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Autore: whoohoo    10/09/2013    0 recensioni
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'Spero che il giorno in cui non riconoscerò più il tuo numero sia vicino, ciao Michele.' Invia.
Bloccai il telefono e lo rimisi in borsa. Rialzai lo sguardo, notando che mi stavi guardando con il tuo sorriso beffardo che ora iniziavo ad odiare davvero, dandomi della stronza con un labbiale che risuonò assordante dentro alla mia testa. Il mio sguardo poi ti oltrepassò, e tornai a parlare con le mie amiche. «Ci spostiamo, che dite?»
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Ehi, non è Michele quello?», guardai la mia amica e poi guardai nella direzione che mi indicava.
«Bo, non lo vedo.» mi voltai e feci finta di nulla, assaporando la mia granita alla menta.
«Ma come no? Dai, è quello con la maglia nera. Quello vicino alla colonna..» Insisteva.
«Ok, diciamo che l' ho visto ma voglio far finta che non sia successo. - feci una smorfia addolcita da un po' di sarcasmo - A che ora sono i fuochi?»
«Sei un po' scema, lo sai vero? Sono alle undici e mezza.»
Sì, sono una povera scema. Evviva.
Eppure Michele mi bastava davvero credere di non averti visto e tutto sarebbe andato bene.
Qualche minuto dopo arrivò anche Sofia e quando mi tornai a voltare, sperando di non vedervi più, vi ritrovai lì davanti.
«Ciao Giulia» Samuele mi sorrise, ricambiai. Giovanni, tuo fratello, mi salutò e tu ti unisti a lui.
Cercai di non guardarti negli occhi, a costo di risultare maleducata, e regalai un timido sorriso alla persona che ti era in parte, che per quanto potessi saperne ora per me era figlio unico.
Da quella sera in spiaggia avevo deciso che per me saresti diventato uno sconosciuto. Avevo eliminato ogni tuo contatto e mi ero imposta di cancellare quanto più possibile dalla memoria. Scacciavo il tuo pensiero con una facilità che oramai non mi sorprendeva più così tanto, ero diventata una maga in questo.
Daltronde mi avevi detto di curare la mia ossessione ed io mi ero limitata solo a seguire alla lettera il tuo consiglio.
Un messaggio. Michele: come sei prevedibile. 'Non si saluta più?'
Alzai lo sguardo, mi stavi fissando. Lo riabbassai come se fossi la persona più pacata al mondo, come se quella che fissavi di certo non fossi stata io.
'Spero che il giorno in cui non riconoscerò più il tuo numero sia vicino, ciao Michele.' Invia.
Bloccai il telefono e lo rimisi in borsa. Rialzai lo sguardo, notando che mi stavi guardando con il tuo sorriso beffardo che ora iniziavo ad odiare davvero, dandomi della stronza con un labbiale che risuonò assordante dentro alla mia testa. Il mio sguardo poi ti oltrepassò, e tornai a parlare con le mie amiche. «Ci spostiamo, che dite?»
Poi un tossire troppo vicino. «Puoi venire un secondo con me, Giulia?» mi avevi preso per il polso, ora sembravi quasi arrabbiato.
«Sono con le mie amiche, se le perdo poi sono spacciata.» finsi un sorriso che mi riuscì benissimo. Mi era salita la nausea.
«Vi spiace se me la porto via?», le mie amiche fecero no con la testa, sembravano divertite.
Non le incolpai, non sapevano nulla di quella storia giacchè non mi ero permesso protestare.
Non amavo parlare di te. Eri solo mio, e l' idea di condividerti con qualcuno non mi piaceva affatto.
Iniziasti a trascinarmi in giro per la piazza, il passo era troppo veloce e la presa troppo stretta.
«Michele puoi mollarmi, non scappo mica.»
«Non ne sarei così sicuro.» Si alleggerì la morsa ma non avevi nessuna intenzione di mollarmi.
Ti fermasti in un vicolo deserto, «Adesso mi vuoi dire che cazzo ti prende?»
Ma lo sentite? Mi disse proprio così, questo cretino. Mister Pace dei Sensi sembrava arrabbiato, poverino.
«Non me lo stai chiedendo davvero, giusto?» ti vomitai addosso il mio sgomento, ma poco ci mancava che oltre a quello ti arrivasse pure la mia cena.
«Sì, non ti capisco. Spiegamelo.» Risi e ti fissai, lo sguardo fermo.
Io, sempre così solita a guardare a terra quando stavo con te, quella sera riuscivo a reggere il tuo sguardo senza batter ciglio.
«E' molto semplice Michele, la storia è questa: dopo che mi hai detto di farmi curare ho deciso che per un tempo indefinito che stimerei con un minimo di dieci anni, per me tu avresti smesso di esistere. Sai per non ricaderci dentro, fa parte della cura. - gli dedicai un amaro sorriso - Quindi scusami per il saluto, niente di personale. Evita di farmi sentire ancora più in colpa.» Silenzio.
