sussultare. « dove sei?!!
»
Ma non ci fu risposta, e il
rilevatore non segnalava altre
presenze oltre alla sua. Che si fosse immaginato tutto? No, impossibile.
« non so chi sei o che cosa
vuoi, ma quando ti troverò
-perché prima
o poi succederà- te la
farò pagare cara per tutto questo! »
Quanto casino per dei bagnoschiuma in
ordine di colore! A
tal proposito, decise che era meglio andare a farsi un bagno, che
magari gli
avrebbe calmato i nervi.
Aprì la porta, e fu a quel
punto che guardandosi nello
specchio vide qualcosa di nero alle sue spalle.
« ti
ho visto! »
esclamò, voltandosi di scatto e sparando un potente raggio
letale…al nulla.
Ci fu un’esplosione, il suo
colpo aveva divelto il muro. Bel
disastro, ci mancava solo quello, adesso.
« eppure io SO
che ci sei! Io lo so! »
esclamò.
« grande Freezer, va tutto
bene? » gli domandò Dodoria
facendo capolino da quel che restava del muro, attirato
dall’esplosione.
« sì. Va tutto
benissimo. Ho solo pensato che fosse ora di
ristrutturare la stanza » disse il tiranno, voltandosi ed
entrando in bagno con
estrema nonchalance « voglio che tutto sia a posto tra due
ore, chiaro? ».
Detto questo chiuse la porta.
« avete sentito
cos’ha detto il grande Freezer! Vuole tutto
a posto tra due ore! Muovetevi! » esclamò Dodoria,
rivolto a dei soldati.
Zarbon arrivò poco dopo.
« ma che è
successo? »
« lo ha fatto ancora
» fu la lapidaria risposta del brutto
alieno rosa.
« ah ».
Entrambi osservarono la porta del
bagno, piuttosto inquieti.
Ovviamente si erano accorti anche loro del fatto che ultimamente
Freezer
sembrasse sul punto di dare completamente di matto. Non era la prima
volta che
distruggeva la sua stanza, e una volta l’avevano sentito
borbottare qualcosa
riguardo a un intruso che metteva in ordine le sue cose e lo spiava.
Come se
fosse stato possibile!
La distruzione del pianeta Vegeta tre
giorni prima era stata
un’ulteriore conferma che la sanità mentale del
loro capo fosse decisamente a
rischio. Si poteva distruggere un pianeta alleato per una stupida
leggenda?!
« non pensi che dovremmo
dirlo a qualcuno? » fu la cauta
domanda di Dodoria.
« a chi? A suo padre? A suo
fratello? E dici che ci
prenderebbero in considerazione? Ah, macché. Forse sta solo
passando un
periodaccio » fu la risposta di Zarbon, che non voleva guai.
« è da un mese
che si comporta in modo strano, Zarbon! E i suoi
“periodacci” sono pericolosi, e… che
cos’è?! » allibì Dodoria
vedendo qualcosa
di scuro comparire per un attimo alle spalle di Zarbon per poi sparire
immediatamente. Quest’ultimo si voltò.
« di che parli? »
« mi era parso di avere
visto…ah, lascia stare.
Probabilmente mi sto soltanto facendo contagiare da Freezer ».
@@@
La stanza era a posto, i soldati
andati, ma Freezer sentiva
di dover assolutamente fare qualcosa. Non poteva continuare in quel
modo, a
perdere la testa ogni due per tre e a vivere col pensiero di essere
costantemente osservato.
Si sdraiò sul letto.
« cosa vuoi da me? » domandò al vuoto
«
vuoi farmi impazzire? Vuoi uccidermi? Caschi male. Non
cederò allo stress, e
nessuno può uccidere l’onnipotente Freezer,
mettitelo in testa ».
Ovviamente non ci fu risposta, come
era successo prima. In
compenso Freezer notò che i soprammobili erano stati
disposti diversamente da
com’erano messi in precedenza, con più gusto.
« e non capisco che senso
abbia questo rimettere in ordine
le mie cose ».
Silenzio, completo silenzio.
Testardamente, Freezer fece un
nuovo controllo con il rilevatore. Niente. Eppure lui sentiva che
c’era
qualcuno, e che questo qualcuno lo stava ascoltando e osservando.
