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Autore: Lady Moonlight    10/09/2013    0 recensioni
New York, anno 2012.
In una città contesta tra Nephilim e Vampiri, una minaccia sconosciuta incombe su tutti loro.
Chimera, così è stata soprannominata la creatura che ha scosso l'intera popolazione newyorkese, spargendo ovunque la stilla del terrore.
Astaroth, il Master di New York è morto.
Sebastian è l'unico vampiro in grado di fare ordine nel caos che si è generato, ma è anche l'ultima cosa che il famoso attore internazionale desidererebbe fare.
Alle prese con una bizzarra orologiaia che afferma di conoscerlo, senza però averlo mai visto; un Angelo Decaduto privo di senno; un gruppo di Nephilim adolescenti, oltremodo invadenti; un'umana convinta di amarlo e un altezzoso principe tedesco, dovrà fare i conti con un passato che credeva essersi lasciato alle spalle.
[...] "Ombre mescolate a luci." Raziel girò i palmi delle mani e tra le sue dita, dal nulla, comparve un grosso tomo che sfogliò riluttante. C'erano parole scritte in ogni tipo di lingua e dialetti esistenti. "È questa la natura delle anime."
Prequel di Contratto di Sangue-L'Ombra del Principio
Genere: Avventura, Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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14
≈*≈*≈*≈*≈

Il regno della Corte Unseelie


Mi batterò, finché dalle mie ossa
non si stacchi la carne a brandelli.

{W.Shakespeare}

 

