Mancanza di Coccole
I saldi della stagione estiva erano
iniziati già da un bel pezzo.
Stormi di gente impazzita si assiepavano
davanti alle vetrine dei negozi alla ricerca degli articoli firmati ora
finalmente accessibili, mentre una leggera brezza avvertiva dell’arrivo
prematuro dell’autunno.
Temari si godeva l’appena ritrovata libertà
dopo due mesi di intenso lavoro come ambasciatrice del fratello Hogake presso la
città di Honoha.
Camminava con passo leggero, quasi a voler
trasmettere ai passanti il senso di serenità che la pervadeva, gustando un caffè
freddo e morendo dalla voglia di vivere appieno questi primi momenti di
permesso, concessole da Tsunade.
Imboccò il viale principale, rimanendo
basita davanti a tutto quel caos e cicaleccio di persone, che uscivano dalle
boutique, dopo ore, con almeno quattro buste tra le
mani.
Le porte automatiche di un negozio si
aprirono al suo passaggio e il suono di una canzone blues trasmessa alla radio,
la investì rammentandole, quanto odiava lo shopping sfrenato, il turbinare di
individui che sembrava avessero perso momentaneamente la razionalità tipica
dell’essere umano, le commesse stupide e le taglie troppo piccole.
La sua attenzione fu calamitata da un
indumento in esposizione, un completino intimo di colore nero rigorosamente di
pizzo, che sembrava essere stato
accantonato dai tentacoli delle signore urlanti e che se ne stava lì in attesa
di essere comprato, tra l’indifferenza di tutti.
Quest’ultimo articolo a Temari era piaciuto
particolarmente.
Sebbene avesse sempre indossato biancheria
sportiva, particolarmente comoda durante gli allenamenti e utile a nascondere le
sue forme procaci, al contrario quel pomeriggio non disdegnò l’idea di poter
risultare sensuale a gli occhi di Shikamaru, quella sera.
“D’altronde non ho avuto più tempo per me,
impegnata come ero nell’esame di selezione dei Chunin” riflettè, mentre entrava
nel negozio affollato, facendo un rapido calcolo delle sue finanze “e poi magari
quel pesce lesso si sveglia un po’”.
Certo prorompente come era non aveva
bisogno di artifizi di pizzo per essere sensuale, tuttavia era arrossita al
pensiero di sedurre il suo uomo con un abbigliamento che lasciava poco
all’immaginazione.
Infatti come dice il detto anche l’occhio
vuole la sua parte e forse questa volta il moro avrebbe prestato più attenzione
al suo essere donna.
“Ha bisogno di aiuto?” chiese garbatamente
una commessa svampita, vedendola alquanto smarrita.
“Ecco, io volevo vedere quel completino
nero in vetrina, se non le dispiace” rispose la bionda con un certo
imbarazzo.
“Ma certo!” la voce stridula della donna le
perforava le orecchie “lo vado subito a prendere! È per lei vero?” domandò con
una punta di malizia nella voce.
“Si…certo” sussurrò Temari, sempre più
imbarazzata da tutto ciò che stava accadendo.
Senza rendersene conto, stava tirando fuori
il suo lato timido.
L’acquisto stava diventando più difficile
del previsto.
“Ma che mi prende?” pensò quando la
commessa fu scomparsa tra gli scaffali “cerchiamo di darci un contegno Sabaku no
Temari, in fondo non stai facendo nulla di male” cercava di apparire calma,
anche se in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa pur di sembrare disinvolta
come Ino.
Immersa com’era nei suoi pensieri non si
accorse della signorina che riemersa dal magazzino, le sventolava davanti il
capo firmato.
“Si sente bene?” parve dirle scuotendola un
po’, preoccupata.
“Si certo, mi scusi, ero sovrappensiero”
farfugliò la bionda confusa, da tutta quella
situazione.
