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Autore: zaynsnote    10/09/2013    10 recensioni
“Caro Zayn,
vorrei lasciarti un messaggio nella segreteria telefonica, ma non so se riusciresti a sentirlo, non so neanche se avresti tempo per rispondere ad una mia chiamata.
Ti scrivo questa lettera per chiederti quando tornerai.
Sai, ti sto aspettando da tanto ormai, mi sto seriamente preoccupando;
sono trascorsi dodici mesi, ventuno giorni e sette ore, ma tu ancora non sei tornato.
Hai per caso incontrato qualche ragazza più bella di me, hai deciso di lasciarmi andare per stare con una come lei? Beh, lo accetto, se così è,
ma almeno dimmelo, così mi tranquillizzo.
È buffo, delle persone pensano che tu sia morto,
un uomo dalla barba bianca cerca di farmi capire, in un modo o nell’altro, che sto impazzendo, che tu davvero non ci sei, ma io non ci credo.
Però, c’è una cosa che non capisco, magari me la puoi spiegare tu.
Certe volte, prendo qualcosa di tuo, come la giacca di pelle che tanto ami,
o il pacchetto di sigarette che hai lasciato sul mobile in cucina
e delle lacrime sgorgano dai miei occhi.
Piango, ma non capisco perché.
Forse sto davvero impazzendo."
Genere: Drammatico, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In case, you don’t find what you’re looking for,
In case, you’re missing what you had before,
In case you change your mind, I’ll be waiting,
In case, you just want to come home.
 
~
 
 
“«Zayn, ti prego!» Urlò correndo, mentre le parole uscivano dalla sua bocca con difficoltà, le risate che le smorzavano la voce e l’affanno che si faceva sentire a causa della lunga corsa per il prato di quel luogo fantastico.
«Ripeti subito cos’ hai detto». Disse lui fermo rincorrendola.
Sarah sapeva benissimo che il suo ragazzo non era per niente offeso, in realtà lui fremeva dalla voglia di acchiapparla per stringerla tra le sue braccia e baciarla, baciarla e ancora baciarla sulle sue labbra morbide e carnose.
«Stavo sche... stavo scherzando Zayn. Sei mille volte meglio del fattorino delle pizze». Prese fiato la ragazza cercando di convincere il moro, ormai anche lui esausto a causa della corsa.
Sarah si fermò davanti a lui e gli afferrò le braccia, prima che potesse solleticarle i fianchi e dare inizio ad un nuovo round di risate, a stento respirava.
Intrappolò i suoi occhi in quelli di Zayn, come fosse stata incatenata, come ipnotizzata, come se le mille sfumature d’oro e di marrone fossero la sua ultima ancora di salvezza; il vento lasciò ondeggiare i suoi capelli mossi facendo finire qualche ciocca scura davanti ai suoi occhi e un fascio di luce le illuminò il viso facendola parere ancora più bella allo sguardo scrutatore di Zayn, il quale le si avvicinava sempre di più, desideroso di sentire il calore che emanava la ragazza sul suo corpo, avido del suo sapore, bramoso del suo profumo alla vaniglia.
L’aria fresca di Novembre fece rabbrividire Sarah, la quale si strinse tra le braccia di Zayn in un gesto spontaneo, senza neanche farle accorgere di cosa stava accadendo in quel momento; lei che pensava mille volte su una cosa prima di farla, perché credeva che le mosse azzardate non portavano da nessuna parte, eppure, quando era con lui, tutte i suoi piani, le sue convinzioni, le sue regole svanivano.
Zayn si staccò leggermente e sfilò la giaccia nera di pelle per poi appoggiarla sulle spalle di Sarah, che lo guardava spaesata, ancora in trance dopo l’abbraccio del suo ragazzo, premuroso e dolce, anche se il suo aspetto da duro faceva pensare il contrario.
La prima volta in cui si erano incontrati, lui indossava la sua giacca, scura come il suo umore perennemente abbattuto, abbattuto da ciò che era la vita e da tutti i problemi che gli portava; lei indossava una felpa grigia di suo zio, di almeno tre taglie più grandi, con il suo cognome sulla solita targhetta che portano i militari cucita ai loro indumenti.
Così diversi, così uguali.
Non si erano mai visti prima, ma non esitarono a prosciugare fino all’ultima goccia di amore che possedevano in uno dei loro soliti calorosi abbracci, di quelli che ti tolgono il respiro, quando il tuo profumo si unisce al suo creando una fragranza unica, solamente vostra.
«Ti amo, lo sai?» Le chiese Zayn, inerme al freddo.
La mora annuì, «Ma non mi dispiace sentirtelo dire» prese una pausa e abbassò lo sguardo sulle sue scarpe, «ti amo anch’io, non immagini quanto. Neanche l’universo che è infinito riuscirebbe a stabilire una quantità per l’amore che provo nei tuoi confronti. Forse non è amore, è qualcosa di ancora più forte che mi lega inevitabilmente a te. Siamo due calamite uguali che si attraggono ugualmente, siamo contro natura. Siamo qualcosa che non è mai esistito e mai esisterà dopo di noi.»”
***
 