 
 Il panorama era mutato all'improvviso. Il freddo vento di New York e gli alberi spogli di Central Park avevano lasciato il posto ad una brezza estiva e ad una valle verdeggiante. L'aria trasportava il profumo dei fiori e la luna splendeva luminosa nel cielo.
Sebastian osservò il castello di pietra che sorgeva ai piedi di un piccolo lago. Si stagliava come un profilo scuro e minaccioso all'orizzonte, illuminato da tremolanti luci celesti.
Alex lo raggiunse, mormorando insulti ai pixie che si erano infilati tra i suoi capelli.
"Alcune leggende dicono che i fatati hanno un debole per gli uomini dagli occhi chiari e i capelli biondi." Spiegò Semiael, scacciando un pixie con la mano.
"Ti preoccupi per me, vampiro?" domandò Alex irritato. "Davvero commovente." aggiunse superandolo.
"Le fate si cibano di carne umana." lo mise in guardia. "Fornisci loro un pretesto per ucciderti e lo faranno."
Alex si fermò, voltandosi per guardarlo. "Conosco le leggi del Reame e conosco le creature che lo abitano. Dimentichi che uccidere demoni e fatati è compito mio."
Sebastian ricambiò lo sguardo senza dire nulla, mentre i pixie cominciarono a cantare un'altra delle loro ballate.
"Potrei anche credere all'idea che tu riusciresti ad uccidere un centinaio di vampiri, ma i fatati?" Sebastian scosse la testa, sorridendo divertito. "No, secondo me non hai mai ucciso una fata. Nemmeno un pixie." precisò, afferrando per le ali una di quelle creature.
"Potresti rimanere colpito dalle mie capacità."
"Ne dubito." tagliò corto Sebastian. "Sono abbastanza certo di aver assistito alle maggiori stranezze che questo mondo poteva offrire."
"Tuo padre sarà in cima a questa lista, allora." lo provocò Alex.
Sebastian si mosse così velocemente che Alex ebbe appena il tempo di rotolare a terra, per evitare il colpo che gli avrebbe inflitto se lo avesse toccato. Il cacciatore ruzzolò sul terreno, rimettendosi immediatamente in piedi, ma il vampiro aveva riassunto l'aspetto composto che l'aveva caratterizzato fino a quel momento.
"Non è saggio, provocare un vampiro." l'avvisò Sebastian, mentre costeggiavano il torrente che aveva origine dal lago. "Anche gli angeli hanno le loro croci da portare." commentò. "Voi nephilim vi credete tanto in gamba solo perché nelle vostre vene scorre sangue celeste. Bhe, ho una notizia dell'ultima ora per voi, mezzosangue." ironizzò. "Anche noi vampiri possediamo sangue di origine celeste."
"Sono i pensieri, le idee, a decretare chi siamo realmente. Lucifero ha deciso di tradire l'Autorità. Lui ha rinnegato il suo posto nell'Eden ed altri hanno seguito il suo esempio." obiettò Alex.
"Vedo che a scuola hai fatto i compiti, moccioso. Vuoi che ti faccia i complimenti?" lo derise Sebastian. "La tua comprensione di questa antica vicenda è a livelli ecclesiastici. Sei un fedele, vero?"
Vedendo la sua esitazione, Sebastian sogghignò compiaciuto. "Non è un crimine seguire gli insegnamenti biblici." constatò, gettando uno sguardo al ponte di pietra che li precedeva. I pixie l'avevano già superato in volo.
Accanto ai pilastri della struttura, c'erano tre donne anziane che filavano della paglia. Tuttavia, erano fili d'oro quelli che uscivano dai loro rispettivi filatoi. Le creature, che di umano possedevano solo vagamente l'aspetto esteriore, li fecero segno di oltrepassare la soglia del ponte.
"Perché hai chiesto udienza presso la Corte Unseelie? Gli umani e i nephilim sono accolti con maggior calore dalla regina Seelie." disse, precedendo Alex.
"La Corte Unseelie cede più facilmente le sue informazioni." replicò il cacciatore, fermandosi ad osservare i fili dorati.
"Con questo filo realizzeremo un vestito." gracchiò una delle vecchie, cercando di afferrare la mano di Alex.
"Un vestito?" le fece eco il nephilim. Sebastian sbuffò infastidito, occupato com'era nel tentativo di trascinare il ragazzo sul ponte. Detestava l’idea che il nephilim gli facesse perdere altro tempo in sciocchezze.
"Stoffa dorata. La doneremo a lei." intervenne un'altra delle tre vecchie filatrici. La massa dorata intorno ai loro fusi s'ingrossava sempre di più, creando una piccola matassa brillante.
"Sì, a lei starà benissimo." rincarò la dose l'ultima fatata.
"A chi regalerete il vestito?" domandò Alex, irritando maggiormente Sebastian.
"Alla principessa."
"La principessa adorerà il suo nuovo vestito."
"La dolce Cristavia indosserà la migliore stoffa dorata." rivelò il nome la prima filatrice ad aver parlato. I pixie tornarono verso di loro, fischiettando allegri e girando in cerchio attorno alle tre donne.
"Migliore. Migliore." ripeterono in coro.
Sebastian batté un colpo con le mani e le filatrici scomparvero in un battito di ciglia. Solo un mucchietto di paglia rimaneva testimone del loro passaggio.
Alex fissò smarrito il punto che fino ad un istante prima era stato occupato dalle tre vecchie ingobbite e dalla voce rasposa. I suoi occhi continuavano a vedere i frammenti di un gomitolo d'oro.
"Andiamo." lo richiamò al presente, Sebastian. "E, possibilmente, evita di farti incantare dai fatati."
"Io non ero affatto..."
Lui liquidò la sua frase sul nascere, zittendolo con uno sguardo truce. "Qualche altro secondo e avresti tentato di rubare il loro oro. Se lo avessi fatto, ti avrebbero ucciso, nephilim."
"Quando sono stato nella Corte Seelie..."
"Questa è la Corte Unseelie." gli rispose freddamente, indicandogli la sagoma di uno scheletro umano appeso come spaventapasseri al ramo di un albero. "Vedi di ricordartelo, d'ora in avanti. Fare da balia a te non è compito mio."
 