“Volevo dirle che il completo non si può
provare, quindi le lascio un po’ di tempo per decidere” le disse porgendole
l’acquisto “comunque accetti il mio consiglio spassionato e lo compri, vedrà che
non se ne pentirà” replicò,
facendole l’occhiolino e lasciandola turbata da quelle
parole.
Contemporaneamente, dalla altra parte della
città uno sfaticato ragazzo con il codino, si trascinava mollemente per il viale
seguito dal suo migliore amico che sgranocchiava rumorosamente patatine.
Il tramonto aveva reso l’aria limpida e
tersa e l’asfalto aveva preso un colorito arancione, mentre il sole si
specchiava tra le pozzanghere.
Shikamaru si fermò a contemplare il cielo
privo di nuvole, lasciando che il vento della sera gli accarezzasse la
pelle.
“Oggi non sei particolarmente loquace
amico” gli fece notare Choji, che per non perdere tempo masticava e parlava
nello stesso momento “c’è forse qualcosa che ti preoccupa?” domandò con l’aria
di chi la sa lunga.
“Choji, mi conosci da tutta la vita, sai
che non sono mai stato un tipo che si può definire socievole” lo rimbeccò
quell’altro, guardandolo disgustato.
“Questo lo so, mio caro, e so anche quando
soffri per la mancanza di qualcuno” gli trotterellò accanto, continuando con
fare saputo “hai i chiari sintomi della M.D.C” esclamò mettendogli una mano
sulla fronte.
Shika lo guardò come se stesse farneticando
“Davvero?” gli rispose con aria sorniona “e da quando in qua medico dei miei
stivali, dimmi, dispenseresti diagnosi di cui l’attendibilità è
incerta?”
“Guarda che
Il moro aggrottò le sopracciglia sempre più
sorpreso dall’elenco che gli veniva rivolto, e sempre più convinto che Choji in
fondo non avesse tutti i torti.
Era da quasi quindici giorni infatti che
Temari, non lo veniva a trovare nella sua camera.
Quegli incontri notturni siglavano quasi
come un tacito accordo il bisogno d’amore reciproco, la certezza che le loro
anime e i loro corpi si appartenevano, senza il bisogno di esprimerlo a parole,
ma solo con la forza dei gesti.
Solo la notte scrutava con discrezione la loro intimità,
conciliava l’amore e li teneva a riparo da occhi
indiscreti.
Adesso il desiderio di lei si era fatto impellente, come
il naufrago annaspa tra le acque alla ricerca di ossigeno, così Shikamaru si
sentiva ormai da un po’ di giorni.
Incostante e altezzosa, lei non aveva dato segni di
smarrimento quando per caso si erano incontrati nel corridoio del palazzo
presidenziale.
Aveva imparato magistralmente a mantenere un ferreo
controllo delle proprie emozioni, tanto da guadagnarsi il titolo di maestra nel
fingere tra i due.
Di giorno semplici colleghi freddi e distaccati, di
notte amanti passionali.
Forse a questo erano condannati.
Scuotendosi da i suoi infausti pensieri, Shikamaru
decise di non dare corda alla parole dell’amico rimbeccandolo con una delle sue
battute taglienti “forse sei tu quello affetto dalla sindrome del cibo che
oscura il cervello!” e agguantando il sacchetto di patatine esclamò “Da oggi ti
tengo a dieta per punizione, stai diventando obeso!! Infatti
farnetichi!”
“Già forse hai ragione” gli rispose l’amico sorridente
che conoscendolo aveva smesso di indagare oltre.
***
Si chiuse la porta della sua camera alle
spalle.
La luce della luna filtrava dalla finestra, rischiarando
il letto coperto solo da un lenzuolo.
Il ninja si accomodò sul margine, facendo scricchiolare
le doghe di legno mentre si slacciava gli stivaletti che vennero buttati con
noncuranza nell’angolo.
Si sdraiò contemplando il riverbero delle ombre delle
foglie sul soffitto.
Mancava poco alla mezzanotte, quando un fruscio di tende
e dei passi felpati lo fecero trasalire, scrollandolo dallo stato di
torpore.