« lo so che ci sei
» ripeté « se proprio non vuoi farti
vedere
fatti almeno sentire, maledizione, perchè parlare da soli
è da matti, e io non
lo sono. Anche se probabilmente i miei uomini stanno cominciando a
credere il
contrario… ».
Nulla.
« …e la colpa
è tua. Ma voglio essere generoso: se adesso
ti farai vedere di tua spontanea
volontà non ti ucciderò, cosa che invece
accadrà, se ti troverò da solo, e puoi
stare sicuro che prima o poi ci riuscirò ».
Non era un discorso molto
incoraggiante per far uscire
qualcuno che stava nascosto
presumibilmente per paura, e infatti non ottenne risultati.
« come vuoi tu. Allora si
fa a modo mio. Sei qui da un mese,
probabilmente conosci la Squadra Ginew e il potere di Guldo di fermare
il
tempo. Posso chiedergli di farlo in qualsiasi momento, senza preavviso.
Lui
fermerà il tempo, ti
intrappolerà, e a
quel punto la pagherai per quel che stai facendo ».
Ancora silenzio.
Il tiranno sentì un rumore
nel bagno, e si precipitò subito
a controllare, ma non vide nessuno. Solo che il tappeto era stato
raddrizzato,
gli asciugamani ripiegati e messi ordinatamente uno sopra
l’altro, mentre i
bagnoschiuma e le candele erano di nuovo come Freezer li aveva trovati.
In preda ad un nuovo scatto di rabbia
l’icejin buttò tutto
quanto all’aria.
Quella storia doveva finire.
@@@
Passarono due giorni, nei quali
Freezer contattò la Squadra
Ginew ordinando loro di recarsi immediatamente al suo cospetto.
La squadra di mercenari era in parte
lieta e in parte
inquieta per quella convocazione improvvisa: stavano radendo al suolo
un
pianeta, come da ordini, e se Freezer aveva detto loro di sospendere
l’operazione per raggiungerlo immediatamente doveva essere
successo qualcosa di
grave.
« per cosa pensate che sia?
» chiese Recoom agli altri.
« non ne ho idea, ma penso
sia qualcosa di estremamente
serio, altrimenti Freezer non ci avrebbe fatti venire qui con tanta
urgenza ».
Camminarono in silenzio lungo i
corridoi bui. Dovevano
ammettere che Freezer sapeva come gestire gli spazi per far
sì che le sue
povere vittime si spaventassero a sufficienza prima di incontrarlo: in
tutto
l’ambiente c’erano due luci piuttosto fioche, per
giunta tremule, che creavano
ombre su ombre somiglianti a demoni fuggiti dall’inferno.
Non che questi fossero nulla in
confronto a Freezer.
« eccoci…Gees,
dov’è il tuo rilevatore? » si
stupì Barter.
« che? Ce l’ho
addosso! Dov’è il tuo
piuttosto!...eh…hai
ragione, non c’è più! »
« ehi, nemmeno io ce
l’ho più! » esclamò Guldo.
« io neppure! »
allibì Recoom.
« e anche il mio
è scomparso. D’accordo, questo è strano
»
mormorò Ginew, arrivando finalmente a destinazione
« eccoci, grande Freezer ».
« era ora ».
Ginew notò immediatamente
che Freezer era veramente tetro
quel giorno. Lo si capiva già da come muoveva la coda.
« cos’è successo? »
« come mai non avete i
rilevatori addosso? »
Preso in contropiede, Ginew non seppe
cosa rispondere,
quindi fu Gees a parlare. « li avevamo, ma mentre eravamo nel
corridoio sono
scomparsi ».
Si aspettarono che Freezer lo
rimproverasse aspramente per
una tale idiozia, ma così non fu, e lo videro annuire
lentamente. « quindi
avete notato da soli che qui c’è qualcosa di
strano. Ho motivo di credere che
nel mio palazzo si sia introdotto qualcuno che, non so per quale
motivo, non riesco
a trovare » disse, sorprendendoli « e che
oltretutto ci ha appena sfidati. Non
pensiate che vi abbia rubato i rilevatori perché altrimenti
l’avreste localizzato,
con lui non servono: nonostante io avverta la sua presenza, i
rilevatori non lo
fanno ».