 
Entrò in casa sperando che le gambe reggessero facendo appello all’ultimo briciolo di forza presente dentro di sé; rimase immobile sentendo i ricordi riaffiorare, rivivendo tutti i loro momenti in ogni singolo oggetto, nei quadri, nelle foto, guardando il divano e la coperta in pail lasciata lì da quella sera, ancora stropicciata. Tutto era come prima, nulla era cambiato.
 
Sarah prese la giaccia tra le sue mani, profumava ancora di lui.
Una lacrima le scivolò sul viso, aprendo mille ferite che credeva fossero oramai completamente guarite.
Zayn l’aveva lasciata sull’appendiabiti perché sosteneva che il gelo non poteva fermarlo, aveva bisogno di scappare, non gli importava del resto, allontanarsi da quel luogo era ciò che voleva.
“«Un giorno per pensare, tanto ritorno perché il mio posto è qua. Ci vediamo dopo.»”
Le aveva detto, e quel dopo doveva ancora arrivare, non sarebbe mai arrivato.
Si chiedeva ancora perché l’avesse lasciato andare via, se non avesse pensato al suo bisogno di spazio, forse in quel momento l’avrebbe ancora al suo fianco, che le asciugava la lacrima e le sussurrava parole dolci per farla calmare, dicendole che era lì con lei.
Questo era ciò che sognava ogni notte.
 
***
Stavano litigando.
Zayn aveva una maledetta paura di essere troppo poco per lei, di non riuscirle a dare ciò di cui aveva bisogno, di non meritare la sua ingenuità, la sua inesperienza nella vita, la sua vitalità e la sua forza nei momenti più duri.
La forza per due, che ricostruiva l’anima di entrambi quando qualcosa andava storto, quando i problemi si facevano sentire, quando sentivano la mancanza di una presenza stabile nella loro vita, qualcuno che potesse guidarli e portarli sulla strada giusta.
Dov’era quella forza?
Sarah non era in auto con lui, ma Zayn continuava a sentirla, a vederla.
Litigavano.
La pioggia batteva forte sui vetri del veicolo infastidendo ancora di più il giovane, il quale riusciva sempre meno a tenere lo sguardo fisso sulla strada resa scivolosa a causa dell’acquazzone.
Un suono assordante, le sirene dell’ambulanza, e tante lacrime.
Sarah si sentiva colpevole, se solo fosse riuscita a fargli capire quanto in realtà faceva per lei Zayn con un solo sguardo, con un piccolo gesto.
Poi la sua voce calda, pulita, dal timbro particolare e le solite parole.
«Ti amo Sarah, continua ad essere forte per entrambi.»
Questo era il suo incubo, ciò che le faceva visita ogni notte ricordandole l’accaduto di quella sera. E altre lacrime.
Però Zayn non c’era davvero, lui non poteva consolarla; anche se, in qualche dimensione all’essere umano ancora sconosciuta, in qualche mondo parallelo, lui la vegliava alla mattina e alla sera, era sempre pronto a proteggerla dalle insidie della vita.
 
***
Sarah salì nella sua stanza, raccolse un quaderno dalle righe sbiadite contenuto nel suo comodino, custodito come un tesoro, avara dei momenti tra lei e Zayn che conteneva, delle foto, dei disegni completati insieme, delle frasi e dei testi delle canzoni.
Stappò una pagina, stando attenta a non far staccare anche le altre, e il profumo di carta la inebriò rubando un’altra lacrima, e un’altra ancora.
Aveva imparato a vivere di odori e suoni, dei suoi occhi, del leggero strato di barba sulle sua guance ambrate, delle sue mani grandi che s’incastravano perfettamente a quelle di Sarah, delle melodie intonate dalla sua voce.
Cercò una penna dal barattolo sulla scrivania.
Anche quello lo aveva creato con Zayn. Ricavato da una lattina di coca-cola, lo avevano privato della parte tagliente all’estremità superiore e decorato con sticker e scritte.
Prese un respiro profondo, poteva farcela.
 