Temari sospinse piano la finestra in attesa di un cenno
del ragazzo.
“Cry–baby che dormivi?” fecero capolino quattro codini
biondi nella penombra della stanza.
Shikamaru non se lo aspettava. Era convinto che la
routine si sarebbe ripetuta anche quella sera.
“Beh e anche se fosse?” insinuò lui in tono velenoso “la
prossima volta dovrei lasciarti fuori, seccatura”
“A volte sei proprio rozzo, sai?” rispose lei indignata
“ma come, una bella ragazza viene nella tua stanza e tu la ricevi così? Bel modo
di comportarsi!”
“Davvero? Sai credo di averle dimenticate, seccatura, le
buone maniere visto che è quasi un mese che non ci vediamo!” mormorò caustico
incrociando le braccia.
“Esagerato” proseguì lei, appoggiata alla parete “ Te l’
ho detto che avevo da fare” il suo tono si stava facendo più duro “ L’esami di
selezione sono impegnativi e occupano molto tempo”
La sua protesta però si disperse
nell’aria.
Il ninja aveva girato le spalle dall’altra parte,
mettendosi su un fianco e fingendo di dormire.
Temari che ormai conosceva i punti deboli del suo uomo,
cercando di essere il più sensuale possibile sussurrò: “Peccato, che la metti su
questo punto Cry Baby, perché stanotte avevo una sorpresa in serbo per te, ma
sembra che oggi non sia il caso quindi…..” lasciò in sospeso le ultime parole,
facendo scivolare la vestaglia corta di raso lungo i fianchi, permettendo così
ai raggi della luna di illuminarla in tutto il suo
splendore.
Shikamaru che aveva deciso di farla restare, già da
quando l’aveva sentita appressarsi alla finestra, ora seguiva tutta la scena con
la vista annebbiata e le labbra boccheggianti.
“Pensi che se basta questo completo a farmi desistere,
ti stai sbagliando di grosso” le disse in maniera maliziosa avvicinandosi
pericolosamente a lei.
“Io non sbaglio mai, questo ormai dovresti saperlo” la
voce di lei era roca, mentre lambiva con la punta della lingua i contorni del
suo orecchio, infiammandolo a fuoco lento.
Una scia di profumo vellicò le sue narici, mentre Temari
gli cingeva le braccia intorno al collo e lo baciava lasciandolo senza respiro.
Così intrecciati i due ricaddero sul letto, mentre le
loro bocche si esploravano fameliche e i loro corpi reclamavano un contatto più
intimo.
Tutti il loro desiderio represso in quei giorni fu
consumato quella notte.
I loro corpi provarono sensazioni e brividi che
testimoniarono il loro amore.
Come se il rancore trascinato nei giorni scorsi fosse
sparito tra i loro ansiti e le loro carezze, come se questo sentimento potesse
purificare e al tempo stesso redimere.
Fecero l’amore come se fosse stata l’ultima
volta.
Esausti, si adagiarono sul letto disfatto. Temari pose
la sua testa su i pettorali ansanti di lui, accarezzandogli la mascella come per
ammansire una belva feroce.
“Resta con me questa notte, seccatura” la richiesta
venne pronunciata come una preghiera supplichevole e implorante, lasciandola di
stucco.
“Lo sai che non posso” le rispose lei, distogliendo gli
occhi “non voglio avere tua madre sulla coscienza, quando domani mattina ci
troverà così e avrà un infarto”.
“Non voglio che tu vada via, mentre io sto dormendo”
disse cupo “Ti prego resta ancora” e alla fine chiuse gli occhi contro la sua
volontà.
Lei decise di restare lì, percependo inquietudine nel
sonno dell’altro, che la teneva stretta quasi per paura che gli potesse
sfuggire.
Note dell'autrice:
Dedico questa fanfiction a tutti quelli che la vorrenno leggere e che mi scriveranno una recensione
Grazie in anticipo!!!!
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