 
Il castello, la sede della Corte, era esattamente ciò che appariva dall'esterno: un maniero dal sapore antico e dal fascino pericoloso. Appariva ancora più cupo, rispetto all'ultima volta che lui era stato lì. Le due volte precedenti, Sebastian era rimasto entusiasta della musica e dall'atmosfera di festa che animava gli ospiti della Corte.
In quel momento, si trovava di fronte ad un corteo di maschere funebri che si agitavano attorno a lui come corolle di fiori avvizziti.
Il nero ed il blu erano i colori predominanti, come se la Corte stesse vivendo un grave lutto.
Gli invitati avevano tutti un aspetto fuori dal comune: uomini dai capelli verdi, donne con piume al posto dei capelli, pixie dalla pelle bluastra e ragazzi dagli occhi fiammeggianti. I loro volti erano coperti, ma ovunque si coglievano le ombre di un'opprimente preoccupazione.
Sebastian trovò quell'atteggiamento piuttosto strano. Non era usuale per i fatati farsi affliggere da inquietudini mortali. Era come cogliere un vampiro nell'atto di compiere un suicidio. Era contro natura.
Alex stava conversando con alcuni ospiti nella speranza di ottenere delle informazioni, ma tutti eludevano le sue domande offrendogli cibo che lui puntualmente rifiutava.
Sebastian guardò con scarso interesse i piatti sul tavolo che lo affiancavano. Carne, frutta, fiori. C'erano persino delle diverse qualità di legna tra cui scegliere.
Come discendente diretto di Lucifero, a differenza dei vampiri mezzosangue, lui poteva nutrirsi di alimenti differenti dal sangue, ma da essi non avrebbe potuto trarre alcuna energia. Anche il sapore sarebbe stata una pallida imitazione del loro gusto originale.
Con un cenno della mano, rifiutò il drink che un servo della regina gli aveva offerto.
I bisbigli dei fatati aumentarono di intensità, quando l'elsa della spada di Alex sfiorò le ali membranose di uno degli ospiti, che lanciò un urlo agghiacciante.
Quasi avendo ricevuto un ordine silenzioso, la folla si divise in due parti, creando uno spazio vuoto che conduceva al trono della regina: un ceppo di legno secolare dal quale era stato plasmato un seggio.
Seduta in un abito grigio, con perle rosate ricamate tra gli orli di pizzo nero, Morwen li stava invitando con la mano a raggiungerla. Capelli viola ed occhi scuri, con deliziose ali da farfalla che le spuntavano dalla schiena, irradiava il fascino di una creatura antica.
China su di lei, intenta a bisbigliarle qualcosa all'orecchio e pallida come la luna, c'era Clelia. O quello che rimaneva di lei, ricordò a se stesso Sebastian. Clelia era morta; era stato lui ad ucciderla.
Notò che aveva un'espressione stanca, infelice, e che i capelli erano stati raccolti in una crocchia. Morwen la stava studiando come uno scienziato avrebbe analizzato le sue provette da laboratorio: in modo maniacale.
La regina si voltò impercettibilmente verso l'orologiaia, affidandole alcune carte e Clelia accennò un sorriso. I lineamenti del viso si rilassarono e lei fece qualche passo all'indietro, allontanandosi dal trono.
Quando si girò ed i loro occhi si incontrarono, la vide irrigidirsi per la sorpresa.
Sebastian incrociò le braccia al petto, mentre ordinava ad Alex di muoversi. Clelia li stava raggiungendo a testa bassa, come se volesse evitare di dovergli rivolgere la parola.
Sul braccio aveva i segni del morso di un pixie, lo stesso -identico- che quella mattina era comparso sul suo. Notando la sua occhiata, la ragazza aveva tentato di nascondere l'arto dietro la schiena, ma era troppo tardi. Lui aveva visto.
L'idea che lei volesse tenergli nascosto quel particolare lo infastidì più del fatto che il nephilim aveva cominciato a spintonarlo di lato per poter vedere cosa stava accadendo.
Sebastian si fermò al centro della sala e quando Clelia fece per superarlo, senza avergli nemmeno rivolto un saluto, la afferrò per un gomito, facendola scivolare al suo fianco.
"Oh!" esclamò lei, simulando finta sorpresa. "Sebastian." una risata isterica le affiorò alle labbra e lui strinse la presa, facendola gemere per il dolore.
"Cosa ci fai tu, qui?" la sua voce apparve più tagliente di quanto avrebbe voluto.
"Questioni..." Clelia esitò, come se fosse indecisa su cosa dire. "Questioni personali." lo informò, sfuggendo ancora una volta al suo sguardo.