« questo è
impossibile. I rilevatori avvertono la presenza
di ogni essere vivente…»
« evidentemente le cose non
stanno così, no Ginew?!
Altrimenti l’avrei già trovato!»
“anche se effettivamente non mi spiego questa
cosa” aggiunse mentalmente.
Per quel che ne sapeva Freezer, non
erano molte le specie
che potevano nascondersi dai rilevatori, e anche per loro il problema
era stato
risolto calibrando quegli aggeggi in maniera che li trovassero.
“Anche se in
effetti… sì… a pensarci meglio ci
sarebbe
qualcuno che i rilevatori non potrebbero mai trovare”
rifletté.
Quella che gli era venuta
però era un’idea impossibile, dato
che gli icejin di razza Shadow, più comunemente chiamati shadowjin,
si
erano del tutto estinti con la grande guerra che aveva decimato gli
icejin e
distrutto il loro pianeta natale.
Gli shadowjin erano abbastanza rari,
e stando ai racconti di
suo padre oltre che una razza a parte formavano anche una
“casta” a parte; non
era molto comune che interagissero con gli altri icejin, e si sposavano
solo
con appartenenti alla loro stessa razza.
Si riconoscevano facilmente, tutti quanti avevano la pelle
completamente nera e gli occhi rossi, variava solo il colore delle loro
biogemme, ma non era solo il colore della pelle a distinguerli dagli
altri: gli
shadowjin, semplicemente incrociando le braccia davanti al petto, potevano nascondersi nelle
ombre o diventare
loro stessi tali per diverse ore, il che li rendeva delle perfette
spie,
perché… come rilevare il livello di combattimento
di un’ombra?
Sfortunatamente per loro, tale abilità andava a discapito
del resto dei loro poteri. Come a dire che, una volta bloccate loro le
braccia
e tolta loro la possibilità di diventare ombre, erano finiti.
I clan icejin, dietro cospicui pagamenti a quella razza che
mai si era mischiata con loro, avevano utilizzato le
capacità degli Shadow, che
durante la guerra non avevano capito a favore di chi schierarsi: non
erano
riusciti a mettersi d’accordo, così si erano
divisi tra i vari clan, ed era
stata la loro fine.
Se tutti quanti avessero servito il clan Cold probabilmente
ne sarebbe rimasto qualcuno, ma così non era stato: si erano
dunque uccisi tra
loro, o erano stati uccisi dai vari clan icejin quando scoperti, e
avevano
finito per estinguersi.
« hai ragione. Hai in mente
qualcosa di preciso? »
« l’intruso non
potrà nascondersi per sempre. Se Guldo
fermerà il tempo senza preavviso, avrà buone
possibilità di trovarlo e
intrappolarlo. »
« ottima idea, come sempre
del resto » concordò Ginew «
tutto chiaro Guldo? »
« sicuro. Quando dovrei?...
»
« senza preavviso vuol dire
senza preavviso » disse Barter «
magari l’intruso adesso è nascosto proprio qui, e
se diciamo quando fermerai il
tempo si nasconderà particolarmente bene ».
« hai sentito? »
Freezer si rivolse al vuoto « ultima chance
di mostrarti prima che ti troviamo da soli. Vieni fuori! Adesso!
»
Dal soffitto caddero, uno dopo
l’altro, i rilevatori della
Squadra Ginew, ognuno in testa ai rispettivi proprietari.
« è
lassù!!! »
Recoom sparò un colpo energetico, senza ottenere altro
risultato che
danneggiare la volta della stanza.
Freezer pensò che chiunque
fosse forse aveva paura di lui -certo
che ce l’aveva, tutti temevano l’onnipotente
Freezer- ma a giudicare da quel
che aveva fatto sembrava non temere per nulla la Squadra Ginew, o il
potere di
Guldo di fermare il tempo.
« così facendo
non otterremo nulla se non distruggere il mio
palazzo! » li fermò Freezer seccato «
attenetevi al piano. E tu
» guardò verso il soffitto « vivi nel
terrore, d’ora in poi ».