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Autore: Mischa_Lecter    10/09/2013    6 recensioni
...solo, nella mia cella d'isolamento che è la mia mente, con i miei pensieri repressi.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eh si, devo ammetterlo, sei proprio carina. Ma tanto lo sai che non te lo dirò mai.
Ricordi quando eravamo solo due ragazzini immaturi che pensavano solo a picchiarsi e ad insultarsi a vicenda? 
Allora disprezzavamo davvero i nostri genitori per la scelta così importante che avevano preso per noi. Non che ora la situazione sia cambiata di molto in effetti, ci insultiamo lo stesso, è vero, ma c'è qualcosa di diverso. 
Siamo cresciuti, e con noi anche i nostri sentimenti.
Sono passati mesi, ormai, dal tentato matrimonio e il nostro rapporto non è migliorato molto, anzi forse siamo più impacciati di prima ogni volta che i nostri sguardi si incrociano, ora che entrambi siamo consapevoli di quel che proviamo ma silenziosamente lo custodiamo dentro in un tacito accordo. 
Dannato orgoglio.
Eppure basterebbe così poco, ma non voglio apparire debole. E' più semplice far uscire dalla bocca la parola "maschiaccio" che dire "ti a..."
Vedi? Non riesco neppure dirlo a me stesso...
Sei li che ti alleni, tiri calci al vento come se avessi di fronte a te un'avversario immaginario.  Ti fermi per riprendere fiato e ti asciughi un rivolo di sudore che ti cola dalla fronte. 
Studio ogni tuo movimento, nascosto silenziosamente in cima al tetto di casa Tendo.
Eh si, sei proprio carina Akane.
Alzi lo sguardo, come se il tuo nome nei miei pensieri, ti fosse arrivato alle orecchie espresso a voce. Mi guardi e arrossisci abbassando gli occhi per nascondere le gote.
Anche io tento di nascondere il rossore che è comparso sulle mie, guardando altrove, ma ormai è fatta.


Che fai? Mi spii mentre mi alleno? Credi che non ti veda anche se stai nascosto sul tetto? 
La tua testa però mi sembra altrove, chissà a cosa starai pensando?
Forse a Ukyo, a Shan Pu o a Kodachi? La paura, ogni tanto, mi regna ancora dentro anche se so che non è così.
So che mi vuoi bene ma non vuoi ammetterlo.
Chissà se pensi mai a noi, al nostro matrimonio saltato per colpa dei tuoi e dei miei spasimanti...
Mi sto giustificando. La colpa è la nostra che non riusciamo a rivelare i nostri veri sentimenti anche dopo quello che è successo.
Mi sono di nuovo chiusa in me stessa da allora, ed ora, ogni volta che il tuo sguardo si posa su di me, faccio finta di non accorgermene aspettando in vano una tua mossa.
Dannato orgoglio.
Eppure basterebbe così poco, ma non voglio apparire debole. E' più semplice far uscire dalla bocca la parola "pervertito" che dire "ti a..."
Vedi? Non riesco neppure dirlo a me stessa...
Mi fermo per riprendere fiato ed asciugarmi un rivolo di sudore che mi cola dalla fronte, per oggi forse è meglio smettere con gli allenamenti. 
Senza riuscire a trattenermi, alzo lo sguardo per verificare se hai ancora gli occhi su di me ed arrossisco quando i nostri sguardi si incrociano.
Abbasso il viso giusto in tempo per notare il rossore anche sulle tue di guance, mascherato dallo sguardo che hai prontamente spostato altrove.


Decido di scendere dal mio rifugio, tanto ormai mi hai visto. 
Faccio un salto e atterro davanti a te che mi guardi sorpresa, non te lo aspettavi.
Cercando di sembrare il meno interessato possibile, ti chiedo se ti va di fare una passeggiata.
Il sole è quasi calato e i nostri genitori non sono in casa.
Sento il cuore premere con forza sul petto e il calore che avvolge la mia faccia.
Espressione indifferente e rossore sul viso, coerente.


Che imbarazzo.
Il mio cuore ha preso a battere più forte. Possibile che solo un tuo sguardo mi faccia questo effetto?
Immersa nei miei pensieri, non mi accorgo che ti sei alzato e ora sei davanti a me.
Sussulto.
Sei così bello.
Sposti lo sguardo altrove.
Mi dispiace Ranma, ma è inutile che assumi quella posizione da duro quando sei imbarazzato, non sei credibile.
Mi chiedi di fare una passeggiata sotto il tramonto. I nostri genitori non sono a casa.
Accetto.