Gli invitati della Corte li accerchiarono, cominciando ad ondeggiare sulle note di una malinconia melodia.
"Chi è stato a ferirti?" domandò irritato.
Clelia sembrò mettersi sull'attenti. Si guardò in giro guardinga, soffermandosi sulla presenza di Alex. "Come lo sai?" disse, evitando la risposta.
"A quanto pare, il legame che sembriamo avere sta cominciando ad agire anche su di me. Il morso è comparso sul mio braccio questa mattina. Jennifer era sconvolta." Aggiunse, quasi fra sé.
L'orologiaia sobbalzò, quasi la notizia l'avesse preoccupata ulteriormente. Ed effettivamente turbata lo sembrava. Aveva cominciato a sudare e le mani le tremavano.
"Conosci questo vampiro?" era intervenuto Alex, guardingo. "Cosa ci fa un essere umano in questo posto?"
Clelia ci mise un po' prima di rispondere. Dischiuse la bocca in un sorriso appena accennato e al contempo poggiò la testa sulla spalla destra. "Siamo amici di vecchia data." disse.
"Amici?" il tono sfacciatamente ironico di Alex, indusse Sebastian a roteare gli occhi al soffitto. "Vuoi dire che sei stata vittima dei suoi canini?" le suggerì.
Clelia scoppiò in un'allegra risata e Sebastian la liberò dalla sua presa, contagiato da quell'improvviso cambio d'umore. Non poté fare a meno di chiedersi se quella sua reazione fosse dovuta al loro legame. Cosa condividevano oltre che al dolore fisico, sentimenti?
"Prima della fine dell'anno ti ricrederai su molte cose, Alexander Lewis."
Per qualche assurdo motivo, Sebastian non dubitò di quelle parole, Alex invece apparve piuttosto scettico al riguardo.
"Non sei umana." decretò allora il nephilim con una smorfia, studiandola con più attenzione.
"Neanche tu." rispose lei in tutta tranquillità. "Lo sono stata, però. Tutt'ora sono più umana di quanto immagini. Ad ogni modo, io sono Clelia." tese una mano in avanti.
"Secondo le Leggi..."
"Ah, le Leggi!" esclamò lei, sciogliendosi il nastro che aveva tra i capelli e facendoli scivolare sulle spalle. "Credo di conoscerle meglio io di te." gli fece l'occhiolino.
Alex si ammutolì come se qualcuno lo avesse schiaffeggiato. "Solo i nephilim conoscono le Leggi."
A quel punto toccò a Sebastian sorridere con aria canzonatoria. "Rimarresti sorpreso per quanti conoscono le cosiddette Leggi."
La melodia composta dai fatati si alzò di intensità ed un violino si unì alle note solitarie del pianoforte.
"Comunque." li interruppe Sebastian prima che i due ricominciassero a fare conversazione. "Non dovresti essere all'Antiquarian?" domandò, rivolgendosi a Clelia.
"Qualcuno si sta occupando del lavoro al posto mio, un'apprendista." gli spiegò, sebbene la voce non avesse un tono fermo.
Intuì che gli stava nascondendo qualcosa, ma non insistette oltre, perché la musica era cessata e brusii indistinguibili stavano riempiendo il salone del ricevimento. I cortigiani si divisero ancora una volta in due gruppi, lasciando che la regina sfilasse in mezzo a loro.
Aveva un atteggiamento sicuro, mentre si avvicinava al loro gruppo mal assortito.
Sebastian spinse Clelia dietro di sé per precauzione, mentre Alex valutava se dover ricorrere ai servigi della spada celeste o meno.
Morwen appariva senza età. Possedeva l'aspetto giovanile di una ragazza, ma il fascino antico e pericoloso dei vampiri. Il suo sguardo li percorse uno ad uno, ma si soffermò in particolare sull'orologiaia.
La cosa, a Sebastian non piacque affatto. Era come osservare una farfalla puntare alla corolla di un fiore.
"I miei ospiti sono arrivati!" annunciò al resto della Corte, rivelando i suoi denti aguzzi. "Vogliamo danzare?" continuò, schioccando le dita nella loro direzione.
Sebastian scambiò un'occhiata perplessa con Alex. Annuì molto lentamente, sapendo che avrebbe dovuto esaudire i capricci della regina se avesse voluto ottenere delle informazioni.
"Nephilim, sarai il mio cavaliere." intervenne Morwen, tendendogli la mano. Imbarazzato, Alex la afferrò, accennando una breve riverenza. "Musica!" tuonò chiara e vibrante la voce della regina.
Sospirando, Sebastian si voltò verso Clelia che lo guardava a bocca spalancata.
"Non so ballare." ci tenne a specificare, prima che lui la lanciasse con sé nella sala da ballo.
 