 
 
 
“Caro Zayn,
vorrei lasciarti un messaggio nella segreteria telefonica, ma non so se riusciresti a sentirlo, non so neanche se avresti tempo per rispondere ad una mia chiamata.
Ti scrivo questa lettera per chiederti quando tornerai.
Sai, ti sto aspettando da tanto ormai, mi sto seriamente preoccupando;
sono trascorsi dodici mesi, ventuno giorni e sette ore, ma tu ancora non sei tornato.
Hai per caso incontrato qualche ragazza più bella di me, hai deciso di lasciarmi andare per stare con una come lei? Beh, lo accetto, se così è,
ma almeno dimmelo, così mi tranquillizzo.
È buffo, delle persone pensano che tu sia morto,
un uomo dalla barba bianca cerca di farmi capire, in un modo o nell’altro, che sto impazzendo, che tu davvero non ci sei, ma io non ci credo.
Però, c’è una cosa che non capisco, magari me la puoi spiegare tu.
Certe volte, prendo qualcosa di tuo, come la giacca di pelle che tanto ami,
o il pacchetto di sigarette che hai lasciato sul mobile in cucina
e delle lacrime sgorgano dai miei occhi.
Piango, ma non capisco perché.
Forse sto davvero impazzendo.
Tu, invece, come stai?
Hai schiarito le idee? Beh, spero di sì, perché mi manchi tanto,
ho voglia di ripeterti quanto ci tengo a te,
quindi fai presto, ti aspetto.
Ora devo lasciarti, stanno bussando alla porta.
Ricorda sempre che ti amo, qualsiasi cosa accada, e che sei perfetto per me.”
 
 
«Sarah, tra poco andiamo.» Le disse qualcuno fuori la porta.
«Un attimo.»
Sarah aveva ancora qualcosa da fare.
Prese una tovaglia blu, del loro colore preferito, e la stese sul tavolo vuoto; prese due piatti e li poggiò sul ripiano in legno ricoperto dal telo di cotone, cercò in frigo del cibo e lasciò anche quello sul tavolo; in fine, prese la giacca di Zayn e l’appoggiò sulla sua sedia.
«Nel caso tu non trovi ciò che cercavi, nel caso io dovessi mancarti, nel caso tu avessi bisogno di un altro abbraccio; terrò tutto di te, nel caso tu voglia ritornare a casa.»
 
Asciugò un’altra lacrima, perché piangeva?
Sistemò la felpa sulle spalle ed uscì di casa, arrivò nel cortile dove l’aspettava l’uomo dalla barba bianca in auto e una ragazza dalla pelle ambrata, molto simile al suo ragazzo.
«Sei pronta per partire?» Chiese l’uomo.
Sarah annuì.
***
Scese dall’auto in totale silenzio, un capogiro le fece perdere i sensi per un attimo, un attimo di agonia.
Si riprese e si strinse nella felpa.
Non sarebbe stato difficile, no?
I suoi passi increspavano l’erba che produceva un suono fastidioso e allo stesso tempo rilassante, che le portava alla mente lieti ricordi, e mille fitte al cervello. Passò oltre un cancello scuro e continuò a camminare fino a quando non giunse su un pezzo di terreno dove giaceva una lapide in pietra.
‘Zayn Jawaad Malik’ citava questa. Niente date, perché lui era ancora vivo.
«Sarah, non piangere, pensa che così non potrà più soffrire. Un giorno vi rincontrerete e il vostro amore sarà più forte di prima.»
Sarah non si accorse di avere le guance bagnate a causa del pianto, non si accorgeva più di niente, come se nulla le importasse, come se nulla le potesse far provare emozioni, era diventata fredda dentro, a causa di tutto il calore che continuava ad emanare sperando che questo potesse arrivare a Zayn e riportarlo in vita. Non sarebbe mai successo, ma lei non si rassegnava.
Sarah era una ragazza forte per due.
 





Eeeeh boh, che ne pensate? HAHAHA
Come sono brava, ho scritto senza piangere. *applause*
Non so cosa dire, che strano, lol.
Beh, spero vi piaccia. 

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