Cammino sulla ringhiera sul torrente che attraversa la città. Tengo le braccia dietro la testa in un atteggiamento sicuro di me, non lo sono affatto. 
Tu sei li, che passeggi al mio fianco ma sul marciapiede. Salto e atterro a fianco a te che mi cacci un'occhiata veloce. Nei tuoi occhi color nocciola, si riflette l'arancio del tramonto. 
Sono meravigliosi i tuoi occhi.
Muovi qualche passo avanti a me e il mio sguardo si posa sulla tua mano destra. Mi ci vorrebbe così poco per stringerla con la mia, ma non lo faccio.
Corro e ti raggiungo.
Mi dici che sono strano, ed io rispondo con un'alzata di spalle sostenendo che sei una pazza paranoica per uscire rapidamente dall'argomento, in realtà non è solo una tua impressione. Nella mia testa stanno prendendo vita miliardi di pensieri contrapposti, ed io sono in mezzo.
Mi colpisci.


Cammino sul marciapiede mentre tu sulla ringhiera. Possibile che devi sempre stare li sopra? Come a risposta alla mia domanda, scendi e mi cammini a fianco. Io faccio finta di nulla dandoti solo un'occhiata veloce in cui riesco a scorgere il sole che cala lentamente in un bellissimo tramonto.
Sono meravigliosi i tuoi occhi.
Rimani leggermente indietro a fare chissà cosa per poi raggiungermi con una corsetta.
Ti do dello strano, perchè oggi ti comporti diversamente dal solito e l'unica cosa che sai dirmi è che sono una pazza paranoica facendo spallucce.
Ecco che torni in te, insultandomi. Quasi mi mancava il tuo lato poco romantico. Mi arrabbio e ti tiro un pugno in faccia.


Eccoti finalmente. La ragazza "violenta" e "priva di sex appeal" di sempre, ti dico accusando il colpo. 
Forse è proprio questo che mi piace di te, anche se lo evidenzio come un difetto. Sei così diversa dalle altre ragazze che fanno di tutto pur di sedurmi ma senza mai riuscirci, tu invece con la tua semplicità, riesci ad attirarmi.
Arrossisco a questo pensiero e tu lo noti.
Probabilmente ti starai chiedendo cosa ci sarà mai da arrossire dopo essersi appena beccati un pugno in faccia...
Meno male che non sei nella mia testa altrimenti mi daresti del maniaco.


Si, oggi sei proprio strano. 
In un'altra occasione, dopo il mio pugno in faccia, avresti risposto di rimando con un'altra delle tue solite accuse, e invece arrossisci.
Non capisco perchè.
E' solo il segno del mio pugno o stai pensando a qualcosa che non vuoi dirmi?
Quanto vorrei essere nella tua testa.
Forse riuscirei a vedere cosa pensi realmente di me, forse...


Adesso siamo qui, nel parco di Nerima.
Il sole è quasi completamente calato e il cielo inizia a tingersi di blu. Mi siedo sulla staccionata che si affaccia sulla collina e ti avvicini posando la tua piccola mano sul legno ruvido.
La brezza della sera ti scuote i capelli blu.
Sei bellissima.
Il cuore inizia di nuovo a battere come un tamburo e temo che nel silenzio creatosi, tu possa sentirlo.
Ti giri ad osservarmi, i tuoi occhi sono piantati nei miei. 
A cosa stai pensando?
Cerco di leggerti dentro, forse è quello che provo io?
Sei a disagio.
Vorrei poterti stringere a me, in questo momento ma ho paura di un tuo rifiuto. 
Forse siamo destinati a rimanere così per sempre, forse è proprio questo il nostro modo di volerci bene. Celati dietro agli insulti.
E' buio.


Il sole sta per lasciare lo spazio alle stelle.
E' così piacevole stare con te qui, da soli. 
Ti vedo andare verso la ringhiera di legno che si affaccia su tutto il paesino e sedertici sopra. Io ti seguo ma non mi siedo, mi limito ad appoggiarmici.
Di nuovo il tuo sguardo su di me e il cuore che impazzisce. 
Non posso fare a meno di girarmi. I tuoi occhi grigio azzurro mi rapiscono ma allo stesso tempo mi terrorizzano. Mi sento nuda davanti a loro, ho la strana sensazione che tu possa vedere dentro i miei, tutto il mio amore per te.
Sei riuscito a mettermi a disagio, scemo.
Vorrei tanto che ora tu ti alzassi da quella staccionata e mi abbracciassi, ma questo non succederà mai. Lo so.
E' buio.