 
***
 
Jennifer non aveva avuto il tempo di urlare. Il boato provocato dalla vetrata in frantumi aveva superato d'intensità -per un breve istante- le urla di sconcerto e terrore dei giornalisti e dei membri dello staff.
Rannicchiata sul pavimento, dietro il tavolo della conferenza, stringeva convulsamente le mani sul torace di Adrian, che le aveva fatto da scudo per i frammenti di vetro. La pelle del redivivo era gelida al tatto, ma lei registrò quel dettaglio in modo automatico, come faceva ogni volta che sfiorava Sebastian.
Alcune lampadine erano saltate e le risultava difficile vedere bene cosa stava accadendo attorno a loro. L'odore del sangue la colpì alla gola e solo in quel momento si rese conto che Adrian l'aveva aiutata ad alzarsi.
Aveva la mano scivolosa e si accorse troppo tardi che quella sensazione di bagnato era dovuta al sangue che era uscito dalle ferite superficiali del vampiro.
"Cosa è successo?" gridò per sovrastare le urla dei presenti.
Adrian aveva i canini scoperti ed i suoi occhi stavano studiando la scena di fronte a loro.
Jennifer lo affiancò, i denti che battevano tra loro ed il cuore che pompava sangue ad una velocità pazzesca.
La prima cosa che pensò, la più sciocca, fu che le sembrava di trovarsi sulla scena di un film. Pozze di sangue nero, macchiavano le piastrelle di granito dell'hotel e una folla di fotografi e giornalisti si accalcava alle porte. Il tavolo del rinfresco era spezzato in due ed il cibo era scivolato a terra. Crocchette di patate erano immerse nel sangue, tanto da sembrare essere inzuppate di ketchup.
Alcuni coraggiosi fotografi erano rimasti per scattare foto alla creatura che aveva fatto quello scempio. La protagonista dei flash, che per una volta non era lei, si ergeva in mezzo la sala. Il volto non era visibile, immerso nel torace di un uomo privo di vita.
Qualcuno stava gridando al vampiro, proprio mentre le uscite di emergenza vennero spalancate ed entrarono degli agenti di sicurezza, pistole alle mani.
La figura umanoide alzò la testa. Le braccia erano lasciate penzolare in avanti e nella bocca stringeva ancora brandelli di carne umana.
Jennifer soffocò un grido, tappandosi la bocca con le mani. Sulle guance avvertiva il calore delle sue lacrime e nello stomaco il sapore della bile.
Con uno strattone, Adrian la nascose nuovamente dietro di sé, inducendola a non guardare oltre quel macabro spettacolo.
Partirono alcuni colpi d'arma da fuoco e la creatura emise una sorta di ruggito che le provocò un attacco di tosse isterico. Jennifer si artigliò la gola come se stesse soffocando, in preda ad una paura spaventosa.
"Credo sia il mostro soprannominato Chimera." le espose Adrian, voltandosi verso di lei.
Il vampiro allungò un braccio per afferrarla, ma l'attrice fu più veloce. Si lanciò tra le sue braccia, come un cucciolo animale in cerca di conforto.
"Spaventoso." la voce di Adrian si incrinò. "Che creatura spaventosa." sussurrò stordito.
Jennifer deglutì, stringendo a sé la maglietta del vampiro. Dov'era Sebastian? Perché non era lì per proteggerla come le aveva promesso?
Si avvicinò maggiormente ad Adrian, soffocando i singhiozzi che le stavano salendo alla gola.
"Non è un vampiro." le rivelò all'orecchio. "La sua pelle..." continuò esitante. "È grigia come quella dei cadaveri." Lei non trovò la forza per replicare. "Non credo sia mai esistito nulla di simile."
Confortante.
"Andiamo via." lo pregò. "Adrian..." le parole le morirono sulla punta della lingua.
Si portò le mani alla testa, mentre un altro urlo agghiacciante riempiva il vuoto del locale.
"Adrian." lo chiamò, scuotendolo dallo stato di torpore in cui era caduto. Non ebbe bisogno di aggiungere altro.
In una frazione di secondo si ritrovò con le mani intrecciate dietro il capo di Adrian, ed un suo braccio posizionato sotto le ginocchia. L'aveva sollevata da terra ed ora la teneva stretta al suo torace.
Jennifer appoggiò la testa sulla sua spalla, distogliendo la vista dai cadaveri e dalla creatura che si stava buttando contro gli agenti della sicurezza.
"Tieniti stretta." le suggerì, impaziente di spiccare un salto. "Dobbiamo scappare prima che si accorga della nostra presenza."
Prima ancora della conclusione di quella frase, si ritrovarono all'aperto sotto un cielo coperto da fumo e smog. Erano usciti dalla vetrata ed una scheggia le aveva provocato un taglio sul viso. Il sangue le scivolò sul collo, provocando nei lineamenti di Adrian degli spasmi incontrollati.
Jennifer alzò il volto verso quello del compagno, ammirando il cambiamento di colore nelle iridi degli occhi. Erano velate di un colore rosso, ma le lenti a contatto mascheravano bene la trasformazione in atto.
Sfrecciarono sopra il traffico newyorkese da un balcone all'altro degli edifici, evitando i numerosi gruppi di persone che si erano riuniti per manifestare contro o a favore dei diritti per i vampiri.
"Mi devi scusare." prese la parola, Adrian. Erano atterrati sul tetto di un locale notturno e la musica rap rimbalzava nelle loro orecchie.
Lo guardò mentre barcollava all'indietro e solo allora si rese conto della ferita che si era procurato proteggendola e che continuava a sanguinare. "Ho bisogno di nutrirmi."
Lei accorse per sostenerlo e lo aiutò a sedersi sul bordo sporgente di un comignolo.
"Scusa. Sono stato indelicato." proseguì, dovendo aver notato il suo silenzio.
 

