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Autore: Poseidonismyfather    10/09/2013    0 recensioni
Certe persone sono da dimenticare o, meglio, proprio da non conoscere. Come le persone che hanno distrutto la mia vita sociale. La vita sociale di una ragazzina di 12-13-14 anni che, non ostante tutto è andata avanti a testa alta.
Grazie alla speranza.
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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La mia 'storia' inizia dal primo giorno alle medie.
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Era una giornata soleggiata, di circa metà settembre.
Avevo lo stomaco sottosopra ed ero agitatissima: era il primo giorno di prima media e non avevo idea nè di chi fossero i professori, nè di chi fossero i miei compagni. Ma avevo la, terrificante, certezza di non conoscere nessuno se non di vista. Sapevo solo che qualche mio compagno era figio di amici di mio padre o mia madre, ma questo non mi rassicurava. Infatti entravo alle medie con la ferma decisione di tenere fuori i miei genitori dalla mia vita sociale.
La mia scuola era al centro di un giardino fiorito con fontanelle scoscianti, piccoli torrenti con pesci bianchi, rossi e neri e un profumo fresco e invitante. Circondata dalla natura e dagli uccellini mattinieri.
L'accoglienza con i genitori si tenne nel cortile interno della scuola, grigio e spento, confinante da una parte con il giardino verde e vitale e, dall'altra, da un muro di cemento su cui si affacciava un asilo.

Attaccati al muro c'erano dei fogli con su stampate le sezioni ( A, B, C, D, E, F, G, H ) e gli elenchi degli studenti per classe.
Appresi di essere nella sezione E con alte 24 persone. Tra quelle c'erano le persone che, in futuro, mi avrebbero fatto del male.
Chiamarono l'appello, io ero nella quinta classe chiamata.
La decima dell'appello. Ascoltai i nomi e i cognomi prima del mio, che venivano letti dalle professoresse titolari, con interesse, ripetendomi che quelle persone sarebbero state con me per i successivi tre anni. Avrebbero vissuto insieme a me i compiti, le note, le interrogazioni a sorpresa.
Arrivato al mio nome D***'A**a Daria sussultai, abbracciai velocemente mia madre e mio padre che, intenti a conoscere e chiacchierare un paio di genitori dei miei nuovi compagni, vennero colti di sorpresa e venni accolta da due ragazzine, Anna e Sofia, molto amiche che, vedendomi sola mi invitarono ad unirmi a loro.
Molto timida e insicura mi costrinsi ad avvicinarmi. Mica mi potevano mangiare o ferire, in fondo.
Arrivata per ultima in classe, poichè mi ero persa un paio di volte per le scale e non ero stata aspettata, vidi che tutti i posti erano occupati e, stranita, esausta e confusa, mi bloccai poco dopo la porta.
Una professoressa, quella di italiano, mi disse se avevo bisogno di qualcosa e che ci facevo in piedi.
Imbarazzatissima dissi che non sapevo dove sedermi, vocina esile e idifesa ma piuttosto decisa che nascondeva paura e confusione.
Mi disse, non con troppo garbo, che c'era un posto in fondo, all'ultimo banco, dalla parte delle finestre. 'Bene' pensai. Mia madre mi aveva espressamente chiesto di trvare un posto ai primi banchiper stare più attenta e per fare una buona impressione davanti ai professori e, sebbene la cosa non mi entusiasmasse minimimamente, le dissi che l'avrei fatto se questo mi avrebbe avvantaggiata in qualche modo. Spostai lo sguardo sul mio banco. Alzò il braccio in segno di saluto un ragazzino riccioluto con gli occhiali e un completo da classico "secchione". 'Benissimo, meraviglioso' pensai 'di bene in meglio'. Mi andai a sedere visibilmente delusa ( e incurante del fatto che questo potesse offendere il mio compagno di banco) e la lezione, pochi minuti dopo, effettuate le presentazioni grazie alle quali scoprii che la perona seduta alla mia destra si chiamava Gabriele, iniziò. La professoressa di italiano era una donna alta, ben piazzata, capelli su per giù all' altezza delle spalle e vestita con un completino composto da una morbida camicia di seta bianca e una gonna nera a vita alta che le arrivava al ginocchio. La prima ora passò velocemente tra le spiegazioni delle regole da rispettare nella scuola, davanti gli insegnanti
  
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