Colgo una nota di tristezza nel tuo sguardo.
Forse volevi che ti abbracciassi davvero?! ...impossibile.
Si è creato uno strano silenzio imbarazzante, non so cosa fare. La tensione è palpabile.
Come a volerci tirare fuori da quella situazione, delle lucciole iniziano a svolazzarci attorno illuminandoti il viso. Pare che i tuoi pensieri tristi vengono messi da parte per un momento mentre unisci le mani davanti a te ed una si posa fra i tuoi palmi.
Hai un sorriso da bambina ora, sul volto. 
Mi alzo e mi incammino, è ora di tornare verso casa. Mi giro per aspettarti e tu mi segui con una corsetta che fa alzare la tua gonna rosa scoprendoti le esili gambe.
Mi maledico per tutte le volte che ti ho dato della grassa. 
Ti cedo un braccio con timidezza. 
Non sai quanto mi sia costato questo semplice gesto. 
Con lo stupore negli occhi, mi fai un sorriso e lo afferri incamminandoci verso casa, in silenzio.


Che silenzio. Fa che succeda qualcosa se no sprofondo...
Le lucciole iniziano a volare fra noi come arrivate in soccorso. Unisco le mani, forse riesco a toccarle, ed è così. Con stupore, uno di quei piccoli insetti luminosi si posa fra i due palmi delle mie mani.
Rimango incantata con un sorriso ebete sul viso.
Mi guardi e ti alzi per andare verso casa. Forse ti sei scocciato di tutto questo silenzio.
Muovi qualche passo lontano da me e poi ti volti. Io ti raggiungo e ti vedo sporgere un braccio timidamente. 
Mi stai dicendo di prenderlo?
Con un sorriso sul viso lo afferro, incamminandoci verso casa.


Inizio a sudare freddo, sento che con la mia mossa, mi sono tirato la zappa sui piedi da solo. Non riesco ad assumere il controllo sul mio respiro che si fa agitato.
Mi sei così vicina che mi mandi tutti i sensi in subbuglio.
Cerco di tranquillizzarmi ma, come a volermi complicare le cose, sento la tua mano scendere appena verso l'avambraccio e il cuore accelerare di nuovo.
Ho la mano tutta sudata.
Scendi ancora più giù, verso il polso.
Il tuo tocco è incerto, avverto che hai paura.
Non ti fermo ma sei tu a farlo.
Prego che la che la tua mano prosegua la sua discesa ma decidi che quello è il tuo limite.
Capisco che è il mio momento ma il coraggio vacilla.
Cosa faccio?
Tremante, con un movimento, libero la presa che hai sul mio braccio e le nostre mani si scontrano appena.
Sento che anche la tua è sudata. Sei agitata quanto me, Akane?
Non so poi come o quando ma, mosse da una forza superiore, le nostre mani si ritrovano intrecciate saldamente tra loro.


Il tuo respiro è accelerato. Sei imbarazzato?
Provo a cogliere l'occasione e, con tutto il coraggio che ho in corpo, sposto la mia mano dall'incavo del gomito dove ormai la stoffa della tua maglietta si è impregnata del sudore dei miei polpastrelli. 
La lascio scivolare lentamente giù, verso l'avambraccio e poi sul polso.
Mi blocco. Oltre non riesco ad andare.
Combattendo contro il mio IO interiore che mi incita a continuare, sento il tuo braccio muoversi e perdo la presa.
La tua mano ha scontrato la mia. Lo hai fatto apposta, Ranma?
Anche tu hai la mano tutta sudata.
Poi, senza capire come possa essere successo, le nostre mani si uniscono.


Arriviamo a casa e, lentamente, le tue dita si sciolgono dalle mie. Sei di fronte a me e il rossore ti pervade.
Non riesci a guardarmi in faccia, ma nemmeno io ci riesco.
Sedici anni, e ho difficoltà anche con un semplice gesto d'affetto, che stupido!
Mi auguri la buona notte e fuggi in camera tua nonostante siano solo le 21.30 lasciandomi li da solo, nella mia cella d'isolamento che è la mia mente, con i miei pensieri repressi.


Arriviamo a casa e, lentamente, le tue dita si sciolgono dalle mie. Sei di fronte a me e il rossore ti pervade.
Non riesci a guardarmi in faccia, ma nemmeno io ci riesco.
Sedici anni, e ho difficoltà anche con un semplice gesto d'affetto, che stupida!
Ti auguro la buona notte e fuggo in camera mia nonostante siano solo le 21.30, rinchiudendomi nella mia cella d'isolamento che è la mia mente, con i miei pensieri repressi.