 
***
 
Alex appoggiò una mano sul fianco della regina, con l'altra afferrò quella che Morwen gli aveva dato e l'accompagnò al centro del salone. Un coro di voci armoniose prese immediatamente ad intonare una melodia, che tuttavia non aveva nulla di dolce o rassicurante. Le ali della fata si muovevano ad ogni loro spostamento, producendo una polvere dorata che gli provocava un leggero fastidio agli occhi.
La regina socchiuse le labbra e i suoi artigli violacei lasciarono dei graffi sul dorso della sua mano.
Il nephilim aggrottò la fronte, ma si guardò bene dal lasciarsi sfuggire qualche indelicato commento. Era la prima volta che gli capitava di osservare la regina della Corte Unseelie, sebbene avesse intrattenuto affari con altre creature fatate, e si augurò di non dover avere più nulla a che fare con lei in futuro.
La pelle di Morwen era soffice e fredda tra le sue dita, quasi quanto quella dei vampiri. Gli occhi, neri quanto i capelli di Sebastian, erano inquietanti. Non rispecchiavano alcuna immagine ed era difficile intuire cosa guardassero.
La collana della regina si mosse in avanti e quelle che all'apparenza sembravano semplici perle ornamentali di rivelarono qualcosa di tutt'altro che piacevole.
Lo stomaco di Alex protestò alla vista dei bulbi oculari che scintillavano sul petto di Morwen, attirando la sua attenzione. Lui si affrettò a distogliere lo sguardo, ma non mancò di sentire l'irritante risata della fata alla sua reazione.
Si chiese se fossero occhi umani quelle iridi che lo fissavano incessantemente.
Inquieto, osservò il vampiro mentre tentava di convincere la sua compagna a danzare. Sebastian aveva il viso contratto in una smorfia, mentre la ragazza stringeva infastidita il suo braccio. Stavano avendo un'animata conversazione e Alex per poco non inciampò quando Clelia sembrò in procinto di picchiare il suo accompagnatore.
"Hai rallentato il ritmo." commentò Morwen, piccata. Affondò le unghie nella sua carne e Alex le lanciò un'occhiata infastidita. "È trascorso molto tempo da quando ho danzato con un nephilim." Commentò lei, alzando il mento. "Come immaginavo avrei fatto meglio chiedendo a Sebastian, ma ero curiosa di osservare la reazione della mia ospite." spiegò, guardando in direzione di Clelia.
Lui non replicò e l'aiutò a fare una piroetta nel momento in cui altri fatati si unirono al ballo.
"Ti piace la mia festa?" chiese all'improvviso la regina, obbligando Alex a fermarsi. Le voci del coro tacquero e le note del pianoforte si abbassarono di intensità. Attorno a loro la folla continuava a muoversi a passo di danza.
"È un modo piacevole per trascorrere la serata." osservò, sviando la domanda. Per esperienza passata sapeva che con le fate era preferibile dare risposte vaghe, senza rivelare pensieri troppo personali.
Le ali di farfalla si mossero più velocemente e la regina si picchiettò l'indice sulle labbra, nell'imitazione di un gesto fin troppo umano. "Dimmi Alexander..." lui rabbrividì. "Come stanno i tuoi genitori?"
Alex aprì la bocca per parlare, ma gli sembrava che un cubetto di ghiaccio gli fosse stato fatto scivolare nella gola. Boccheggiò alla ricerca di ossigeno, mentre un senso di crescente terrore si faceva largo in lui.