«Posso andarmene ora?» guardai l' orologio e poi di nuovo lui.
«Non volevo questo.»
«Lo so Michele, a volte la vita è ingiusta. Ora vado.» Non aspettai risposta e mi avviai verso il centro.
Senza riuscire a fermarmi, e quasi a rendermene conto, iniziai a piangere silenziosamente.
Iniziarono i botti e istintivamente ricordai di quell' anno, quando avevo sperato con tutta me stessa di riuscire a vederli con te. Invano.
Ogni rimbombo mi trafiggeva e mi faceva male e male, sempre di più.
All' improvviso sentii una mano tirarmi, ritrovandomi imprigionata tra le tue braccia tese, le dita che affondavano sulle mie spalle.
«Io non - pausa - Perchè piangi adesso?», le tue mani avvolsero il mio viso lentamente, tenendomi alto il mento. Quel tuo sguardo da cane bastonato mi trafisse.
«Michele perfavore mollami.» provai ad allontanarti ma non volevi saperne.
«Lo so che dovrei mollarti ma non ci riesco, c'è qualcosa che scatta in me ogni volta che ti vedo. Forse l' unico con un problema sono proprio io.»
«Allora lasciami stare, Michele. Ce la sto facendo questa volta, mi sto divertendo con le amiche e mi sto godendo l' estate, per la prima volta in vita mia. E per intenderci questo non significa che vado in giro a fare la troia, ma credo che mi conosci a sufficenza per saperlo da te. Non ho bisogno che tu ora mi venga a dire che vorresti abbracciarmi o baciarmi, sono cose che hai già fatto. E sappiamo tutti come andrebbe a finire, no? Domani tornerebbe tutto come prima. Tu non vuoi sbilanciarti, non vuoi prendere una posizione. Mi continui a ripetere che stai bene da solo e allora stacci. E poi non hai un cazzo di pazienza, non sono quel qualcuno per cui riusciresti a lottare. Non l' hai mai fatto Michele, mai. Non posso andare avanti così, lo sai benissimo. Io ho un bel carattere di merda, non mi pare il caso che ti ci metta pure tu.»
«Vorresti dire che non te ne frega più niente? Che non mi pensi mai? Non ci credo che ti sei dimenticata completamente di me, lo sai benissimo anche tu.»
Fui impadronita da una risata isterica, sembrava tutto uno scherzo.
«Maledizione, si che ti penso! Perchè sono una stupida! Mi vieni in mente ogni fottuto giorno, ma mi continuo a ripetere che devo smetterla e ce la farò prima o poi. - sbuffai - Giusto?»
Di tutta risposta sentii le tue labbra sfiorare le mie, la tua mano sinistra avvinghiata ai miei capelli mentra la destra mi cingeva il fianco.
Ti odio. Ci staccammo subito. Io, che di solito piangevo solo per i sceneggiati alla tv, non riuscivo a fermare le lacrime che mi avevano oramai solcato il volto.
«Sei un cazzo di egoista, Michele. Io non sarò sicuramente meglio, ma sai che non ci sono con la testa. Non è una scusa, credimi. Non lo so.. - lo guardai - Non ho bisogno di essere illusa un' altra volta.»
«Bene, perchè non ne ho bisogno neppure io. E' vero che sto bene quando sono da solo, ma mi rendo conto che sto meglio ora, con te.»
«Credi di esserne davvero sicuro? Perchè ci hai messo davvero tanto a capirlo! Sette anni, Michele. Sette.»
«Sei tu che mi hai scaricato tutte le volte, cazzo. Te lo devo ricordare io?»
«Almeno fossi rimasto da solo! E poi lo sai benissimo il motivo.»
«Che non ti sono mai piaciuto abbastanza?»
«Che ho paura, PAURA!» Sentii le sue braccia avvolgermi in un caldo abbraccio.
«Scusa.» Appoggiai la testa sulla sua spalla, stanca di lottare contro lui ma soprattutto contro me stessa.
«Per cosa ti stai scusando? Scusami tu.» Lo strinsi ancora più forte.
«Per averlo capito solo ora e per non esserti stato accanto. Per tutte le cose che ti ho detto, e per quelle che mi sono sempre tenuto dentro. Grazie per avermi aspettato. Non importa se hai paura, io non mi muovo. Tu hai aspettato sette anni, aspetterò anch' io.»
«Ne sei sicuro?», mi spostai per guardarlo negli occhi.
«Sicurissimo.» Il suo sorriso scemò nel mio bacio, mentre le nostre mani si avvinghiavano.
Ed entrambi sapevamo che questa volta non si sarebbero divise più.
  
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