Sono in salotto che guardo la tv. In realtà è più lei che guarda me, perchè io sono perso altrove con il gomito appoggiato al tavolo e la mano che sostiene il viso.
Ogni tanto avverto la musica provenire dall'elettrodomestico acceso ma non vi presto molta attenzione, scandisce solo il tempo che sembra non passare mai.
Una lunga nottata da soli.
Mi domando perchè sei fuggita via. Ti sarai mica pentita?
Giro la testa verso le scale che portano al piano di sopra, alla tua stanza.
Chissà se stai dormendo oppure hai i pensieri tormentati come i miei? Mi piacerebbe tanto saperlo.
Qualcosa mi spinge ad alzarmi e salire da te ma un'altra forza contrapposta mi tiene saldamente ancorato al cuscino sul quale sono seduto, ripetendomi che prenderei soltanto delle gran botte.


Sono sdraiata sul letto supina, con ancora i vestiti addosso ma la luce è già spenta. Guardo il soffitto con convinzione ma senza osservarlo realmente, i miei occhi vagano senza una meta precisa nel bianco dell'intonaco.
Ogni tanto avverto il ticchettio della sveglia sulla mensola sopra la mia testa ma non vi presto molta attenzione, scandisce solo il tempo che sembra non passare mai.
Una lunga nottata da soli.
Mi domando perchè ho deciso di scappare via, così. Starai sicuramente pensando qualcosa di negativo di me, ora.
Mi giro su un fianco, rannicchiandomi in posizione fetale con i pugni vicino al viso e chiudo gli occhi.


L'ultimo gradino in cima alla scale e poi, la tua porta.
Leggo il tuo nome sulla paperella, immersa nella penombra, appesa al legno e ti chiamo. Piano, senza alzare la voce, magari stai dormendo.
Senza ricevere risposta, torno sui miei passi rattristato. Evidentemente ho esagerato prendendoti la mano.
Sento la tua porta che si apre e il mio cuore manca un battito.
La tua voce mi dice di fermarmi e io mi arresto con la mano destra già appoggiata al corrimano della scala e un piede proteso verso il primo scalino.
Non ti vedo in faccia ma so che mi stai fissando.
Silenzio.
Dalla mai bocca escono fuori parole amare che ti chiedono di mettermi al corrente, nel caso di un tuo pentimento, e non di ignorami.
Di nuovo silenzio.
Ho capito tutto, meglio che me ne vada.
Scendo i primi due scalini e due braccia esili mi bloccano stringendomi da dietro.
Sento il mio viso bruciare, e il tuo nascosto dietro la mia schiena.
Avverto i tuoi singhiozzi mentre, con le dita mi stropicci la stoffa della maglietta.
Mi giro verso di te. Sei un gradino sopra il mio ma riesco comunque a superarti in altezza.
"Akane, perchè piangi?"
Ti chiedo guardandoti negli occhi mentre ti asciugo una lacrima con il pollice.
"...perchè sono una scema! Ho così tanta paura di aprirmi, che tu hai frainteso tutto..."
Questa è la tua risposta che mi rende il ragazzo più felice del mondo.
Il tuo sguardo si distoglie dal mio ed io sorrido.


La tua voce mi sta chiamando.
Sei al di la della mia porta che attendi una risposta, senza alzare il tono della voce, per paura forse di svegliarmi.
Io scatto a sedere ma non ti rispondo.
I tuoi passi si stanno allontanando, te ne stai andando da me.
Senza pensare, scendo dal letto e corro alla porta aprendola. Ti scorgo nel corridoio, immerso nella penombra tagliata solo dalla flebile luce proveniente dalla scala che conduce di sotto.
Hai già la mano sul corrimano e un piede proteso verso il primo scalino.
Chiamo il tuo nome e ti fermi all'istante. Sei di schiena, con i capelli scuri che ti nascondo il viso, e il codino che ti ricade al centro delle scapole.
Con una nota amara nella voce, mi chiedi se me ne sono pentita di dirtelo e non di ignorarti.
Quelle parole mi feriscono.
Vedo che scendi il primo scalino, arreso ai miei silenzi.
No, non te ne andare, non è come credi.
Ti raggiungo e ti abbraccio da dietro. Il tuo corpo si irrigidisce sotto la mia presa, sei spaesato.
Nascondo il tuo viso fra la stoffa rossa della tua maglietta e inizio a singhiozzare.
Ti giri. Nonostante sei un gradino sotto di me, sei comunque più alto.
"Akane, perchè piangi?"
Mi chiedi guardandomi negli occhi mentre mi asciughi una lacrima con il pollice.
"...perchè sono una scema! Ho così tanta paura di aprirmi, che tu hai frainteso tutto..."
Rispondo in un soffio.
Mi sorridi mentre io distolgo lo sguardo.


Con ancora gli occhi umidi, sposti di nuovo lo sguardo nel mio... 

Con ancora gli occhi umidi, sposto di nuovo lo sguardo nel tuo...

...e, finalmente, le nostre labbra si incontrano.
 
 

 

  
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