"Oh, Alexander!" esclamò la regina, leccandosi il sangue che aveva sulle dita. "Credevi davvero che non sapessi chi fosse il nephilim che si intrattiene con i miei sudditi per avere una cura alla maledizione dei suoi genitori?"
Alex distese i bracci lungo i fianchi, incapace di dare un ordine logico ai pensieri che affollavano la sua mente. Era sconvolgente sapere che quella creatura conoscesse così bene i suoi segreti.
Chiuse gli occhi e davanti a sé vide i corpi cinerei dei genitori e della sorella, addormentati in alcuni letti d'ospedale. "Se hai accettato di venire qui questa sera non è stato solo per avere informazioni sul mostro che disturba la quiete di New York." Morwen avvicinò le labbra al suo orecchio, sfiorandogli la guancia con le dita. "Potrei avere la soluzione ad ogni tuo problema." Rivelò lei, schioccando la lingua.
"Perché dovresti aiutarmi?" replicò Alex, mascherando la propria agitazione. Si morse la lingua, ricordandosi qual era il compito dei nephilim. Sapeva che se i suoi genitori fossero stati presenti non avrebbero mai e poi mai approvato che lui si lasciasse aiutare dalle creature fatate. Tuttavia, loro potevano aiutarlo e lui desiderava disperatamente liberarli dal sortilegio che li teneva sospesi tra vita e morte.
"Cosa saresti disposto a pagare per salvarli? Fin dove ti spingeresti per riaverli al tuo fianco?" bisbigliò Morwen. "Quali sono i confini che oltrepasseresti per loro?"
Qualunque fossero i confini che Morwen ipotizzava, Alex sapeva che suo padre avrebbe preferito morire piuttosto che vederglieli varcare.
Sebastian alzò lo sguardo nella loro direzione e lui si chiese se avesse origliato quella conversazione. Clelia gli rivolse un sorriso esitante, ma Alex non rispose a quel gesto.
"Se ti chiedessi di uccidere quella ragazza..." continuò imperterrita la regina Unseelie.
"Quale ragazza?" ribatté Alex riprendendo il controllo. Poi, abbassando la voce aggiunse "Non ucciderò nessuno per te."
Morwen fece schioccare la lingua sul palato. Era evidente che non lo sopportava.
"Debole." sibilò lei scostando di poco la testa. "Io, invece, sono disposta a tutto." la sua voce era diventata roca. "Ed ottengo sempre ciò che voglio." aggiunse.
Alex non si preoccupò di domandarle quale fosse il suo obiettivo, semplicemente fece un passo indietro e accennò un inchino con il capo per lasciare allontanare la fata.
Il cacciatore strinse i pugni, domandandosi -non per la prima volta- se avesse appena gettato al vento la possibilità di poter parlare nuovamente con i suoi cari.
 
 
 
 
 
Note: Ed eccomi! Morwen è detestabile e io la odio assai xD Anche se ammetto che qui come in CS è affascinante scrivere su di lei ù_ù
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! :D Per chi segue Contratto di Sangue-La Guerra Celeste probabilmente ci saranno ritardi con il nuovo capitolo, causa miei altri impegni. Nel frattempo gustatevi SH^^
P.S: Causa problemi con l'html ho cambiato carattere di scrittura. Sorry!
By Cleo!


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